Autore:
slice.
Titolo: “Eppure”.
Personaggi: Ino,
Shikamaru, Chouji, Kankuro, Sakura.
Pairing: Kankuro Ino.
Genere:
comica, commedia, azione.
Rating: giallo (dico sempre un sacco di
parolacce u.ù).
Contesto: Narutoverso, dopo la
serie.
Avvertimenti: ridicolo è un avvertimento o è
solo un incantesimo contro i mollicci?
Introduzione: Tra Kankuro e
Ino c'è un'amicizia che è strisciata sottobanco senza
che neanche la kunoichi se ne accorgesse, quando quel qualcosa che
aleggia nell'aria le viene sbattuto in faccia lo rinnega come se
fosse un sacrilegio, ovvero si caga in mano. Invece di affrontare
quello che deve per essere felice, fa di tutto per aggirare il
problema, meno male che ci sono gli amici, va'. Altrimenti sarebbe
stata una long longhissima di trentordici capitoli sulle pare di Ino
e, insomma, anche no.
Note dell'autore: in fondo.
Avevo scelto il pacco azzurro cielo: team 10, giallo o verde, comico, coppia a piacere, Narutoverso.
Eppure
di
slice
Quando
si dice che si preferisce una missione al cambio armadio, è
solo un modo di dire, soprattutto non ci si aspetta di essere spediti
davvero al confine con il Vento, più precisamente a Coso, per
aiutare i fratelli Cosi. Ino aveva letto i dettagli della missione e
a lei non piace dover pronunciare nomi lunghi, così come non
le stanno particolarmente simpatici i fratelli Sabaku. È
sempre stata lei a leggere i rotoli delle missioni e in tutti questi
anni a nessuno dei due è mai venuto in mente di strappargliene
uno di mano, principalmente perché la testa gli serve, a uno
per contenere il cervello e all'altro per tenerci una bocca; per non
parlare delle palle, ma entrambi preferiscono non domandarsi perché
pensare e mangiare non possano bastare, nella vita.
In ogni caso
Kuromanekonosato fa cacare. Ci sono solo una decina di strade che si
intersecano tra di loro formando una griglia di viabilità tra
i blocchi quadrati di agglomerati domestici e il capo villaggio è
un ometto anziano che pende verso sinistra e sputa quando usa la T.
Un nukenin ben piazzato gli è arrivato vicino mentre il
vecchio elencava i danni subiti, Chouji ha ingrandito istintivamente
il braccio e la mano per fargli da scudo, ma lui ha prontamente usato
il bastone per assicurare a tutti che il nemico non avrebbe più
potuto avere figli. Una mossa di prevenzione all'avanguardia, per
altro.
Il silenzio che c'è adesso è assoluto. La
natura si è ammutolita e la coltre di polvere attutisce i
rumori lontani, ogni tanto un'asse cede, si spezza e porta con sé
dei detriti, a volte la casa semidistrutta crolla, altre rimane in
piedi scricchiolando sinistramente, ma quel villaggio è ormai
ridotto male. Qualche ora prima lo sciamano che guida quella gente ha
riso in un modo piuttosto scomposto e se n'è andato, si è
chiuso in un bunker e la sua risata è echeggiata dall'interno,
facendo scivolare la polvere dalla porta di pietra.
“Che
cosa stiamo aspettando?” bisbiglia Ino, accucciata accanto a
Shikamaru.
“Kankuro ha un piano,” la informa lui.
“E
'sticazzi! Ti pare che uno vestito così formuli un
piano che funziona?”
Ino indica lontano. Ci sono due pareti
e un albero tra lei e quello vestito così, ma dal tono
è chiaro che la cosa non le interessi affatto.
“Stai
facendo ostruzionismo,” sospira il genio.
“Me ne
frego, è brutto!”
“Chi disprezza compra,
Ino...”
Chouji si è evidentemente accorto in ritardo
di quel che stava dicendo, per questo subito dopo la sua espressione
si fa dispiaciuta, poi confusa e in fine spaventata. Ino è
attratta dal Kazekage, ma nel tentativo di avvicinarcisi è
stata fraintesa dal fratello che, a una serata di beneficenza per le
vittime dell'ultima guerra, l'ha baciata a tradimento. Lei gli ha
mollato uno schiaffo e lui ha riso, riuscendo così a
disegnarsi un bersaglio sul petto. Probabilmente se quello non fosse
stato il suo primo bacio, Ino l'avrebbe presa meglio.
“Vuoi
che ti strozzi?” ringhia lei, infatti.
Chouji scuote
velocemente il capo.
“No. Grazie.”
Il suo compagno
risponde in un tono leggermente più affettato di come avrebbe
fatto se lei gli avesse offerto dei dango - il dolce gli piace poco -
tuttavia l'espressione che fa dopo cancella tutte quelle sfumature e
Chouji urla di scappare, nel panico come nessuno shinobi dovrebbe
essere.
Il piano di Kankuro consiste essenzialmente nell'aspettare
di essere stanati e maciullati, come ha gridato Ino a una distanza
esigua dal suo orecchio, prima di uscire in gran fretta dal loro
nascondiglio e rotolare malamente in uno spiazzo polveroso, ma per
Shikamaru attendere la sera, quando la visione del nemico è
dimezzata e le ombre giocano a suo favore, non è poi un
cattivo inizio.
Quando riescono a uscire nuovamente dal radar
nemico, finiscono a un edificio di distanza dagli alleati. Camminando
tra tunnel improvvisati e macerie, riescono ad arrivare davanti al
volto inespressivo di Gaara. Ino squittisce un'imprecazione, poco
felice di presentarsi al cospetto del Kazekage, il culo più
bello dai tempi del Lampo Giallo - che nessuno della loro età
ha conosciuto, per inciso - tutta spettinata e polverosa, ma il suo
barbuglio viene preso come scazzo generale e nessuno ci fa
attenzione.
Comunque, da che si ricordi Nara, il Kazekage è
molto più a suo agio con kunoichi sudate che con le segretarie
succinte, le quali non perdono occasione per raccogliere centinaia di
penne - evidentemente vive - davanti ai suoi occhi. Infatti Gaara non
fa una piega e fissa il mondo attraverso una fessura che gli mette
gli occhi in penombra e le labbra al sole. Shikamaru lo sa perché
Ino a un certo punto gli ha dato un pizzicotto su un fianco e lo ha
fatto sbirciare in quella direzione. Cosa gliene debba fregare a lui
non è noto, ma pare sia essenziale metterlo al corrente di
questi fortunati eventi. Il suo mal di testa ha acquistato
proporzioni epiche proprio da lì in poi.
Il momento della
contromossa è quasi arrivato, Chouji ha finito le patatine,
Ino le unghie, lui ha formulato tanti piani strategici che non si
ricorda più il primo, Gaara ascolta la sorella, annuendo di
tanto in tanto, e Kankuro sta canticchiando una canzone che si
intitola “la gallina felice”, perciò non ci sono
dubbi che siano tutti pronti per lo scontro.
Lo
scontro è andato bene. Ci sono un sacco di feriti, ma nessun
morto e questa, in guerra, è una super vittoria. Che lui
condivida o meno, hanno salvato anche lo storto e ossuto culo dello
sciamano, nascosto nel bunker, quando Temari glielo fa notare però
deve scansarsi velocemente per non prendere una bastonata in
testa.
Appena sono arrivati la situazione era più tragica e
non hanno subito fatto caso al bastone del vecchio, ma appena c'è
stata un po' più di calma, Chouji si è strozzato con
una patatina quando Ino gli ha chiesto se quella in cima al bastone
fosse la testa di un coniglio. Dopo è stata tutta una tirata
su quanto i conigli siano coccolosi e teneri e paffuti e dovrebbero
essere tutti rosa perché sono coccolosi e teneri e paffuti
e... Che palle,
Shikamaru ha provato a distrarla buttandole praticamente tra le
braccia un'orfanella da consolare, ma Ino è rimasta silente
solo per un paio di minuti, poi ha chiesto alla bambina se le
piacessero i conigli. Chouji ha sbagliato tutto dicendole che sono
buoni in umido con le olive. Di sicuro, che Temari abbia fatto la
faccia che ha fatto - quella da ommioddiocheppena, Shikamaru la
conosce bene - non ha aiutato Ino a distendere i nervi, per fortuna
subito dopo Gaara le si è seduto vicino e Chouji gli ha
mollato in collo un altro orfanello; ché prima che arrivassero
gli aiuti il nemico si è divertito a far saltare in aria case
di civili indifesi, tanto per cambiare. Il Kazekage avrebbe potuto
avere in collo una bomba innescata per la rigidità che il suo
corpo ha assunto subito, ma almeno l'espressione di Ino si è
addolcita. Ha richiamato la sua attenzione e gli ha mostrato come
tenere il carico senza farlo cadere, né fargli male,
preoccupazione che anche lo sciamano, pressoché cieco, avrebbe
potuto vedere sul viso stressato del Kage.
Il bambino è
piccolo, si è messo comodo, ha appoggiato la testa sulla
spalla del ninja e si è infilato il pollice in bocca, ignaro
del fatto che gli occhi di Gaara sembravano poter cadere giù,
da quanto le palpebre erano spalancate. In breve lo shinobi si è
rilassato abbastanza da non dover prestare completa attenzione a ogni
gesto, poi l'idillio si è rotto perché Kankuro ha
iniziato a ridacchiare, poco distante.
Ino avrebbe voluto
spaccargli la faccia già al famoso evento benefico, invece ha
dovuto ripiegare su un innocuo schiaffetto. Non ha fatto di più
perché è una signora ed era vestita da signora, perciò
non sarebbe stato un bel vedere, senza contare che scatenare un
incidente diplomatico a una festa di beneficenza è una di
quelle macchie che nessuno vorrebbe sul proprio file. Tuttavia, se
tra dire e fare c'è di mezzo il mare, Suna è nel
deserto, quindi l'unica cosa che l'ha trattenuta dal prendersi un
permesso per andare a rompergli il naso e tornare a casa, è
stato il fatto di non averlo sotto agli occhi e poter sfruttare
diverse distrazioni, come il lavoro e gli amici, per pensare a tutto
tranne il fatto che Kankuro Stronzo Sabaku le ha rubato il suo primo
bacio. Adesso invece ce lo ha davanti, senza distrazioni, e
l'occhiata che gli lancia scioglierebbe un qualsiasi oggetto
inanimato.
Per fortuna il buon senso non ha completamente saltato
quelle due generazioni - ché tra loro e il padre non si
capisce come il fratello psicopatico sia diventato quello più
affidabile - e Gaara richiama Kankuro con un tono scocciato.
Lo
sciamano e il suo coniglio impalato devono aver annusato l'aria
perché decidono di intervenire proprio in quel momento. Il
teschio punta le sue cavità oculari verso Ino, il vecchio
inclina la testa da una parte e arriccia le labbra, scontento.
“Tu
avrai due bambine con i capelli rossi e un bambino che odia la
sabbia!” dice, solenne come un cactus spennacchiato, prima di
spostare lo sguardo vuoto del teschio su Temari, “Tu non ne
avrai, affatto. Sei troppo orgogliosa...” poi l'attenzione gli
cade sul sospiro di sollievo di Shikamaru e il vecchio sorride. “Be',
magari qualcuno ti convincerà.” comunicando così
al chuunin che nel futuro continuerà a essere il peggior
nemico di se stesso. Nara si irrigidisce, scioccato, e un momento
dopo Kankuro dà voce alla domanda che a lui è rimasta
incastrata in gola.
“Perché gli dice queste cose?”
Lo
sciamano alza le braccia in segno di resa.
“E che ne so? La
gente mi paga, per questo! Volevo farvi un regalo.”
Konoha
è bellissima, niente a che vedere con Coso al confine con il
Vento e nemmeno con Suna. Konoha è verde, un verde rilassante,
quasi appagante nel suo ondeggiare al ritmo di una brezza
ammaliatrice, una sirena che canta anche di giorni afosi e altri
rigidi, ma che sa farsi perdonare in fretta. C'è tutto un
abisso, fatto di sabbia e afa e insetti a separarla da Suna. A Coso
invece basta lo sciamano, per guadagnarsi un bel no.
Kankuro la
desta dai suoi pensieri, sputando a terra il nocciolo di una
ciliegia, e a lei tornano nelle orecchie altri suoni che aveva
lasciato indietro, come la voce di Tenten e le stupidaggini di Lee.
Il suo sguardo si posa sul porco maniaco di Suna e aggiunge
mentalmente anche quel particolare al famoso abisso. Poi arriva Sai e
dovrebbe ritrattare, ma decide di soprassedere perché
l'incazzatura è sua e decide lei, checcazzo.
Naruto ha
avuto una bella idea. Ormai nessuno lo considera più un
evento, ma lei non si è mai stupita perché il
jinchuuriki parla talmente tanto che prima o poi qualcosa di giusto
doveva pur dirlo. Insomma era seduto a mangiare ramen quando ha
spalancato gli occhi ed emesso un verso strano, poi ha ingoiato il
boccone comprensivo di metà ciotola in un colpo solo,
predisponendosi nell'arco di dieci secondi al tumore all'esofago e a
una dozzina di malattie cardiache, e dopo qualche colpo di tosse ha
gridato in faccia a Teuchi che stelle e ramen sono un'accoppiata
meravigliosa. Il vecchio è rimasto un momento stordito, ma
alla fine ha collegato la festa delle stelle cadenti, che ci sarebbe
stata a breve, con quello che stava proponendo Naruto. Su tutti i
manifesti è stato messo il nome di Teuchi, ma in basso a
sinistra c'era una strana faccina stilizzata che assomigliava molto a
un certo eroe.
Per questo motivo Ayame e suo padre sono a
cinquecento metri di distanza, poiché per fare ramen serve
l'illuminazione, mentre per vedere le stelle occorre l'oscurità,
e sulla collina ci sono un centinaio di persone ramen munite e con il
naso per aria a guardare disegni complicati e antichi.
Occasionalmente passa una stella cadente e allora i bambini la
indicano - i bambini e Naruto, s'intende - e segue un coro di “oooh”,
meravigliato.
“Se la Hyuuga si intenerisce ancora un po' si
squaglierà.”
E poi, in mezzo a tutto questo c'è
Kankuro. Lo stupido maniaco di Suna che si veste con le buste della
spazzatura.
Ino arriccia il naso, scontenta, come ha preso a fare
ogni volta che gli si trova così vicina, e cerca di spostarsi
un po' più verso Shikamaru. Chouji offre una patatina a
Kankuro in quel momento, per distrarre Ino più che altro, ma
si becca un'occhiata di fuoco proprio da quest'ultima.
“L'Hokage
non vi ha dato un appartamento dove stare?” dice,
sgarbata.
“Mh, non è un appartamento...”
Kankuro
ha in realtà tutta l'aria di voler proseguire, ma non può
poiché Ino non gliene dà il tempo.
“Una
camera, un campo, un porcile, ovunque dormi di solito, insomma. Ce
l'hai?”
“Ino...”
Il tono è lo stesso,
ma non è Shikamaru a parlare, è Chouji,
straordinariamente con la bocca vuota.
Sabaku ridacchia, Ino si
chiede il perché per circa zero punto nove secondi e poi torna
con il naso per aria, sperando che la faccenda sia chiusa. E lo pensa
davvero per un'altra manciata di decimi di secondo, poi sente ancora
la voce del ragazzo molto vicina al suo orecchio.
Ma Kankuro non è
vicino per quel che pensa lei, sta indicando davanti a loro, proprio
dove siede suo fratello, il Kazekage, con il capelli rossi lasciati
cadere all'indietro dalla posizione della testa che abbassa solo per
guardare Tsunade negli occhi quando parla, poco distante da
lui.
“Gaara è cresciuto molto, ti pare?”
Ino
sta per rispondere, ma si rende conto che non c'è una risposta
acida per quella domanda, per lei oltretutto alquanto retorica. Così
richiude la bocca e si concentra sul soggetto della loro
conversazione. Kankuro riprende a parlare subito.
“Sono
fiero di lui come non pensavo sarei mai potuto essere. E tutta la
strada che ha fatto, tutto quello che si è lasciato dietro e
quello che ha davanti lo deve a Naruto. Non a me.”
Con una
punta di disagio, una vocina dentro la sua testa le sussurra che ora
di battute acide ce ne sarebbero stormi, ma ancora una volta tiene la
bocca chiusa. Accanto a lei c'è un fruscio di vestiti, il
silenzio si allunga fino a incontrare un sospiro.
“Ma, sai,
sono ancora io, suo fratello! e nessuno, nemmeno Temari, lo conosce
come lo conosco io.”
A quel punto la voce di Kankuro è
così seria, scura, che Ino non può fare a meno di
voltarsi a cercarne l'espressione. Non sa cosa pensa di poterci
trovare, ma forse in fondo spera solo di scoprirci più
leggerezza di quella che avverte nell'aria.
“Lui e Naruto
funzionano perché il vento smuove la sabbia, ma tu sei come
fuoco, Ino: hai bisogno di essere alimentata. La sabbia lo spegne, il
fuoco.” Le porta un ciuffo dietro l'orecchio e, anche se quello
ricade in mezzo, lui sembra essere soddisfatto. “Qualunque cosa
tu faccia, chiunque tu scelga, non perdere tempo con Gaara, lui non
può darti quello che vuoi.”
Lo shinobi si alza, le
passa vicino e la sorpassa, scendendo giù verso valle per una
decina di metri fino a sedersi vicino al fratello.
Ino
rimane a guardarlo a lungo, non lo vede davvero, persa nei suoi
pensieri, ma si affretta a chiudere la bocca, quando si accorge di
averla aperta. Si guarda intorno velocemente e scopre Chouji più
lontano di qualche decina di centimetri e Shikamaru piuttosto vicino;
la sta osservando. Ha quello sguardo lì, lo sguardo del
“cheppalle, perché ho capito tutto?”.
Successe
alla fine di un'estate di mille anni fa, quando erano bambini, si
ricorda bene che doveva comprare il regalo di compleanno a Shikamaru
e aveva deciso che sarebbe stata una scacchiera, poiché quella
che aveva era stata messa a dura prova da un incontro ravvicinato con
il sedere di Chouji, ma questa è un'altra lunga e ridicola
storia il cui filo viene abbandonato in favore di quella
corrente.
Shikaku, accasciato sul divano, le chiese, per fare
conversazione mentre lei aspettava bradipo junior, che regalo avesse
in mente e quando lei glielo ebbe detto, l'uomo se ne uscì con
la più infelice delle domande.
“Quale?”
disse.
Come quale? Si era chiesta Ino. Così, boccheggiando,
aveva scoperto che esistono almeno tre o quattro tipi di scacchiera
per gioco, varie versioni di epoche e zone diverse, ma anche
preferenze di stili e diversi materiali. La scacchiera che si poteva
trovare cinquant'anni fa a Kiri per giocare a shouji poteva essere
simile a quella che si trovava in tempi recenti a Iwa per il go, ma
non avevano niente a che fare l'una con l'altra. Togliendo quelle
d'importazione ne rimanevano comunque tante tra quellezzzzzzzzzzzz...
Quella volta Ino ipotizzò che i possedimenti del clan Nara
fossero stati costruiti su un giacimento di gas soporifero; noioso e
soporifero.
Si sarebbero spiegate molte cose, in effetti.
Per
farla breve, Ino si fermò davanti a una vetrina con l'intento
di studiare un telescopio, cosicché Chouji e Shikamaru si
fermarono ad aspettarla; dal riflesso nel vetro lei poté
vedere gli occhietti furbi del compagno continuare a cadere sulle due
scacchiere poco distanti dal telescopio.
“Ehy, Shikamaru,
guarda! Perché non te ne fai regalare una dai tuoi
genitori?”
“Nh, queste non vanno bene...”
“Oh,
e perché?”
Shikamaru si sbilanciò davvero a
renderla partecipe delle mille differenze tra la scacchiera che
avrebbe voluto lui e quella nella vetrina, compreso il fatto che
erano per due giochi diversi, ma questo solo fino a quando non ebbe
notato l'espressione attenta e sofferente della compagna. Si zittì
d'un tratto, la osservò un lungo momento e in fine distolse lo
sguardo, schioccando la lingua sul palato.
“Ce n'è
una in legno di quercia in centro che mi piace molto,”
biascicò, scocciato.
Ino sorrise esageratamente, contenta
di aver capito almeno una caratteristica.
“Quercia, capito!”
annuì.
Adesso Shikamaru la guarda in quello stesso modo e
lei si sente in attesa, come se dovesse ricevere una soluzione
semplificata, un aiuto, un suggerimento. Si scopre leggermente
protesa verso di lui ed è solo quando il compagno sbuffa che
si accorge di quanto siano realmente vicini.
In alcune occasioni
Ino si è resa conto di esser dipesa troppo da Shikamaru, come
un bambino che scruta un genitore per sapere se sta facendo bene, ma
in fondo quel team funziona sul serio e se fosse solo merito di
Shikamaru ci sarebbe squilibrio. Nonostante questo, è appurato
che “Shikamaru saprà cosa fare” è una
spiaggia calda e sicura dove annegare il panico.
Nara rotea gli
occhi prima di iniziare a parlare e lei sembra sul punto di
segnarselo, ché con quello sguardo lì pare debba
risolvergli i problemi di una vita.
“Conosci la canzone
della gallina felice, Ino?”
“Ma vaffanculo,
Shikamaru!”
Un
medico non opera mai a caso: sa già cosa deve fare. Questo non
toglie mai quel briciolo di stress che sale in previsione di un
intervento, cosa che spesso è un bene, dal momento che lo
stress impedisce alla routine di portarsi via l'attenzione
necessaria. Operare è, dopotutto, un grosso sforzo fisico e
mentale.
Un ninja medico, specialmente uno che ha passato la
guerra, tende ad avere il cuore più leggero, anche se questo
non significa che non prestino la dovuta attenzione. Certo, il chakra
curativo è un cuscinetto che salva chiunque cada dalla rete,
ma ogni medico, ninja o meno, ha fatto un giuramento alla fine dei
suoi studi e si impegna per rispettarlo in ogni circostanza.
Sono
appena entrate e Sakura, mentre l'anestesista toglie la mascherina
dalla bocca del paziente per dedicarsi all'intubazione, parla delle
scarpe rosse appena comprate che hanno già perso un tacco e
sono costate come una casa al mare, porcammerda. Ino rotea gli occhi,
sospirando.
“Sakura, cara, Suna è piena di sabbia,
come ti è venuto in mente di pensare che sapessero cos'è
un tacco?”
Effettivamente è stato un azzardo, sembra
pensare Sakura, a giudicare dalle sopracciglia chiare schizzate
improvvisamente in alto, ma sul momento le sono sembrate così
fighe da oscurare anche le obiezioni più
valide.
Sovrappensiero disinfetta la parte interessata, mentre Ino
sistema i teli sterili intorno all'area.
Ino è sempre stata
l'aiuto, da quando operano insieme. Non è una questione di
bravura, ma solo di praticità; Ino ha iniziato a studiare
medicina dopo di lei e nel suo tirocinio ha assistito Sakura in più
di un'occasione, quando si son trovate allo stesso livello era ormai
un ingranaggio ben oliato che funzionava così com'era. Anche
se, nonostante siano cresciute tutte e due, probabilmente Ino non
arriverà mai dov'è Sakura. Questo Haruno non lo direbbe
neanche se la pagassero e Yamanaka non lo ammetterebbe nemmeno sotto
tortura. Senza contare che Sakura è a conoscenza del fatto che
sembrerebbe un quadro espressionista se non fosse per tutto quello
che sa Ino.
In quel momento, con un bisturi in mano e il manico
della lampada scialitica nell'altra, in attesa del benestare
dell'anestesista e degli infermieri, le viene in mente
qualcosa.
“Come va con il fratello del Kazekage?” le
chiede, agitando vagamente il bisturi nella sua direzione, mentre lo
strumentista le avvicina il servitore.
Ino alza gli occhi di
scatto perché era proprio lì che i suoi pensieri
stavano indugiando, in un limbo tra la concentrazione su quel che
stava facendo e il vagare di una mente rilassata verso i pensieri più
lieti. Corruga le sopracciglia, indignata. Lieto poteva essere un
caffè, in quel momento, non certo quello stupidissimo coso
vestito con una tenda da campeggio. Eppure. Prima di rispondere a
Sakura qualcuno o qualcosa, nella sua testa, ha l'audacia di farle
notare che senza rendersene conto era proprio a lui che pensava.
“Non
sapevo che il Kazekage avesse un fratello,” dice, affettata e
un po' stridula. “Se non fosse così ingombrante non
avrei notato neanche la sorella.”
“Che cattiva...
Temari è, be', mh, vistosa, ecco.”
Ino ridacchia. Poi
l'anestesista dà l'ok, il resto dell'equipe è pronto ed
entrambe fanno un bel respiro, prima di dedicarsi interamente a
quello che stanno facendo. Le chiacchiere sono rimandate al caffè
che le attende a operazione conclusa.
Quando incide la cute del
paziente, Sakura ode il leggero sospiro della compagna e sorride,
lievemente; non serve essere uno Shikamaru, per capire.
Mentre
lo strumentista fa la conta degli strumenti usati, riportando le
cifre sulla lista di controllo, accanto a quelle prese prima di
cominciare, Sakura poggia le mani guantate, sporche di sangue, sul
bordo del lettino operatorio.
“Ino.”
Prima la
chiama e attende di avere la sua attenzione, la sua voce è
bassa per non farsi sentire da tutta l'equipe.
L'altra alza la
testa, i suoi grandi occhi azzurri la osservano stupiti e
interrogativi per un momento, inclinandosi leggermente verso di lei
per via di quella sua aria cospiratrice.
“Perché non
esci con Kankuro?”
ino raddrizza immediatamente la schiena e
arriccia le labbra sotto la mascherina, ma il disagio è
visibile anche dagli occhi e le sopracciglia corrugate. Sakura mette
le mani sanguinose davanti, prima che lei parli, e cerca di spiegarsi
meglio.
“So cosa ha fatto e quanto ti abbia scioccata, ma se
ci pensi conosci molto di più lui che il Kazekage... Kankuro è
un ottimo ninja,” grazie al sangue le dita scivolano l'una
sull'altra mentre le spunta per contare, “una brava persona, è
economicamente stabile, bravo con i bambini e rispettoso per la
natura.”
“Chi te le ha dette tutte queste cose?”
gracchia Ino, schifata.
“Lo so che me ne pentirò
subito dopo averlo detto, ma... Tu, Ino.”
Lei apre bocca, ma
non sa cosa dire e quando lo strumentista le interrompe, per dare il
via alla chiusura, gli è quasi grata.
Sakura ha preso a
suturare i vari tessuti, rimane con gli occhi fissi su quel che sta
facendo, e inizia a parlare solo dopo che ha preso il via.
“Siete
amici. E lo sai da cosa si vede? Dal fatto che lui ti ha raccontato
del progetto per la serra a Suna, che ha portato davanti al consiglio
personalmente, ti ha parlato dell'orfanotrofio in cui lui e Temari
vanno spesso, sempre lui ti ha messa in guardia dal fratello, non
vuole vederti soffrire e francamente neanch'io,” sospira, “Come
se non bastasse non te le ha dette per farsi bello, tu gli hai fatto
delle domande a cui ha risposto. Sei venuta da me raccontandomele
come se te ne stessi vantando! Perché siete amici e sei stata
orgogliosa di lui!”
Sakura posa la pinza e l'ago sul
servitore che viene portato via dallo strumentista e tenendo le mani
per aria porta gli occhi sulla compagna.
“Lo so che ti ha
infastidita quel che è successo tra voi, ma non credo proprio
che sia perché non ti piace. Ammetti che te la stai facendo
sotto, così possiamo andare tutti a casa a dormire sogni
tranquilli!”
“Giusto!”
Un infermiere, che si
è preso più di una sgridata gratuita in quelle
settimane, alza il braccio e concorda ad alta voce, preso
dall'arringa.
Entrambe gli lanciano un'occhiata di fuoco, prima di
tornare a guardarsi. Ino vorrebbe dire così tante cose che
alla fine rimane zitta e Sakura è davvero molto impegnata a
non sorridere perché si è proprio piaciuta, ha detto
quello che voleva dire come voleva dirlo e Ino le è davanti a
boccheggiare. La Sakura dentro di lei sta facendo un balletto
osceno.
Ino esce per prima, si lavano in silenzio, poi segue
l'altra nel suo ufficio completamente sovrappensiero. Si siede
davanti alla sua scrivania e rimane a osservarla fare rapporto
sull'operazione; segue la penna sul foglio come se stesse tracciando
i confini dei suoi pensieri, i quali la portano a una domanda che la
rincorre da lontano, lieve e incessante, da giorni.
“Senti,
mh,” dice piano, Sakura non alza la testa e non smette di
scrivere, ma fa un verso interrogativo, “di cosa parla la
canzone della gallina felice?”
La kunoichi lascia una frase
a metà e la osserva senza alzare la testa, facendosi roteare
la penna tra le dita, sovrappensiero, poi torna con gli occhi sul
foglio ed emette uno sbuffo divertito.
“Parla di te, Ino.
Racconta la storia di una ragazza che vuole solo essere felice, non
le interessa con chi o perché, vuole vivere una vita serena,
vuole avere una famiglia numerosa, i fiori in giardino e i genitori a
pranzo la domenica. Il fatto che sappia cosa vuole non fa di lei una
stupida, gli altri lo possono credere, ma non le interessa; è
una gallina felice.” ride. “Te l'ha detto Shikamaru,
vero? Quell'uomo ti conosce troppo bene... Ma dove vai?”
Kankuro
sta mangiando ramen sullo sgabello accanto a Naruto. Il jinchuuriki
urla come un forsennato che Hiashi gli ha rotto le palle con le sue
tradizioni e tempi lunghissimi che uccidono tutto il romanticismo nel
suo rapporto con Hinata, ma lui lo ascolta a intervalli così
ha capito che Hiashi vuole uccidere Hinata e sulla fronte gli son
venute delle rughe di preoccupazione; mentre riprende il filo del
discorso per accertarsi che non ci siano altri clan sterminati, a
Konoha, riprende anche quello dei tagliolini, ché il brodo sta
diventando freddo.
Shikamaru pungola un naruto nella sua ciotola,
mezzo annegato nel brodo, forse cercando di far stare zitto quello
arancione che urla accanto a lui. Chouji, al suo fianco, mangia ramen
come se fosse l'unico cibo sulla terra, come quando Naruto ritornò
dalla missione nel Paese del tè, dove con il principio di un
attacco di panico scoprì che da loro è un piatto che
non va e nessuno lo cucina.
In quel momento, proprio mentre Naruto
strilla a bocca aperta dove Hiashi dovrebbe mettersi le sue
tradizioni e Chouji ha un tagliolino penzolante sul mento, arriva
Ino.
Lei viene udita subito perché la tenda che scosta con
una mano si dilania al suo passaggio e il lamento che segue è
quello di Ayame che l'aveva ricucita da poco, dall'ultima volta che
Sakura cercava un Naruto scappato dall'ospedale. Tutti si voltano
verso la kunoichi. Chouji, Shikamaru, Naruto, Kankuro, Genma, Raido e
Tizio, anche lui con i tagliolini a metà.
“Cosa avete
da guardare?” ringhia lei, rivolgendosi a questi ultimi tre.
Loro tornano rapidamente al loro pranzo.
A quel punto la kunoichi
fa tre passi e, senza dare il tempo a Naruto di chiudere la bocca o a
Chouji di svuotare la sua, molla un ceffone a Kankuro che lo fa
voltare verso Teuchi.
L'uomo non fa una piega perché lui ha
visto il jinchuuriki stramazzare al suolo per molto meno e, anche se
all'inizio pensava che fosse un bamboccione, ha intuito presto che
quelle donne lì non vanno fatte incazzare. Sakura continua a
ordinare cose fuori menù, credendo in buona fede che sia
fisso, e non viene mai contraddetta.
Kankuro muove le labbra in un
“ahia” muto.
“Sei proprio uno stronzo,”
gli dice Ino, prima di baciarlo. E gli dà pure un gran cazzo
di bacio, con il corpo premuto contro il suo, le braccia intorno al
collo e la testa piegata di lato.
Naruto cade dallo sgabello,
Genma dice che non è giusto, lui è il più
stronzo di tutti e non gli succedono mai cose del genere, Raido gli
fa cenno di farsi i cazzi suoi ché il bacio no, ma un ceffone
se insiste lo prede eccome. Chouji emette un mugugno che
evidentemente Shikamaru è allenato a comprendere, dovendo
sempre parlare con uno costantemente con la bocca piena - e con
Naruto - poiché risponde sospirando e portandosi una mano a
sorreggere la testa.
“Qualcuno le ha raccontato di cosa
parla la canzone della gallina felice.”
Tizio pensa che
cambierà ristorante.
Owari
Ho scoperto questi termini e i nomi dei vari ruoli in sala operatoria documentandomi su internet e, se qualcuno se lo sta chiedendo, l'assistente del primo chirurgo è semplicemente chiamato l'aiuto. Sì, banale, ma efficace.
Mi ci sarebbe voluto un cervello nuovo per farla meglio, perciò questo è il mio massimo con il cervello che ho, spero possa piacere lo stesso. Non so quanto sia comica, ma di sicuro fa ridere i polli. Almeno qualcuno riderà! Grazie di avermi dato quest'opportunità, grazie quindi di aver indetto il contest e speriamo vinca io... ah, cazzo, speriamo vinca il migliore! Il migliore! Speriamo vinca il migliore, ecco! Stupido Freud.
I
personaggi... Fffffff, non mi appartiene niente tranne la gallina
felice e l'idea delle stelle e del ramen, vogliamo parlarne?