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Autore: yori    19/09/2013    10 recensioni
Bulma si trova a riflettere sulla sua relazione sentimentale, quando un terrestre avventato cerca di intromettersi tra lei e... Un compagno che nessuno sa esista.
“E’ sempre un piacere, Bulma”
“Anche per me.”
Lui la guardò con maggiore intensità e poi assottigliò gli occhi e fece un mezzo sorriso.
“Sai Bulma, mi piacerebbe molto uscire con te una sera di queste.”
Bulma lo guardò in viso sgranando gli occhi per lo stupore.
“Eh?!”
Le uscì soltanto dalle labbra.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Gelosia_compromessi di coppia
Gelosia – compromessi di coppia



La gonna fino al ginocchio blu con un lungo spacco laterale, che ne lasciava intravedere leggermente le cosce, la camicetta sbottonata sopra il seno al punto giusto e quei bottoni dorati che davano luminosità al suo busto facevano sì che ogni uomo entrasse nel suo ufficio o andasse a bere un caffè con lei la guardasse dalla punta dei piedi, ornati con una scarpa col tacco in tinta con i bottoni, ai capelli che corti le esaltavano il volto ovale. Bulma Brief era un mistero: una donna tanto avvenente, proprietaria della più grande industria tecnologica del mondo, quanto splendidamente presuntuosa superba e nel contempo gentile. Un controsenso unico, una donna dalla quale si poteva avere tutto, come anche il nulla più totale. I suoi collaboratori più stretti la definivano come la mente più geniale avessero mai conosciuto, ma anche la donna più isterica e volitiva dell’intero pianeta Terra. Yambo produttore di materiali metallici era da molti anni che collaborava con la Capsule Corporation e l’aveva vista si e no un paio di volte poiché aveva sempre contrattato con il Dottor Brief, ma da quando sua figlia Bulma aveva preso le redini dell’azienda, oltre ad averla fatta crescere in maniera esponenziale con idee e progetti incredibili, aveva Yambo cominciato a concludere i suoi affari con Bulma stessa. Lei si era sempre presentata in maniera molto garbata e gentile e in molti gliel’avevano descritta come una donna irraggiungibile e con lo sguardo rivolto sempre su di un altro pianeta. Gli avevano persino detto che lei aveva uno sguardo deciso e che difficilmente si riusciva a sfuggirle. Tante parole pensò per una donna che dopotutto era semplicemente bella, forse la sua particolarità era proprio quella di essere estremamente intelligente e questo giocava molto a suo favore. Una donna intelligente è molto più spiazzante per un uomo di una che ha semplicemente un bell’aspetto. Dal canto suo Yambo aveva avuto molte donne in vita sua: era certo un tipo avvenente e aveva per lungo tempo vagato sui più svariati fiori, ma con Bulma Brief sarebbe stato diverso. Prima di tutto lei era molto ricca e poi sembrava quel genere di donna che sa il fatto suo quindi il rischio era esattamente quello di diventare uno tra i tanti. Le voci che giravano erano difatti innumerevoli: in primis si diceva che lei fosse una mangiatrice di uomini, altri invece sostenevano che avesse avuto due fidanzati in tutta la sua vita: uno Yamcha, il famoso giocatore di baseball, e il secondo un uomo sconosciuto con il quale aveva avuto un figlio, ma dal quale si era separata molto tempo prima; nel vero nessuno sapeva con precisione nulla. Così Yambo aveva deciso di agire e chiederle di uscire, poiché non vi era nulla di più splendido che conquistare una donna così misteriosa. Entrò così nel suo ufficio e si accomodò ella lo salutò con un sorriso e gli fece segno di sedersi, mentre concludeva la conversazione telefonica che era in corso.
“Sì tesoro, va bene. Però stai attento e non fate disperare Chichi, mi raccomando. ”
Vi fu un attimo di silenzio dove la donna parve ascoltare le parole dall’altra parte della cornetta.
“Ok, allora un bacio. Ci vediamo stasera!”
Bulma depose la cornetta e Yambo si accomodò tirando fuori dalla valigetta nera un copia commissioni per metter giù con lei il solito ordine.
“Ciao Yambo, scusami, ma era mio figlio.”
“Figurati, i figli vengono sempre prima di tutto.”
Le sorrise e lei sfuggì lo sguardo verso una foto sulla propria scrivania dove il bambino dalla capigliatura lilla era ripreso con una tuta blu legata con una cintura gialla in vita, probabilmente scattata durante qualche corso di arti marziali.
“Già, sta crescendo così in fretta, ormai ha cinque anni.”
“Lasciatelo dire è proprio un bel bambino. Assomiglia tutto a te.”
Bulma rise prendendo la foto sulla quale Yambo si stava sporgendo per fargliela vedere meglio, era così orgogliosa di suo figlio e tale sentimento le traspariva dagli occhi.
“Tu dici? Io vedo suo padre in tutto, soprattutto negli occhi e gli atteggiamenti”
Aggrottò leggermente le sopracciglia a quell’ultima osservazione e Yambo a quel punto intese che avrebbe dovuto spostare l’attenzione dall’argomento scottante del padre di quel bambino, soprattutto contando il fatto che Bulma pareva non sapere che effettivamente nessuno aveva mai visto quell’uomo quindi oltre a lei nessun altro avrebbe potuto riconoscerne delle somiglianze con il bambino.
“Vedo che pratica le arti marziali, anche io ho fatto judo per anni. Ho pure partecipato ad un torneo tanti anni fa!”
Bulma lo guardò stupita, Yambo sapeva che quel discorso faceva sempre breccia nei cuori delle donne. Un guerriero era sempre ben visto soprattutto da quando Mister Satan aveva sconfitto quel mostro di Cell.
“Ma davvero? Io ho molti amici che hanno partecipato a diversi tornei mondiali.”
“Pensa che coincidenza e ora non lo fanno più?”
Bulma scosse la testa e un velo di nostalgia solcò i suoi occhi blu, probabilmente aveva ricordato qualcosa di particolarmente doloroso o semplicemente aveva incontrato il padre di suo figlio ad uno di quei tornei. Bene era fatta: una donna afflitta era una facile preda.
“Trunks però si allena costantemente, ma non so che stile pratichi.”
La donna parve pensarci portandosi un dito sotto il mento e poi distolse completamente l’attenzione da quell'argomentazione e prese le scartoffie che erano posate su di una mensola e prese a scrivere l’ordine. Finito il lavoro si alzarono entrambi dalla sedia per congedarsi e Bulma gli strinse la mano.
“E’ sempre un piacere, Bulma”
“Anche per me.”
Lui la guardò con maggiore intensità e poi assottigliò gli occhi e fece un mezzo sorriso.
“Sai Bulma, mi piacerebbe molto uscire con te una sera di queste.”
Bulma lo guardò in viso sgranando gli occhi per lo stupore.
“Eh?!”
Le uscì soltanto dalle labbra.
 
Bulma arrivò a casa a tarda ora, aveva dovuto andare al supermercato a comprare qualcosa da mangiare poiché sua madre l’aveva chiamata dicendole che non c’era più nulla nel frigorifero e neppure nella dispensa; al ché Bulma aveva immaginato che vi fosse lo zampino di qualche saiyan a caso sotto questa strana sparizione. Le luci della Capsule Corporation erano quasi tutte spente, tranne quelle del vialetto d’ingresso e dell’esterno. Dedusse che i suoi genitori non erano ancora rientrati oppure sarebbero stati via per lungo tempo, erano sempre un mistero facevano sempre quello che volevano; e Gohan non aveva riportato ancora a casa Trunks. Di certo come prima cosa avrebbe dovuto chiamare Chichi e sincerarsi sulla loro situazione, poi si sarebbe occupata dell’abitante più silente della Capsule Corporation. Chiamò i robot di servizio che si animarono subito per portare la spesa all’interno della casa. Bulma lì seguì poco distante gustandosi l’aria fresca della sera. Entrò in casa poggiando la giacca sul pavimento, tanto un robot domestico avrebbe provveduto a sistemarla e si avviò verso il salotto da dove proveniva la luce bluastra della televisione.
“Pensavo di non trovarti”
Disse alla losca figura che sostava spaparanzata sul divano mentre un film western scorreva sul monitor gigantesco della sala. Bulma si avvicinò non ottenendo risposta e si sedette sul bracciolo del divano cercando lo sguardo del compagno.
“Mi ha chiamato mia madre e mi ha detto che non c’è più cibo nel frigorifero né nella dispensa, ne sai qualcosa? Non c’era neppure Trunks oggi.”
Fece in quell’attimo mente locale e si sollevò per prendere il cordless e chiamare Chichi. L’individuo sdraiato sul divano proseguì nella sua osservazione del film sbadigliando, ma senza fare alcun verso. Bulma si rimise nella stessa posizione di prima e compose il numero.
“Pronto, Goten?”
Ci fu un attimo d’attesa.
“Sì, passami la mamma. Grazie”
Una vece femminile dall’altra parte dell’interfono la salutò cordialmente, mentre il moro  si sedette poggiando la schiena al cuscino morbido rosso che prima teneva sotto il braccio, continuando a non degnare la donna di uno sguardo. Gli occhi di Bulma invece vagavano su di lui imperterriti ed accigliati.
“Chichi ciao, allora per che ora rientra Trunks? Se c’è qualche problema e non vuoi mandare Gohan vengo io a prenderlo. No, non può rimanere domani abbiamo molte cose da fare.”
Mentì spudoratamente, semplicemente voleva il suo bambino a casa e tutto per sé; sebbene avrebbe dovuto andare ugualmente in ufficio il giorno seguente.
“Sì, ok allora passo più tardi; per le dieci digli di prepararsi. Ok, ciao Chichi.”
Mise giù la cornetta e si lasciò scivolare nello spazio del divano che il compagno le aveva lasciato. Guardò prima il soffitto perdendosi nei suoi pensieri e poi si voltò a fissare il profilo spigoloso della persona al suo fianco.
“Allora? Non mi hai ancora risposto. Cos’è, hai fatto un voto segreto di silenzio per caso?”
Lui latrò qualcosa di incomprensibile e Bulma scoraggiata prese il telecomando e spense la televisione; fu buio all’istante nella sala ed entrambi furono rischiarati dalla luce dei corridoi adiacenti che Bulma aveva lasciato accesa.
“Perché hai spento?”
Proferì finalmente la voce roca e penetrante di lui.
“Perché tanto non ti interessava, non dirmi davvero che stavi guardando questo stupido oggetto terrestre?”
Gli fece il verso lei tornando a fissare il soffitto; il saiyan dal canto suo non disse nulla e si alzò per lasciare la stanza diretto chissà dove.
“Che hai?”
Gli chiese lei che in quel momento ancora non aveva compreso cosa avesse fatto il saiyan per essere così silente e scontroso, non che di solito non lo fosse, ma quella sera non l’aveva nemmeno insultata, minacciata o apostrofata con appellativi ridicoli nemmeno una volta.
“Ho fame”
“Ma se ti sei mangiato pure la dispensa!”
Ella si sporse dal divano e vide la sagoma di lui resa visibile dalle luci della città, poiché si era mosso in direzione della finestra.
“Sei arrivata tardi!”
Si era seduto sullo stipite della finestra chiusa di quel giorno d’autunno e prese a guardare fuori assorto. Bulma lo osservò attentamente immaginando che dopotutto le avventure che aveva vissuto nello spazio erano state esperienze indimenticabili e che fosse quantomeno ovvio che per lui i film terrestri non erano altro che delle stupide riproduzioni di cose che lui aveva fatto o che aveva vissuto in maniera più intensa. Se lo immaginò vestito da cowboy con pistola alla mano e immaginò che fosse un bandito pericoloso che a bordo del suo cavallo nero seminava terrore per le terre del far west e magari lei poteva anche essere una ricca coltivatrice di cotone e lui avrebbe potuto rapirla per richiedere il riscatto ed in questa avventura si sarebbero indubbiamente innamorati. Scosse la testa ritornando alla realtà e continuò a guardare il compagno e ripercorrere le sue frasi dall’inizio. Dunque facendo due calcoli…
“Mi dispiace tesoro, lo so sono stata via tutto il giorno e non abbiamo neppure pranzato insieme. Hai perfettamente ragione; ma  aveva un sacco di cose da sbrigare in ufficio e anche domani… Sai a breve abbiamo l’esposizione mondiale della tecnologia, dobbiamo essere pronti e…”
“Tsk”
L’interruppe lui scocciato incrociando le braccia al petto.
“Non mi importa quello che fai.”
Lei si era avvicinata sfiorandogli una guancia e depositando la sua mano sul suo collo, sorrise perché tutti quei controsensi di Vegeta la facevano letteralmente impazzire e sciogliere. Si sedette sulle sue gambe e attirò il suo sguardo su di lei, mentre egli discioglieva le braccia dalla sua solita postura e poi lo baciò sulle labbra. E come tutte le volte la sua pelle ebbe un fremito a quel contatto e non mancava mai di sentirsi quelle fantomatiche farfalle allo stomaco.
“Vegeta sai pensavo che alla fine nessuno sa che io e te stiamo insieme; cioè penso che nessuno sappia che io ho un compagno. Ho come l’impressione che pensino che ho fatto Trunks con un uomo a caso e che da allora non l’ho mai più rivisto.”
Vegeta aggrottò le sopracciglia e Bulma proseguì il suo ennesimo monologo.
“Pensa  che oggi un nostro collaboratore, Yambo, mi ha chiesto di uscire”
La mascella del saiyan si era stretta e le sue sopracciglia si erano impercettibilmente inarcate più del solito, a lato delle sue labbra ben serrate si era formata una fossetta tipica di quando Vegeta era nervoso. Bulma lo guardò abbozzando un sorriso allegro e si sollevò dalle sue gambe passandosi sinuosamente una mano tra i capelli.
"D'altra parte come biasimarlo: sono una donna affascinante io!"
"Tsk"
Il saiyan aveva preso a guardare fuori dalla finestra e aveva incrociato le braccia al petto rimanendo serio e composto nella sua figura.
"Beh, che vorresti dire: non mi trovi bella o pensi che nessuno potrebbe mai chiedermi di uscire?"
Lui aveva roteato gli occhi su di lei osservandola nella sua interezza scrutando prima i piedi per poi scorrere più su verso le sue gambe, i suoi fianchi il suo seno. Bulma arrossì sentendo i suoi occhi scorrere sul proprio corpo. Certo solo lui poteva farla sentire in quel modo.
"Non trovo sensato che ti pavoneggi in questo modo senza che nessuno ti abbia fatto alcun complimento in questo momento e soprattutto penso che ti vogliano per i soldi"
Si erano scrutati per interminabili istanti fino a quando Bulma stizzita non si era voltata e allontanata da lui. Era inutile parlare con un tipo così ottuso e che no le aveva mai dedicato un singolo complimento. Non ammetteva neppure che aveva una donna immensamente bella e desiderabile e la sua non era certo vanità!
"E la mia cena?"
Bulma aveva sollevato il mento stizzita puntando le braccia ai fianchi.
"Arrangiati! Io vado a prendere mio figlio!"
 
Quel mattino si era alzata con un cerchio alla testa. Aveva dormito certo, ma aveva dormito male. Vegeta non si era presentato nel letto, nel loro letto, e si era addormentata verso quasi le tre del mattino con mille pensieri nella testa. Pensava Vegeta fosse geloso, ma a parte la piccola increspatura delle sue sopracciglia non gli era parso che se la fosse particolarmente presa per quell’invito ad uscire che aveva ricevuto. Forse avrebbe dovuto accettarlo così forse Vegeta le avrebbe dimostrato qualcosa. Si rigirò nel letto cercando di capire, con il solo potere della propria mente, dove fosse finito… Vegeta era sempre un mistero, ma era sempre e solo l’unico che riusciva nell’intento di destabilizzare le su convinzioni: e se tutti quelli che la guardavano lo facevano davvero solo perché era una delle donne più ricche del pianeta e non perché era affascinante e stupenda? Il telefono di Bulma cominciò a suonare incessantemente e d’improvviso ella si ricordò che doveva andare al lavoro e che aveva un mucchio di cose da sbrigare. Sbuffò rispondendo al telefono, anche se la voglia di cercare Vegeta e provocarlo ancora un po’ era tanto forte da spingerla ad indossare lo scooter all’occhio e cercare l’aura del compagno.
“Pronto?”
“Signorina Brief, mi scusi se la disturbo… Ma abbiamo un problema.”
Bulma sgranò gli occhi e chiuse all’istante la conversazione vestendosi in fretta e furia e correndo in ufficio velocemente. Ancora non poteva crederci, non poteva pensare fosse davvero successa una cosa del genere... Era impensabile persino e il cuore le pompava forte nel petto emozionato.
In un battito fu in ufficio, dopo aver preso Trunks ed esserselo caricata in macchina, e come prima cosa aveva guardato verso la parte più alta del grattacielo dove dei pompieri erano già all’opera per sistemare il misfatto. Bulma non credeva ai suoi occhi.
“Trunks, tesoro segui la mamma.”
Disse al bambino che ancora si stava strafogando con delle merendine che gli aveva piantato in mano appena usciti di casa. Il bambino se l’era trangugiate in poco tempo e non aveva mancato di raccontare alla madre le sue marachelle con Goten per tutto il viaggio.
“Signorina Brief finalmente è arrivata. Non sappiamo com’è successo. Appena arrivati abbiamo pensato ad un attentato, ma dopotutto non è morto nessuno.”
Bulma aveva assottigliato gli occhi convinta che ci fosse sempre lo stesso solito zampino sotto ogni tipo di casino le succedesse.
“Mikuro prendimi i video della sorveglianza riguardanti il mio ufficio e portameli su.”
Si abbassò verso Trunsk e gli scompigliò i capelli, mentre il bambino apriva una nuova merendina e se l’infilava in bocca.
“Tesoro mio, rimani qui con Mikuro io vado su a vedere. Mi raccomando fai il bravo.”
“Ok, mamma.”
Ma gli occhi del bambino le dicevano chiaramente che sarebbe sgattaiolato via chissà dove il prima possibile, volle ugualmente fidarsi. Guardò da sopra in giù quella faccia da furbetto che dopo averle fatto dei dolcissimi occhi innocenti si era già arrampicato sul tavolo della reception e stava aprendo le caramelle. Bulma aveva preso subito l’ascensore per salire all’ultimo piano, scalpitava dalla curiosità e dal timore di dover dare della spiegazioni. Finalmente la porta dell’ascensore si aprì sul suo enorme ufficio e una folata di vento la colpi in volto. L’enorme vetrata della stanza era stata completamente sventrata. Aprì e chiuse la bocca incredula, mentre i pompieri rientravano con il corpo di un uomo scioccato e che ancora barcollava per la paura. Bulma si era portata una mano alla bocca. Yambo era stato chissà quante ore appeso per la camicia al parafulmini sul tetto del grande ed immenso complesso della Capsule Corporation. Bulma si era avvicinata a lui tendendo la mano, ma l’uomo si allontanato all’istante e l’aveva guardata negli occhi.
“Io… Non sapevo fossi sposata…  E non volevo offenderti né ledere alla tua dignità di donna.”
Bulma inarcò il sopracciglio.
“Lo so, mi dispiace per quanto successo”
Lui aveva abbassato lo sguardo facendo un sorriso amaro.
“Ma lui chi è un terrorista…?”
“Ehm, no… Non lo è…”
Anche se nella sua mente stava passando solo una frase da dire: no, non è un terrorista è solo un mercenario, assassino intergalattico, sterminatore e distruttore di interi pianeti che sto cercando di cambiare…
“Beh, ha una forza incredibile. Credo Bulma che ti manderò una mia dipendente d’ora in poi”
“Non ce n’è bisogno Yambo, quello zuccone mi sente sta volta, ha passato il limite! Dove diavolo pensa di essere alla base di Freezer!”
Nessuno capì le sue parole, ma tutti si chiedevano una sola cosa: chi diavolo era il presunto marito di Bulma Brief? La porta dell’ascensore si era nuovamente aperta e Mikuro era uscita con in mano uno schermo touch screen, Trunks alle sue spalle era corso alla finestra per guardare di sotto.
“Signorina Brief, oddio suo figlio si sta sporgendo un po’ troppo… ”
Trafelata fece per raggiungerlo, ma Bulma la bloccò.
“Dammi quello schermo, Trunks se la cava da sé.”
Mikuro aveva arrestato il passo e aveva dato il monitor alla donna dai capelli turchesi che aveva di fronte.
“Signorina Brief… ”
“Signora…” Corresse Yambo che si era seduto su di una sedia osservando la scena e soprattutto lo strano bambino che si sporgeva dalla finestra in mezzo ai vetri senza che la madre si preoccupasse per lui. Mikuro aveva sollevato le sopracciglia stupita, mentre le altre segretarie di Bulma si erano affacciate alla stanza per vedere quello che stava accadendo.
“Comunque questo casino l’ha fatto un uomo affascinante. Oh, signorina Brief – ehm signora- deve vederlo ha un fisico e uno sguardo… L’abbiamo visto tutte giù e…”
“Dammi quel coso!”
Aveva ordinato la presidentessa stizzita da tutta quell’assurda situazione.
“C’è anche l’audio?”
“Sì, certo signora Brief: ma lei conosce il colpevole?”
Bulma aveva stretto il monitor e mentre Trunks alle sue spalle si inerpicava nel luogo più pericoloso vi fosse guardando di sotto, il suo sguardo si era fatto diabolico e pieno delle peggiori intenzioni.
“Papà è stato grande: ha fatto un bel buco.”
Fu il bambino a palesare i dubbi di tutti, mentre Bulma si accingeva ad afferrarlo per il braccio e trascinarselo appresso.
“Non c’è nulla da ammirare, Trunks. Tuo padre l’ha fatta grossa e questa volta me la paga cara!”
Poi si voltò verso Mikuro.
“Da a Yambo tutto quello di cui a bisogno” E si voltò verso di lui. “Mi dispiace, mio marito è un tipo un po’ irascibile…”
E si diresse a grandi passi verso l’ascensore con il chiaro intento di prendere Vegeta e disintegrarlo con le proprie mani, non gli sarebbe bastato diventare un super saiyan questa volta. Le ragazze degli uffici la guardarono uscire trascinandosi il piccolo Trunks appresso che intimava Bulma di lasciarlo andare, che era abbastanza grande e sapeva fare da solo.
“Pazzesco… E noi non sapevamo neppure che fosse sposata. Che hai fatto Yambo per farlo arrabbiare in tal modo?”
 
Nella penombra della sera stava attendendo la propria vittima sul divano con solo la televisione accesa e immaginando che lo stesso Vegeta la sera precedente l’avesse attesa tramando le peggiori intenzioni nei suoi confronti. Aveva mollato, e non solo letteralmente, Trunks da Chichi voleva gustarsi quella succulenta vendetta da sola. Senti i passi cadenzati di lui farsi avanti e quando fu arrivato dietro le sue spalle Bulma osò pronunciare parola.
“Non sapevo fossimo sposati.”
E con quella frase scelta con accuratezza e attenta riflessione aveva voluto fargli notare in primis che sapeva ogni cosa e poi che non avrebbe potuto sottrarsi in alcun modo da quella conversazione. Il suo piano sembrava aver funzionato poiché il saiyan si era bloccato esattamente dietro la sua testa.
“Beh, l’ho deciso l’altro giorno”
Sentenziò lui ovvio, come se quella decisione spettasse unicamente a lui e che a lei non era dato sapere né l’ora né la data del loro presunto matrimonio che era accaduto solo ed unicamente nella mente del principe dei saiyan.
“Ma che assurdità è mai questa, Vegeta! Non è così che funzionano le cose sulla Terra!”
Era furiosa e come sempre lui riusciva a farla uscire dal suo drittissimo binario della razionalità e farla entrare in un baratro che la faceva ogni volta eruttare come se nel suo corpo abitasse la peggiore delle vipere pronta in ogni attimo ad attaccare la propria preda.
“Ci sono delle carte da firmare, una cerimonia, dei voti da scambiarsi, un abito da indossare speciale… Questo è un matrimonio non: mi sveglio un mattino e per gelosia decido che la mia compagna è di colpo mia moglie!”
“Non dire assurdità Bulma: io geloso?”
Lei irritata si sporse dalla spalliera del divano per osservarlo meglio negli occhi.
“E cos’era dunque la sceneggiata di oggi Vegeta?”
“Non quello che credi tu!”
“Ah, sì e tu pensi di poter fregare me la donna più intelligente del mondo?”
Mossa scontata: Vegeta si voltò per andarsene poggiando l’asciugamano che teneva in mano sulla spalla, ma Bulma aveva un piano e fece partire un filmato sul maxi schermo del salone.
 
“Perché volevi uscire con lei?”
“Non credo che siano affari suoi, non so neppure chi lei sia!”
“Non sono affari miei? Bulma è mia moglie certo che sono affari miei!”
 
“Tesoro, questa si chiama gelosia”
Lui si era voltato e senza pensarci un solo istante aveva disintegrato il televisore.
“Maledetto! Ah, ma se pensi di averla scampata questa volta ti sbagli di grosso principe dei miei stivali. Ne ho fatte delle copie, molte copie.”
Lui si era avvicinato allora minaccioso e Bulma aveva ghignato contenta: l’aveva messo nel sacco e adorava averlo nelle sue mani.
“Dammi quel coso!”
“Non ci penso nemmeno, con questo nelle mie mani sei mio”
Vegeta aveva voltato il volto da un’altra parte incrociando come di consueto le braccia sul petto.
“Se pensi che ti basti così poco per avermi ti sbagli di grosso, Bulma. Mi sarei comportato in quel modo anche se un babbeo qualunque avesse voluto entrare nella mia GR e passarci un’intera giornata. Non fa alcuna differenza per me.”
Bulma sbatté la bocca a vuoto prima di schiacciare ancora una volta un tasto del telecomando che aveva in mano e dagli altoparlanti uscì di nuovo la voce di lui.
 
“Perché volevi uscire con lei?”
“Non credo che siano affari suoi, non so neppure chi lei sia!”
“Non sono affari miei? Bulma è mia moglie, certo che sono affari miei!”
 
Se voleva il gioco pesante l’avrebbe avuto, così una volta per tutte avrebbe finito col fare il duro orgoglioso.
“Questi giochetti non funzionino con me, sei un’illusa: io non ero geloso in quel momento.”
La frase si ripeté nuovamente nell’aria, ma Vegeta, seppur visibilmente irritato, cercò di far finta che la cosa non lo interessasse ed era svanito per i corridoi.
“Me ne vado a dormire non ho tempo da perdere con queste assurdità!”
“Vai a dormire dove sei stato ieri perché nel mio letto non c’è posto” Lo seguì per un pezzo prima di far partire nuovamente la scenata di gelosia di Vegeta via audio.
“Visto che non ho liberamente deciso di essere tua moglie vai a sceglierne un’altra!”
 
Mikuro svolgeva le sue solite attività di routine, quando ad un tratto una figura massiccia, ma non eccessivamente alta, si erse davanti ai suoi occhi in tutto il suo splendore. La ragazza balbettò un buongiorno e il losco figuro dalla parte opposta del suo bancone d’accoglienza, con sopra stampato il marchio della Capsule corporation, vestito di quella che sembrava una tuta da combattimento non le rispose e mantenendo la propria imperturbabile posa ed imperscrutabile espressione le diede con la sua vece profonda un semplice ordine.
“Fammi passare, devo andare da mia moglie.”
La ragazza lo interpretò come un atto di incomprensibile educazione, dato che pareva saper bene dove fosse l’ufficio della compagna visto che ci aveva portato il povero Yambo la mattina precedente, e tremante balbettò un certo schiacciando un pulsante che aveva aperto le porte dell’ascensore che portava direttamente all’ufficio del direttore.
“Trunks, tu rimani qui. Non ti voglio tra i piedi.”
“Ma papà questa ragazza non mi è simpatica, voglio venire dalla mamma!”
“Ubbidisci.”
Il bambino aveva mugugnato qualcosa, ma poi si era arreso all’imperativo del padre e si era poggiato con la schiena al muro.
Mikuro e le altre ragazze della reception si erano guardate trepidanti, Bulma Brief aveva un marito che era un vero schianto.
“Accidenti tutte le fortune a lei!”
 
Per la seconda notte consecutiva non aveva chiuso occhio e ora si stava inevitabilmente addormentando sulla sedia della propria scrivania. Gli occhi si stavano per chiudere quando sentì il campanello dell’ascensore trillare.
“Vi avevo detto che volevo essere lasciata in pace!”
“Se devi dormire certo che potresti farlo a casa.”
Alzò il capo e lo vide entrare in tutta la sua regale magnificenza e con quello sguardo che sembrava costantemente dire all’universo quanto lui era indispensabile per il mondo intero.
“Che cosa sei venuto a fare, Vegeta?”
Lui con estrema semplicità si sedette sulla sedia e accavallò le gambe guardandola con il suo solito sguardo serio in viso.
“Mi hai tediato tutta la notte con quella storia del matrimonio, del fatto che non sei ufficialmente mia moglie così: sono  venuto a firmare quel contratto di cui parlavi.”
Bulma sgranò gli occhi e fece un elenco veloce delle cose senza senso di quel momento e le esternò al compagno, forse marito, che aveva davanti.
“Non ci siamo visti questa notte quindi come posso averti infastidito?”
Lui non rispose e Bulma proseguì, intuendo che anche lui probabilmente non aveva dormito riflettendo su quanto successo.
“Il matrimonio non è propriamente un contratto e non si firma come fosse un progetto o un acquisto di un televisore! E perché diavolo indossi la battle suit!?”
Si era sollevata sbattendo con forza le mani sulla scrivania senza smettere un secondo  di guardarlo.
“Ieri mi hai parlato di un contratto e pensavo si firmasse qui, visto che è un ufficio! E la battle suit è il mio abito cerimoniale. Credevi che sarei andato in giro da umano?”
“Vegeta, ma che assurdità è questa! Per celebrare un matrimonio ci vuole del romanticismo e venire qui a chiedermi di sposarti in questo modo è davvero un’idiozia.”
“Io non ti ho chiesto di sposarmi, non so neppure cosa voglia dire! E poi spiegami cosa accidenti è questo matrimonio, perché davvero non l’ho capito. So solo che quando due persone vivono insieme sono marito e moglie, se voi terrestri vi complicate la vita con questo matrimonio o sposalizio non è certo colpa mia!”
La Bulma più razionale non aveva smesso un secondo di fissarlo dritto negli occhi basita e sorpresa insieme; Goku si era stupito ugualmente della medesima cosa, ci mancava solo Vegeta pensasse il matrimonio fosse da mangiare. Dall’altro lato la Bulma più spavalda aveva solo una voglia eccessiva di saltargli addosso; dopotutto lei amava Vegeta e qualunque assurdità pensasse o provasse arricchiva semplicemente quello che lei sentiva per lui.
“Signora Brief, signor Vegeta giusto? Mi scusi ma non conosco il suo cognome…”
“Mikuro stringi mi sto stufando di questi convenevoli. Cosa vuoi?”
“Mi scusi signora Brief se ledo la vostra privacy, ma … Beh, il piccolo Trunks è appena fuggito e non sappiamo dove sia finito. Mi dispiace… Noi…”
Bulma interruppe la conversazione.
“Hai abbandonato Trunks al piano di sotto?”
“Non l’ho abbandonato, l’ho solo lasciato lì un attimo!”
Bulma aprì la finestra appena riparata e invitò il saiyan a uscire da lì.
“Tuo figlio è veramente disubbidiente: ha preso tutto da te!”
“Che dici, quando fa queste cose è proprio come sua madre: priva di un senso logico nell’agire!”
Bulma gli sorrise ed egli si avvicinò alla finestra pronto a lanciarsi  di sotto e dare una bella lezione a quel disubbidiente di Trunks. Era già sospeso nell’aria quando Bulma gli posò una mano sulla spalla fermandolo.
“Hai ragione noi umani ci complichiamo la vita con cose che sono in fondo così semplici. Noi dopo tutto siamo noi e qualsiasi cosa accada siamo pur sempre io e te prima di tutto. Bulma e Vegeta soltanto e se tu vuoi chiamarmi moglie… Per me non c’è cosa più meravigliosa che esserlo.”
“Tsk”
Fu l’unica risposta di lui prima che Bulma alzatasi sulle punte lo baciò sulle labbra. Lui era fuggito subito e Bulma si era affacciata con il cuore che le batteva forte nel petto.
“Trova nostro figlio, maritino mio!”
"Non chiamarmi in quel modo o ti ammazzo, Bulma!"
Ora che aveva urlato al mondo la propria appartenenza si sentiva proprio come se l’avesse davvero sposato. Ora sapevano tutti che stavano insieme e che in un modo o nell’altro loro erano marito e moglie.





Angolo Autore:
Dalle mie parti c'è aria di matrimoni e convivenze dunque ispirata da questo momento happy diciamo che ho scritto questa fic. Quindi spero per chi sia arrivato alla conclusione di avervi divertito con questa stupidaggine partorita in attimi di follia. Spero davvero vi piaccia e se vorrete farmi sapere il vostro pensiero sarò lieta di prendermi ogni vostro tipo di considerazione!^_^  
Grazie infinite a chi leggerà!!
Un abbraccio,
Yori
   
 
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