Serie TV > Violetta
Segui la storia  |       
Autore: DulceVoz    19/09/2013    4 recensioni
Ad un mese dalla scomparsa di Maria, l’incubo non sembra ancora terminato: messaggi minacciosi cominciano a tormentare la vita delle persone a cui la famosa cantante aveva voluto bene… e se a questo vi si aggiungono misteriose scomparse la vicenda si complica ulteriormente… e se quello della maggiore delle Saramego non fosse stato un incidente? Se Violetta e Angie rischiassero tanto in una situazione davvero troppo complicata? La loro protezione, affidata a due bodyguards davvero speciali, cambierà le loro esistenze e nulla sarà più come prima… chi sarà il folle misterioso degli inquietanti avvertimenti? Riusciranno le nostre protagoniste a salvarsi dalle ire di qualcuno che vuole solo vendicarsi per motivi sconosciuti? Una storia di intrighi, azione e amore per gli amanti del giallo e del mistero.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Leon, Pablo, Un po' tutti, Violetta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“- Buongiorno, Vilu! Come stai?” Thomas era corso in contro alla giovane che stava entrando allo Studio 21, seguita da Leon che fissò, con aria disgustata, Heredia. “- Ciao Thomas! Bene.” Si limitò a dire lei, tentando di non apparire fredda come al solito. Era stata una notte infernale ma voleva dimostrare che andasse tutto per il meglio, odiava farsi compatire, apparire come la “vittima” di turno. Sorrise e si avviò verso il suo armadietto, seguita da Vargas che lanciò un’occhiata di superiorità allo spagnolo che, non contento, prese a seguirli. “- Ti andrebbe di andare al pub qui di fronte, stasera? Se ti va, ovviamente.” Propose Thomas studiando la sua reazione e lo sguardo della ragazza, quasi perso nel vuoto. In realtà, la giovane stava osservando Leon alle spalle del moro che cominciò a scuotere il capo, con decisione. Non poteva uscire da sola, senza guardia del corpo, o andava anche lui o niente. Violetta sbuffò a quel gesto di Vargas, facendo intendere a Thomas che quella noia fosse dovuta a lui. “- Se non vuoi non fa niente, me ne farò una ragione, tranquilla!” disse infatti Heredia, sgranando gli occhi verdi e continuando a fissarla. “- No, no! Va bene! Insomma… sì. Ci sto!” esclamò la ragazza con un sorriso smagliante e un’altra occhiata a Leon che fece una faccia buffa e un rapido gesto con la mano destra, per dirle che ci sarebbe stato anche lui con loro due. “- Perfetto! Passo a prenderti alle 19!” sentenziò Heredia, allegro, richiudendo l’armadietto che provocò un sordo e fastidioso rumore. Thomas aveva preso degli spartiti e, guardando male Leon che gli ghignò, uscì dalla saletta. “- Sei impazzita se credi che ti faccia uscire da sola con quello sfigato!” ridacchiò il giovane messicano, osservandola alzare un sopracciglio, perplessa. “- Non ci provare! E’ colpa tua se gli ho sbuffato in faccia! Non potevo negargli almeno questa uscita!” si lamentò lei, riferendosi alle facce che Leon faceva alle spalle di Heredia, mentre loro parlavano. “- Ma davvero vuoi uscire con quel tipo? E’ di una noia quasi esilarante! Ma, d’altronde, tu sei una mocciosa come lui…” rise il bodyguard, mentre gli altri allievi si affrettavano ad entrare negli spogliatoi chiacchierando allegramente. “- Ah ah ah! Non mi pare che tu, dall’alto dei tuoi 23 anni abbia uno straccio di ragazza! Io sarò pure una mocciosa… ma almeno ho un appuntamento!” disse, mettendolo alle strette, la giovane Castillo, ridacchiando. “- … Un appuntamento a cui prenderò parte, che ti piaccia o no!” esclamò, stizzito da quel colpo basso, Leon. “- Non ci provare.” Sentenziò, seria, Violetta. “- Il tuo papino non vorrebbe mai farti andare in giro senza di me, tra l’altro con un ragazzo… pensa se venisse a sapere anche che io non ero con te…” la minacciò Vargas. “- Non oseresti…” tentò di spaventarlo lei, con decisione, chiudendo l’anta dell’armadietto e fissandolo con forza. “- Tu credi?” chiese lui, ironicamente, reclinando il capo a destra e continuando a reggere il suo sguardo furioso. “- Ti detesto, Vargas! Ti destesto!” Esclamò la ragazza, dandogli uno spintone che lo fece andare a sbattere negli armadietti sulla parete opposta e facendogli poi scuotere il capo con aria rassegnata e uscire per recarsi a lezione come se nulla fosse accaduto. Era arrabbiatissima. Capiva che lui dovesse proteggerla ma non poteva portarselo dietro ad un appuntamento! Come avrebbe spiegato la sua presenza a Thomas? No, quel Vargas era ossessivo! Andavano solo al pub di fronte scuola! E poi non era da sola… ci sarebbe stato Heredia  con lei. “- Ti ha invitato! Ah! Non sei contenta?” Francesca la stava fissando da un po’ in fondo agli spogliatoi e le si avvicinò saltellando. “- No… cioè sì, certo.” Si corresse subito la ragazza che, pur di distrarsi un po’ sarebbe uscita volentieri anche con Vargas… no, ci ripensò di colpo, scacciando il solo pensiero dalla sua mente. Quel tizio arrogante proprio no! Preferiva decisamente un più tranquillo Heredia. “- Anche io e, ho sentito dire, Federico saremo proprio lì stasera! C’è la serata karaoke! Sarà una forza!” aggiunse la Rossini, con aria sognante al solo immaginarsi un duetto con il ragazzo italiano come lei. “- Ah, questo non lo sapevo…” borbottò la Castillo, prendendo a riflettere su quella serata. Ecco perché non gliel’aveva detto! Aveva paura che si sentisse a disagio nell’andare a quella sorta di festa dopo quello che era successo l’altra volta… lei aveva rifiutato di andarci per andare in commissariato e lui temeva che avesse di nuovo reclinato l’invito! “- Ci sarò anch’io e ho sentito che parteciperanno anche Maxi e DJ… ma penso ci saremo un po’ tutti!” sorrise Camilla, avvicinandosi alle amiche e riponendo la borsa nell’armadietto. “- Ci sarà una sorta di premio finale per il migliore o i migliori! Emozionante!” sorrise Lena, correndo verso di loro che, ormai, erano in corridoio. “- Sarà una forza!” disse Napo, seguendole allegramente. “- Sarà una forza rivincere, come qualche settimana fa…” si vantò Ludmilla, sorpassandoli, seguita da Nata che affannava per starle dietro al suo stesso passo. “- Ma smettila! E parteciperai di nuovo come solista? Solo perché nessuno vuole duettare con una come te?” rise Maxi, facendo scoppiare a ridere anche la maggiore delle Heraldez che si beccò subito un’occhiataccia dalla Ferro. “- Sì canterò da sola ma solo perché nessuno sarebbe alla mia altezza e tenderebbe solo a rovinarmi l’esibizione!” si pavoneggiò ancora la bionda, entrando in aula di musica. “- Oh, allora! Se la metti così!” rise Leon, schernendola, avvicinandosi a loro, dopo averli osservati dal lato opposto del corridoio e facendola allontanare ancheggiando con aria nervosa
“- Voglio venirci anch’io visto che ci sarete tutti… posso?” chiese, fissando Violetta che lo guardò stizzita. “- Certo! Anzi ci fa piacere!” sorrise Andres, dandogli una forte pacca sulla spalla. “- Ragazzi, in classe, sbrigatevi, su!” urlò, d’un tratto Beto, facendoli sobbalzare apparendo sull’uscio con un croissant nella tasca della camicia e invitandoli ad iniziare la lezione.
 
 
“- Andiamo, oggi la giornata è proprio volata! E tu, per l’ennesima volta, mi hai mollato da solo in aula!” esclamò l’agente Galindo, seguendo la Saramego nel corridoio, visibilmente tesa e agitata. “- Scusa. Prima o poi caccerò  io te e a quel punto non avrai più problemi!” disse, stizzita, Angie, uscendo dallo Studio 21 e avviandosi verso l’ auto del bodyguard. “- Non ti vuoi far perdonare per avermi abbandonato?” chiese lui con tono dolce, aprendole lo sportello come al solito da vero gentiluomo. “- E di cosa? Non ci penso proprio.” Esclamò la donna acidamente, sapendo già dove volesse andare a parare l’uomo. “- Peccato. Lo farai comunque.” Sorrise Pablo, mettendo in moto la macchina. “- Dove abita tua madre?” chiese, fissandola come se nulla fosse. “- Scordatelo. Ne abbiamo già parlato e non ho intenzione di andarci.” Replicò la donna, abbassando lo specchietto e ritoccandosi il rossetto. “- Bene, chiederò a German Castillo.” disse lui, tenace, afferrando il cellulare. “- Ma cosa vuoi fare? Ridammi quel coso!” esclamò lei, gettandosi dalla parte dell’uomo che, dopo aver composto un numero si posizionò l’auricolare nell’orecchio. Lei riuscì a strapparglielo e, con un gesto veloce, lo buttò fuori dal finestrino, lasciandolo sconvolto. “- Ahi! Ma sei impazzita?! Mi devi un auricolare nuovo! Ed anche un pezzo di orecchio!” si lamentò lui, che si era fatto male quando la bionda aveva strappato l’aggeggio. “- Lascia perdere, Galindo! Non ci vado! RASSEGNATI!” urlò ancora lei. “- Se prima, forse, non eri in debito con me, adesso lo sei. O mi dici l’indirizzo o lo trovo da solo, facendo il giro di tutta Buenos Aires! Che ne dici, ti va un tour della città?” esclamò, senza arrendersi, Pablo. “- E va bene, hai vinto! Vuoi vedermi soffrire ancora? Perfetto. Vai sempre dritto, imbocca l’autostrada… è la seconda villa sulla destra dopo l’uscita.”. Pablo la guardò per un secondo, per poi tornare con gli occhi fissi sulla strada. Soffrire? Perché vedere la madre l’avrebbe dovuta far stare male? Nonostante tutto non si arrese e, senza pensarci si avviò verso la casa, fuori città, indicata dalla donna.
Arrivarono subito ad una casa piccola ma sobria con un giardino ben curato ed elegante. Lasciarono l’auto di fronte all’abitazione e scesero. Si addentrarono per il vialetto, di cui il cancello era aperto, fino al portico della villetta e, prima di bussare, la Saramego prese un grande respiro che non sfuggì all’uomo. “- Stai bene?” chiese Pablo osservandola. No, non stava per nulla bene ed era nervosa: le tremavano le gambe e aveva le mani sudate… pensò che, probabilmente, da lì a poco o sarebbe svenuta o avrebbe avuto una crisi di chissà cosa. “- Se ti dico che sto malissimo andiamo via?” chiese Angie, con sguardo quasi supplichevole. “- No.” Disse l’agente, seccamente, premendo il campanello e beccandosi un’occhiataccia dalla donna.
“- Angie! Non posso crederci! Fatti abbracciare!” una  donna anziana e di bell’aspetto, abbracciò la donna che esitò un po’, prima di stringerla. “- Ho saputo di Maria… non posso crederci. Quindi si dice che non sia  stato un incidente! Ma non si sa da cosa lo abbiano dedotto?! Ma prego, entrate!” cominciò subito la donna, rivolgendo un sorriso anche a Pablo che ricambiò con gentilezza. “- Mamma io…” tentò di dire la bionda ma la anziana l’aveva già preceduta in casa. Titubante, decise di entrarvi seguita da Galindo che analizzava la sua ansia… una volta dentro, però, tutto gli fu più chiaro. Nel salotto principale vi erano decine e decine di fotografie della maggiore delle Saramego. Sui muri, nelle cornici sui mobili, sul caminetto… insomma, sembrava un vero e proprio piccolo santuario e la cosa era alquanto inquietante. Ma, d’altronde, Angelica era la madre ed era normale che volesse vivere circondata dal ricordo di sua figlia, scomparsa così tragicamente. “- Sedetevi, prego! Oh, vedo che finalmente hai lasciato quel tizio così antipatico e insopportabile del La Fontaine!” continuò Angelica, con un sorrisetto furbo, fissando Pablo. “- No! Cosa stai pensando?! Io e lui non stiamo mica insieme! Comunque siamo qui per chiederti una cosa.” iniziò la figlia, tenendo lo sguardo basso. Galindo, invece, si guardava intorno stupito da quel milione di immagini di Maria: da sola, ai concerti, con la sorella, con la madre, con il padre, con German e Violetta… insomma, decine di album di famiglia erano appesi alle pareti. “- Cosa volete sapere? E non mi presenti il tuo amico?” chiese Angelica, ricominciando ad osservare il moro che, distogliendo lo sguardo dai muri, prese anche lui a fissarla. “- Allora, le spiego: io sono una guardia del corpo e prima che venga a saperlo da altre fonti, glielo diciamo noi: il caso di Maria è stato riaperto perché… insomma, sono arrivati dei messaggi poco carini e un po’ minacciosi…” tentò di spiegare l’agente, cercando di non apparire troppo preoccupante. Angelica era già sbiancata e si era portata le mani al viso, preoccupata. “- Solo un po’ minacciosi?” lo corresse Angie, osservandolo. “- Ok, un po’ tanto. Il commissario Lisandro ha deciso di indagare meglio sulla scomparsa di sua figlia… insomma, come saprà già, si sospetta che non sia stato solo un incidente.” Concluse Pablo, analizzando gli occhi castani della donna incupirsi. “- A me non avevano detto nulla…” balbettò l’anziana donna, abbassando lo sguardo perplessa. “- Non ha ricevuto messaggi minatori, qualche foto, lettera, fax… insomma, nulla di rilevante?” domandò Galindo, tentando di avere un tono dolce per quella poverina. Doveva sapere. Se il commissario era stato così superficiale da non preoccuparsi anche della madre della Saramego voleva pensarci lui, prima che fosse stato troppo tardi. “- No, niente di strano… tesoro, ne devo dedurre che tu allora ne abbia ricevuto, giusto?” chiese la Fernandez, ora osservando la bionda che annuì, silenziosamente. “- Oh no! Non è possibile!” esclamò la signora, sconvolta. “- Senta, se dovesse ricevere qualcosa ce lo dovrà dire, d’accordo? Ci chiami subito, è importante! O noi, o la polizia… anche se loro la ritengono fuori pericolo, a quanto pare.” borbottò Pablo, serio. “- Sì. Certo.” Disse la donna, con titubanza. “- Mamma se sono venuta qui perché ti conosco. Dovrai dirci tutto, ok?” chiese la figlia. “- Sì. Per ora non ho avuto nulla ma… anche German e Violetta, allora…?” ipotizzò la donna, preoccupata. I due annuirono, facendola rabbrividire. “- Vado a preparare una camomilla.” disse Angie nel silenzio che era calato, alzandosi e dirigendosi verso la cucina.
“- Signora, sua nipote e suo cognato sono stati affidati ad un ottimo bodyguard. Stia tranquilla.” Cercò di calmarla l’uomo, sorridendole con cortesia. “- Mia figlia è quella che mi preoccupa più di tutti, figliolo. Dopo la scomparsa di sua sorella è così cambiata! Non la riconosco più! Frequenta brutte compagnie, non è più la stessa: non è più la mia Angeles. Se queste minacce fossero frutto di qualcosa che ha a che fare solo con lei e poi si siano estese a tutti? Se corresse dei rischi troppo grandi? Io non potrei sopportare di…” ma Angelica si interruppe, mentre una lacrima le rigava il viso pallido. “- No, non lo dica neppure. Angie non correrà alcun pericolo finché ci sarò io con lei, tranquilla.” La calmò Pablo, passandole un fazzoletto. “- Grazie. Mi raccomando. Si prenda cura di lei.” Disse la donna, tamponandosi gli occhi con la carta. “- E’ il mio lavoro, signora. Si fidi.” Sorrise lui, osservandola con tenerezza. Quindi era come sospettava lui: Angie Saramego era cambiata, era diventata un’altra dopo il trauma subito.
Da dietro la porta della cucina, la bionda aveva sentito tutto e una lacrima sfuggì al suo controllo e rigò il viso, come se fosse sgorgata fuori dal nulla. Sentire sua madre piangere ancora le provocò una stretta al cuore… ma lei ormai era così. Non poteva farci nulla. Poi c’era Galindo… avrebbe pensato lui a proteggerla, d’altronde veniva pagato proprio per quest. Si asciugò la guancia e finse di non aver sentito nulla, che niente fosse accaduto.
“- Ecco, bevila.” Disse con calma la Saramego, arrivando con un vassoio con una tazza di porcellana pregiata stracolma di camomilla. “- Adesso andiamo. Ma si ricordi: si faccia sentire lei. D’accordo?” le sorrise Pablo, alzandosi dal divano. “- Sì. Buonasera, agente, e grazie. Ciao tesoro, fa’ attenzione.” Salutò la donna, accompagnandoli alla porta e abbracciando forte la figlia.
Arrivarono a villa Saramego quasi senza dirsi una parola, nemmeno un minimo di conversazione amichevole. Angie si stese sul letto, stanca e sconvolta e fissava il soffitto con aria pensierosa.
“- Ora capisco perché non volessi vederla. Insomma… quella casa! Era quella il vero problema, non tua madre.” disse d’un tratto Pablo, facendola sollevare di colpo.
“- Non puoi capirmi. Mi prenderesti solo per matta. Come tutti.” Sentenziò la bionda con un velo di tristezza negli occhi, mettendosi a sedere al centro del materasso. “- …Ti ricorda i momenti felici con lei, quelli che sai non torneranno più. E tua madre… sei consapevole che soffra per te e la cosa ti fa star male anche se non vuoi rinunciare a questa nuova te che se ne frega di tutto, del dolore, dell’amore, della musica, di ogni cosa.” Pablo l’aveva messa alle strette e lei lo fissava con aria sconcertata, senza sapere cosa dire di quella brillante deduzione. “- Come diamine…? Sta’ zitto. Tu non sai nulla di me, di quella che sono di come voglia vivere la mia vita! Limitati al tuo lavoro. Per favore, basta giocare allo psicologo! Ed ora, anche se sono le 20, voglio dormire. Buonanotte.” strillò lei, alzandosi e avviandosi verso la cabina armadio. Lui restò di sasso ma era convinto che, quella reazione, fosse dovuta al fatto che avesse centrato il bersaglio. Angie non poteva credere a come quell’uomo riuscisse a comprenderla, forse addirittura meglio di come lo facesse con sé stessa. Si innervosì per quella ottima deduzione e si andò a ristendere, sotto lo sguardo serio di Pablo che, come le altre sere, si preparò ad un’altra notte insonne, nonostante fosse ancora prestissimo.

 
“- Cami, ciao! Sei iscritta già per la lista del karaoke?” sorrise Francesca, correndole in contro verso il lato del locale in cui si trovava la Torres, ovvero dove c’erano dei divanetti giallo canarino e dei bassi tavolini pieni di bicchieri con aperitivi e cocktail vari. “- Ovvio… DJ ha iscritto me e lui in un duetto! Saremo imbattibili!” disse la rossa, facendole l’occhiolino. “- Io parteciperò da sola. Un assolo, un’altra volta!” disse, triste, l’italiana. “- No, non credo… ehi FEDE! Vieni qui!” urlò l’amica, mentre la Rossini le faceva dei segnacci, imbarazzata. “- Ragazze! Nella confusione non vi avevo visto! Come state?” salutò il giovane, sorridendo alle compagne di scuola. “- Benone, ma ancora meglio se tu canterai con Fran! Non avevi in programma un duetto, no?” disse la Torres, fissando Bianchi che la fissò un po’ confuso. “- No! Non mi sono neppure ancora iscritto alla gara non pensavo di partecip…” ma Camilla lo interruppe, spingendo Francesca che era un po’ più avanti rispetto a lei e fissava il giovane, incantata. “- No!!! Allora devi per forza cantare con lei! Neppure Fran si è ancora iscritta! Andate, andate!” salutò l’Argentina, andando verso DJ che stava già chiacchierando con Maxi e Nata. Ad un tratto, nella sala, fecero il loro ingresso Violetta e Thomas, seguiti, stranamente, da Leon. “- Ragazzi! Ce l’avete fatta!” urlò Napo, salutandoli con entusiasmo. “- E sì!” sorrise Heredia soddisfatto, stringendo le spalle alla Castillo che abbassò lo sguardo, mentre Vargas si allontanò, storcendo il naso, un po’ continuando a tenerla sotto controllo.
“- Mi spieghi perché mi hai invitato in questo covo di mocciosi?” Diego Dominguez era seduto al bancone del locale, sorseggiando una birra e fissando l’amico con aria sconvolta. “- Mi devi aiutare. Sei o non sei un agente di polizia?” borbottò Vargas, sedendosi anche a lui e ordinando lo stesso dell’amico. “- Sì, ma avevo la serata libera e non avevo intenzione di sprecarla in un asilo nido!” ironizzò Diego, dando un’altra sorsata al boccale, ormai semi vuoto. “- Ehi, dacci un taglio, mi servi lucido. Qui c’è troppa gente per controllare la Castillo da solo!” esclamò Leon, dandogli una gomitata e facendolo quasi strozzare. “- Oh, vacci piano! Sarai pure un bodyguard ma anch’io so picchiare e difendermi alquanto bene!” lo rimproverò il moro, fissando l’amico che ghignò divertito. Erano così uniti quei due, eppure così diversi: avevano studiato per un periodo insieme… poi, però, tutto era cambiato. Avevano intrapreso carriere un po’ differenti ma continuavano ad essere grandi amici. “- E’ carina la Castillo! Peccato sia piccola! Ma, in fondo, chissene!” borbottò Dominguez, posando finalmente il bicchiere, ormai vuoto. “- Ma dai! Poi quel antipatico di Heredia le ronza sempre intorno! Sono così noiosi insieme!” commentò Leon, fissando nella direzione dei due ragazzi. “- Ti piace!!! La mocciosa ti piace! Sei geloso di Mister Paella!” rise Diego, dandogli un colpo sulla spalla, facendolo quasi ruzzolare dallo sgabello. “- Smettila! Sei ridicolo. E’ una bambina in confronto a me! E ti ricordo che anche tu vieni dalla spagna… quindi, Mister Paella lo sei anche tu!” esclamò Leon, ridendo e applaudendo per la prima esibizione, appena conclusasi sul palco. Avevano cantato Maxi e Nata e tutti urlavano per la bella esibizione. “- Ma certo! Comunque ti piace e si nota… le devi stare sempre vicino… dormite nella stessa stanza… non dirmi che non ci è scappato neppure un bacetto?!” urlò Dominguez, applaudendo alla seconda coppia, quella di DJ e Camilla. “- Ma figurati! Ho 23 anni e lei ne ha appena 16. Sette anni, Diego. SETTE.” Scandì Leon, fissando le altre persone che si susseguivano sul palco. Ad un tratto ci fu una pausa dalla piccola gara. Ormai mancava solo la coppia di Thomas e Violetta prima che la gara finisse. “- Che ti importa!” borbottò Diego, prendendola alla leggera e fissando Ludmilla come incantato, lusingandola di cotante attenzioni e prendendo a salutarlo con aria da vamp, come al solito. “- Senti, io ti lascio un minuto… ho da fare… la biondina laggiù mi sta letteralmente divorando con gli occhi. Ora torno, però!” disse Diego, andandosi a sedere dal lato opposto della sala, accanto alla Ferro che gli sorrise maliziosamente. “- Si, tornerai… come no!” gli urlò Leon, facendolo voltare e ghignare sotto ai baffi. “- Leon, perché non vieni vicino a noi? Guarda che non mordiamo!” disse Maxi, invitandolo sui divanetti in prima fila. “- Io mordo solo i panini! Ah e pizze, mele, stuzzichini… ma non persone!” urlò Andres, sorseggiando un ponce. “- E’ già ubriaco o è sempre così?” chiese Vargas, sconvolto. “- No, ti assicuro che non ha bisogno di bere per impazzire.” Rise Napo, l’ultimo che si era esibito, con Lena. “- Ah, bene…” ridacchiò Leon, andando con loro pensando che, seduto davanti avrebbe avuto la migliore visuale su Violetta.
“- Benissimo, manca la coppia finale! Invito a salire sul palco: Violetta e Thomas! Un bell’applauso per i nostri ultimi concorrenti!” urlò il conduttore della serata che ripeteva quella stessa identica frase, modificando solo alcuni particolari, da tutta la gara. Dei cori in stile curva da stadio si levarono nella sala e i due giovani iniziarono a prendere i microfoni. Leon li fissava e un dettaglio attirò la sua attenzione: c’era qualcosa che non andava. Il telone della scenografia si mosse leggermente… la cosa non gli quadrava per nulla. Mentre Maxi continuava a raccontargli di chissà quale strano sito per mixare, Leon si alzò e si avvicinò al bordo del palco mentre le note di “Entre Tu y yo” invadevano la sala e le voci dei giovani cantavano tranquillamente quella, fin troppo sdolcinata secondo lui, canzone d’amore. Ad un tratto salì sul palco e, sotto gli occhi di tutti, staccò i cavi dei microfoni, azzittendo i due. “- Scendi, subito!” urlò alla ragazza avvicinandosi ai due, avendo intuito che qualcosa non andasse come avrebbe dovuto. “- Ma cosa vuoi?! Stavamo cantando, o forse non te ne eri accorto? Sei sordo, per caso?” urlò, stizzito, Thomas, avvicinandosi con aria di sfida. Tutti assistevano a bocca aperta alla scena, pensando in una scenata di gelosia di Leon che avesse stoppato per questo i due. Diego si alzò e si avvicinò alle scalette della piccola pedana, per capire meglio cosa stesse accadendo. Ad un tratto si sentì un rumore sordo e, un riflettore, barcollò sospeso a mezz' aria. Leon fece giusto in tempo a prendere in braccio la ragazza e a fare un salto dal palco mentre, un faretto bello grosso, cadde giù e si frantumò al suolo, a pochi passi da Heredia che, nel frattempo, era sceso per inseguire il messicano con aria furiosa. Il silenzio era calato nel locale. Tutti fissavano quel riflettore sul palco, in mille pezzi. “- Mi… mi hai salvato…” balbettò la Castillo, mentre Vargas la metteva giù. “- E’ il mio mestiere.” gli sussurrò lui all’orecchio, per poi farle l’occhiolino. “- Che diamine è stato?” chiese Diego, correndo verso di lui. “- Dietro alla scena, si muoveva il fondale… c’era qualcuno! Vieni con me!” urlò Leon, avviandosi con Dominguez verso il dietro del telone. “- No. Resta qui con lei… ci vado io!” lo fermò Diego, avviandosi verso il palco. “- C’è stato un problema! Non mi spiego come sia potuto accadere! Mi dispiace, la gara è annullata! Qualcuno avrebbe potuto farsi male sul serio!” disse il conduttore, serio. “- No! Squalificate solo loro! Noialtri ci siamo esibiti! Premiate uno tra noi!” strepitò Ludmilla, venendo tirata a sedere persino da Nata, ancora pallida per quello spavento. “- Non mi sembra il caso!” le urlò Federico, guardandola male e facendo annuire tutti gli altri. “- C’era qualcuno, allora! Mi sa che è il tizio dei messaggi…” sussurrò impaurita la Castillo a Leon, che annuì. “- Non hanno visto nessuno! Erano tutti davanti al palco e da lì si accede tramite un’ uscita secondaria, dalla parte all’aperto del locale che però, per il maltempo, era chiusa ai clienti. Poteva entrarci chiunque lo stesso, però.” Diego era tornato con il fiatone e  spiegò a Leon che annuì con decisione. “- Se papà lo scopre non mi farà sul serio uscire mai più di casa.” Disse la ragazza, terrorizzata. “- Già. Ma dovrebbe saperlo! Non si tratta più di messaggini... questo tizio ha iniziato ad agire!” disse Leon, preoccupatissimo. “- Ci sei tu con lei, no? Indagherò un po’ io sul caso… Io sono un poliziotto, piacere, Diego Dominguez. Se scopro qualcosa parlerò al commissario.” Sentenziò il moro, fissandola con decisione. “- Perfetto. Poi potrebbe essere comunque stato un caso.” disse lei, ancora scioccata. “- Un caso? Proprio su di te cadeva ‘per caso’ quell’affare? Io non credo alle coincidenze!” disse, con aria seria, Leon. “- CALA IL SIPARIO… Leon, ti ricordi?” chiese lei, sgranando gli occhi al ricordo di quel messaggio minaccioso. “- Sì. Ci avevo pensato anch’io… ho un brutto presentimento… questo, per il nostro nemico, è solo l’inizio ed ora ha provato a fare fuori te. Ho paura che, presto o tardi, proverà a colpire anche Angie o tuo padre. Dobbiamo avvisare Pablo. Andiamo, sarà a villa Saramego.” Disse Vargas, trascinandola dolcemente per un braccio, verso l’uscita. “- Farò credere che sei salito sul palco per una scenata di gelosia. Se scoprono che sei la sua guardia del corpo si complicherà tutto!” urlò Diego, con fare deciso. “- Ok, torna alle indagini… e tienimi aggiornato.” Disse Leon, uscendo. “- Ovvio, amico. Ti chiamo dopo se ci sono novità ma ne dubito. Questo tizio è bravissimo, maledizione!” disse Diego, per poi ritornare alla festa, ormai distrutta. “- Devo salutare Thomas! Mi odierà se scappo così, con te!” esclamò Violetta, mentre entrava in auto con Vargas. “- Che si abitui!” borbottò Leon, mettendo in moto, mentre lei si allacciava la cintura. “- Dove abita tua zia?” chiese Leon, impostando il navigatore satellitare. “- Calle Mayor, 27. Ma vai piano… ho già un brutto rapporto con le macchine in genere.” Disse la ragazza, osservando la guardia del corpo non staccare gli occhi dalla strada. L’aveva salvata. Era insopportabile ma, innegabilmente, un ottimo bodyguard.
 
-----------

Ahi! Chi ha sabotato il palco? Piaciuta la parte con Angelica e Angie? Vi sta piacendo la storia? Alla prossima, ciao! :)
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Violetta / Vai alla pagina dell'autore: DulceVoz