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Autore: Axia    23/03/2008    28 recensioni
Spin off tratta dall'Alchimia del Sangue. I due mesi che il figlio del Salvatore dei maghi ha passato in Scozia, in un turbinio di nuovi sentimenti, sensazioni, un nuovo amore, una passione pericolosa e torbida e un oscuro segreto che gravita attorno ai Phyro, di cui lui fa parte.
Lilly centric.
Genere: Malinconico, Drammatico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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~ Flame ~

The Beginning

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[ Fuoco, cammina con me! ]

Jim Morrison

 

 

 

 

 

 

 

- Ma che idea del cazzo...lasciamelo dire, sprizzi gioia da tutti i pori.-

- Grazie Phin, detto da uno che se ne sta stravaccato in terrazza a farsi una canna è veramente consolatorio.-

- Andiamo amico, lo sai anche tu. A quest’ora dovresti essere qua con me e Jas a programmare il venerdì sera invece che su un treno pulcioso che ti porta chissà dove in mezzo a scoppiati piromani che non sanno neanche accendermi il torcione che ho in mano...-

- Molto divertente...aspetta, c’è una galleria...-

Lucas James Potter avvertì un irritante sfrigolio e si scostò di qualche centimetro il cellulare dall’orecchio.

Non doveva neanche preoccuparsi di parlare a bassa voce. Lo scompartimento e il vagone erano quasi completamente vuoti. Aveva visto due o tre Babbani leggere oziosamente i giornali, anzi...più che altro, agitarseli in faccia a causa della calura micidiale di quel trentun giugno.

Dallo sportello mezzo aperto, la maniglia era rotta e non era riuscito a chiuderlo, il giovane mago sentì il canticchiare stonato di un demente che ascoltava una vecchia canzone di Bowie.

Il treno, un regionale che attraversava mezza Scozia e le Highlands, viaggiava spedito, ma era partito con un ritardo considerevole.  E dopo tre ore e mezza di viaggio, lui iniziava ad annoiarsi, senza contare che a ogni fermata, scendeva più gente di quanta ne salisse.

Avrebbe preferito di gran lunga Smaterializzarsi direttamente a quel maledetto Chandler Fort Castle, come indicava quel dannato coupon che il Ministero della Magia si era premurato di fargli avere.

- Ecco, ti sento di nuovo...- disse, buttando uno sguardo vago ai bei paesaggi della Scozia dove un castello di nascita normanna faceva bella mostra di sé sulle sponde di uno dei tanti laghi della regione – Colin arriva più tardi?-

- Si...- bofonchiò Phin, levandosi di bocca la cartina e iniziando a lavorare l’erba con precisione chirurgica – Sono riuscito a convincerlo a disertare il Krack per una sera. Lo sapevi tu che in quel locale ti offrono la meta anfetamina Paranoid insieme ai cocktail meno cari?-

- Ecco spiegato perché Jason vive lì dentro.-

In sottofondo, la voce di Jason Steins giunse ancora più impigrita di quella di Manners. Si fece passare quell’astruso aggeggio Babbano e dopo aver capito da che parte indirizzare orecchie e bocca, emise un sono sbuffo.

- Allora, che mi racconti?-

- Niente di che. Il coupon sembrava interessante. Mia madre era d’accordo con me, papà un po’ meno anche se non ne capisco il motivo.-

- E’ uno stage per Phyro?-

- Si, ci siamo informati. E’ un corso intensivo. Questo Chandler è famoso nei paesi nordici a quanto mi hanno raccontato. Sa il fatto suo...insegna ai Phyro a dosare il proprio potere e ad aumentarlo. Inoltre il posto sembra bello...un po’ isolato, ma bello.-

- Quanti sarete?-

- Non ne ho la più pallida idea.- confessò, sospirando – Due mesi di cazzeggio per Londra era chiedere troppo ai miei.-

- Gli abbiamo affondato la barca l’anno scorso, ricordi?-

- Sottigliezze. Non avrei potuto affondargli niente sulla terra ferma.-

- Ma che cazzate...- Jason rise, buttando un occhio alla perfetta canna ottenuta dal lavoro da certosino di Phin – Comunque potrebbe essere interessante. Conoscere altri Phyro, intendo.-

- Almeno potrò ballare nudo intorno a un fuoco di notte in compagnia.-

- Senti...stasera le ragazze fanno festa a casa nostra. Jen ha invitato tutte dal quinto anno in su. Se vedo Vicky...le devo dire qualcosa?-

- Ci siamo già detti tutto, davvero. Non era contenta, preferiva che fossi rimasto con lei per conoscere il parentado della famiglia degli Squali ma alla fine se n’è fatta una ragione. E poi vado in Scozia, mica parto per le Hawai.-

- Goditi le tentazioni, fidanzato modello.- gli consigliò Jason – Ti ripasso lo spacciatore.-

- Non dire stronzate!- sbottò Phin, riprendendosi il telefono – Lucas, occhio a quello che fai o finirai castrato prima di compiere i diciotto anni. La gente è pettegola anche in Scozia.-

- Se lo dite voi...-

Adagiò il capo all’indietro, contro l’imbottitura bitorzoluta del sedile e li salutò. Ah, si. I ragazzi gli sarebbero mancati. Aveva progettato una bella estate e invece il Ministero aveva fatto sapere che altri incendi alla proprietà della Scuola di Hogwarts non sarebbero stati tollerati.

Come se fosse stato lui a dar fuoco al Platano Picchiatore. Bhè, l’idea più volte gli era passata per la testa ma a sentire Piton, che si teneva i suoi fidi bimbi serpenti stretti come una madre ossessiva, non era vero che Vicious era uscito in piena notte con tanto di tanica di liquido infiammabile.

Bastardo.

Chiuse il cellulare e lo infilò nella tracolla, tirandone nuovamente fuori gli auricolari del lettore.

Lo aspettava ancora un’ora e mezza di viaggio e più il treno avanzava, più la vegetazione si faceva fitta. Estese colline verdi smeraldo, campi di bucaneve, pendii rocciosi di terra bruna bagnata.

Si, lo scenario era mozzafiato.

Lift Me Up di Moby vibrava nelle sue orecchie come qualcosa stava agitando il suo cuore.

Fuoco. Era tutto ciò a cui pensava.

Avrebbe incontrato altri Phyro.

Visto altro potere simile al suo...non sarebbe più stato l’unico come invece era a Hogwarts.

Un sogghigno estatico gli piegò la bocca carnosa e volitiva, mentre si appoggiava con un gomito al finestrino.

Era eccitato, sebbene avesse tentato di smorzare il suo entusiasmo in presenza di Victoria. Toccò la sua fedina e si sentì subito meglio: si, due mesi sarebbero passati in fretta. Le avrebbe scritto, sarebbe andata a trovarlo...e finalmente avrebbe imparato a domare davvero il suo potere.

Harry sarebbe stato fiero di lui.

Con una nuova energia, riaprì il coupon per l’ennesima volta, incapace di stare fermo. Chandler Fort Castle pareva una dimora accogliente. Un po’ cupa forse, niente da paragonare con Hogwarts anche se lì almeno, sperava, l’avrebbero lasciato bruciare ciò che gli andava.

Era indicato un orario esiguo di lezione teoria, tre ore al mattino e poi quattro ore di pratica nel pomeriggio per quattro giorni la settimana. Per il resto erano liberi di aggirarsi per i villaggi vicini, senza sorveglianza se si era maggiorenni.

Avrebbe baciato in fronte quel Chandler. Nel complesso non sembrava un collegio militare, sebbene continuasse a dirsi che da qualche parte la fregatura doveva pur esserci.

Comunque, se avesse scoperto che lo staff di Chandler comprendeva uno squadrone di replicanti di Piton, avrebbe preso la strada di ritorno a casa alla velocità della luce. Ne aveva già abbastanza per il resto dell’anno di scoppiati.

A mezz’ora dall’arrivo a destinazione il treno fece una fermata obbligatoria in un piccolo villaggio fuori mano immerso nel verde. La sosta sarebbe durata dieci minuti, così scese dal treno, sullo spiazzale di quella minuscola stazione dall’aria campagnola, e si accese una sigaretta.

Aveva caldo. Per quanto possibile, in estate per un Phyro vivere era quasi intollerabile.

I jeans chiari erano sdruciti sulle ginocchia, la camicia bianca era la più leggera che avesse. I Ray Ban gli riparavano le iridi cerulee dal sole a picco ma imprecò ugualmente, passandosi una mano fra i folti capelli.

Avrebbe dovuto tagliarli prima di partire.

Si portò la cicca alle labbra e si guardò attorno. Nessun Babbano. Solo un vecchietto che dormiva appisolato su una panca qualche metro lontano da lui. Fece per portarsi un dito sotto la sigaretta, ma qualcuno lo prevenne.

La fiamma fece scaturire una piccola scintilla e lui levò lo sguardo, stupito.

Non l’aveva notato. Insolito per lui. Dagli altri vagoni erano scesi almeno una dozzina di ragazzini, dai quindici a vent’anni. Si dette dello stupido, come aveva fatto a non accorgersene? Fra tutti quanti, emanavano un calore che anche un pivellino sarebbe riuscito a sentirli.

Ad accendergli la sigaretta era stato un ragazzo alto e corpulento coi capelli scuri.

Dietro di lui c’erano altri due tizi. Uno biondo e uno bruno. Poco indietro anche una ragazza minuta e con sguardo passivo. Pareva un po’ spaesata.

- Ciao.- lo salutò il suo avventore – Anche tu per Chandler Fort Castle?-

- Già.- Lucas gli strinse la mano – Hai idea di quando arriveremo? Quanto ritardo abbiamo accumulato?-

- Abbastanza da farmi passare la voglia di riprendere uno di questi affari Babbani.- masticò il biondo rimasto nel gruppetto indietro – Ma a quanto pare non ci si può Smaterializzare. C’è una barriera.-

- Ci aspettano tante dannate scarpinate.- commentò quello che gli aveva acceso la sigaretta – A meno che Nox non tiri fuori le scope dalla valigia.-

- Puoi anche succhiarmelo Harvey.- il biondo si risolve a Lucas, divertito – Amico, sta lontano da Harvey. Ha la spiccata capacità di sparare cazzate e intontire la gente. Così domani mattina ti sveglierai e la penserai come lui sul fatto che le more sono meglio delle bionde. O che è meglio una prima misura a una quarta di tette.-

- Facciamoci riconoscere, mi raccomando.- commentò la ragazza alle loro spalle.

- Scusa Salomè.- tubò l’ultimo rimasto, che si presentò come Peter Anderson – Sai che noi scherziamo e basta.-

- Io sulle tette non scherzo mai.- ridacchiò Harvey, strizzando una palpebra a Lucas – Tu da dove arrivi?-

- Londra.-

- Chissà che caldo.- sospirò l’altro – Io d’estate mi chiudo nella casa dei miei nello Yorkshire e aspetto che passino i giorni tracannando thè freddo. Spero che Lord Chandler abbia ghiaccio per farmi passare i bollori.-

- E qualche bel set di porcellane per il tiro al bersaglio.- Nox, il biondo, s’infilò un cappellino con visiera Babbano sul capo (Lucas dedusse che fosse un Purosangue che il semplice fatto che ricamato sopra c’era un personaggio stravecchio dei cartoni animati della mattina) – Come hai detto che ti chiami?-

- Lucas. Lucas Potter.-

- Porca puttana!- Harvey fu il primo a parlare dopo un attimo di silenzio. Apparve estremamente compiaciuto e gli strinse ancora più vigorosamente la mano – Ci sarà davvero da divertirsi, accidenti!-

- Tua madre è una grande, lasciatelo dire!- seguitò Nox – Signori, questo ritiro si preannuncia meglio del previsto.-

Risalirono sul treno quando vennero richiamati dai macchinisti. Stavolta il viaggio, in gruppo con quei quattro, fu decisamente più movimentato. Venne a sapere che Nox aveva studiato in casa, da due genitori professori. Che Salomè Weisz era austriaca, per questo parlava in modo un po’ stentato e lento e che Harvey viveva in Irlanda per gran parte dell’anno, dove aveva studiato e conseguito il M.A.G.O. due anni prima.

Il villaggio di Peebles fu l’ultima fermata.

Dal vagone del treno stavolta scesero più di una ventina di ragazzi. Il più giovane dava quindici anni e fra tutti, c’erano solo quattro ragazze, almeno da quello che poté osservare Lucas scendendo da quel treno maledetto.

Il sole stava leggermente calando, allungando ombre e fiati.

Guardò l’orologio, senza levarsi gli auricolari dalle orecchie per non essere costretto a sentire un vecchio capostazione che imprecava perché aveva trovato un sedile affumicato nel quinto vagone, roba che ancora usciva fumi dai finestrini.

Mandò un rapido messaggio sul cellulare di sua sorella, avvisando che era arrivato a destinazione.

Chiudendo tutto in tracolla e tirandone fuori le sigarette, sollevò lo sguardo per studiare il paesaggio.

Come la precedente fermata, Peebles sembrava uscito da un quadro bucolico dell’Ottocento. Non si sarebbe stupito di vedere gente del luogo andare a spasso a torso nudo e in kilt, così come iniziava a farsi in strada in lui l’idea che quel posto fosse...troppo isolato.

Anche viaggiando spediti, Cosmo avrebbe impiegato un più di ventiquattro ore con la posta. Il cellulare aveva perso improvvisamente campo e tutto attorno c’erano solo colline, boschi estesi e vallate. E laghi.

Che diavolo avrebbe fatto per due mesi lì in mezzo?

- Fantastico.-

- Qua siamo in ritardo di un’ora e mezza...- sentì qualcuno dire più avanti.

Ecco spiegato perché non c’era nessuno ad aspettarli.

- Forse dovremmo chiedere al villaggio.- commentò Salomè Weisz.

- O forse possiamo farci tutti un giro prima di chiuderci in cella per due mesi.- propose una voce alle spalle di Lucas.

Girandosi, insieme a tutti gli altri Phyro, Potter trovò il punto più infuocato di quella combriccola.

Accidenti, pensò. Quella si che era pura lava.

Inquadrò una figuretta in jeans a vita bassa, una maglietta nera che lasciava appena intravedere un lembo di pelle di un pancino sodo e piatto. Infradito e unghie delle mani e dei piedi laccate di un intenso color porpora.

Era una ragazza bionda, con corti capelli arricciati in boccoli.

Immaginò profumassero di margherite.

La ragazza sorrideva con fare invitante, illuminando tutti con due profondi occhioni nocciola e pagliuzze dorate.

- Andiamo ragazzi!- rise, spavalda – Non vorrete stare qua accampati ad aspettare che il vecchio Lord si scomodi a rimandarci i mezzi per raggiungere il castello. Due bevute in un pub del posto non ci avveleneranno di certo.-

- Non possiamo bere!- ribatté un’altra ragazza mingherlina ma tozza, con un caschetto di capelli neri.

- Allora non mi attaccherò alla bottiglia.- l’assicurò la biondina con fare malizioso – Che ne dite?- e puntò i presenti, uno a uno – Andiamo, non ci cacceremo nei guai già il primo giorno.-

- Senza contare che possiamo lasciare un messaggio se mai torneranno a prenderci.- commentò Nox – Ci sto.-

- Si, anche io.- annuirono Harvey e Peter insieme – Salomè? Lucas?-

- Perché no.- rispose Potter, infilando gli auricolari nella tracolla – Più noiosa di così la giornata non può diventare. Farci due passi ci farà bene dopo aver rischiato la paralisi in quel cazzo di vagone.-

- Perfetto!-

La biondina gli strizzò l’occhio, come per ringraziarlo di aver convinto il gregge e infine si girò alla sua sinistra dove l’ultima ragazza del gruppo e un tizio biondo e ombroso si stavano facendo gli affari loro.

- Kristal, che fai vieni?-

Lucas rimase a studiare l’insolita coppia, nascosto dalle lenti riflettenti dei Ray Ban. La ragazza pareva essere più grande del suo amico. Doveva avere più di vent’anni, con folti capelli castani, lisci e lunghi fino alla vita. Un fisico prominente e un’aria tutt’altro che amichevole.

Quello che le stava a fianco era ben piazzato, con corti capelli biondi a spazzola e iridi chiare. Celesti o grigie.

Non seppe spiegarne il motivo, ma provò per lui una sorta di...oscuro interesse. Le due dita erano piene di anelli.

- Si, veniamo.- rispose la tizia che si chiamava Kristal.

- Lex, non ti fa male parlare sai?- l’apostrofò la biondina con un sogghigno.

- Non preoccuparti per me, Lilian.- ribatté allora il biondo, rivelando a Lucas il nome di quella vulcanica organizzatrice di guai – Conoscere o meno questo posto non fa differenza.-

Vedendo quella parata di adolescenti incamminarsi fuori dalla fermata, per un breve istante Potter si chiese come l’avrebbero presa quelli dello staff di Chandler non vedendo nessuno.

Possibile che non fossero stati informati del ritardo?

- Grazie dell’aiuto.-

La biondina si avvicinò a lui, mentre scendevano i gradini di un sottopassaggio per uscire dalla stazione.

- Non potrei tollerare di passare due mesi in mezzo a un mortorio.- e senza aspettare altro, gli porse la mano salda e bollente – Io sono Lilly Everslight. Vengo da Edimburgo.-

- Lucas Potter, abito a Londra.-

Se si stupì del suo nome non lo diede a notare. Perché scoppiò in una risata argentina che per qualche strano motivo fece sfarfallare lo stomaco del Phyro. Che bocca! Piena, col labbro inferiore leggermente più grande di quello superiore e un fantastico piercing ad anello all’angolo sinistro!

- Non ci credo...tu sei quello finito sulla Gazzetta in pagina mondana l’anno scorso! Hai affondato il sessanta metri dei tuoi genitori con i tuoi amici allargo dell’isola di Skye, vero? Ah, che avrei dato per esserci!-

Però.

Vicky l’aveva massacrato d’insulti!

Provò un leggero brivido quando la ragazza si avvicinò e gli levò delicatamente i Ray Ban dal viso.

Si sentì quasi nudo.

- Anche meglio.- sussurrò Lilian Everslight, con chiara ammirazione alle sue iridi celesti.

- Credo che ci divertiremo insieme, Lucas Potter.- fu l’ultima cosa che la sentì dire, prima dell’arrivo di un altro treno il cui fischio coprì la sua irrefrenabile risata vitale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[ Vivi ogni attimo e questo non sarà mai l'ultimo. ]

Jim Morrison

 

 

 

 

 

Luglio arrivò e passò anche troppo in fretta.

Dalla sua camera al quinto piano del castello di Chandler Fort, Lucas Potter guardava il cielo sperando di vedervi scorgere grandi ali bianche e una melodiosa canzone.

Cosmo non arrivava.

Sospirò impaziente e riprovò ad accendere il cellulare. Inserito il pin, la risposta era sempre la stessa.

Mancanza di campo. Lo stesso al villaggio di Peebles.

Dannate colline.

Allungò le gambe sulla mensola della finestra e tentò di rilassare i muscoli. Praticamente aveva più notizie da casa grazie alla Gazzetta del Profeta che dalla posta che riceveva. Poche lettere, tutte abbastanza impersonali da suo padre.

Si chiese se al lavoro avesse problemi. Anche le missive di Faith, che era nota per scrivere lunghe filippiche, parevano diventate solo un bollettino meteorologico di ciò che accadeva a Londra. Inoltre presto sarebbe partita per la California con Beatrix e loro zio, J.J. quindi non avrebbe avuto più modo di sentire neppure lei con la stessa regolarità.

Si sentiva strano. Come se fosse stato dimenticato in mezzo a quella vallata.

Come se...si fosse perso, fra quelle colline e nessuno dei suoi parenti riuscisse a trovarlo.

E la cosa buffa, strabiliante per un certo punto di vista, era che l’unica lettera che aveva veramente gradito era giunta dalla Baviera. Glorya si era presa la briga di scrivergli e ne era stato fin troppo felice.

Rasserenato, abbassò gli occhi e seguì l’elegante quanto tonda calligrafia di Glory che oltre a raccontargli di com’era la casa di Vicious in Baviera e a stilare una lista di pessimi alcolici, altro non faceva, se non chiedere invece notizie del suo addestramento.

Già. Addestramento.

Glory in quel momento era l’unica persona con cui avrebbe parlato volentieri dei suoi dubbi.

La musica che proveniva dalla sala comune dove Peter, Nox, Gregory Forrester e tutti gli altri era altissima, ma non per questo Lucas ignorò una sorta di basso gemito proveniente da un bagno attiguo.

Dalla finestra poteva vedere i ragazzi divertirsi col bigliardo e una sorta di tiro a segno infuocato attaccato alla parete.

Nessuno aveva visto Rudy Faulkner tornare dalla sua ora pomeridiana nei sotterranei umidi, ben adatti a testare la resistenza...almeno, questo secondo Chandler.

Mani e labbra blu a lui non erano mai parse un bel segno.

E dire che non era mai stato una femminuccia, aveva sempre creduto che per crescere come maghi bisognasse anche un po’ soffrire ma...era l’unica a pensare che forse certi metodi erano esagerati?

Certo, stasera a galla in una piscina d’acqua congelata per far bollire l’acqua poteva anche essere divertente per la prima mezzora. Dopo, con lo staff di Chandler che usava l’Incanto Glacialius per far tornare di nuovo la temperatura sotto i meno 20°, il divertimento forse travalicava la barriera del pericolo.

Chissà che ne avrebbe pensato Glory? Forse doveva scriverglielo? Doveva informarla?

Le sarebbe importato però?

Sconsolato, sbuffò e lasciò cadere la lettera in grembo. Fece per alzarsi per raggiungere Rudy in bagno e vedere se stava bene, ma qualcuno gli bloccò lo spazio inserendosi fra la finestra e la strada verso le docce.

Una gamba allungata su un tavolino di legno, gettata quasi con sprezzo e noia.

Lucas piegò l’angolo sinistro della bocca in un ghigno.

Lexus Havenport lui non l’avrebbe mai capito.

Non che si sapesse molto di lui. Di Lex, nome che evocava tetri scenari nella storia Babbana, Lucas conosceva pochi dettagli: avrebbe dovuto compiere 19 anni di lì a poco. Non parlava volentieri, tanto meno con lui. La sua ragazza, Kristal, aveva due anni in più e si comportava come se lui non esistesse.

D’altronde, l’aveva pescato più volte a fissare quella sinistra ragazza con sguardo assorto, meditabondo.

Solo di una cosa, Lucas James Potter era certo.

Lex aveva potere.

Così tanto da potersi permettere di calpestare chiunque, lì in mezzo.

Perché fosse venuto a sedersi vicino a lui, poi, era solo un puro caso. Il ragazzo non amava il chiasso e sebbene fosse un discreto giocatore di carambola, era chiaro che aborriva mescolarsi con i loro compagni.

Da un mese, si erano scambiati poche parole. Da subito era parso a Potter di non stargli molto simpatico.

Problema misero, a ben vedere. Lucas non era uno che teneva sfacciatamente alle lusinghe del prossimo.

E proprio per quel motivo, Lex lo intrigava.

In un modo strano. E poco piacevole, perché il fuoco di quel Phyro...era come...animato.

Non era insolito che durante i loro esercizi, Lucas avvertisse delle voci attorno alle fiamme di Havenport.

Voci. Urla. Risate.

C’era decisamente qualcosa che non quadrava in quel tizio. Ma si sa, per un Phyro il fuoco era fuoco.

Havenport si accese una sigaretta, dette un tiro incuneando le guance e inspirò a fondo l’aspro fumo.

Tutto questo senza degnarlo di un’occhiata.

- C’è qualche problema?- bofonchiò Lucas, scrutandolo diffidente.

Il biondo, levando un solo sopracciglio, lo spiò con pari pigrizia.

- Assolutamente Potter.- replicò – Tu ne hai?-

Ne aveva con lui? Non nascose a se stesso che mettere le mani addosso ad Havenport gli avrebbe insinuato addosso un sottile senso di piacere. Avrebbe dovuto smetterla, però, di ragionare con le risse e i pugni.

O almeno questo era quello che Vicky e Roger gli ripetevano.

La porta del bagno si aprì improvvisamente e ne uscì Rudy Faulkner, con le mani cacciate in tasca. Sembrava stare bene. Lex, invece, piegò le labbra in un sogghigno.

- Dilettante.-

- Vorresti dirmi che sei abituato a sguazzare nel ghiaccio?- lo interrogò Lucas.

- Vorresti dirmi che tu non l’hai sciolto tutto anche con Chandler che continuava ad aizzare col Glacialius?- e siccome sapeva già la risposta, si stravaccò meglio sulla sedia – Andiamo. Non posso sopportare la mediocrità.-

- Rudy è giovane. Col tempo andrà meglio.-

- Tu sogni Potter.-

Parlando di sogni, la loro semi accesa discussione venne interrotta da un sodo borbottio molto simile alle fusa.

Lilly Everslight, appena destata da un sonnellino, entrò nella camerata stiracchiandosi come un gatto. Le braccia, levate verso l’alto, scoprirono il suo addome fino all’ombelico e le curve del seno, piccolo e sodo privo di reggiseno, si sollevarono al ritmo del suo respiro.

- Buongiorno.- tubò maliziosa, raggiungendoli scalza.

- Sono le nove di sera.- le fece eco Lex, sarcastico.

- Sottigliezze.- replicò Lilly, girandogli attorno come un felino e carezzandogli i capelli.

Vedere la sua mano delicata e frenetica affondare nelle punte bionde dei capelli d Lex fece rivoltare le viscere a Lucas. La ragazza gli levò la sigaretta dalle labbra e gli si sedette in grembo, passandogli un braccio al collo.

- Ho fatto un bel sogno.- raccontò, stiracchiandosi ancora addosso ad Havenport.

- Cosa? Evadere da questo schifo di rudere?- le chiese Lucas, rimettendosi a sedere sulla mensola.

In un mese, quello fu il secondo sguardo inequivocabile che Lilly gli rivolse.

La prima volta era accaduto alla stazione di Peebles.

E quella sera, ne ricevette un altro.

Gli intensi occhi color cioccolata della Phyro parvero denudarlo, frugargli dentro.

- Ho dato fuoco a una città.- rivelò la biondina, ripassando la sigaretta ad Havenport, che se la teneva sulle ginocchia senza tentare di stringerla o di approfittarsi della situazione.

- Però.- Lex ghignò, freddo e divertito – Bella sensazione deve essere.-

- Già...- Lilly rise, come una bambina – Non avevo mai sentito le ossa umane bruciare. Fanno un rumore strano. Come lo scoppiettio dei pop corn.-

Quel cinismo ricordò a Lucas qualcuno. Glory, senza cadere nell’ossessivo, spesso aveva dimostrato quella crudeltà.

Allora perché provò un brivido?

Lilly stava osservando la sua reazione. Non era la prima volta che lo provocava.

Sembrava studiarlo da un mese. Si muoveva circospetta attorno a lui, a volte famelica, a volte compita.

Ma non c’era giorno in cui non lo mettesse alla prova.

E cosa ancora più certa...lei non scherzava.

Oh, giocava con la vita Lilly. Era piena di brio, di fuoco, di vitalità.

Ma sul suo potere, così come Lex, lei non scherzava.

Fuoco sovrano, deboli in cenere.

Così dicevano quei due.

E così diceva anche Kristal, che si materializzò di punto in bianco alle spalle di Lex e Lilly e afferrato senza furia ma con presa salda il braccio alla biondina, la scostò dal collo di Havenport, senza tentare però di farla alzare dalle gambe di quello che ufficialmente era il suo fidanzato.

Al pari di Lex, Kristal Syracuse agli occhi di Lucas e di molti altri era una bizzarra creatura. Di cerca 22 anni, tre in più di Havenport, parlava con minor enfasi della sua vita al di fuori di quel mondo ristretto. Purosangue orfana, stava con Lex dalla bellezza di due anni, ma non era né affettuosa e neppure...interessata a lui.

Il suo era più possesso forse. Lex non pareva dolersene di essere la parte debole della relazione, ma entrambi erano persone così chiuse e atipiche che era difficile capire cos’avessero nella testa e nel cuore.

In compenso, Kristal in quelle settimane si era sciolta a tal punto da diventare molto assidua con Lilly e Salomè.

- Giù le mani dalla roba altrui.- disse, sorridendo a Lilly.

- Chi te lo tocca.- ridacchiò la Everslight – Anche se ci provassi, sarebbe inutile. Potrei farmi trovare nuda nel suo letto coperta di panna e Lex non mi vedrebbe.- rimise il braccio al collo del biondo Phyro e gli scoccò uno sguardo ammiccante – Sarà il fascino della donna matura a tenerti lontano da me?-

- Non offenderti tesoro, so come tenermi stretto il mio ragazzo.-

Qualunque metodo Kristal usasse, un conto erano le catene e un altro era il cuore. Quello di Havenport, se ne aveva uno, batteva per lei e con ancora maggior violenza per la gloria.

Lucas ricordava ancora i primi duelli nei sotterranei, in mezzo a fuochi d’esplosioni e il buio delle fondamenta del palazzo. Improvvise colonne di fuoco, vampe in grado di sciogliere la pelle, la carne e sbriciolare le ossa.

La potenza illimitata.

Quando rialzò il viso, Lex se n’era andato. Odiava come si muoveva. Con tale silenzio che avrebbe potuto attaccare le persone alle spalle e ucciderle senza il minimo rumore.

Bastardo.

Anche Kristal sparì poco dopo, salutando Lilly con una sorta di velata minaccia a non strusciarsi più tanto a Lex.

Lilly, divertita da quell’avvertimento, stava seduta comodamente sulla sedia di fronte a lui. I jeans le fasciavano le gambe snelle, che accavallò puntandolo attentamente.

- La tua ragazza ti ha scritto?-

Schiuse le gambe e si sporse, poggiando i gomiti sulle rotule.

- Una lettera a luci rosse? Wow. Fammi vedere.-

- Non mi ha scritto Vicky.- rispose, sogghignando – E’ della ragazza che vive con me.-

- Ah, quella di cui non si parla.-

Si alzò, lenta, strusciò i piedi nudi sul pavimento in parquet e con un piccolo balzò salto sulla mensola, al suo fianco.

Prima ancora che Lucas se ne fosse accorto, lei aveva in mano il suo portafoglio.

- Ma tu guarda che ladra...- masticò, tutto serio – Un giorno o l’altro ti ficcherai nei guai.-

- Oh, lo spero proprio. Sai, si può capire molto di una persona sbirciando nel suo portafoglio o nella sua borsa.- aprì la chiusura in pelle e ghignò, come se se lo fosse aspettato – Niente preservativi.-

- Si rovinano nel portafoglio.- la informò.

- No, tu non li hai portati perché pensavi di non usarli.-

- Forse lo penso ancora.-

Lilly, senza smettere di ridere, sollevò languidamente lo sguardo su di lui.

- Non si può mai dire.-

Eccola che ricominciava. Insieme a quel rimescolamento alle viscere, il Phyro provò un fastidioso quanto inopportuno languore all’inguine. Serrò i denti e si passò una mano fra i capelli. Capendo di aver esagerato, sebbene non le importasse nulla, Lilly riprese a frugare.

- BlockBuster? Cos’è?-

- Roba da Babbani.-

- E queste...foto!- emise un risolino eccitato e spiò delle micro tessere con aria interessata – Classiche foto da fidanzati! Carina! Lei è Victoria, giusto?-

- Tieni giù le mani da quelle!- sbuffò, prendendogliele – Dio, che fisse che ti prendono.-

- Hai ragione, sono compulsiva.- gli spiegò, trafficando con altre foto – A volte mi fisso su cose, oggetti. Persone. Raramente però qualcuno mi attrae in particolar modo. Lex, per esempio. Non è come Kristal. Nemmeno come gli altri che sono venuti qui. Lui è un po’ come te.-

E non sentendolo rispondere a quell’affermazione, troppo confuso, proseguì - Questa è carina...è tua sorella?- gli indicò Faith, con un sorriso timido, quasi delicato – Mi sarebbe piaciuto avere fratelli, sorelle...ma i miei non sono più riusciti ad avere altri figli, dopo di me. Vi assomigliate molto, sai?-

- Ah si? Sei la prima che lo dice.-

- E questi?- sollevò una foto, dove era ritratto con Phin, Roger, Colin, Jason e i gemelli – Amici?-

- Già. Siamo a Hogwarts. Stiamo tutti al Gryffindor.-

- E non hai foto di Glorya?-

- Perché ti sei fissata con lei, me lo spieghi?-

- Trovo affascinanti i Veggenti. Ho sempre sperato d’incontrarne uno. Poi irretirlo e legarlo a me per sempre.-

- Magari con Glory funziona.- disse Lucas, fra il serio e il faceto – Ma non so se abbia quei gusti.-

- Mi parli poco di lei.-

- Che vuoi sapere?-

- Non so...gli uomini che parlano poco di una donna mi preoccupano. O provano totale indifferenza per lei, e non credo che sia il tuo caso...o ce l’hanno in testa in maniera quasi ossessiva.-

Ah, le chiacchiere delle donne.

Poggiato alla finestra, sentì crescere quella maledetta ossessione.

Per la prima volta da quando si era messo con Vicky, provò un desiderio estraneo. Perfido.

Nessuno l’avrebbe saputo, sussurrò una vocina dentro di lui.

Nessuno.

Lilly si fece più vicina. Posò le mani sulle sue ginocchia, le separò e si pose fra di esse, come a farsi avviluppare da lui.

Lo guardò con cauta aspettativa. Traspariva esaltazione da lei, più che eccitazione.

Si mosse avanti di altri pochissimi centimetri, una frazione alla volta. Bastò poco perché sentisse il fiato caldo del Phyro sulla pelle.

E quei pochi centimetri le furono sufficienti per cogliergli addosso indecisione.

Sacra indecisione.

- Lilly...- mormorò, serrando le mascelle – Non posso.-

- Le parole magiche dovrebbero essere “non voglio”.-

Viene il momento in cui ognuno si accorge che l’amore che credeva indissolubile non è poi il piccolo che credeva.

L’amore non è un abisso. Non è un oceano o una montagna.

Non è cielo, non è terra e non è mare.

Al massimo è una pozzanghera.

Lucas si lasciò sfuggire un respiro lungo e quasi completamente silenzioso.

- Io non sono una brava ragazza, Lucas.- gli sussurrò a fior di labbra, i nasi che si sfioravano, i dolci boccoli biondi di lei che gli solleticavano la guancia – Non sono una di quelle che sapendo che il ragazzo che le piace è fidanzato, si fa indietro. Probabilmente neanche la tua Victoria è come me.-

Lo sentiva ansimare, un fiato rapido e affrettato, come se gli mancassero le forze per allontanarla.

Quando finalmente lui staccò gli occhi dalla sua bocca invitante, Lilly si mosse lesta, mostrando un primo timore che lui la scostasse davvero.

Gli fu addosso, schiacciandosi al suo torace e sentì una forte pressione sul petto che non proveniva al corpo formoso della ragazza. Rimorso?, si chiese il Phyro. Scorse le sue palpebre socchiudersi, provocatrice e finalmente Lilly gli coprì la bocca con la sua.

Un bacio. Umido e leggero.

- Io capisco...- sussurrò Lilly, prima di baciarlo di nuovo e staccarsi – E lei?-

Un altro bacio.

Le labbra che schioccano.

Le lingue che s’incontrano solo a metà strada.

Le mani di Lucas affondarono improvvisamente nella sua schiena, alla base dei reni, attirando i loro corpi vicini in modo che fossero in assoluto contatto. Lilly a sua volta, conscia che ormai si era buttato, si spinse in avanti finché lui non fu schiacciato alla parete della finestra. In trappola.

Lo toccò, gioendo. Era bollente. Tutto il suo corpo era in fiamme e non in senso letterale. Avvertì la sua temperatura salire vertiginosamente quando Lucas, forse sollevato nell’aver finalmente deciso, fece scivolare la lingua fuori dalle sue labbra per incontrare quella di lei.

Il suo autocontrollo crollò come un castello di sabbia.

- Fuoco, Lucas...- gli sussurrava, vagando con le mani sul suo torace – Fuoco...-

Insinuò con forza la lingua nella sua bocca.

Si era abbandonato.

Era euforico. Così come l’aveva sempre visto durante le lezioni.

Era fuoco.

Fuoco e potere.

Finalmente stava venendo a galla il vero Lucas Potter.

Si ritrovò con le braccia avvolte strettamente attorno alla vita del Phyro, pronta a tutto pur di averlo. Si divorarono le bocche, famelici, e nonostante fossero letteralmente avvinghiati l’uno all’altra a nessuno dei due parve abbastanza.

Era quasi doloroso.

Non aveva mai provato nulla del genere, pensò Lucas. Che fosse il tradimento? Era solo quello?

No, pensò disperato. Non poteva essere solo l’ebbrezza del tradimento, già mescolato al dolore che avrebbe causato a Victoria. No era solo quello.

Era Lilly. Lilly, che poteva toccare senza rischiare di scottarla.

Lilly, che abbracciata a lui mescolava il suo fuoco con quello scaturito dalle sue membra.

Lilly, che sognava di bruciare città intere, che disegnava mostri sulle pareti della sua stanza col carboncino, che trovava sempre posti nuovi per farci piercing, che tatuata sulla schiena aveva la scritta “Life is a Joke” e che nei giorni di pioggia estiva correva sotto il cielo di piombo, a ballare a ritmo di una musica antica e silente.

Era Lilly che incantava.

Da come si muoveva, avrebbe voluto fargli a pezzi la schiena con le unghie tinte di viola, fino a sentire il suo sangue come lava sulla punta delle dita e più giù, fino a scorrere lungo i palmi.

E così, implacabile, giunse la lussuria. Prepotente al punto tale da fargli desiderare di strapparle i vestiti e farsi largo nel suo corpo ammaliante.

Niente l’avrebbe soddisfatto di più che domare...il fuoco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[ Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare. ]

Jim Morrison

 

 

 

 

 

 

Il riverbero del sole unito a una brezza più fresca del dovuto aveva reso quella giornata piacevole.

Steso all’ombra di un nocciolo, Lucas James Potter osservava il cielo sgombro di nuvole.

Cosmo, ancora una volta, non si vedeva.

Si massaggiò la mano bendata, sentendo ancora fastidiose punture ad irritargli l’epidermide.

Era stato fortunato. Solo la sua mano destra aveva avuto bisogno di ripetuti ammolli nell’acqua bollente.

Gettò di lato il libro che stava leggendo e strisciò più in basso sull’erba.

Il nocciolo stava su una collina, poco lontano da Chandler Fort Castle e al contempo abbastanza da permettere a lui e Lilly una certa privacy.

La guardò con espressione languida, divertito e fintamente scandalizzato.

Carezzò senza l’aiuto delle mani la sua schiena leggermente arcuata, quel profilo curvo e sensuale. La spina dorsale che tendeva la pelle olivastra, colorata dal sole.

I seni sodi, schiacciati sull’erba fresca. Le braccia ripiegate sotto al mento.

Le gambe che dondolavano in aria, snelle e scattanti.

Solo una leggera mutandina nera a coprirle i glutei rotondi e alti, affinché tutto il corpo potesse bearsi del calore del sole. Accidenti a Lilly.

Prendere il sole quasi completamente nuda in un posto frequentato da adolescenti scatenati e quel vecchio bavoso di Chandler. Dubitava persino che Lilly non lo facesse apposta a provocare il vecchio.

Come quella mattina. A tavola aveva inscenato una pratica pornografica su un bicchiere dal collo lungo, cilindrico.

Mescolare sesso orale a colazione, a tavola con uno come Chandler e più di quindici ragazzi dai sedici ai ventitre anni, aveva fatto sbrodolare non solo il bavoso...ma persino Lex.

L’algido Lex!

Subito dopo si era alzata come nulla fosse.

Lasciando Chandler a fumare di rabbia.

Non fosse stato pericoloso, l’avrebbe trovato persino divertente.

Lilly, che non dormiva ma semplicemente stava riposando le membra, come un gatto in un giorno estivo, da sotto le lunghe ciglia naturalmente ricurve spiò da lontano il giovane Potter.

Si, spiava.

Perché cogliere un uomo nell’istante in cui pensa di non essere scorto, è come denudare una parte della sua anima.

E’ vederlo senza veli, senza difese, privo del suo scudo di orgoglio ed energia.

C’era una cosa però, che in quel Phyro non difettava mai.

La totale mancanza di paura.

Oh, Lucas Potter sarebbe stato capace di combattere da solo contro un esercito di mille nemici. Sarebbe stato capace di battere un campo di cadaveri, con in mano solo una spada e una bandiera, affrontando a muso duro guerrieri con la bocca e le mani macchiate di sangue.

E lo stesso, lui non avrebbe battuto ciglio.

Ma c’era coraggio senza paura? Era unicamente uno sciocco? Uno stupido?

O un essere troppo lontano dalla corruzione del cuore umano?

Qualunque fosse stato il suo mistero, Lilly pregò con tutto il cuore che la sua fiamma non si fosse mai spenta.

Era ancora ingenuo.

Viveva per l’amore. Era talmente radicato nella figura paterna che un perverso senso del dovere lo spingeva a cercare di non deludere mai il padre, in una dannosa ricerca della perfezione a cui non sarebbe mai arrivato.

A cui, forse, nemmeno Harry Potter avrebbe badato.

Perché era evidente che Lucas era stato cresciuto nell’amore.

Tutt’altra realtà era stata vissuta da Lex.

Chiudendo le palpebre, Lilly si girò sul dorso sentendo il vento soffiarle impudico sulle punte dei seni.

Creatura oziosa Lex Havenport.

Come lei d’altronde. Perché negarlo?

Lei e Lex non erano distanti come Lucas poteva credere. Perché lo credeva, nella sua candida purezza.

Tremò al pensiero del giorno in cui Potter avrebbe perso quella sua speranza, perché i sogni prima o poi s’infrangono.

Fuoco sovrano, deboli in cenere.

Prima o poi si scontrano con la realtà, quasi sempre grezza, quasi dura e violenta.

Non che a lei tutto questo toccasse.

Aveva manipolato la realtà molto spesso, fin da bambina.

E oltre a lasciarla completamente indifferente, aveva sempre creduto che una buona di forza nella vita l’avrebbe sempre aiutata a superare ogni misero ostacolo avesse osato frapporsi fra lei e il suo obiettivo.

Che questo ostacolo fosse stato quell’idiota di Chandler o una città da radere al suolo...niente l’avrebbe turbata.

Anche a occhi chiusi, sentì uno spostamento d’aria al suo fianco e Lucas le si sdraiò accanto, subito dopo averle gettato addosso la sua camicetta bianca a maniche corte.

Rise, ben sapendo che quei suoi gesti nascondevano la sua anima lussuriosa e senza fiatare indossò l’indumento, lasciandolo aperto sul torace dove, fra l’incavo dei seni, spiccava la sua magnifica Lucciola.

- Ci pensi mai che saremo fra quarant’anni?- gli chiese, incrociando le braccia dietro alla testa.

- Vecchi.- sospirò lui, con una lieve nota acida nella voce – Non sopporto i vecchi.-

- Davvero?- lo fissò, girandosi appena sul fianco – So che da vecchia forse non sarà più come adesso...ma quando mi guarderò allo specchio e vedrò le rughe, le pieghe sul mio viso, saprò che sono una testimonianza di quanto ho vissuto. Saprò che la mia faccia e il mio corpo saranno stropicciati da tutto quello che ho passato...so che vivrò, sarò felice, arrabbiata, euforica, triste, che odierò, ballerò, combatterò, canterò, lavorerò, farò l’amore...so che se invecchierò, lo farò strapazzando questo corpo decadente fino a morire davvero per la troppa vita. E non d’inerzia.-

- Sei sempre stata più brava di me ad argomentare i discorsi.- ghignò, passandole le dita fra i boccoli ancora più corti – Che diavolo combini con quelle forbici?-

- Ho tentato di convincere Kristal a tagliarsi i capelli. A momenti mi tagliava la gola.-

- Quella ragazza è irritabile. Decisamente troppo. Ma se sta con Havenport...-

- Sai, con tutto l’interesse segreto che fluisce fra voi due maschietti dovrei quasi essere gelosa.-

- Ah, disgustoso.- sibilò lui, tirando fuori la lingua in un gemito d’ansia – Quello finirà in galera prima o poi.-

- Conoscendoti, ti do fino alla fine dell’anno!- lo sfidò, sollevandosi su di lui fino ad adagiarsi sul suo torace – Sul serio, che faremo quando usciremo da qui?-

- Magari potremmo denunciare Chandler.-

- O magari potremmo arderlo su una pira.- fu la proposta pacata della bionda – Sarebbe la fine giusta per uno come lui. Sai cosa mi ha raccontato Kristal? Chandler è stato per lungo tempo in Svezia circa dieci anni fa. Pare che lì avesse dei protetti, altri Phyro come noi. Un giorno insorsero in una città abbastanza famosa, ora non ricordo quale...e molti morirono. Di quel gruppo ne rimasero solo due. Uno dei quali bruciò vivi i famigliari dell’altro.-

- Se fosse vero il vecchio starebbe in cella.- la contraddisse, massaggiandole le braccia per tutta la loro lunghezza – Non dare retta a questi pettegolezzi.-

- Ma ammetterai che dopo il comportamento del vecchio negli ultimi tempi, forse queste chiacchiere potrebbero contenere un fondo di verità, no?-

- Certo che lo penso. Come penso che quell’uomo abbia qualcosa di storto nella testa.-

- Ti fa male la mano?-

- No. Non è l’ipotermia che mi fa paura.-

- Tu non hai paura di niente, vero?-

- Qualcuno lo ritiene una pecca.- rispose semplicemente.

- Io ti trovo magnifico.- svelò, con una tale enfasi da fargli battere più veloce il cuore – Solo un pazzo o una stupida potrebbe non capire quanto tu abbia da offrire. Tu volerai dove nessuno ha mai osato spiegare le ali. Più alto di chiunque altro abbia mai osato pensare. Tutto viene da qui...- gli posò una mano al centro del petto, un po’ a sinistra, beandosi del palpitare del muscolo sotto le dita -...dal fuoco. Dal coraggio. Che tu sia pazzo o meno, sono sicura che tutti gli occhi del pianeta non vedevano qualcuno come te da tanto tempo.-

Un silenzio imbarazzato, da parte di Lucas, colmò i secondi seguenti.

Mordendosi le labbra, non poté impedirsi di fissarla. Ammaliato.

Un po’ valchiria, un po’ poetessa.

- Ti hanno aspettato a lungo. Come aspettarono tuo padre, quando nacque.-

Brucerai Phyro. E sarà lieto il giorno in cui darai fuoco al mondo.

Brucialo. E compirai il tuo destino.

Quando la baciò, capì che le catene avevano ceduto.

Ora Lucas James Potter era suo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[ Non diventerò vecchio: io sono come una stella cadente. ]

Jim Morrison

 

 

 

 

 

 

Il gelo era qualcosa che lei non aveva previsto.

Si, non avrebbe mai creduto che...

Mai. E poi mai.

Eppure era accaduto...perchè?

Perché a lei?

A lei non sarebbe dovuto succedere.

Il suo fuoco si era spento. Era stata piegata così miseramente che la morte, che presto sarebbe sopraggiunta, già la vedeva ridere di lei, così arrogante nella magnificenza del suo potere che aveva pensato di essere eterna.

Una fiamma inestinguibile.

Il suo sangue era freddo.

Le sue braccia, le sue gambe, il collo, la schiena, le dita...blocchi di pietra.

Pronti a sgretolarsi.

Qualcuno si muoveva nell’ombra di quella cella che da giorni non sentiva che il lento sgocciolare dell’acqua.

Subito pronta a solidificarsi.

Non era più Chandler.

Non era più l’uomo che aveva barbaramente deprezzato, sedotto e spudoratamente ignorato.

Non era più un vecchio folle a toglierle l’ultimo alito di vita. L’ultima fiamma languente.

Attraverso gli occhi quasi ciechi, un’ombra si mosse a suo agio in quell’ambiente gelido.

La figura emanava vapore...come un tempo aveva fatto lei.

Appesa all’amo come un verme. Pronta a morire.

Che fine infame.

Non era questo che aveva sognato...

La figura stava di fronte a lei.

Era una Scintilla quella che il suo assassino portava al collo?

Era un Phyro? E poteva considerarlo il suo assassino?

Non era stata lei a cedere forse?

Non aveva voce.

A malapena sentiva il suo cuore.

Niente più fuoco. Più nessun ardore.

Era questa la morte? Era semplicemente scivolare?

Aveva creduto in estesi campi infuocati, in lava su stuoli di cadaveri carbonizzati.

In un’agonia violenta, non in un misero abbandono.

- Vedrai, l’inferno ti piacerà.-

La figura svanì. Completamente cieca, solo il suo udito la tenne ancorata a quella voce.

- Così perì la temibile Lilly...-

Le camminava attorno. Girava attorno a lei come un leone che attende di dare il colpo di grazia alla preda.

- Chi...chi...sei?- esalò, capendo che ora ogni respiro sarebbe potuto essere l’ultimo.

- Chi sono?-

Il cigolio sinistro di una catenella le ferì le orecchie. Sentì la pelle creparsi al livello dei polsi.

Non ne uscì sangue...pareva diventato denso come petrolio.

- Chi sono io?- le sussurrò, alitandole un fiato bollente sul collo – Io sono il padre dei figli che ucciderai di notte, soffocandoli nel fuoco dei tuoi incendi. Io sono il marito delle mogli mezzosangue assassinate e stuprate dalle tue schiere di Mangiamorte. Io sono il fratello di tutte le sorelle che hai bruciato vive sulle soglie delle nostre case. Io sono il figlio di colei a cui porterai via il cuore.-

Era una Lucciola.

Era un Phyro.

- Io sono dolore.-

Con forza, il suo assalitore sollevò le braccia e si aggrappò alle sue catene, serrando forte la presa su quelle manette che le straziavano i polsi. Lo sentì rovente. E la sua pelle ormai gelata ghermì al suo contatto.

- Là, all’inferno dove presto ti manderò, diverrai l’amante del diavolo e potrai bruciare per l’eternità come ora stai facendo dal mondo da cui provengo io. Ma oggi...tu morirai. Così come hai ammazzato e lasciato ardere migliaia delle persone che sono trapassate gridando e piangendo. Se c’è una giustizia, spero che tu possa pagare per entrambe. Per ciò che hai fatto fino ad ora...e per ciò che stai facendo ora, a casa mia.-

La scosse e la rabbia divampò.

Sentì nuovamente la pelle spaccarsi, brandelli interi d’epidermide staccarsi dalle sue braccia e finire a terra, già in briciole.

- Mi senti ancora, Lilly?-

Un altro strattone.

- Lilly, ascolta la battaglia che infuria là fuori...i Phyro combattono. Alcuni moriranno, altri sopravvivranno. Ma stai pur certa che farò in modo, sempre e comunque, che lui stia ben lontano dalla strada su cui l’hai condotto. Lui ci salverà tutti. Poco importa se uccidendo te, sto firmando la mia condanna a morte. Te l’avevo detto che avrei venduto cara la pelle...ed eccoti qua. Tu così potente e forte, appesa qui al soffitto come un pezzo carne per le tigri. Chi l’avrebbe mai detto...modificando un solo, piccolo, fottuto dannato tassello, tutto quanto cambierà. Fuoco sovrano, deboli in cenere. Giusto? E' così che mi hai sempre detto...in quel fottuto labirinto in cui mi hai rinchiuso! Peccato che Lex ti abbia tradito, vero? Non hai più saputo amare dopo la morte di papà...stronzate. Tu non sai neanche cosa sia l'amore. Veneri il fuoco, l'odore della carne che brucia! Che terribile delusione quando Lex mi salvò, eh?-

Lasciò la presa.

Si fece indietro e la guardò agonizzare.

Non un palpito d’emozione su quel volto.

Lilly vide soltanto un sinistro bagliore argenteo. Metallo fuso.

Erano le sue iridi...erano fredde come lei.

Eppure l’aveva sfiorata con mani così calde...come quelle di Lucas. Come quelle di Lex.

- Chi...sei tu?- alitò di nuovo, spaccandosi le labbra, la lingua ridotta a un pezzo informe di carne.

- Uccidendo te...sarò segnato, lo sai?-

Se ne stava andando. L’avrebbe lasciata sola a morire.

Era giusto prendere per mano il proprio carnefice?

O doveva compiangere se stessa?

Tutto aveva senso.

Eppure non riusciva più a capire.

- Com’è stato facile...infrangi la legge più sacra della magia, svicoli in un mondo di pace, uccidi la puttana...e fra qualche mese, sarò pronto per suicidarmi. Ne avremo di cose da raccontarci all’Inferno Lilly, non credi? Quelli come noi non si meritano niente se non le fiamme eterne.-

Le suole dei suoi stivali pestavano il ghiaccio con uno scricchiolio piacevole.

Erano gli ultimi rumori che avrebbe udito...invece, se fosse stata fortunata, avrebbe sentito le urla di Chandler.

Lucas e Lex l’avrebbero ucciso...dovevano farlo.

O sarebbero stati in pericolo.

Doveva avvisarli...

- Tu...-

La sua lingua emise un suono secco. Un dente l’aveva quasi tagliata in due.

- Tu...- biascicò -...Lucas...Lex...loro due...-

- Lucas, Lex...- cantilenò l’ombra, appoggiandosi alla parete ghiacciata – Si, l’eterno dilemma.-

- Tu...tu devi...-

- Io non ti devo niente.- sibilò, facendo salire una bordata d’aria caldissima che fece fumare ogni superficie in quella stanza – Tu non dovresti neanche osare rivolgerti a me, miserabile puttana.-

- Tu...devi aiutarli...- mormorò, con la testa che le penzolava avanti e indietro.

Il silenzio che seguì fu interrotto solo dal rallentare del suo cuore.

Battito dopo battito, ognuno più irregolare del precedente, la discesa diventò più impervia.

Se n’era andato?

L’avrebbe ascoltata?

- Crepa Lilly.- fu l’algida replica – Sarai riuscita a incantare Lucas Potter una volta. Non ci riuscirai una seconda. Non meriti pietà né rimorso. Lui arriverà presto. Goditi i tuoi ultimi istanti. D’ora in poi, per lui non sarai che un fantasma.-

Se ne andò.

Così com’era arrivato.

Era stato l’Angelo della Morte a parlarle?

Era con lui che aveva trascorso i suoi ultimi istanti?

 

 

 

 

Si riaprirono le porte.

Non avvertì più il calore, sebbene oltre le palpebre congelate un tenue fascio di luce le irradiò la mente.

Lo immaginò stagliato su estesi campi infuocati, in lava su stuoli di cadaveri carbonizzati.

La sua voce dolce fu l’ultima cosa che udì.

La voce di Lucas.

Il suo tenero abbraccio.

La sua forza. Le sue braccia che avrebbero potuto sollevare il mondo.

Ma non poté vedere la battaglia, né il castello ardere sotto il potere di Phyro ribelli.

Non vide mai quell’alba macchiata di sangue né quegli sguardi sui visi dei suoi compagni.

Non vide Lucas piangere, levarle la sua Lucciola dal collo e prenderla per sé.

Non rivide più quell’Angelo della Morte con una Scintilla al collo e le mani di un Domatore di Fuoco.

 

 

Una cosa si fece più chiara, quando tutto divenne buio.

Il suo Angelo della Morte assomigliava a Lucas...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Non voglio andare in Paradiso.

Là non potrò ardere...non potrò più bruciare.

Tu verrai con me all’Inferno, vero Lucas?”

[ Alchimia del Sangue, Lucciole, Capitolo I° ]

 

 

 

 

 

 

 

 

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