Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Fujikofran    21/09/2013    1 recensioni
Franca, storica dell'arte finita a fare sorveglianza alla Galleria Borghese di Roma, è amica di Fujiko, che poi la coinvolgerà in un piano per il furto del noto quadro "Le déjeuner sur l'herbe" di Manet, insieme a Lupin e co. Non può sfuggire alle loro grinfie e dovrà seguire ogni loro dettame. Ma nel colpo ci saranno dei cambi di programma, perché uno dei tre uomini della banda si innamora perdutamente di Franca. Chi?
Questa è la mia prima storia più o meno AU, in quanto c'è un protagonista che non è Lupin o gli altri e il contesto è più insolito. E poi la storia si svolge ai tempi di oggi. I capitoli sono brevi. Brano da ascoltare: "Crystalized" dei The XX
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Irruzione in una vita'
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Capitolo sette – Tutto è bene quel che non finisce bene
 
Era sera e Franca aveva appena iniziato il turno che sarebbe durato tutta la notte. Aveva appena preso un caffè caldo e si sentì chiamare.

-Signorina!-

Riconobbe quella voce: era dell’ispettore Zenigata.

-Salve, che ci fa lei qui? C’è già Matteo Facchini, il vigilante-

-Sono qui per lavorare. Le dà fastidio la mia compagnia?-

-No, si figuri-

Le arrivò un sms: era Fujiko, che le aveva detto che il colpo, ben organizzato nonostante il gruppo avesse avuto poco tempo per idearlo nuovamente, era pronto. Voleva solo tenerla aggiornata, dato che non avrebbe dovuto commettere alcuna manovra per facilitare l’operazione dei tre ladri. Poco dopo arrivò un messaggio da parte di Jigen, che era venuto a controllare che non accadesse nulla alla sua donna.

-Signorina Strangoni, che razza di sorveglianza crede di fare, se sta sempre a guardare il cellulare? Lascia fare tutto a Facchini? Ma chi la sta cercando in maniera così insistente?-

-Ispettore Zenigata, lei non ha dei cari con cui è in contatto costantemente?-

-Ho una figlia, ma la sento poco-

-Ecco, appunto. Io invece ho una mamma lontana che mi manda messaggi e lo fa anche per tenermi sveglia-

Il truce ispettore si era bevuto facilmente la menzogna di Franca, che pensava a Jigen ed era preoccupata per lui. Ma si domandava pure che stesse combinando il resto della banda. Allo scoccare della mezzanotte suonò l’allarme. Zenigata iniziò ad agitarsi e chiamò i rinforzi. La stessa cosa la fece il Facchini. Come poteva Lupin essere stato così stupido a non aver disattivato l’allarme? Doveva esserci un trucco. Franca non si innervosì, ma, quando ricevette un sms da Jigen, sentì le sue forze quasi venir meno. “Ti amo” recitava il messaggio e, quando Franca stava per rispondergli, si spaventò nell’udire dei colpi di pistola. Si accorse che la polizia stava inseguendo Goemon, che scappava come un razzo tra le sale del museo. Volavano proiettili e lei si nascose dietro un angolo, vicino a un’altra stanza. La sua pelle valeva più di un quadro. Notò che era entrato anche Jigen: che ci faceva lì?

-Vattene, Daisuke, non stare qui, stanno sparando come pazzi!- gli disse.

Di Lupin e Fujiko nemmeno l’ombra, forse sarebbero entrati dopo quel gran baccano. Era evidente che Goemon era lì per distrarre gli agenti, Facchini e Zenigata e ci stava riuscendo, anche perché con la spada aveva ferito molti uomini, compreso il vigilante. Jigen cercò di portare via Franca, alcuni agenti li inseguirono e fecero fuoco. In quel momento Fujiko e Lupin, accertatisi che tutti fossero usciti dal museo entrarono per rubare il quadro e a loro ci volle un attimo. Franca e Jigen continuarono a fuggire, ma quest’ultimo si accasciò al suolo: era stato ferito e non di striscio.

-No, Daisuke, che hai? Oh mio Dio…Per favore, aiutooooooo, c’è un ferito grave, ca***ooooooooo!- urlò Franca con tutto il fiato che poteva avere in corpo in quel momento. Lei, invece, era illesa. Le sue urla coraggiose richiamarono l’attenzione di alcuni agenti, che corsero a soccorrere il ladro. Nel frattempo erano arrivate altre pattuglie della polizia e non lontano da lei passò Goemon in manette. Anche Lupin e Fujiko erano stati fermati, anche se erano riusciti a rubare il quadro. Il colpo era fallito definitivamente: aveva vinto la legge, aveva vinto Zenigata. Franca, che aveva mantenuto abbastanza controllo fino a quel momento, mostrando anche una grande forza d’animo nel cercare aiuto, ebbe un crollo nervoso e scoppiò a piangere. L’ispettore le si avvicinò, come se volesse confortarla, ma lei lo allontanò con un gesto della mano.

-Non voglio la sua compassione, Zazà. Che bella polizia del cavolo, che siete, vi mettete a sparare come capita. Eh, già, per voi o tutti sono delinquenti o sovversivi…sapete sempre dar il buon esempio di come si spari alla cieca, vero? Daisuke Jigen non c’entrava niente, si era dissociato dal voler compiere il furto col resto della banda. Era qui perché aveva paura che mi succedesse qualcosa, voleva proteggermi e ci è riuscito. Io non ho un graffio e lui sta rischiando la vita…per me. Lei questo non lo capisce, ispettore dei miei stivali!-
Zenigata non riuscì a ribattere, vedendo la giovane donna in lacrime. La riaccompagnò a casa e le promise che le avrebbe dato notizie sulla salute di Jigen. Quella notte Franca non aveva concluso il turno e la mattina dopo, quando si presentò al museo, c’era ancora la polizia. Era andata lo stesso al lavoro, sebbene, appena sveglia, aveva ricevuto per telefono un triste comunicato: era stata licenziata. Non sapeva nemmeno lei perché si fosse recata in quel luogo. Provò a chiamare Fujiko, ma non ebbe risposta, così come da Goemon e anche da Lupin. “Allora sono finiti proprio in galera”, pensò. Provò a chiamare Zenigata, che le aveva lasciato uno dei suoi tanti numeri. Le rispose subito e le comunicò che Jigen era fuori pericolo, solo che non era ancora cosciente. Dopo tanto tempo che non lo faceva, Franca si mise a pregare, in preda al desiderio di rivedere l’uomo che amava. Tornata a casa, si sdraiò sul divano del soggiorno, inerme. Era senza lavoro, senza colui che le aveva fatto tornare la voglia di innamorarsi e non aveva voglia di muovere un dito.
 
 
Trascorsero tre giorni prima che Franca potesse rivedere Jigen e, quando andò a trovarlo, lo trovò meglio del previsto. Non le sembrava totalmente in forma, ma poco ci mancava. Posò una rosa rossa sul comodino, dono che lui gradì, amando quel tipo di fiori. Poi si chinò per baciarlo.

-Accidenti, ma stai meglio di me- gli disse –ti hanno pure risistemato la barba-

-Ho meno l’aria da brutto ceffo, non trovi?-

-Già…ah, salve ispettore Zenigata. Può aspettare un attimo fuori?-

-Che palle, ma ce lo ritroviamo sempre in mezzo? Quanti anni sono che ci segue come un’ombra? Ne ho perso il conto-

-Quando ti dimetteranno?-

-Non lo so, ma sembra prima del previsto, ho recuperato molto, per fortuna il proiettile non mi ha colpito in punti vitali-

-Sei una roccia…-

-Peccato che dall’ospedale andrò direttamente in galera e non sarà in Italia, purtroppo. Ma tanto non ci starò per molto. Appena Arsene saprà liberarsi torneremo tutti a fare la nostra vitaccia. Sai, i ragazzi sono venuti a salutarmi, ieri sera, tutti e tre. Ovviamente circondati da agenti, che li tenevano stretti. Però per lo meno sono stati gentili a farci incontrare…Ah, ti saluta Goemon, che non ce l’ha affatto con te, me lo ha confermato-

-Ricambio il saluto. Ho letto il tuo ultimo sms e ti stavo rispondendo quando è iniziato quel baccano, al museo. Ti rispondo ora, a voce: “anche io”; è questo ciò che ti stavo scrivendo via messaggio-

-Ti prometto che non smetterò mai di pensarti e farò in modo di essere comunque presente, anche quando sarò lontano, però ti chiedo di fare una cosa: anche se vorrei che ti ricordassi di me, ti prego di riprendere in mano la tua vita di sempre, in questa magnifica città. Hai avuto la prova di quanto tu possa essere importante per qualcuno e sono convinta che saprai ancora meglio che cosa significhi essere fondamentale per il prossimo; per chiunque, anche per un semplice amico-

-Starò con te fino a quando non andrai via. Poi…se un giorno ci ritroveremo, sempre se accadrà…-

-Accadrà, ma tu non pensare a quel giorno, ok?-

Franca faticava a non piangere e poco dopo andò via.

-Ma lo ama così tanto?- le domandò, fermandola,  Zenigata.

-Sì...non mi dica che non sappia che cosa voglia dire amare qualcuno, ispettore. Tanto lei lo saprà benissimo-

-Franca, lei è una persona in gamba e mi dispiace che abbia sofferto anche per colpa mia. Vorrei rimediare…se me lo permette, vedrò di poter fare qualcosa per farla tornare al lavorare al museo-

-Allora posso affidarmi a lei, ispettore?-

-Certo, vedrò di fare il possibile. Almeno ci proverò-

-La ringrazio-

Detto questo, Franca si avviò verso l’uscita del Policlinico Umberto I, andò al parcheggio e mise in moto la sua Mini, che, allontanandosi sul grande viale vicino l’ospedale, diventava sempre più piccola.
 

 
 

Fujikofran (c) 2013
https://www.youtube.com/watch?v=Pib8eYDSFEI
   
 
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