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Autore: slice    19/09/2013    4 recensioni
Tra Kankuro e Ino c'è un'amicizia che è strisciata sottobanco senza che neanche la kunoichi se ne accorgesse, quando quel qualcosa che aleggia nell'aria le viene sbattuto in faccia lo rinnega come se fosse un sacrilegio, ovvero se la fa sotto. Invece di affrontare quello che deve per essere felice, fa di tutto per aggirare il problema, meno male che ci sono gli amici, va'. Altrimenti sarebbe stata una long longhissima di trentordici capitoli sulle pare di Ino e, insomma, anche no.
Genere: Azione, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Kankuro, Sakura Haruno, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Autore: slice.
Titolo: “Eppure”.
Personaggi: Ino, Shikamaru, Chouji, Kankuro, Sakura.
Pairing: Kankuro Ino.
Genere: comica, commedia, azione.
Rating: giallo (dico sempre un sacco di parolacce u.ù).
Contesto: Narutoverso, dopo la serie.
Avvertimenti: ridicolo è un avvertimento o è solo un incantesimo contro i mollicci?
Introduzione: Tra Kankuro e Ino c'è un'amicizia che è strisciata sottobanco senza che neanche la kunoichi se ne accorgesse, quando quel qualcosa che aleggia nell'aria le viene sbattuto in faccia lo rinnega come se fosse un sacrilegio, ovvero si caga in mano. Invece di affrontare quello che deve per essere felice, fa di tutto per aggirare il problema, meno male che ci sono gli amici, va'. Altrimenti sarebbe stata una long longhissima di trentordici capitoli sulle pare di Ino e, insomma, anche no.
Note dell'autore: in fondo.

Avevo scelto il pacco azzurro cielo: team 10, giallo o verde, comico, coppia a piacere, Narutoverso.









Eppure
di slice





Quando si dice che si preferisce una missione al cambio armadio, è solo un modo di dire, soprattutto non ci si aspetta di essere spediti davvero al confine con il Vento, più precisamente a Coso, per aiutare i fratelli Cosi. Ino aveva letto i dettagli della missione e a lei non piace dover pronunciare nomi lunghi, così come non le stanno particolarmente simpatici i fratelli Sabaku. È sempre stata lei a leggere i rotoli delle missioni e in tutti questi anni a nessuno dei due è mai venuto in mente di strappargliene uno di mano, principalmente perché la testa gli serve, a uno per contenere il cervello e all'altro per tenerci una bocca; per non parlare delle palle, ma entrambi preferiscono non domandarsi perché pensare e mangiare non possano bastare, nella vita.
In ogni caso Kuromanekonosato fa cacare. Ci sono solo una decina di strade che si intersecano tra di loro formando una griglia di viabilità tra i blocchi quadrati di agglomerati domestici e il capo villaggio è un ometto anziano che pende verso sinistra e sputa quando usa la T. Un nukenin ben piazzato gli è arrivato vicino mentre il vecchio elencava i danni subiti, Chouji ha ingrandito istintivamente il braccio e la mano per fargli da scudo, ma lui ha prontamente usato il bastone per assicurare a tutti che il nemico non avrebbe più potuto avere figli. Una mossa di prevenzione all'avanguardia, per altro.
Il silenzio che c'è adesso è assoluto. La natura si è ammutolita e la coltre di polvere attutisce i rumori lontani, ogni tanto un'asse cede, si spezza e porta con sé dei detriti, a volte la casa semidistrutta crolla, altre rimane in piedi scricchiolando sinistramente, ma quel villaggio è ormai ridotto male. Qualche ora prima lo sciamano che guida quella gente ha riso in un modo piuttosto scomposto e se n'è andato, si è chiuso in un bunker e la sua risata è echeggiata dall'interno, facendo scivolare la polvere dalla porta di pietra.
“Che cosa stiamo aspettando?” bisbiglia Ino, accucciata accanto a Shikamaru.
“Kankuro ha un piano,” la informa lui.
“E 'sticazzi! Ti pare che uno vestito così formuli un piano che funziona?”
Ino indica lontano. Ci sono due pareti e un albero tra lei e quello vestito così, ma dal tono è chiaro che la cosa non le interessi affatto.
“Stai facendo ostruzionismo,” sospira il genio.
“Me ne frego, è brutto!”
“Chi disprezza compra, Ino...”
Chouji si è evidentemente accorto in ritardo di quel che stava dicendo, per questo subito dopo la sua espressione si fa dispiaciuta, poi confusa e in fine spaventata. Ino è attratta dal Kazekage, ma nel tentativo di avvicinarcisi è stata fraintesa dal fratello che, a una serata di beneficenza per le vittime dell'ultima guerra, l'ha baciata a tradimento. Lei gli ha mollato uno schiaffo e lui ha riso, riuscendo così a disegnarsi un bersaglio sul petto. Probabilmente se quello non fosse stato il suo primo bacio, Ino l'avrebbe presa meglio.
“Vuoi che ti strozzi?” ringhia lei, infatti.
Chouji scuote velocemente il capo.
“No. Grazie.”
Il suo compagno risponde in un tono leggermente più affettato di come avrebbe fatto se lei gli avesse offerto dei dango - il dolce gli piace poco - tuttavia l'espressione che fa dopo cancella tutte quelle sfumature e Chouji urla di scappare, nel panico come nessuno shinobi dovrebbe essere.
Il piano di Kankuro consiste essenzialmente nell'aspettare di essere stanati e maciullati, come ha gridato Ino a una distanza esigua dal suo orecchio, prima di uscire in gran fretta dal loro nascondiglio e rotolare malamente in uno spiazzo polveroso, ma per Shikamaru attendere la sera, quando la visione del nemico è dimezzata e le ombre giocano a suo favore, non è poi un cattivo inizio.
Quando riescono a uscire nuovamente dal radar nemico, finiscono a un edificio di distanza dagli alleati. Camminando tra tunnel improvvisati e macerie, riescono ad arrivare davanti al volto inespressivo di Gaara. Ino squittisce un'imprecazione, poco felice di presentarsi al cospetto del Kazekage, il culo più bello dai tempi del Lampo Giallo - che nessuno della loro età ha conosciuto, per inciso - tutta spettinata e polverosa, ma il suo barbuglio viene preso come scazzo generale e nessuno ci fa attenzione.
Comunque, da che si ricordi Nara, il Kazekage è molto più a suo agio con kunoichi sudate che con le segretarie succinte, le quali non perdono occasione per raccogliere centinaia di penne - evidentemente vive - davanti ai suoi occhi. Infatti Gaara non fa una piega e fissa il mondo attraverso una fessura che gli mette gli occhi in penombra e le labbra al sole. Shikamaru lo sa perché Ino a un certo punto gli ha dato un pizzicotto su un fianco e lo ha fatto sbirciare in quella direzione. Cosa gliene debba fregare a lui non è noto, ma pare sia essenziale metterlo al corrente di questi fortunati eventi. Il suo mal di testa ha acquistato proporzioni epiche proprio da lì in poi.
Il momento della contromossa è quasi arrivato, Chouji ha finito le patatine, Ino le unghie, lui ha formulato tanti piani strategici che non si ricorda più il primo, Gaara ascolta la sorella, annuendo di tanto in tanto, e Kankuro sta canticchiando una canzone che si intitola “la gallina felice”, perciò non ci sono dubbi che siano tutti pronti per lo scontro.



Lo scontro è andato bene. Ci sono un sacco di feriti, ma nessun morto e questa, in guerra, è una super vittoria. Che lui condivida o meno, hanno salvato anche lo storto e ossuto culo dello sciamano, nascosto nel bunker, quando Temari glielo fa notare però deve scansarsi velocemente per non prendere una bastonata in testa.
Appena sono arrivati la situazione era più tragica e non hanno subito fatto caso al bastone del vecchio, ma appena c'è stata un po' più di calma, Chouji si è strozzato con una patatina quando Ino gli ha chiesto se quella in cima al bastone fosse la testa di un coniglio. Dopo è stata tutta una tirata su quanto i conigli siano coccolosi e teneri e paffuti e dovrebbero essere tutti rosa perché sono coccolosi e teneri e paffuti e... Che palle, Shikamaru ha provato a distrarla buttandole praticamente tra le braccia un'orfanella da consolare, ma Ino è rimasta silente solo per un paio di minuti, poi ha chiesto alla bambina se le piacessero i conigli. Chouji ha sbagliato tutto dicendole che sono buoni in umido con le olive. Di sicuro, che Temari abbia fatto la faccia che ha fatto - quella da ommioddiocheppena, Shikamaru la conosce bene - non ha aiutato Ino a distendere i nervi, per fortuna subito dopo Gaara le si è seduto vicino e Chouji gli ha mollato in collo un altro orfanello; ché prima che arrivassero gli aiuti il nemico si è divertito a far saltare in aria case di civili indifesi, tanto per cambiare. Il Kazekage avrebbe potuto avere in collo una bomba innescata per la rigidità che il suo corpo ha assunto subito, ma almeno l'espressione di Ino si è addolcita. Ha richiamato la sua attenzione e gli ha mostrato come tenere il carico senza farlo cadere, né fargli male, preoccupazione che anche lo sciamano, pressoché cieco, avrebbe potuto vedere sul viso stressato del Kage.
Il bambino è piccolo, si è messo comodo, ha appoggiato la testa sulla spalla del ninja e si è infilato il pollice in bocca, ignaro del fatto che gli occhi di Gaara sembravano poter cadere giù, da quanto le palpebre erano spalancate. In breve lo shinobi si è rilassato abbastanza da non dover prestare completa attenzione a ogni gesto, poi l'idillio si è rotto perché Kankuro ha iniziato a ridacchiare, poco distante.
Ino avrebbe voluto spaccargli la faccia già al famoso evento benefico, invece ha dovuto ripiegare su un innocuo schiaffetto. Non ha fatto di più perché è una signora ed era vestita da signora, perciò non sarebbe stato un bel vedere, senza contare che scatenare un incidente diplomatico a una festa di beneficenza è una di quelle macchie che nessuno vorrebbe sul proprio file. Tuttavia, se tra dire e fare c'è di mezzo il mare, Suna è nel deserto, quindi l'unica cosa che l'ha trattenuta dal prendersi un permesso per andare a rompergli il naso e tornare a casa, è stato il fatto di non averlo sotto agli occhi e poter sfruttare diverse distrazioni, come il lavoro e gli amici, per pensare a tutto tranne il fatto che Kankuro Stronzo Sabaku le ha rubato il suo primo bacio. Adesso invece ce lo ha davanti, senza distrazioni, e l'occhiata che gli lancia scioglierebbe un qualsiasi oggetto inanimato.
Per fortuna il buon senso non ha completamente saltato quelle due generazioni - ché tra loro e il padre non si capisce come il fratello psicopatico sia diventato quello più affidabile - e Gaara richiama Kankuro con un tono scocciato.
Lo sciamano e il suo coniglio impalato devono aver annusato l'aria perché decidono di intervenire proprio in quel momento. Il teschio punta le sue cavità oculari verso Ino, il vecchio inclina la testa da una parte e arriccia le labbra, scontento.
“Tu avrai due bambine con i capelli rossi e un bambino che odia la sabbia!” dice, solenne come un cactus spennacchiato, prima di spostare lo sguardo vuoto del teschio su Temari, “Tu non ne avrai, affatto. Sei troppo orgogliosa...” poi l'attenzione gli cade sul sospiro di sollievo di Shikamaru e il vecchio sorride. “Be', magari qualcuno ti convincerà.” comunicando così al chuunin che nel futuro continuerà a essere il peggior nemico di se stesso. Nara si irrigidisce, scioccato, e un momento dopo Kankuro dà voce alla domanda che a lui è rimasta incastrata in gola.
“Perché gli dice queste cose?”
Lo sciamano alza le braccia in segno di resa.
“E che ne so? La gente mi paga, per questo! Volevo farvi un regalo.”



Konoha è bellissima, niente a che vedere con Coso al confine con il Vento e nemmeno con Suna. Konoha è verde, un verde rilassante, quasi appagante nel suo ondeggiare al ritmo di una brezza ammaliatrice, una sirena che canta anche di giorni afosi e altri rigidi, ma che sa farsi perdonare in fretta. C'è tutto un abisso, fatto di sabbia e afa e insetti a separarla da Suna. A Coso invece basta lo sciamano, per guadagnarsi un bel no.
Kankuro la desta dai suoi pensieri, sputando a terra il nocciolo di una ciliegia, e a lei tornano nelle orecchie altri suoni che aveva lasciato indietro, come la voce di Tenten e le stupidaggini di Lee. Il suo sguardo si posa sul porco maniaco di Suna e aggiunge mentalmente anche quel particolare al famoso abisso. Poi arriva Sai e dovrebbe ritrattare, ma decide di soprassedere perché l'incazzatura è sua e decide lei, checcazzo.
Naruto ha avuto una bella idea. Ormai nessuno lo considera più un evento, ma lei non si è mai stupita perché il jinchuuriki parla talmente tanto che prima o poi qualcosa di giusto doveva pur dirlo. Insomma era seduto a mangiare ramen quando ha spalancato gli occhi ed emesso un verso strano, poi ha ingoiato il boccone comprensivo di metà ciotola in un colpo solo, predisponendosi nell'arco di dieci secondi al tumore all'esofago e a una dozzina di malattie cardiache, e dopo qualche colpo di tosse ha gridato in faccia a Teuchi che stelle e ramen sono un'accoppiata meravigliosa. Il vecchio è rimasto un momento stordito, ma alla fine ha collegato la festa delle stelle cadenti, che ci sarebbe stata a breve, con quello che stava proponendo Naruto. Su tutti i manifesti è stato messo il nome di Teuchi, ma in basso a sinistra c'era una strana faccina stilizzata che assomigliava molto a un certo eroe.
Per questo motivo Ayame e suo padre sono a cinquecento metri di distanza, poiché per fare ramen serve l'illuminazione, mentre per vedere le stelle occorre l'oscurità, e sulla collina ci sono un centinaio di persone ramen munite e con il naso per aria a guardare disegni complicati e antichi. Occasionalmente passa una stella cadente e allora i bambini la indicano - i bambini e Naruto, s'intende - e segue un coro di “oooh”, meravigliato.
“Se la Hyuuga si intenerisce ancora un po' si squaglierà.”
E poi, in mezzo a tutto questo c'è Kankuro. Lo stupido maniaco di Suna che si veste con le buste della spazzatura.
Ino arriccia il naso, scontenta, come ha preso a fare ogni volta che gli si trova così vicina, e cerca di spostarsi un po' più verso Shikamaru. Chouji offre una patatina a Kankuro in quel momento, per distrarre Ino più che altro, ma si becca un'occhiata di fuoco proprio da quest'ultima.
“L'Hokage non vi ha dato un appartamento dove stare?” dice, sgarbata.
“Mh, non è un appartamento...”
Kankuro ha in realtà tutta l'aria di voler proseguire, ma non può poiché Ino non gliene dà il tempo.
“Una camera, un campo, un porcile, ovunque dormi di solito, insomma. Ce l'hai?”
“Ino...”
Il tono è lo stesso, ma non è Shikamaru a parlare, è Chouji, straordinariamente con la bocca vuota.
Sabaku ridacchia, Ino si chiede il perché per circa zero punto nove secondi e poi torna con il naso per aria, sperando che la faccenda sia chiusa. E lo pensa davvero per un'altra manciata di decimi di secondo, poi sente ancora la voce del ragazzo molto vicina al suo orecchio.
Ma Kankuro non è vicino per quel che pensa lei, sta indicando davanti a loro, proprio dove siede suo fratello, il Kazekage, con il capelli rossi lasciati cadere all'indietro dalla posizione della testa che abbassa solo per guardare Tsunade negli occhi quando parla, poco distante da lui.
“Gaara è cresciuto molto, ti pare?”
Ino sta per rispondere, ma si rende conto che non c'è una risposta acida per quella domanda, per lei oltretutto alquanto retorica. Così richiude la bocca e si concentra sul soggetto della loro conversazione. Kankuro riprende a parlare subito.
“Sono fiero di lui come non pensavo sarei mai potuto essere. E tutta la strada che ha fatto, tutto quello che si è lasciato dietro e quello che ha davanti lo deve a Naruto. Non a me.”
Con una punta di disagio, una vocina dentro la sua testa le sussurra che ora di battute acide ce ne sarebbero stormi, ma ancora una volta tiene la bocca chiusa. Accanto a lei c'è un fruscio di vestiti, il silenzio si allunga fino a incontrare un sospiro.
“Ma, sai, sono ancora io, suo fratello! e nessuno, nemmeno Temari, lo conosce come lo conosco io.”
A quel punto la voce di Kankuro è così seria, scura, che Ino non può fare a meno di voltarsi a cercarne l'espressione. Non sa cosa pensa di poterci trovare, ma forse in fondo spera solo di scoprirci più leggerezza di quella che avverte nell'aria.
“Lui e Naruto funzionano perché il vento smuove la sabbia, ma tu sei come fuoco, Ino: hai bisogno di essere alimentata. La sabbia lo spegne, il fuoco.” Le porta un ciuffo dietro l'orecchio e, anche se quello ricade in mezzo, lui sembra essere soddisfatto. “Qualunque cosa tu faccia, chiunque tu scelga, non perdere tempo con Gaara, lui non può darti quello che vuoi.”
Lo shinobi si alza, le passa vicino e la sorpassa, scendendo giù verso valle per una decina di metri fino a sedersi vicino al fratello.



Ino rimane a guardarlo a lungo, non lo vede davvero, persa nei suoi pensieri, ma si affretta a chiudere la bocca, quando si accorge di averla aperta. Si guarda intorno velocemente e scopre Chouji più lontano di qualche decina di centimetri e Shikamaru piuttosto vicino; la sta osservando. Ha quello sguardo lì, lo sguardo del “cheppalle, perché ho capito tutto?”.
Successe alla fine di un'estate di mille anni fa, quando erano bambini, si ricorda bene che doveva comprare il regalo di compleanno a Shikamaru e aveva deciso che sarebbe stata una scacchiera, poiché quella che aveva era stata messa a dura prova da un incontro ravvicinato con il sedere di Chouji, ma questa è un'altra lunga e ridicola storia il cui filo viene abbandonato in favore di quella corrente.
Shikaku, accasciato sul divano, le chiese, per fare conversazione mentre lei aspettava bradipo junior, che regalo avesse in mente e quando lei glielo ebbe detto, l'uomo se ne uscì con la più infelice delle domande.
“Quale?” disse.
Come quale? Si era chiesta Ino. Così, boccheggiando, aveva scoperto che esistono almeno tre o quattro tipi di scacchiera per gioco, varie versioni di epoche e zone diverse, ma anche preferenze di stili e diversi materiali. La scacchiera che si poteva trovare cinquant'anni fa a Kiri per giocare a shouji poteva essere simile a quella che si trovava in tempi recenti a Iwa per il go, ma non avevano niente a che fare l'una con l'altra. Togliendo quelle d'importazione ne rimanevano comunque tante tra quellezzzzzzzzzzzz... Quella volta Ino ipotizzò che i possedimenti del clan Nara fossero stati costruiti su un giacimento di gas soporifero; noioso e soporifero.
Si sarebbero spiegate molte cose, in effetti.
Per farla breve, Ino si fermò davanti a una vetrina con l'intento di studiare un telescopio, cosicché Chouji e Shikamaru si fermarono ad aspettarla; dal riflesso nel vetro lei poté vedere gli occhietti furbi del compagno continuare a cadere sulle due scacchiere poco distanti dal telescopio.
“Ehy, Shikamaru, guarda! Perché non te ne fai regalare una dai tuoi genitori?”
“Nh, queste non vanno bene...”
“Oh, e perché?”
Shikamaru si sbilanciò davvero a renderla partecipe delle mille differenze tra la scacchiera che avrebbe voluto lui e quella nella vetrina, compreso il fatto che erano per due giochi diversi, ma questo solo fino a quando non ebbe notato l'espressione attenta e sofferente della compagna. Si zittì d'un tratto, la osservò un lungo momento e in fine distolse lo sguardo, schioccando la lingua sul palato.
“Ce n'è una in legno di quercia in centro che mi piace molto,” biascicò, scocciato.
Ino sorrise esageratamente, contenta di aver capito almeno una caratteristica.
“Quercia, capito!” annuì.
Adesso Shikamaru la guarda in quello stesso modo e lei si sente in attesa, come se dovesse ricevere una soluzione semplificata, un aiuto, un suggerimento. Si scopre leggermente protesa verso di lui ed è solo quando il compagno sbuffa che si accorge di quanto siano realmente vicini.
In alcune occasioni Ino si è resa conto di esser dipesa troppo da Shikamaru, come un bambino che scruta un genitore per sapere se sta facendo bene, ma in fondo quel team funziona sul serio e se fosse solo merito di Shikamaru ci sarebbe squilibrio. Nonostante questo, è appurato che “Shikamaru saprà cosa fare” è una spiaggia calda e sicura dove annegare il panico.
Nara rotea gli occhi prima di iniziare a parlare e lei sembra sul punto di segnarselo, ché con quello sguardo lì pare debba risolvergli i problemi di una vita.
“Conosci la canzone della gallina felice, Ino?”
“Ma vaffanculo, Shikamaru!”



Un medico non opera mai a caso: sa già cosa deve fare. Questo non toglie mai quel briciolo di stress che sale in previsione di un intervento, cosa che spesso è un bene, dal momento che lo stress impedisce alla routine di portarsi via l'attenzione necessaria. Operare è, dopotutto, un grosso sforzo fisico e mentale.
Un ninja medico, specialmente uno che ha passato la guerra, tende ad avere il cuore più leggero, anche se questo non significa che non prestino la dovuta attenzione. Certo, il chakra curativo è un cuscinetto che salva chiunque cada dalla rete, ma ogni medico, ninja o meno, ha fatto un giuramento alla fine dei suoi studi e si impegna per rispettarlo in ogni circostanza.
Sono appena entrate e Sakura, mentre l'anestesista toglie la mascherina dalla bocca del paziente per dedicarsi all'intubazione, parla delle scarpe rosse appena comprate che hanno già perso un tacco e sono costate come una casa al mare, porcammerda. Ino rotea gli occhi, sospirando.
“Sakura, cara, Suna è piena di sabbia, come ti è venuto in mente di pensare che sapessero cos'è un tacco?”
Effettivamente è stato un azzardo, sembra pensare Sakura, a giudicare dalle sopracciglia chiare schizzate improvvisamente in alto, ma sul momento le sono sembrate così fighe da oscurare anche le obiezioni più valide.
Sovrappensiero disinfetta la parte interessata, mentre Ino sistema i teli sterili intorno all'area.
Ino è sempre stata l'aiuto, da quando operano insieme. Non è una questione di bravura, ma solo di praticità; Ino ha iniziato a studiare medicina dopo di lei e nel suo tirocinio ha assistito Sakura in più di un'occasione, quando si son trovate allo stesso livello era ormai un ingranaggio ben oliato che funzionava così com'era. Anche se, nonostante siano cresciute tutte e due, probabilmente Ino non arriverà mai dov'è Sakura. Questo Haruno non lo direbbe neanche se la pagassero e Yamanaka non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura. Senza contare che Sakura è a conoscenza del fatto che sembrerebbe un quadro espressionista se non fosse per tutto quello che sa Ino.
In quel momento, con un bisturi in mano e il manico della lampada scialitica nell'altra, in attesa del benestare dell'anestesista e degli infermieri, le viene in mente qualcosa.
“Come va con il fratello del Kazekage?” le chiede, agitando vagamente il bisturi nella sua direzione, mentre lo strumentista le avvicina il servitore.
Ino alza gli occhi di scatto perché era proprio lì che i suoi pensieri stavano indugiando, in un limbo tra la concentrazione su quel che stava facendo e il vagare di una mente rilassata verso i pensieri più lieti. Corruga le sopracciglia, indignata. Lieto poteva essere un caffè, in quel momento, non certo quello stupidissimo coso vestito con una tenda da campeggio. Eppure. Prima di rispondere a Sakura qualcuno o qualcosa, nella sua testa, ha l'audacia di farle notare che senza rendersene conto era proprio a lui che pensava.
“Non sapevo che il Kazekage avesse un fratello,” dice, affettata e un po' stridula. “Se non fosse così ingombrante non avrei notato neanche la sorella.”
“Che cattiva... Temari è, be', mh, vistosa, ecco.”
Ino ridacchia. Poi l'anestesista dà l'ok, il resto dell'equipe è pronto ed entrambe fanno un bel respiro, prima di dedicarsi interamente a quello che stanno facendo. Le chiacchiere sono rimandate al caffè che le attende a operazione conclusa.
Quando incide la cute del paziente, Sakura ode il leggero sospiro della compagna e sorride, lievemente; non serve essere uno Shikamaru, per capire.



Mentre lo strumentista fa la conta degli strumenti usati, riportando le cifre sulla lista di controllo, accanto a quelle prese prima di cominciare, Sakura poggia le mani guantate, sporche di sangue, sul bordo del lettino operatorio.
“Ino.”
Prima la chiama e attende di avere la sua attenzione, la sua voce è bassa per non farsi sentire da tutta l'equipe.
L'altra alza la testa, i suoi grandi occhi azzurri la osservano stupiti e interrogativi per un momento, inclinandosi leggermente verso di lei per via di quella sua aria cospiratrice.
“Perché non esci con Kankuro?”
ino raddrizza immediatamente la schiena e arriccia le labbra sotto la mascherina, ma il disagio è visibile anche dagli occhi e le sopracciglia corrugate. Sakura mette le mani sanguinose davanti, prima che lei parli, e cerca di spiegarsi meglio.
“So cosa ha fatto e quanto ti abbia scioccata, ma se ci pensi conosci molto di più lui che il Kazekage... Kankuro è un ottimo ninja,” grazie al sangue le dita scivolano l'una sull'altra mentre le spunta per contare, “una brava persona, è economicamente stabile, bravo con i bambini e rispettoso per la natura.”
“Chi te le ha dette tutte queste cose?” gracchia Ino, schifata.
“Lo so che me ne pentirò subito dopo averlo detto, ma... Tu, Ino.”
Lei apre bocca, ma non sa cosa dire e quando lo strumentista le interrompe, per dare il via alla chiusura, gli è quasi grata.
Sakura ha preso a suturare i vari tessuti, rimane con gli occhi fissi su quel che sta facendo, e inizia a parlare solo dopo che ha preso il via.
“Siete amici. E lo sai da cosa si vede? Dal fatto che lui ti ha raccontato del progetto per la serra a Suna, che ha portato davanti al consiglio personalmente, ti ha parlato dell'orfanotrofio in cui lui e Temari vanno spesso, sempre lui ti ha messa in guardia dal fratello, non vuole vederti soffrire e francamente neanch'io,” sospira, “Come se non bastasse non te le ha dette per farsi bello, tu gli hai fatto delle domande a cui ha risposto. Sei venuta da me raccontandomele come se te ne stessi vantando! Perché siete amici e sei stata orgogliosa di lui!”
Sakura posa la pinza e l'ago sul servitore che viene portato via dallo strumentista e tenendo le mani per aria porta gli occhi sulla compagna.
“Lo so che ti ha infastidita quel che è successo tra voi, ma non credo proprio che sia perché non ti piace. Ammetti che te la stai facendo sotto, così possiamo andare tutti a casa a dormire sogni tranquilli!”
“Giusto!”
Un infermiere, che si è preso più di una sgridata gratuita in quelle settimane, alza il braccio e concorda ad alta voce, preso dall'arringa.
Entrambe gli lanciano un'occhiata di fuoco, prima di tornare a guardarsi. Ino vorrebbe dire così tante cose che alla fine rimane zitta e Sakura è davvero molto impegnata a non sorridere perché si è proprio piaciuta, ha detto quello che voleva dire come voleva dirlo e Ino le è davanti a boccheggiare. La Sakura dentro di lei sta facendo un balletto osceno.
Ino esce per prima, si lavano in silenzio, poi segue l'altra nel suo ufficio completamente sovrappensiero. Si siede davanti alla sua scrivania e rimane a osservarla fare rapporto sull'operazione; segue la penna sul foglio come se stesse tracciando i confini dei suoi pensieri, i quali la portano a una domanda che la rincorre da lontano, lieve e incessante, da giorni.
“Senti, mh,” dice piano, Sakura non alza la testa e non smette di scrivere, ma fa un verso interrogativo, “di cosa parla la canzone della gallina felice?”
La kunoichi lascia una frase a metà e la osserva senza alzare la testa, facendosi roteare la penna tra le dita, sovrappensiero, poi torna con gli occhi sul foglio ed emette uno sbuffo divertito.
“Parla di te, Ino. Racconta la storia di una ragazza che vuole solo essere felice, non le interessa con chi o perché, vuole vivere una vita serena, vuole avere una famiglia numerosa, i fiori in giardino e i genitori a pranzo la domenica. Il fatto che sappia cosa vuole non fa di lei una stupida, gli altri lo possono credere, ma non le interessa; è una gallina felice.” ride. “Te l'ha detto Shikamaru, vero? Quell'uomo ti conosce troppo bene... Ma dove vai?”



Kankuro sta mangiando ramen sullo sgabello accanto a Naruto. Il jinchuuriki urla come un forsennato che Hiashi gli ha rotto le palle con le sue tradizioni e tempi lunghissimi che uccidono tutto il romanticismo nel suo rapporto con Hinata, ma lui lo ascolta a intervalli così ha capito che Hiashi vuole uccidere Hinata e sulla fronte gli son venute delle rughe di preoccupazione; mentre riprende il filo del discorso per accertarsi che non ci siano altri clan sterminati, a Konoha, riprende anche quello dei tagliolini, ché il brodo sta diventando freddo.
Shikamaru pungola un naruto nella sua ciotola, mezzo annegato nel brodo, forse cercando di far stare zitto quello arancione che urla accanto a lui. Chouji, al suo fianco, mangia ramen come se fosse l'unico cibo sulla terra, come quando Naruto ritornò dalla missione nel Paese del tè, dove con il principio di un attacco di panico scoprì che da loro è un piatto che non va e nessuno lo cucina.
In quel momento, proprio mentre Naruto strilla a bocca aperta dove Hiashi dovrebbe mettersi le sue tradizioni e Chouji ha un tagliolino penzolante sul mento, arriva Ino.
Lei viene udita subito perché la tenda che scosta con una mano si dilania al suo passaggio e il lamento che segue è quello di Ayame che l'aveva ricucita da poco, dall'ultima volta che Sakura cercava un Naruto scappato dall'ospedale. Tutti si voltano verso la kunoichi. Chouji, Shikamaru, Naruto, Kankuro, Genma, Raido e Tizio, anche lui con i tagliolini a metà.
“Cosa avete da guardare?” ringhia lei, rivolgendosi a questi ultimi tre. Loro tornano rapidamente al loro pranzo.
A quel punto la kunoichi fa tre passi e, senza dare il tempo a Naruto di chiudere la bocca o a Chouji di svuotare la sua, molla un ceffone a Kankuro che lo fa voltare verso Teuchi.
L'uomo non fa una piega perché lui ha visto il jinchuuriki stramazzare al suolo per molto meno e, anche se all'inizio pensava che fosse un bamboccione, ha intuito presto che quelle donne lì non vanno fatte incazzare. Sakura continua a ordinare cose fuori menù, credendo in buona fede che sia fisso, e non viene mai contraddetta.
Kankuro muove le labbra in un “ahia” muto.
“Sei proprio uno stronzo,” gli dice Ino, prima di baciarlo. E gli dà pure un gran cazzo di bacio, con il corpo premuto contro il suo, le braccia intorno al collo e la testa piegata di lato.
Naruto cade dallo sgabello, Genma dice che non è giusto, lui è il più stronzo di tutti e non gli succedono mai cose del genere, Raido gli fa cenno di farsi i cazzi suoi ché il bacio no, ma un ceffone se insiste lo prede eccome. Chouji emette un mugugno che evidentemente Shikamaru è allenato a comprendere, dovendo sempre parlare con uno costantemente con la bocca piena - e con Naruto - poiché risponde sospirando e portandosi una mano a sorreggere la testa.
“Qualcuno le ha raccontato di cosa parla la canzone della gallina felice.”
Tizio pensa che cambierà ristorante.




Owari











Ho scoperto questi termini e i nomi dei vari ruoli in sala operatoria documentandomi su internet e, se qualcuno se lo sta chiedendo, l'assistente del primo chirurgo è semplicemente chiamato l'aiuto. Sì, banale, ma efficace.

Mi ci sarebbe voluto un cervello nuovo per farla meglio, perciò questo è il mio massimo con il cervello che ho, spero possa piacere lo stesso. Non so quanto sia comica, ma di sicuro fa ridere i polli. Almeno qualcuno riderà! Grazie di avermi dato quest'opportunità, grazie quindi di aver indetto il contest e speriamo vinca io... ah, cazzo, speriamo vinca il migliore! Il migliore! Speriamo vinca il migliore, ecco! Stupido Freud.



I personaggi... Fffffff, non mi appartiene niente tranne la gallina felice e l'idea delle stelle e del ramen, vogliamo parlarne?


  
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