Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: workinprogress    19/09/2013    12 recensioni
I raggi luminosi del sole non illuminavano ancora il Villaggio dei Vincitori. Mentre lentamente stava albeggiando, il Distretto 12 dormiva. In quella mattina d'estate, Peeta Mellark si rese conto che il tempo che gli era rimasto stava scivolando via.
[Everlark] [Evviva l'angst] [One shot]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Growing back together'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ho quasi paura a postare questa cosa... Vi prego di mangiare qualcosina prima della lettura, non vorrei essere sbranata viva. Grazie.


Aurora.



I raggi luminosi del sole non illuminavano ancora il Villaggio dei Vincitori. Mentre lentamente stava albeggiando, il Distretto 12 dormiva. In quella mattina d'estate, Peeta Mellark si rese conto che il tempo che gli era rimasto stava scivolando via.

Già da qualche giorno si sentiva più stanco, più vecchio del solito.
La sensazione che lo aveva afferrato in quel momento, però, non poteva essere fraintesa.
Sul petto lo schiacciava un pesantissimo macigno, che gli rendeva difficile respirare. Non avrebbe saputo spiegare come stesse succedendo, ma sembrava che il suo corpo se ne fosse reso conto molto prima della sua mente. Semplicemente, stava morendo.
Al suo fianco, Katniss dormiva ancora, bianca ed evanescente come il chiarore che si cominciava ad intravedere dietro alle montagne. Il respiro di Peeta si fece più pesante, e seppe con certezza che quella era l'ultima volta che la guardava riposare.
Pur nella vecchiaia, era ancora bella. Non avrebbe voluto svegliarla: sarebbe stato bello andarsene con quella tranquilla immagine di lei scolpita nel cuore. Un'uscita di scena serena, poco rumorosa.
Ma se le parti fossero state invertite, sapeva che lui non l'avrebbe mai perdonata per un gesto simile. E poi aveva ancora tante cose da dirle, così tante cose, e così poco tempo...
Avvicinò la mano alla sua spalla, e si accorse che era tremava vistosamente.
«Katniss».
Lei mugugnò qualcosa, muovendo il volto contro il cuscino. Il cuore di Peeta si strinse in una morsa. Era ancora così bella, e lui l'amava così tanto, così tanto...
«Katniss», sussurrò tra i denti. Il fiato gli mancava. «Ti prego».
Lei socchiuse gli occhi, scivolando verso di lui.
«Che c'è?». Si stropicciò gli occhi, sbadigliando. «Un incubo?».
Peeta fu scosso da un improvviso tremore. Era peggio di un incubo. In quel caso avrebbe solo dovuto sperare di svegliarsi presto. Invece, ora doveva restare lì ad aspettare di addormentarsi per sempre.
«Peeta?». Katniss aprì del tutto gli occhi, preoccupata dalla mancanza di risposte. Gli prese una mano e la avvolse con le sue, calde e ruvide. «Hai le mani ghiacciate», mormorò a mezza voce, aggrottando le sopracciglia.
Lui cercò di sorridere, ma sul viso gli si dipinse solo una smorfia. Respirare si stava facendo sempre più difficile.
«Peeta!». Le mani di Katniss vagarono sul suo viso e lo avvolsero. Il suo sguardo angosciato comparve nel suo campo visivo. Batté le palpebre, tentando di cancellare lo strano sfarfallio che gli impediva di vederla bene.
«Katniss, ascoltami». L'urgenza nella sua voce era palpabile.
Lei si ritirò in fretta, tremando. Tentò di districarsi tra le coperte che le avvolgevano le gambe, per scendere dal letto.
Peeta mugolò, allungando una mano verso di lei. Dove stava andando? Aveva intenzione di lasciarlo lì a morire?
«Peeta», disse lei concitata, già alla porta. «Peeta, calmati. Vado a chiamare Lily, tu sta' calmo».
«No, resta».
Katniss si riavvicinò al letto, con i muscoli del volto contratti. Era il ritratto dell'angoscia.
«Ci metterai troppo. Resta».
«Ma-».
Peeta cominciò a tossire forte, il corpo scosso dagli spasmi. Lei gli corse di fianco, smettendo di parlare. Prese la sua mano gelida e la strinse, aiutandolo a risistemarsi sul cuscino.
Fu quello il momento in cui vide sul serio quello che le stava davanti. In cui si rese conto anche lei che la morte li aveva risparmiati quando erano giovani, ma ora stava tornando a riscuotere il suo pegno.
Peeta era pallido come un cencio, coperto di sudori freddi, con una mano sul petto e l'altra, ghiacciata, tra le sue. Non c'era bisogno di sua figlia per capire che la stava lasciando.
Katniss salì sul letto, accucciandosi al suo fianco. Cominciò ad accarezzargli i capelli grigi con movimenti ritmici, rassicuranti. Gli sorrise incoraggiante, massaggiandogli le mani rigide e fredde. Attese che lui chiudesse gli occhi, stanco.
Da quel momento lasciò che le lacrime vincessero la sua resistenza.
Cominciarono a scivolare silenziose lungo il suo viso segnato dagli anni, dalle cicatrici, dal dolore. Non riusciva a sentire niente, in quell'attimo. Era come avere in circolo nel sangue una massiccia dose di morfamina. L'unica cosa che percepiva era una sensazione di soffocamento, di vuoto devastante.
«Katniss?».
«Mh?». Le sfuggirono un paio di singhiozzi, ma Peeta non sembrò accorgersene. O forse non aveva la forza di aprire gli occhi per controllare.
«Che...». Sospirò pesantemente, con fatica. «Che ore sono?».
«È... è adesso l'alba».
Peeta aggrottò le sopracciglia, come se quelle parole lo avessero ferito. «L'alba?».
«Sì...», rispose piano Katniss, senza capire di preciso cosa intendesse.
«Peccato». Aprì gli occhi chiari e cercò quelli della moglie. «Avrei voluto vedere... un altro tramonto».
Katniss tentò di sorridere, ma il suo tentativo degenerò in una smorfia umida di lacrime.
Lui se ne accorse e allungò una mano verso il suo viso.
«No... non fare così. Ehi, non piangere, Kat». Di fronte a quel soprannome lei cominciò a singhiozzare più forte. «Coraggio... io starò bene. C'è chi mi farà compagnia...». Le accarezzò i capelli bianchi con la mano che tremava. «Si prenderanno cura di me, lo sai... ti aspetteremo insieme». Respirò a fatica. «Però non avere fretta, per favore».
Katniss avrebbe voluto urlare, spaccare tutto ciò che le fosse capitato sottomano, tornare nei panni della ragazza in fiamme per incendiare ogni cosa. Ma non ci riusciva. Era come prigioniera di un corpo che non reagiva ai comandi. Fu solo in grado di stringere Peeta come se non lo volesse lasciare più andare, mentre le lacrime le scendevano lungo il viso.
Era finita. Le guerre combattute, le battaglie vinte, ciò che rimaneva della vita. Tutto stava morendo fra le sue braccia.
«Katniss». Non serviva essere dei medici per capire che quelli erano gli ultimi respiri di Peeta. «Saluta i ragazzi per me. Baciali... e digli che li amo».
«Non te ne stai andando...». La voce di Katniss era poco più di un sussurro spezzato.
«Digli che mi... dispiace». Tossì fuori la poca aria che gli rimaneva. «È importante, diglielo».
«Non te ne stai andando».
Le mani fredde di Peeta strinsero le sue. «Sì, invece. Mi dispiace... Kat».
«No!», gridò lei. «Me lo avevi promesso! Mi avevi promesso che saresti rimasto con me!».
Peeta fece un sorriso tristissimo, mentre due lacrime gli sfuggivano dalle ciglia. Stava per abbandonare per sempre l'angoscia, il dolore, il rimorso. Lo aspettava un lunghissimo riposo senza incubi, la pace della terra scura. Ma Katniss, china su di lui, Katniss, che piangeva disperata, Katniss, la sua amata moglie, lei sarebbe rimasta.
Peeta non ci aveva mai creduto, ma qualcosa dopo ci doveva essere. Non avrebbe sopportato di doverla lasciare per sempre.
«Dovevi restare!», gridò di nuovo Katniss.
Peeta allungò una mano e gliela appoggiò sulla guancia. Lei la avvolse tra le sue e la strinse come se fosse la vita stessa del marito, e nessuno potesse portargliela via. Sentì che lui la tirava per averla più vicina, e si chinò sul suo viso, singhiozzando.
«Resterò», sussurrò Peeta, così piano che quasi non si sentì. Prese un ultimo respiro e lasciò un bacio sulla fronte di Katniss. «Sempre».
Le parole si persero nella stanza, poi Peeta chiuse gli occhi.
I raggi luminosi del sole non illuminavano ancora il Villaggio dei Vincitori. Dietro le montagne spuntava l'aurora e il Distretto 12 dormiva, in quella mattina d'estate.
Poi, un urlo straziante squarciò il silenzio.


_______________



Ehm, risparmiate la mia vita, per favore. Non voglio fare la fine di Peeta, è un po' prestino per me.

Uhm... adesso immagino di dovermi scusare. Voglio dire, non solo ho intasato letteralmente il fandom in questi giorni (tre storie in quattro giorni!), ma ho pure ucciso Peeta! Se vi può consolare, scriverlo è stato assolutamente, totalmente straziante.
Secondo Word questa storia l'ho scritta venerdì 30 novembre 2012. Mi è sempre mancato il fegato di pubblicarla, perché, insomma, non muore una persona qualunque. Ma stasera hanno pubblicato anche Eco e Deb e mi è venuto uno slancio di coraggio, quindi eccomi qua.
I prossimi giorni cercherò di lasciarvi un po' in pace e non ammorbarvi con le mie storie. Le prossime comunque dovrebbero essere più felici. Va beh, okay, anche un episodio di depistaggio di Peeta sarebbe più felice di questa storia.

Tre piccole puntualizzazioni.

La prima è grammaticale, riguarda il punto in cui Peeta dice: «Saluta i ragazzi per me. Baciali... e digli che li amo». Allora, sono consapevole del fatto che sarebbe «Dì loro che li amo», ma cerchiamo di essere realisti... chi è che parla così mentre sta morendo? Può averlo fatto giusto il fondatore dell'Accademia della Crusca, forse.
La seconda informazione riguarda Lily, la figlia dei PK. In caso in cui non l'abbiate capito, lei e il fratello al momento sono molto adulti, ovviamente, e la primogenita è diventata un medico. Ecco perchè Katniss voleva andarla a chiamare quando ha visto che Peeta stava male (a parte ovviamente l'istinto di chiamare i figli in un momento simile).

L'ultima noticina è legata alla differenza tra alba e aurora. Mi sono informata, per utilizzare questi termini con cognizione di causa, e secondo il dizionario online del Corriere (il mio dizionario pesa un botto e non avevo voglia di andare a prenderlo, va bene?) queste sono le definizioni.
Alba: Luminosità mattutina che rischiara il cielo notturno e precede l'aurora.
Aurora: Luminosità dorata e rosea che precede il sorgere del sole.
Ergo, prima c'è il buio, poi l'alba, poi l'aurora, poi spunta il sole e Peeta l'è già bello che morto.

Mi dileguo, prima che qualcuno mi spari.

Grazie di essere passati e spero di non avervi fatto deprimere troppo (E comunque, Eco, hai iniziato tu con quella cosa depressa su Gale, quindi non voglio sentirti fiatare :P)!
Un abbraccio consolatorio,
wip

  
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: workinprogress