Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: Dominil    20/09/2013    6 recensioni
Da una tasca estrasse un foglio ripiegato in quattro che poi aprì e mostrò all'altro. Una scritta, Thicker than water, troneggiava in alto e sotto c'erano tre figure lievemente sfumate di viola simili a tre putti mentre di lato, come per collegare i due elementi, erano posizionate due stelle e due rondini. [...]
Di nuovo un mozzicone di sigaretta sull'asfalto, di nuovo fumo e tanta stanchezza in quella giornata che finiva esattamente come le altre e che lasciava il posto ad un altro giorno passato in quel negozio dove si stava sì facendo le ossa, ma dove iniziava a sentirsi stretto.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Matthew Shadows, Synyster Gates, The Rev
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Ricordi agrodolci di giornate sbiadite e amori mai finiti'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il sapore agrodolce dell'inchiostro
Capitolo 5





As long as you're alive
Here I am
I promise I will take you there.”






Le volte in cui Brian aveva sfiorato la sua chitarra negli ultimi dieci anni potevano contarsi sulla punta della dita; quando si ritrovava a pizzicare distrattamente le corde non poteva fare a meno di vagare con la mente nel passato e il fuoco che gli si era acceso nello stomaco dopo che le prime note avevano preso a vibrare nell'aria, si spegneva a poco a poco fino a lasciare solo rimasugli di cenere sporca e grigia. Poi inevitabilmente finiva per sentirsi così anche lui, grigio e sporco, come quelle mattine in cui il cielo sembra aver rapito il sole e non si può far altro che sentirsi tristi.
Dal suo piccolo balcone non riusciva a vedere l'oceano, i palazzi dell'isolato coprivano tutte le visuali e non evocava nessuna particolare immagine suonare davanti ad enormi pezzi di cemento che lo guardavano impassibili mentre i graffiti sulla loro superficie parevano schernirlo. Con quel plettro viola tra le dita però riusciva a non pensare a ciò che vedeva con gli occhi e si concentrava solo su ciò che percepiva col cuore: questo faceva male, veniva strappato un pezzo alla volta e cominciava a vorticare nella sua melodia come frammenti di giornale mentre il viso di Matt continuava a fargli visita dai suoi ricordi facendolo sospirare rassegnato.
Sono io che ci sto ricadendo di nuovo.
Si era sentito abbandonato e confuso, quando il ragazzo se n'era andato senza troppe spiegazioni, ma il solo pensiero che fosse solo un ennesimo sbaglio lo faceva innervosire. Per quanto continuasse a lottare e stringere i denti, si ritrovava sempre ad inciampare e a perdere ciò a cui teneva di più; solo Jimmy era rimasto e spesso si chiedeva quando sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe dovuto dirgli addio.
Si alzò portando con sé la chitarra, non aveva neanche iniziato a suonare che era già stufo. Aveva sperato che con quel nuovo regalo e tanto dolore fosse riuscito a sbloccarsi e sfogare ciò che aveva dentro strimpellando quelle corde a lui tanto care, ma a quanto sembrava non era così.
Non ci riusciva, forse non ci sarebbe mai riuscito, forse se Matt fosse stato lì in quel momento tutto sarebbe stato diverso.
Ed era questo che desiderava, mentre infilava lo strumento nella sua custodia scura, che se non fosse stato rifiutato adesso lui e quell'idiota per cui aveva una cotta se ne sarebbero stati accoccolati sul divano con una birra in mano o a baciarsi fino a non sentire più le labbra. Anche se lo infastidiva ammetterlo, iniziava a sentirsi solo in quel monolocale alla periferia di Huntington Beach, dove la precarietà era dilagante e la dignità assente. Avvolto dalla quotidianità del suo quartiere, si sentiva fortunato ad essere in pari con l'affitto, sapeva bene cosa succedeva a chi veniva trascinato giù nel baratro di prestiti e strozzini, non se ne usciva mai vivi... o tutti interi.
Posò il plettro sul comodino quando si sfilò i vestiti per mettersi il pigiama facendo però attenzione a voltare il lato con la M così, dopo essersi infilato sotto le coperte, poteva voltarsi da quella parte senza sentirsi un totale fallimento.
Erano passate settimane dall'ultima volta in cui si erano visti e più volte Brian avrebbe voluto chiamarlo o farsi vivo in qualche modo ma, visto che l'altro non sentiva alcun bisogno di chiarirsi, non capiva perché avrebbe dovuto farlo lui. Non era mai corso dietro a nessuno, mai, e non avrebbe iniziato proprio adesso soprattutto con una persona a cui si era aperto svelandosi completamente e che non aveva saputo altro che rispondergli con dei silenzi, di quelli che fanno più rumore di un boeing in partenza.
Si girò da un lato allungando un braccio verso la porzione di letto vuota e chiuse gli occhi, Matt continuava a guardarlo con quel suo sguardo basso e amareggiato e si addormentò, molti minuti dopo, mentre si mordeva il labbro inferiore, spaventato.
Anche l'altro ragazzo se ne stava sul suo letto, seduto e con le gambe incrociate, la schiena aveva iniziato a fargli male da un po' visto che era appoggiata alla testata in ferro battuto. In una mano teneva stretto il cellulare e nell'altra un fogliettino di carta sui cui la calligrafia di Jimmy faceva mostra di sé, i numeri erano tremolanti e i caratteri piuttosto grandi.
Chiamami, se hai bisogno.” lesse a bassa voce, come a soppesare l'idea.
Se gliel'avesse chiesto, gli avrebbe dato il numero di Brian senza problemi anzi, lo avrebbe spronato a chiamarlo e a chiarirsi, a chiedergli scusa magari e a rimettere le cose al loro posto. Invece appallottolò il bigliettino e lo lanciò verso il cestino all'angolo della stanza senza però centrarlo e gettò il telefono sul materasso non molto lontano dal suo piede sinistro.
Sospirò profondamente e chiuse gli occhi, le dita premevano sulle tempie e il cervello cercava una via d'uscita a quella situazione del cazzo. Si poteva quasi sentire il cigolìo dei suoi ingranaggi che si sforzavano ad andare più veloci rimanendo però sempre al punto di partenza.
Tutte le volte che aveva provato a comporre il numero di Jimmy si era ritrovato a sentire la voce dell'interlocutore urlare “Pronto? Pronto? Identificati bastardo!” e giurò di aver sentito “Matt?” l'ultima volta che telefonò, proprio mentre premeva il tasto rosso a destra. Questo lo fece sentire ancora più vigliacco del solito, ed era per questo che quella sera era stato così restio a chiamare. Si sentiva fottuto, fottuto ed in trappola e questo non poteva che bloccarlo.
L'ultima volta che si era gettato tra le braccia di una persona a cui sembrava importare di lui aveva preso una bella bastonata sulla testa, non poteva rischiare che anche Brian lo facesse sentire di nuovo uno schifo come quella volta.
Preferiva la solitudine, ad essere trattato come un fazzolettino di carta che viene gettato dopo essere stato usato.

***

Il Radisson Hotel invase la visuale del finestrino di destra del furgoncino di Brian che, per colpa della testa di Jimmy, non riusciva a vederne l'entrata. All'esterno non vi erano molte persone ed il sole era ancora basso, faceva quasi freddo quando aprì lo sportello per scendere.
Ad entrambi i ragazzi sudavano le mani: era la prima volta che partecipavano a quella Convention e l'agitazione raschiava dall'interno. Poteva succedere di tutto – di negativo, ovviamente – e la loro breve carriera si sarebbe dissolta come ghiaccio in un bicchiere di whisky.
Le piccole aiuole erano ben curate, gli alberi stavano per fiorire e l'intonaco chiaro non appariva segnato dal tempo; quell'hotel sembrava brillare in mezzo alla città, tutti i turisti di Santa Maria e dintorni alloggiavano lì e non avrebbero potuto scegliere location migliore per un evento tanto rinomato in tutto lo Stato e non solo.
Dopo la sistemazione dello stand e l'arrivo del primo cliente che aveva prenotato il tatuaggio in negozio, Brian iniziò ad avvertire una strana sensazione che lo rese ancora più inquieto di quanto già non fosse: si sentiva vuoto e con il cuore a mille per colpa dell'ansia, doveva tatuare un semplice dragone ma la mano non voleva smettere di tremare. A malapena riusciva a tenere la macchinetta ben in posizione e temeva che l'ago entrasse troppo o che l'inchiostro non fosse sufficiente a delineare bene i contorni.
Jimmy se ne stava in piedi al suo fianco e parlava con gli appassionati che si avvicinavano, era riuscito anche a riempire alcuni buchi vuoti con un paio di tatuaggi ed aveva ammiccato alle ragazze carine che sembravano essere più interessate alle doti fisiche di Brian, che a quelle da tatuatore; circa tre ore dopo si era concesso una birra e ne aveva portato una anche all'amico che, tra un lavoro e l'altro, l'aveva bevuta velocemente rischiando quasi di strozzarsi.
Un ragazzo, alto e con le spalle larghe, si stava sfilando la maglietta quando Brian aveva iniziato a darsi dello stupido. Aveva sbagliato ad accettare di tatuare quel tipo, viste le somiglianze che aveva con Matt. Mentre lo tatuava, infatti, non poteva fare a meno di ripensare a quella pelle, a quel respiro regolare, agli occhi verdi che non facevano che trapassarlo da parte a parte fingendo di osservare qualcosa oltre le sue spalle. Per non parlare dei sospiri di cui Brian aveva segretamente goduto e dei movimenti lenti della sua mano e della sua lingua.
Alzò il viso, sospirò e poi chiese al cliente un paio di minuti di pausa con la scusa che in quella posizione aveva male alla schiena; non che mentisse, ma erano talmente tanti anni che sopportava quel dolore da non farci più nemmeno caso.
Non preoccuparti, ho bisogno anch'io di riprendere fiato.” rispose quello abbozzando un leggero sorriso che Brian aveva voglia di strappargli infilzandogli le unghie nella carne; dovevano esserci le fossette di Matt, al suo posto.
Finalmente vi ho trovati.” disse Johnny sospirando e dopo essere arrivato ad un palmo dai due ragazzi. “Nessuno sembrava sapere esattamente dove fosse lo stand del Syn Gates Tattoo.”
Non appena Brian vide il suo amico così vicino, sentì il suo cuore calmarsi e ridurre la frequenza dei battiti, le mani si fecero più calde e meno intorpidite; era certo che Johnny non fosse andato lì da solo e aspettava con impazienza che anche l'altro facesse la sua comparsa. I suoi pensieri dovevano essere evidenti agli occhi degli altri due visto che si lanciarono un'occhiata fugace priva però di incoraggiamento, il che lo fece voltare e ricominciare il lavoro da dove lo aveva lasciato.
Non poteva permettersi che il cervello vagasse lontano o facesse supposizioni senza il minimo fondamento, doveva rimanere concentrato il più possibile e, se si fosse arrabbiato, avrebbe rischiato di uccidere qualcuno con uno dei suoi aghi.
E comunque ci sono le cartine con le postazioni.” aggiunse Jimmy dando una pacca sulla spalla del ragazzo con la cresta bionda.
Lascia perdere, non ho un buon rapporto con loro.”
Brian non li sentiva nemmeno, si era talmente concentrato sul ronzìo della sua macchinetta da non udire nemmeno i passi dei due amici allontanarsi e Jimmy urlare: “Andiamo a prenderci una birra!” mentre con una mano sfiorava le dita di Johnny che le ritrasse all'improvviso come se si fosse scottato. Allo stesso modo aveva ignorato il resto della sala, il resto dei tatuatori e il resto dei clienti, persino quello che se ne stava in piedi davanti al tavolino e che lo guardava emozionato torturandosi le pellicine intorno alle unghie.
"Hai posto per un piccolo tatuaggio?"
Brian alzò il viso, la lentezza con cui eseguì il movimento serviva a metabolizzare il suono della voce che aveva appena sentito.
I giorni terribili che erano trascorsi non avevano ormai alcun senso, c'era solo quel timbro basso dalle venature roche e il largo sorriso che gli riempì lo sguardo.
"C-Che devi tatuarti?" chiese dubbioso, sicuro di essere un po' arrossito. Da una parte voleva essere arrabbiato, dall'altra quel paio di fossette agli angoli della bocca lo distoglievano da qualsiasi pensiero od intenzione.
"Sì." rispose solo, attendendo la domanda che di lì a poco sarebbe arrivata.
"Eh?"
"Sì Brian, sì." disse Matt curvando la schiena e appoggiando i gomiti sul tavolo. "Risponderò sì ad ogni tua domanda, ogni tua richiesta e voglio che quando mi abbraccerai o accarezzerai il mio corpo ti ricorderai che per te sarà sempre un sì. Vuoi scappare ad Honolulu? Sì Brian. Fare bungee jumping? Sono fottutamente pronto. Non so, fare la pazzia più grande della tua vita? Facciamola, io la mia la sto vivendo adesso."
Brian strabuzzò gli occhi e sbattè la palpebre più volte sorprendendosi di ritrovare ancora Matt lì davanti a lui. Aveva, per precauzione, spento la macchinetta e adesso il cliente li guardava con un'espressione interrogativa sul volto incrinando quel momento che era sembrato non arrivare mai ma che alla fine il destino aveva deciso di compiere.
Ogni parola, a quel punto, non avrebbe avuto senso, sarebbe stata oscurata dalla bellezza del discorso che Matt gli aveva appena rivolto e dalla totale devozione che quegli occhi verdi rivolgevano solo e soltanto a lui.
Finisco qui e mi occupo di te.” rispose solo trattenendo un sorriso che, seppur mascherandolo, era largo ed intenso. Matt acconsentì con un cenno del capo ed andò a sedersi al posto di Jimmy per poi voltarsi verso la schiena dell'altro ragazzo. Nonostante la maglietta blu scuro si intravedeva la forma dei muscoli di tanto in tanto, soprattutto quando Brian spingeva l'ago un po' più in fondo; avrebbe voluto allungare una mano ed accarezzarlo con delicatezza solo per fargli capire che gli copriva le spalle e non se ne sarebbe più andato, stavolta per davvero, ma convenne che era meglio non distrarlo e che avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per farsi perdorare l'assenza.
Quando finalmente quel ragazzo si alzò e andò via, guardandoli sempre in quel modo un po' dubbioso, Matt prese il suo posto con grande gioia di Brian che per tutto il tempo non aveva fatto che aspettare quel momento con dita tremanti.
Lo vuoi davvero il tatuaggio?” gli chiese, iniziando a cercare una boccetta nuova d'inchiostro nero.
Pensavi che non dicessi sul serio?”
No, pensavo che certe cose farebbero meglio a rimanere tra me e te.” rispose facendogli l'occhiolino e provocando risate da parte dell'altro. “Avrei un'idea migliore.” aggiunse sfiorando con le dita coperte dai guanti il bicipite destro su cui vi era una porzione di pelle bianca ed inviolata.
Mi fido di te, Brian.”
Intanto, all'esterno dell'hotel, Jimmy e Johnny se ne stavano appoggiati al muro a bere tranquillamente le loro birre mentre i loro sguardi vagavano per il parcheggio. Non avevano parlato molto da quando erano arrivati lì, si erano più che altro limitati a lanciarsi sguardi fugaci e il più alto non faceva che ripetergli, solo con lo sguardo, di non aver paura.
Io non ho paura.” sbottò ad un certo punto Johnny, abbassando la bottiglia dall'altezza del viso. “Dacci un taglio con quella faccia.”
“Allora perché ti sei allontanato quando ti ho sfiorato con la mano? Non l'ho neanche fatto apposta.”
Chiunque, al posto del bassista, non ci avrebbe creduto, ma quando si è invischiati in certe cose è impossibile notare anche le intenzioni più evidenti.
Se lo dici tu.” rispose, dopo un sospiro. “Secondo te quei due hanno fatto pace?”
Neanche a chiederlo, appena torniamo dentro tutta la sala li starà fissando mentre si limonano senza pietà.”

***

Allora, ti piace?” chiese Brian non appena ebbe pulito le ultime sbavature d'inchiostro. La pelle bruciava ancora un po' e la si sentiva gonfia sotto le dita, ma il turbine che investiva Matt in quel momento gli impediva di provare qualsiasi cosa fosse vicina al dolore, era come se la sua pelle fosse anestetizzata.
È... Sì mi piace tantissimo.” sussurrò abbassando lo sguardo sul tatuaggio, come se si vergognasse a lasciar trasparire in quella maniera tutto ciò che stava provando. E la voragine nello stomaco che Brian era riuscito ad aprire con un solo sorriso, si allargava sempre di più mentre notava i vari dettagli delle rose che adesso decoravano il suo braccio, appena sopra il microfono. Erano piccole e delicate, probabilmente non le avrebbe mai scelte, ma Brian aveva occhio per certe cose ed aveva fatto un lavoro perfetto. Si chiedeva solo cosa lo avesse spinto a ritrarre quel soggetto.
Queste rose sono sinonimo di vita.” spiegò, non appena Matt glielo chiese. “Siamo io e te che siamo appena nati e che ci stiamo intrecciando, abbiamo entrambi le spine ma riusciamo a non farci del male. Magari ce ne faremo, anzi di certo, però continueremo a crescere insieme dalle stesse radici, a condividere l'acqua e la terra, a sbocciare e morire fino a perdere tutti i petali. Sarà bello farlo insieme, sono stanco di stare da solo.”
Le loro mani si avvicinarono, le dita si incastrarono completamente e il loro palmi aderirono in una presa salda più solenne e sacra di qualsiasi promessa di matrimonio. Le loro ginocchia si sfioravano quando tentarono di bruciare la distanza tra i loro corpi fino a far incontrare le labbra che per giorni si erano disperatamente cercate. Le delusioni che Matt aveva sopportato in passato non c'erano più, l'angoscia di Brian neanche e non aveva intenzione di chiedere nessuna spiegazione all'altro: erano insieme finalmente, non aveva bisogno di altro.
Nessuno prestò attenzione a quei due ragazzi che in quel momento si tenevano stretti e desideravano solo scoprirsi a poco a poco, conoscere i reciproci difetti e affrontare tante albe e tanti tramonti insieme, il loro bacio era tenero e silenzioso, era una piccola farfalla che volava via dal Radisson Hotel, che si perdeva nel cielo, che giurava amore eterno alle stelle.




Ultimo capitolo finalmente online, iniziavate ad avere paura che l'avessi abbandonata, vero?
Invece no, era nel mio pc da un po' ma sono successe diverse cose che mi hanno tenuta lontana dal computer (ed anche per questo non ho ancora risposto alle recensioni che sono cinque, dio grazie siete tutti meravigliosi *-* ma prometto che risponderò, oh yes). In ogni caso immagino vi chiedate cosa mi si sia successo: ho passato il test di Lingue Orientali alla Sapienza e mi trasferirò quindi, tra un paio di settimane, a Roma.
Sappiate comunque che non ho intenzione di abbandonare il sito, le storie e tutte le varie cose di cui vi avevo parlato nello scorso capitolo, al massimo ci metterò solo un po' di più a sfornarle.
Che ve ne pare come finale? Spero vi abbia riempiti di zucchero a sufficienza, io avevo tutti i denti cariati quando ho finito di scriverlo!
Vi ringrazio dal primo lettore all'ultimo, chi ha recensito, chi no, chi ha odiato la storia e chi l'ha amata, ringrazio ognuno di voi. Grazie perché se non ci foste probabilmente non sarei qui a scrivere o comunque non sarei la persona che sono adesso, ogni singola parola che mi scrivete mi arricchisce e mi rende migliore.
Un bacio e spero di tornare presto con missing moments, sequel e prequel vari (non manca proprio niente, sì)!

Dominil.

P.S. I versi ad inizio capitolo sono tratti da The Taste of Ink dei The Used.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: Dominil