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Autore: PinkyCCh    19/09/2013    15 recensioni
Cosa può accadere se un contratto stipulato anni prima da due nonni un po' pazzi, venisse fuori?
E se questo contratto implicasse un matrimonio combinato tra due ragazzi?
E se il ragazzo fosse uno stronzo cuore di ghiaccio ?
E se la ragazza invece fosse dolce e tranquilla, innamorata dello stereotipo del principe azzurro?
E se una fidanzata gelosa mettesse il proprio zampino?
Riusciranno Shin e Yamashita ad amarsi? O il destino vincerà?
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Universitario
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- Questa storia fa parte della serie 'Ice heart - cuore di ghiaccio'
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- Prologo -




Credo che sia arrivato il momento di raccontarvi una storia. Una strana storia. Una di quelle, che almeno per quanto mi riguarda, fa contorcere lo stomaco, creando un groppo in gola, facendo pizzicare gli occhi.

Non credevo che un sentimento bello come l’amore potesse essere tanto distruttivo. Avevo sempre letto di amori fiabeschi, di principi e principesse. Forse avevo sbagliato tutto nella mia vita. Forse ero una semplice ragazza di provincia che sognava troppo e si sa i sogni non creano la realtà.
 
La mia fiaba iniziò in un giorno d’inverno. Una di quelle tipiche giornate invernali, dove il freddo padroneggiava. Persino i miei pensieri si stavano congelando. Tuttavia quel tempo così gelido mi era sempre piaciuto, mi faceva sentire libera, diversa.
Mi piaceva tanto girovagare per le strade del mio piccolo paese mentre il resto della popolazione rimaneva rintanata in casa, era tutto così caratteristico. Quel giorno una strana ansia s’impossessò del mio corpo, come se stessi prevendendo ciò che da lì a breve sarebbe accaduto.
Quando rincasai, alla sera, trovai i miei genitori pallidi in viso. Doveva essere successo qualcosa. Qualcosa di grave? Forse. La nonna? Forse.
Mi avvicinai al tavolo dove i miei genitori stavano bevendo un the e mi accomodai con loro, versando un po’ di liquido nella mia tazza rosa con i coniglietti. Li guardai di sottecchi, analizzando il loro strano comportamento.

“Mamma? Papà? Che succede?” osai domandare.

Nulla. Nessuna risposta. Si limitavano a guardarmi, come se fosse  l’ultima volta che mi avrebbero vista. Avevo forse un male incurabile? Stavo morendo? Ma certo che no! Ero sanissima! Bah..

“Uffa! Volete rispondere?” sbottai ormai scocciata da quel silenzio surreale. La mia casa non era mai così silenziosa. C’era sempre un via vai di amici e parenti e mio fratello che urlava di qua e di là.
“Yama..”  sussurrò mia madre con la voce rotta dal pianto.
“Mamma, gentilmente spiegatemi cosa sta succedendo!” iniziavo davvero a spazientirmi. Odiavo quando si creavano certe situazioni. Volevo solo capire cosa stesse succedendo.
“La nonna..” furono queste due paroline ad uscire dalla bocca di mia madre. Due paroline che mi fecero sussultare.
“Nonna? Sta male? Che succede!?” sembravo una macchina impazzita.
“Zitta e ascoltaci un secondo..” si spazientì mia madre e come darle torto? Non facevo che interromperla.
“Avanti mamma.” L’esortai, enfatizzando il concetto con un movimento nervoso delle mani.

Mio padre, invece, continuava a stare zitto e fissare il pavimento con occhi vuoti. Tristi.

“La nonna, come stavo dicendo, ci ha portato una vecchia lettera del mio defunto padre. E in questa lettera, c’erano le sue ultime volontà.” Oh, mio nonno aveva scritto un testamento?
“E questo sarebbe un motivo per cui rattristarsi?” risi di gusto per la scemenza appena detta e per le loro facce.
“Sì. Perché le sue ultime volontà, volevano che la sua ultima nipote, donna, si trasferisse a 9731 chilometri distante da noi.”

Strabuzzai gli occhi e guardai prima mia madre e poi mio padre.

“Cosa? Ma aveva per caso bevuto?” urlai, alzandomi dalla sedia e sbattendo le mani sul tavolo di vetro della cucina.
“No. Aveva semplicemente stretto un accordo con un suo vecchio conoscente giapponese, affinché gli ultimi eredi diretti delle due stirpi, si unissero in matrimonio.” Rispose risoluta mia madre.

Un mancamento. Mi sentì mancare. Sposarmi? Ma chi? IO? No, stavano scherzando. Forse era il primo d’aprile e io non me ne ero resa conto. Dai loro sguardi però mi resi conto che stavano parlando per davvero. Mi sarei sposata da li a poco.

“M-mamma, ti prego dimmi che state scherzando. Ve ne prego!” piagnucolai. Ero inorridita e spaventata al tempo stesso. Come potevano farmi una cosa simile?
“Piccola mia.. “ Mia madre, cercò di accarezzarmi il capo, ma scostai brutalmente la sua mano. In quel momento li odiavo. Mi stavano vendendo per un fottuto contratto, se così si può chiamare, scritto anni addietro. Come potevano?

Vuoto, freddo, solitudine. Volevo restare sola. lasciai i miei genitori soli in cucina ed io corsi di sopra nella mia camera. Il mio rifugio. Volevo solo stare in quella buia stanza che ora mi teneva prigioniera insieme ai miei pensieri.

“Nonno, come hai potuto?” sussurrai prima che Morfeo decidesse di trasportarmi con lui nel beato mondo dei sogni.





 
        

 
   
 
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