Videogiochi > Journey
Ricorda la storia  |      
Autore: Altariah    20/09/2013    2 recensioni
Questa è la mia storia, e la sua. È stata la mia esperienza di gioco, che mi ha fatto tremare, sorridere, aprire la bocca dallo stupore e dalla meraviglia.
È stato piangere e commuovermi.
È stato, semplicemente, Journey.
Genere: Introspettivo, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic


Mattino
Nacque tra i sussurri di un vento dell’est. Era giovane e bello, fiorito tra le dune al chiarore della prima alba. Aveva gambe lunghe e modellate per correre e saltare, teneva le braccia conserte coperte dalla tunica, il volto d’ombra sotto il cappuccio.
Nacque, senza uno scopo, senza nessuno che gli indicasse il cammino o che potesse spiegargli il motivo che lo aveva condotto lì.
Nacque sotto la luce di una stella vicina, che faceva gioire le sue ossa, le quali gli chiesero di iniziare a tentare. Tentativi semplici, come iniziare a camminare e vedere in che modo il vento l’avrebbe accompagnato, se l’avrebbe sospinto verso direzioni lontane o se l’avrebbe scartato, se avrebbe avuto il coraggio di confondere e rinnegare suo figlio.

 
Significato
Il vento gentilmente lo accompagnò, e lui la vide. Era bellissima, era tutto, era lei. Era la sua ragione, una ragione lontana ma spaventosamente imponente, fatta di terra, acqua e luce.
I suoi occhi chiari balzarono felici percorrendo i contorni della montagna. Immobile dallo stupore sentì le lacrime agli angoli degli occhi.
E così iniziò il suo cammino, spinto dalla brama di sfiorarla. Di avvicinarla. Se il suo viaggio fosse terminato anche soltanto un passo oltre, un passo in più verso di lei, gli sarebbe bastato.

 
Epifanie
Vite di stoffa lo aiutarono, gli spiegarono tacitamente il modo in cui l’energia confluiva da un punto all’altro del mondo, di come la vita mutasse ma non svanisse. Era una staffetta di energia, e lui perdeva il fiato dall’emozione  di fronte a quello spettacolo incredibile.
E lui si inchinava di fronte a quelle rivelazioni scolpite nel tempo che il mondo gli cantava, risplendeva e rideva della vita, omaggiandola con il suo canto più bello.
Cantò ancora più forte quando incontrò un compagno, un amico, uno sconosciuto. Chissà che segreti gli avrebbe confidato.

 
Compagno
Portava la tunica della sua stessa terra. I ricami su di essa erano come i suoi, dello stesso colore del sole e della sabbia. Ma parlava con canzoni sconosciute ma comunque bellissime. Era gioioso quanto lui, e gli domandava di correre insieme. Le loro due anime erano destinate ad intrecciarsi in quella vita e in quella successiva. Erano due anime che si amavano senza conoscersi, due anime che si capivano sempre senza parole. Correvano a perdifiato fino a dove la sabbia riluceva i colori dell’oro, saltavano, si rincorrevano in volo fino a stagliarsi verso il cielo bianco di foschia e nubi, ridendo e mischiando le loro voci silenti.
Correvano in cerchio, senza conoscere la stanchezza e meditavano all’ombra di un antico tempio che la sabbia aveva risparmiato dall’oblio.

 
Predecessori
L’energia era stata profanata. Lui non riusciva a crederci. Per egoismo, i suoi predecessori avevano avuto il coraggio di violare la vita stessa. Avevano smesso di guardare la bellezza e la purezza delle vite che correvano nel deserto, e anzi, le avevano sfruttate.
Le avevano rinchiuse in prigioni di pietra e ferro, private di una delle sole due cose che apparteneva loro. Una era la vita che ancora possedevano ma che andava perdendo significato, chiusa assieme a loro tra le sbarre di una prigione. E poi c’era la libertà, quella di librarsi in alto nel cielo per poi rintanarsi sotto un cumulo di sabbia e riemergerne al lato opposto.
E lui e il suo compagno si sentivano sconvolti da questa cattiveria ingiusta. Liberarono con dolcezza gli esseri dalle loro catene, cantarono per loro nel tentativo di lenire il loro dolore protratto per così tanto tempo.

 
Prove
Vestivano di rosso. Entrambi. Correvano, un po’ smarriti dal buio… ma sicuri e fiduciosi. Erano uno accanto all’altro, non avrebbero potuto temere nulla.
Il vento che li aveva sempre accarezzati li lasciò soli, a percorrere una via di aria viziata che chissà da quante vite nessuno respirava.
Tremarono di paura alla vista dei draghi che minacciavano la loro vita, nel buio di quel tempio. Si lasciarono sfuggire dei gemiti, dettati dal panico. Ma insieme si fecero coraggio, rintanandosi come vermi nelle cavità dello stanzone, trattenendo il fiato e aspettando il momento giusto per uscire allo scoperto e proseguire. Ma il fato avrebbe destinato loro un salone di acqua d’oro, appena avessero superato gli ostacoli.
Il destino li avrebbe omaggiati e baciati, donando loro la forza e regalando ai loro occhi la meraviglia di incontrare meduse e balene di stoffa, pronte a giocare con loro e condurli in luoghi ancora nuovi.

 
Morte
Lui iniziava a comprendere la fatica. Ma non voleva mostrarsi debole, non agli occhi del suo compagno fidato. La Dea lo aveva spaventato.
Il volto bianco della Dea, in cui due occhi azzurri spiccavano seri si era contrapposto al suo, totalmente nero e ancora spensierato.
Ciò che Lei gli aveva mostrato lo aveva scosso… ma il suo compagno gli dava forza.
Camminarono affondando i piedi nella neve. Il freddo pizzicava loro il viso. Ma, uno accanto all’altro come ora, si scaldavano. Trovavano la pace uno nelle pieghe della tunica dell’altro, si cercavano, volendosi scambiare calore, gratitudine di essersi rimasti accanto, e anche la stessa loro vita.
La salita, poi, si fece più ripida. La neve, più alta.
E loro nonostante il vento li strappasse, lanciandoli in due direzioni opposte, loro tornavano insieme, vicini. Con la voce flebile e smorzata dal freddo, riuscivano comunque ad incoraggiarsi a vicenda.
E il loro mantello rosso si tingeva di bianco neve, andava congelandosi e diventando ruvido come roccia sulla loro pelle.
Ed insieme, in un sospiro muto, morirono.

 
Vita
Lui non si domandò perché le sue gambe tornarono vitali.
Non si domandò perché i suoi occhi furono di nuovo capaci di guardare la luce del mondo.
Lui corse e volò, senza dimenticarsi di assaporare ogni respiro in quella rapida risalita. Il vapore acqueo delle nubi nere contro il suo viso, la luce che filtrava oltre la coltre scura.
Arrivò in cima. E la vide, la seconda volta.
Se ne innamorò di nuovo, gridò fortissimo, respirò a pieni polmoni l’aria profumata che si trovava a quell’altitudine.
Una voce conosciuta lo fece voltare, e si ritrovò con il suo compagno, di nuovo, graziato anche lui dagli Dei, a cantare mentre insieme volavano e correvano verso la loro ragione.
Insieme, diventarono lucenti come stelle.
Ed insieme, morirono e vissero, chissà per quante volte ancora. Raggiunsero la loro essenza, continuando a rincorrersi  e senza smettere un solo attimo di cantare.
 
 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Journey / Vai alla pagina dell'autore: Altariah