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Autore: Cherry Blues    19/09/2013    6 recensioni
Ci troviamo nel bel mezzo della battaglia del Britpop, l'agguerrito scontro musicale tra gli Oasis di Noel e Liam Gallagher e i Blur di Damon Albarn.
Siete pronti a viverla con gli occhi di Sunshine, la groupie tutto pepe di Damon?
Pronti a decidere se Noel -o, come dolcemente lo chiama lei, il "northerner sbruffone dittatore del mondo"- abbia fatto bene a impuntarsi proprio sulla groupie dell'acerrimo rivale?
Preparatevi a sfide, sbeffeggiamenti, attrazioni, passioni, equivoci e situazioni comiche o imbarazzanti, il tutto condito dalla magica atmosfera che si respirava negli anni 90.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Noel Gallagher, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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16. Andrew



Onde, rumore forte di onde.
Mi sembra di annegare,no: sto annegando!
“Aiuto!”
La voce non mi esce, anzi: la mia bocca si riempie di acqua fino a farmi bruciare i polmoni.
Flash, flash di luce nei miei occhi.
Sciaf.
Uno schiaffo mi costringe a girare la testa e a guardare sotto di me: oddio, il vuoto!
Precipito!
Cerco disperatamente di aggrapparmi a qualcosa o a qualcuno, ma non c’è nessuno a cui aggrapparmi.
Precipito!
No, basta, basta!
BOOM.


Il rumore di una porta sbattuta mi sveglia bruscamente.
Punto un gomito sulla superficie morbida sotto di me per cercare di sollevarmi appena, mentre con l’altra mano mi scosto i capelli dal viso sudato.
Mi ci vuole giusto qualche secondo per riprendermi dall’incubo e capire dove io mi trovi.
Il salotto di Noel.
Cos’è stato quel rumore?
Mi giro e mi ritrovo dietro il divano nientepopodimeno che il proprietario di Supernova Heights, fermo, impalato, con una tazza fumante tra le mani.
“Scusa, mi è scivolata …” commenta piano, indicando col capo la porta della cucina.
Alzo un sopracciglio sospettosa “Veramente?”
Lui cerca di assumere un’espressione confusa, ma si arrende presto ad un sorrisetto malcelato. “Diciamo che l’ho un po’… lasciata scivolare” ammette, leggermente imbarazzato, passandosi una mano tra i capelli “Non riuscivo a dormire” aggiunge a mo’ di scuse.
Il mio caratteraccio risponde d’istinto: “Bè, io stavo dormendo” … però mi ritrovo subito ad abbassare lo sguardo, mentre il mio -raro- bisogno di calore umano cerca di ammorbidirmi leggermente. “Ma erano incubi, stavo malissimo … Quindi non importa” lo rassicuro.
Intanto, piano piano, purtroppo sta tornando a galla tutto: la sensazione di impotenza, di smarrimento, di delusione, di apatia e disperazione … di schifo.
Mi lascio ricadere sgraziatamente sul divano, sprofondando con il viso nell’incavo del gomito, mentre sento Noel avvicinarsi e sedersi all’altra estremità, alzandomi le gambe per farsi spazio e poi riappoggiandole delicatamente sulle sue ginocchia.
Eccoci ripiombati nel silenzio devastante di poche ore prima.
Ora sento solo i miei respiri gonfi e irregolari e il rumore del cucchiaino nella tazza.
“Vuoi?” sussurra Noel.
Scuoto la testa.
Sto così di merda che vomiterei tutto, qualsiasi cosa ci sia lì dentro.
Dicono che quando si inizia a piangere si piange per tutto ciò che c’è di sbagliato nella propria vita, ma io non riesco neanche a piangere da quando è morto Andrew, quindi tutte le cose sbagliate della mia vita si sono accumulate in un nodo alla gola che ogni tanto riaffiora ma non può uscire … e con la litigata con Damon di stasera mi sembra di esplodere.
Stringo le braccia  attorno al mio ventre.
Dopo pochi secondi una mia mano viene raggiunta da quella di Noel, calda, che me la stringe leggermente.
“Non ti ho mai vista così” ammette piano accarezzandomi il palmo.
No, appunto. E non avresti dovuto vedermi così.
Nessuno dovrebbe mai vedermi così.
Figuriamoci Noel Gallagher!
Ma passerà, no?
Qualche minuto e passerà tutto, sì: tornerò a lanciargli le mie solite frecciatine, a prenderlo in giro, a dargli soprannomi assurdi. Devo solo tener duro ancora un po’ …
La mano di Noel scorre leggera fino al lembo di pelle che è rimasto scoperto tra la maglia e gli shorts.
Quando mi rendo conto di cosa stiano calcando le sue dita, mi irrigidisco di colpo, spalancando gli occhi.
“Cos’hai fatto qui?”
La cicatrice.
“Niente” sputo fuori automaticamente.
Ti prego, Noel, ti prego!
Non puoi riportarmelo a galla, non ora!
Ora non sarei in grado di sopportarlo di nuovo, ti prego.
“Non è vero” sussurra deciso “Non avresti reagito così”  aggiunge, seguendo la cicatrice con un dito per l’ennesima volta.
Il rumore della nave mi rimbomba nelle orecchie.
Serro gli occhi tappandomele disperatamente con le mani e rannicchiandomi in posizione fetale.
“Sunshine, smettila! Cos’hai fatto?” insiste, spostandomi una mano e intrecciandola nella sua.
Stringo gli occhi ancora di più, combattendo contro un altro fischio sordo della nave, ma quando li riapro non sono più sul divano di Noel, no: quando li riapro torno ad avere dieci anni.
 
Sì, ho dieci anni.
Il cielo è talmente limpido che in lontananza si confonde con il mare: dov’è l’orizzonte?
Corro felice calcandomi il mio cappellino di paglia sulla testa, riparandomi dai caldi raggi del sole che fanno bollire il pavimento del ponte più alto della nave.
Voglio vedere la punta che taglia le onde, sì!
La prua, giusto? Papà me lo spiega sempre, ma io la confondo ancora con la poppa.
Corro verso la cima della nave, impaziente, però purtroppo devo rallentare quasi subito perché il passaggio è bloccato da una massiccia catena con un cartello rosso:
Keep out.
Ma come keep out?
Là dietro c’è il punto più bello per vedere le onde!
Mi guardo intorno per controllare che nessuno mi stia osservando, poi alzo veloce la catena e mi chino per passare dall’altra parte di questo incomprensibile monito.
Cammino felice attaccandomi al bordo sinistro della nave per contrastare il forte vento.
Una ringhiera.
Mi sporgo entusiasta per scoprire gli spruzzi bianchi delle onde frantumate dalla punta della nave … però non riesco ancora a vedere abbastanza.
Mi aggrappo saldamente e scavalco la ringhiera a fatica, sentendo un tuffo al cuore quando appoggio i piedi dopo qualche centimetro in più rispetto a quanto avevo calcolato: il pavimento della nave era più in alto … e qui tra l’altro c’è pochissimo spazio, tanto che le punte dei piedi mi sporgono leggermente fuori.
Sotto di me c’è il mare: devo fare attenzione.
Tengo lo sguardo in basso per ammirare le onde -è veramente uno spettacolo stupendo-.
Mi aggrappo più forte alla ringhiera, piegando le ginocchia e godendomi la brezza che mi scompiglia i capelli, mentre con l’altra mano tengo premuto il cappellino sulla mia testa.
“Shiiiiiiiiiine!” urla disperata la voce di mia mamma, molto dietro di me, sul ponte.
Perché è così preoccupata?
“Mamma, vieni anche tu! E’ bellissimo qui” esclamo felice.
“Vieni subito via di lì! Oh mio Dio!!” urla, portandosi le mani alla testa.
Ma perché?
“Shine, ascolta la mamma!” esclama mio fratello deciso, cercando comunque di mantenere la calma.
Andrew.
Sei controluce, ma io riconosco subito la tua sagoma alta e magra, i capelli biondi mossi dal vento, la pelle ben più abbronzata della mia.
Hai diciannove anni e rappresenti l’unica mia fonte di giochi, sorrisi, lacrime e sincerità: sei il solo a cui do’ ascolto.
“Va bene” rispondo tranquilla girandomi e aggrappandomi alla ringhiera.
Perché si preoccupano tanto?
L’ho scavalcata prima e non è successo niente!
Appoggio un piede e mi sollevo, ma mi rendo subito conto che sono troppo bassa: non avevo pensato alla differenza di livello tra il ponte e dove mi trovo ora.
All’improvviso il vento mi fa volare via il cappellino e, mentre una mano si porta istintivamente sopra la testa, il mio sguardo lo segue mentre viene risucchiato giù dalla schiuma dell’acqua tagliata dalla nave.
Scomparso.
Mi faccio prendere dal panico, scoppiando a piangere.
“Ho paura! Non ce la faccio!” urlo stringendo le dita attorno alla ringhiera.
“Stai ferma, Shine, stai ferma!”
Tra le lacrime riesco a mettere vagamente a fuoco la figura di Andrew che si avvicina.
“Stai tranquilla, piccola. Ci sono io”
La sua voce cerca di essere rassicurante, ma il suo volto tradisce troppa tensione.
“Oh, Andrew, fai presto! Andiamo via!”
“Andrew, ti prego, fai attenzione!” urla mamma disperata. “Fermate la nave, fermate la nave!” si sbraccia.
I tendini e i muscoli di mio fratello sono incredibilmente tesi mentre lui scavalca la ringhiera e arriva al mio livello.
Stringendo il labbro inferiore tra i denti, stacca una mano per porgermela “Attaccati e scavalca”
Annuisco, asciugandomi le lacrime con un braccio.
Mi aggrappo alla ringhiera con tutte le mie forze, arrancando con una gamba per riuscire a portarla dall’altra parte, ma proprio mentre sono in cima sento un guizzo alla mano.
La mano di Andrew si è staccata dalla mia: è appena scivolato.
Oh mio Dio!
“Andrew” urlo disperata gettando lo sguardo agghiacciato sul suo corpo pericolosamente penzoloni: è attaccato alla ringhiera solo con una mano, le gambe scalciano forsennatamente nel vuoto.
Abbandono la mia posizione per tornare al livello di prima, più in basso, ma deve esserci un pezzo appuntito di ferro fuori posto perché sento un bruciante dolore di pelle lacerata in fondo alla schiena.
C’è sicuramente un lungo taglio, eppure al momento non mi preoccupo nemmeno più del dolore.
“Andreeew!” urlo nel panico, porgendogli una mano, ma sono troppo in alto.
Quando alza lo sguardo mi rendo conto che mio fratello non è solo il mio eroe invincibile, quello che mi porta i biscotti al cioccolato dopo che ho litigato con mamma e papà, quello che mi insegna tutto della vita e che non sbaglia mai, no: mio fratello è umano, e ha paura.
“Shine” sussurra piano stringendo i muscoli, ma sembra sottintendere un addio.
La mano scivola.
Scivola, semplicemente.
Il suo corpo precipita giù sotto i miei occhi, giù, sempre più giù, accompagnato dal suo urlo e da quello stridulo di mia madre, mentre io resto atona e impietrita.
La nave sembra in procinto di fermarsi: sento un perforante fischio sordo che mi entra nel cervello.
E poi… e poi…

 
“E poi…” cerco di continuare, mentre la voce mi muore in gola“le eliche… Le eliche…” urlo disperata scoppiando in singhiozzi. “Andreeeeeew!”
Il mio urlo gutturale viene sincopato da questi pesanti singhiozzi e attutito dal petto di Noel, contro il quale mi ritrovo ora stretta.
Non capisco più niente.
Mi sembra di sentire i suoi “Shhh” ogni tanto e tutto ciò che percepisco è la forte stretta delle sue braccia che mi tengono ferma mentre mi agito forsennatamente.
Ora sento in bocca uno strano sapore salato.
Lacrime?
Sto piangendo?
Non è possibile.
Il mio sguardo scioccato si perde nel vuoto.
“Calmati” sussurra Noel.
Come cazzo faccio a calmarmi?!
E poi non voglio che proprio lui mi veda così!
Scuoto la testa cercando di divincolarmi dal suo abbraccio, ma lui mi tiene saldamente.
“Calmati” ripete appoggiando il mento sulla mia fronte.
Mi asciugo le lacrime con una mano: no, non voglio farmi vedere così da Noel.
Le asciugo, sì … ma non ho considerato che ci sono altri nove anni di lacrime imprigionate dietro i miei occhi. Nove anni di nodi alla gola mai sciolti.
Non riesco più a smettere di piangere.
“E’ colpa mia!” urlo disperata stringendomi a Noel “E’ morto per colpa miaaa!” la A si perde in altri singhiozzi, mentre le mie unghie sfogano questa sensazione di colpevolezza graffiandomi le braccia con tutta la forza che ho in copro.
“Smettila!” urla scioccato fermandomi le dita, imprigionandomi entrambi i polsi nella forte stretta di una sola mano. Con l’altra mi prende bruscamente il mento, costringendomi a fissare lo sguardo nei suoi occhi seri: “Non è colpa tua, Shine! Non è-colpa-tua! Avevi solo dieci anni, cazzo!”
Scuoto la testa violentemente “Non importa! Che cazzo c’entra?!”
“Eri piccola, capisci? Eri piccola per capire veramente quanto tutto fosse pericoloso!”
Continuo a singhiozzare, aggrappandomi debolmente alla sua maglia e appoggiando la testa nell’incavo del suo collo “Avrebbe quasi trent’anni ora” ingoio le lacrime che mi sono scivolate in bocca “Avrebbe una famiglia”
“Mi dispiace” sussurra piano “Ma devi affrontare tutto questo. Non l’hai mai fatto, vero?” chiede dolcemente.
Scuoto la testa in segno negativo.
No, non l’ho mai affrontato.
Dopo la morte di Andrew c’era stato solo l’odio da parte di mia madre, che aveva smesso di coccolarmi e darmi baci, di accogliermi a braccia aperte quando tornavo da scuola, di farmi la torta al cioccolato che mi piaceva tanto … Aveva smesso di essere la mia mamma, insomma.
Le lacrime si erano bloccate: il mio ultimo vero pianto era stato –almeno fino a pochi istanti fa- quello della bambina di dieci anni aggrappata alla ringhiera.
I sentimenti si erano come atrofizzati, in un certo senso. Non riuscivo –o non mi permettevo, non l’ho ancora capito- di voler bene a qualcuno come ne avevo voluto ad Andrew.
Tutto l’episodio era stato rinchiuso in un cassettino mentale nella scrivania delle mie cose da dimenticare.
Un cassettino molto traballante, però, che si scuoteva spesso: specialmente quando sentivo il rumore delle navi, quando vedevo un fratello e una sorella insieme, quando capitava il suo anniversario di nascita o morte …
Un cassettino che questa notte ho aperto, seppur controvoglia, e ora non riesco più a trovare la chiave per ricacciare tutto dentro.
Forse è giusto così, credo.
Parlarne mi ha fatto talmente male che mi sembrava che il petto si lacerasse in due, ma ora lo sento un po’ più leggero.
In ogni caso è stato davvero doloroso e spossante, tanto che ora sono ancora più impotente ed apatica di prima … con la differenza che adesso sono pure singhiozzante.
Sprofondo nuovamente con la testa sulla spalla di Noel e solo ora lui mi libera le mani,  stringendomele un’ultima volta e intrecciando la sua nei miei capelli, accarezzandomeli.
“Hai gli occhi rossi, la matita colata, cinque dita stampate su una guancia, le labbra arrossate e la fronte piena di righette: sei un po’ un mostro, sai?” commenta abbozzando un sorriso.
“Grazie, eh” borbotto.
Lui prolunga quel sorriso, mentre mi scosta una ciocca di capelli sudati dalla fronte “Sei bella lo stesso” sussurra piano, così piano che dopo pochi secondi mi chiedo se l’abbia detto veramente o se io l’abbia solo immaginato.
Le lacrime continuano a rigarmi la faccia, però. Non riesco più a fermarle, sebbene i singhiozzi siano terminati da qualche minuto.
Mi sento così svuotata e … sola.
Non appena Noel si sposta leggermente sul divano –probabilmente per sgranchire un attimo le gambe, ma al momento non ci penso-, le mie dita si aggrappano disperate alla sua maglia.
“Stai calma!” esclama subito, restando poi a lungo a fissarmi “Tu che mi trattieni preoccupata per evitare che me ne vada” scuote la testa scioccato “Cosa ti è successo? Sei una sosia? Un clone?” sorride divertito e … soddisfatto.
Già, cosa mi è successo?
“Non era per trattenerti” borbotto orgogliosa improvvisando “Era perché mi sembrava di cadere”
“Certo” esclama scettico “Visto? Stai tornando ad essere te stessa”
Sorridiamo insieme, anche se il mio è un sorriso piuttosto breve e imbevuto di lacrime.
Distolgo subito il mio sguardo smarrito, abbassandolo sulla fantasia perlata del divano.
“Vuoi venire un po’ su e provare a dormire?” mi sussurra piano accarezzandomi il viso.
Annuisco lentamente coprendomi la bocca con una mano, lasciando il palmo in fuori, cercando di nascondere i singhiozzi che stanno riaffiorando.
“Coraggio, piccola” esclama avvolgendomi nella coperta e prendendomi in braccio.
“Non” singhiozzo “chiamarmi” singhiozzo “piccola” altro singhiozzo.
Noel scoppia a ridere, mentre saliamo le scale lentamente, un gradino dopo l’altro “Sì, stai decisamente tornando ad essere te stessa”
Mi adagia sul letto senza troppa delicatezza, provocandomi un lamento quando accende la luce senza preavviso –le mie povere cornee!-.
La sua camera da letto è veramente maestosa: lascio che lo sguardo scorra su ogni singolo lussuoso pezzo di arredamento mentre mi accoccolo nella parte di letto vicino alla finestra.
“Quello è il mio lato” sancisce il dittatore afferrandomi per spalla e ginocchia e trascinandomi sulla parte sinistra, tra i miei mugugni di disapprovazione.
Quindi sto dormendo dove dorme Meg Matthews? Che schifo …
Meccanicamente rigiro il cuscino dall’altro lato, sprimacciandolo per bene prima di affondarci nuovamente la testa stanca e pesante.
“Buio o abat-jour?” chiede Noel sdraiandosi al mio fianco e spegnendo per un momento quella luce accecante.
Sospiro, accorgendomi che le lacrime stanno affiorando nuovamente. “Non lo so” sussurro piano asciugandole, ma un flebile singhiozzo mi tradisce.
Noel accende repentino la lampada affianco a lui, guardandomi negli occhi. “Coraggio” ripete piano, passandomi un braccio dietro le spalle e stringendomi al suo petto.
Annuisco silenziosamente intrecciando le dita attorno ad un lembo della sua maglia.
Fisso i miei occhi umidi nei suoi: “Baciami” sussurro senza ripensarci, guardandolo dal basso verso l’alto.
Noel si irrigidisce, sorpreso e preso alla sprovvista, studiandomi per qualche secondo.
Silenzio.
Silenzio assordante.
“Sei proprio sconvolta, stanotte, eh?”
Io continuo a fissarlo decisa, osservando i moti irrequieti dei suoi occhi azzurri che indagano i miei.
Si china lentamente su di me, fermandosi pochi centimetri prima di sfiorare le mie labbra frementi e arretrando leggermente “Sei sicura?”
Alzo gli occhi al cielo, esasperata “Noel, fanculo! Non te lo chiederò mai più!”
Ma non se lo fa ripetere: raggiunge le mie labbra con foga, baciandomi e stringendomi a lui con quel misto di forza e dolcezza che mai in altri uomini ho trovato.
Mi perdo in questo vortice di sensazioni che ho provato così poche volte e che allo stesso tempo mi sembra di conoscere da una vita.
Perché mi fa questo effetto?
Perché proprio lui?
In questo momento però non mi importa, anche perché sono ore ormai che non riesco a pensare.
Lascio che si stacchi lentamente e che mi faccia sdraiare, appoggiandosi su un gomito al mio fianco, di lato, e riprendendo a baciarmi più dolcemente.
Le labbra di Noel posano soffici baci sulle mie, sulla mia guancia, sulla mia fronte, mentre due dita della sua mano mi accarezzano delicatamente il viso e i capelli.
Chiudo gli occhi gustandomi il profumo del suo fiato sulla mia pelle e cerco l’altra sua mano con la mia.
Lui apre appena le labbra per parlare, ma mi accorgo che il suo fiato è molto irregolare e ansimante “Non … non so mai come comportarmi con te” ammette confuso.
Abbozzo un sorriso “Stanotte neanch’io”
Si vede che sta veramente faticando per trattenersi. Gli resta comunque un autocontrollo migliore di quello del fratello, diciamo.
“Se fosse stata un’altra notte?” ansima asciugandosi la fronte.
Guardo il letto sotto di noi.“Forse non staremmo parlando” ammetto piano confusa “… se fosse stata un’altra notte”
Annuisce prendendo fiato.
“E se non fossi tu.” Aggiungo con un sorrisetto perfido.
Mi lancia uno sguardo sottile e infastidito, poi fissa gli occhietti nei miei “Per principio?” domanda serio.
Abbasso il viso per evitare la domanda alla quale non saprei dare una risposta nemmeno se me lo fossi chiesta da sola, ma lui me lo rialza, appoggiandomi due dita sotto il mento. “Allora?”
Mi mordo il labbro inferiore, cercando di mascherare il sorriso divertito che mi sento spuntare “Forse”.
Sorride. “Però non è un’altra notte, no?” chiede concentrato cercando di calmare il fiato.
Mi sento combattuta tra la voglia di sentire il corpo di Noel sul mio, dentro il mio, e la sensazione di disperazione, schifo e confusione che mi ha accompagnata per tutta la serata. “No, credo di no” rispondo piano abbassando lo sguardo.
Lui annuisce. “Va bene” mi bacia sulla fronte accarezzandomi i capelli e ributtandosi esausto nella sua parte di letto “Sei fortunata, comunque: se al mio posto ci fosse stato quel cazzone di mio fratello, non avrebbe sentito storie” commenta, leggendomi nel pensiero.
Sorrido divertita, restando a guardarlo per qualche minuto. “Dormiamo?” chiedo piano.
Lui annuisce, contemplando il mio viso per l’ultima volta prima di spegnere l’abat-jour.
Lo cerco nel buio e mi stringo a lui, ma mi afferra per i gomiti e mi allontana leggermente “Sì, però non starmi così attaccata” ansima “Sono pur sempre umano, cazzo”


 




Salve ragazze!!!
Vi scrivo ancora dallo UK dato che ho trovato un lavoretto part time come … cameriera. Vi ricorda qualche personaggio? :’)
Accidenti, Shine mi ha portato fortuna (lei lo è da ben più tempo di me u.u), anche se purtroppo la mia situazione non è cosi stabile, qui… :(  
Bene, dopo avervi annoiate con la mia vita privata, torno alla storia.

Anzi, mi scuso in anticipo perché in questo periodo sarà difficile trovare il tempo di scrivere il seguito, sia per gli orari, sia per il fatto che sono a corto di idee per la seconda parte del capitolo ç.ç

Dalle ultime recensioni ho scoperto che il mistero di Andrew si era fatto notare … Ed ora è tutto svelato.
Ve l’aspettavate?

Un abbraccio
Cherry
 
  
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