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Autore: Heaven_Tonight    21/09/2013    17 recensioni
"Volevi scoprirla lentamente.
Volevi che ti guardasse con fiducia e non come se morisse dalla voglia di sputarti in faccia.
Volevi vedere il suo sorriso.
Quello tenero e solare che riservava sempre al vostro anziano vicino di casa.
Volevi farla brillare.
Vedere il suo viso accendersi solo per te."
Missing Moments di "Ikkunaprinsessa", dove ancora una volta è Ville a parlare in prima persona.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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b

Love me Tender




Apri gli occhi e lei è lì, a fissarti.
Quasi si schernisce nel vedersi colta sul fattaccio.
Arrossisce appena, sorridendoti seria, ed ecco che fa capolino la deliziosa fossetta sulla guancia sinistra.
Il sole che filtra dalle persiane semichiuse le illumina i capelli facendoli brillare come fiamme.
Segui con gli occhi le volute e gli intrecci intricati della sua chioma ribelle.
Ami il modo in cui si riavvia i capelli quando è concentrata a fare altro, ami il modo in cui li scuote...
Ami lei.
Tutto ciò che la riguarda.
Quante volte ti sei preso in giro da solo, per questo?
Era iniziata quasi come un gioco.
Lei ti aveva sempre affascinato: la guardavi da lontano, la spiavi quasi.
Seguivi le sue mosse all'interno della sua piccola casa, attraverso quella finestra.
Ti chiedevi chi fosse, cosa pensasse, cosa sentisse.
Così misteriosa, evanescente da chiamarla scherzosamente “il mio fantasma”.
Di tanto in tanto la incrociavi per strada: teneva sempre la testa bassa, quasi volesse nascondersi, camminando vicinissima al muro, gli occhi nascosti dietro lenti enormi e scure.
Sempre da sola, lontana da tutti, lontana dal mondo.
Come te.
E poi, quella notte che ti ha cambiato la vita, in un certo senso.
Ti sei ritrovato a guardare quel viso e dietro di esso hai trovato la tua “Prinsessa”.
Hai subito pensato che sarebbe stata una facile conquista e volevi divertirti un po'... ma non avevi calcolato che lei non faceva mai quello che ci si aspettava.
Non aveva abboccato alle tue moine, alle tue provocazioni... anzi: ti aveva fatto capire chiaramente che non ti voleva fra i piedi.
Non l'avevi affatto abbindolata con il tuo fascino.
Qualche sera prima avevi flirtato con la sua amica e ti eri divertito come sempre a lanciare sguardi languidi, per poi mandarla in bianco, raffreddandola con la tua aria altera.
I tuoi amici ti hanno sempre chiamato scherzosamente “Constipated whore”.
Una puttana stitica di sentimenti.
E ti è sempre piaciuto esserlo.
Ti vedono come qualcosa di intoccabile, irraggiungibile.

Quelli che non ti conoscono bene, i fan e la maggior parte delle persone che non si è mai soffermata a pensare che anche tu sei un uomo come tutti gli altri; con difetti, tanti... e paure, innumerevoli.
Non avevi mai pensato, prima di diventare famoso di poter usare la tua faccia da schiaffi, da eterno adolescente, come un'arma per ottenere ciò che volevi, o i tuoi modi di fare da stronzo presuntuoso a tuo piacimento.
Per allontanare o attirare a te le persone.
E intorno a ciò che la gente pensava di te, hai costruito il personaggio.
Molto comodo a dirla tutta.
Un modo per tenere il vero Ville protetto, al sicuro, quasi quanto le mura arrotondate del tuo rifugio e l'alto cancello tengono lontani i fan troppo invadenti.
E nonostante i terremoti interni, gli scossoni che hanno costellato la tua travagliata vita sentimentale, non ti eri mai sentito così.
Normale.
Sereno.
Con la voglia di proiettarti al futuro.
Ma quella prima notte...
La notte che hai trascorso nel suo letto a fare da balia ad un gatto rachitico e a lei, che poco prima ti si era avvinghiata sul divano, ti hanno travolto.

Infiammandoti dentro e fuori.
Quel profumo di vaniglia ti aveva sopraffatto inaspettatamente.
Il suo profumo... e stringerla tra le braccia, sentendo dentro il tuo cuore dopo troppo tempo, una sensazione strana di tenerezza.
Lei così piccola, scostante, così irritante e tenera allo stesso tempo, così semplice nella sua bellezza poco appariscente eppure capace di sconvolgerti.
Incappucciata e nascosta sotto quell'enorme giacca troppo grande per lei... i capelli con quella sfumatura così strana, tra il biondo scuro e rosso... non avevi notato quanto invece somigliasse ad una piccola bambola fatta d'oro.
Una piccola ninfa, una perfetta e minuta Venere di Botticelli.
Quando ti aveva fatto entrare in casa era tutto tranne che contenta e affabile, anzi... sembrava non vedesse l'ora di sbatterti fuori di nuovo al gelo, insieme al gattino mezzo morto di freddo che avevate trovato.
Si teneva a debita distanza, facendoti venire ancora di più la voglia di conquista.
Sfidando il tuo ego smisurato.
Quando lei ti era letteralmente saltata addosso, incosciente e strafatta di farmaci avevi pensato di approfittarne.
Ne avevi voglia fin da quando ti aveva guardato dritto negli occhi e reagito con fastidio e indifferenza.

Ma qualcosa ti aveva fermato all'improvviso: un senso di protezione nei suoi confronti, a te del tutto sconosciuta.
Tu, che ti curi raramente anche di te stesso.

E una impellente voglia di fare l'amore con lei.
Non sesso.

Volevi scoprirla lentamente.

Volevi che ti guardasse con fiducia e non come se morisse dalla voglia di sputarti in faccia.
Volevi vedere il suo sorriso.
Quello tenero e solare che riservava sempre al vostro anziano vicino di casa.
Volevi farla brillare.
Vedere il suo viso accendersi solo per te.

Perderti...

Non avevi chiuso occhio quella notte, così irritato con te stesso dal fatto che non riuscissi ad andartene via, a mollare lei e quel gatto al loro destino, per tornartene al sicuro nella tua torre, lontano da lei.
La guardavi dormire stretta a te, col pugno chiuso intorno al collo della tua t-shirt come una bambina, e l'irritazione aveva lasciato pian piano il posto ad un nodo intorno alla gola.
Osservavi la fronte aggrottata, le piccole labbra strette a broncio, e i capelli che si infilavano ovunque tra di voi quasi a formare una cortina di seta dorata.
Avevi cantato sottovoce per lei, come qualche ora prima per quel gatto rognoso e moribondo... e lei si era rilassata, distendendo le labbra e la fronte.
Quasi sorriso.

Si era sistemata tra le tue braccia come se quello fosse stato sempre il suo posto.
Il senso di esaltazione ti aveva fatto sentire così stupido... e perfettamente a tuo agio.
La familiarità di sentirla stretta a te... tu che non sopporti che qualcuno si avvicini troppo, sconfinando in una confidenza che non concedi quasi mai, se non alle persone che conosci da una vita.
Le gambe che si intrecciavano alle tue, le braccia che si allungavano a chiudersi intorno alla tua schiena, il suo viso nascosto nell'incavo del tuo collo, tutto così giusto... così bello.
Avevi lottato contro la voglia si svegliarla a furia di baci e la crescente eccitazione fisica.
Stringendo i denti e imprecando dentro di te, invece te n'eri stato disteso con lei addosso, consapevole di ogni parte del suo corpo morbido, delle forme voluttuose che avevi intuito sotto quel maglione informe, del piede nudo che strofinava contro il tuo polpaccio.
Ne sentivi il calore anche attraverso il jeans.
Il respiro che ti veniva a mancare ogni volta che lei muovendosi, sfregava contro la tua parte intima tesa e dolente.
Contavi di fargliela pagare quanto prima per quella dolce tortura e quel pensiero ti aveva scioccato più di tutto quello che stavi vivendo: il fatto di aver pensato a voi due, oltre quella notte.
E avevi capito che volevi rivederla.
Tenerla di nuovo tra le braccia e sentirla respirare sul tuo collo.
Che volevi toglierle quel maledetto maglione e vedere cosa si nascondesse sotto e se fosse così come lo stavi immaginando.
Baciarle quella bocca rosea, così piccola e perfettamente disegnata...

Perderti...

Con la luce del mattino lei aveva di nuovo alzato quel muro tra voi, scontrosa come pochi; ma non ti era sfuggita la scintilla di piacere quando ti guardava e allora ti eri rilassato...
Quando poi qualche ora più tardi, durante le quali lei non aveva lasciato per un istante i tuoi pensieri, eri tornato per occuparti del gatto che contrariamente ad ogni aspettativa, si era ripreso alla grande, l'avevi trovata con un altro.
Col viso arrossato e gli occhi ridenti.
Rilassata come con te non era stata.
La rabbia ti era salita alla gola come bile velenosa e avevi reagito scioccamente, da perfetto imbecille geloso.
Per una settimana eri rimasto nascosto dentro casa, con il gatto che quasi per punizione le avevi portato via.
Spiandola da dietro le tende, al buio, come un ladro.
Passeggiando nervoso da una stanza all'altra, con il bisogno di fumare una sigaretta dopo l'altra; tornando ogni due minuti alla finestra come stava imparando a fare il piccolo gattino che ti imitava e seguiva passo passo, incapace di concentrarti sui pezzi che stavi scrivendo.
Temendo o forse sperando di vedere il tipo alto, moro, muscoloso e dal sorriso abbagliante che era con lei.
Sarebbe stato facile metterla da parte se lei era già impegnata, giusto?
Giusto?
No, affatto.
Quello che era iniziato come un gioco ti stava prendendo troppo e il campanello di allarme che risuonava nella tua testa era diventato assordante.
Ma lo ignoravi.
Volevi ancora provare quel calore semplice e pulito che lei sembrava irradiare spontaneamente.

La volevi.
E l'avresti avuta.
A costo di togliere di mezzo il fastidioso tipo dal sorriso abbagliante.
A costo di farti male e passare per coglione.
Con ogni mezzo.
Ma non era servito.
E avevi imparato che lei non era come le altre.
Che non aveva bisogno di effetti speciali.
Le avevi semplicemente detto ciò che pensavi e lei ti aveva guardato come speravi.
Davanti a quella finestra, con lei tra le braccia, e la luna...
Una parte di te rideva divertito, ironico e scuoteva la testa prendendoti in giro.
L'altra... l'altra sentiva lei.
Solo lei.
E non c'era nulla al mondo che ti importasse quanto quel momento.
Irripetibile.

Perdersi...

Come ti eri perso la prima volta che sei entrato dentro di lei.
Stretto nel groviglio delle sue gambe e braccia e capelli...
L'aver atteso un tempo infinitamente lungo per il tuo bisogno di averla, ne era valso ogni istante.
Avevi aspettato che fosse lei a prendere in mano la situazione, a darti il suo consenso con gli occhi color del miele.
Ti piaceva guardarla negli occhi mentre facevi l'amore con lei; vederle passare sul viso ogni emozione, chiara e limpida... vedere le sue pupille dilatarsi dal piacere, quando la fissavi per qualche istante di più.
Arrossire e sviare lo sguardo, imbarazzata.
Inconsapevole della sua bellezza, la tua “Prinsessa”...
Fiduciosa nell'affidarsi a lui, completamente... con tutta se stessa.
La sua forte e fragile “Prinsessa”...
Prometti a te stesso di non farle mai del male volutamente.
Vuoi meritarti quella fiducia incrollabile che giorno dopo giorno lei ti dimostra.
Prometti a te stesso di non deluderla.
Sai che dentro di lei è in atto una dura lotta; sai che ci sono lati di sé che ancora non vuole svelarti.
Qualcosa o qualcuno l'ha fatta soffrire e una parte di lei è nascosta così bene, così a fondo... ma stranamente tu riesci a scorgerla.
E sei geloso.
Geloso di quella parte che lei tiene solo per sé.
Geloso di non averla completamente.
Geloso ed egoista, sì, certo che lo sai.
La sera prima hai dovuto scacciare malamente Amy; un'amica da lungo tempo, con la quale c'era stato qualche attimo di sesso, molto, molto tempo prima, ma che ormai per te era solo una collega di lavoro.
Lei continua a provocarti, a tentarti, fallendo miseramente.
Ogni volta che siete in giro insieme, non perde occasione di appendersi al tuo braccio, appoggiarsi, sorridendoti complice.
Ogni scusa è buona per piombare a casa tua nel bel mezzo della notte, o facendo di tutto per rimanere soli quando tutti vanno via.
Un tempo le avresti detto di togliersi di mezzo, senza tanti giri di parole... ma Lou anche in quello ti ha ammorbidito.
Hai pensato per la prima volta a come ci si sente ad essere dall'altra parte, a sentirsi rifiutati.
E sei stato gentile.
Le hai detto che sei innamorato di un'altra, che non c'è un'altra donna che ti interessa.
Ed Amy inaspettatamente ha reagito con rabbia, avventandosi contro di te.
Avete perso l'equilibrio e tu come un coglione sei finito a terra, con lei sopra che ne ha approfittato per baciarti.
Te la sei tolta di dosso ridendo e prendendo le distanze, ma lei non è divertita affatto.
Ti ha accusato di usarla, di illuderla e di scherzare con i sentimenti altrui.
Ed è andata via, lasciandoti con il culo a terra, sbattendo forte la porta dietro di sé, facendo tremare le pareti della sala incisione.
Uno spiacevole aneddoto che vuoi raccontare a Lou: vuoi essere sincero con lei, raccontarle ogni cosa.
Sperando che anche lei un giorno si sarebbe sentita di non tenerti più nascosto nulla.
E ti aprisse il suo cuore.

L'hai trovata arrabbiata invece e avvertito di nuovo la distanza di un muro invisibile tra voi.
Infastidito e sotto sotto spaventato a morte dal pensiero di una Lou che non ti ama più, che non ti guarda come solo lei fa, di non vedere quel viso amato illuminarsi quando appari, quella luce di tenerezza sconfinata.

La sua “Prinsessa”...

Hai impiegato gran parte della notte appena trascorsa a farle tornare il buonumore e allontanare quella nube nera che le aleggiava sopra la testa.
Sei curioso della sua vita, quando ancora non eri con lei: vuoi saperne di più...
La foto di una ecografia e della Lou piccola e imbronciata avevano smosso qualcosa.
L'hai stretta a te, cercando di infonderle fiducia.
Ma ancora una volta lei ha tirato su il muro.
Non sopporti quando lei ti sguscia via dalle braccia, scappando per nasconderti il viso ormai diventato quasi un libro aperto.
Ti sei talmente adagiato nella vita di Lou, in quella casa, nel suo letto, che pensare di non poterli più avere, ti apre un vuoto al centro del già scarno petto.
Vuoi esserci.
Vuoi assaporare ogni giorno, sempre di più, quella normalità che solo quando sei con lei è genuina e vera.

E poi hai sognato... forse...
Hai sognato lei che dice di amarti.
Hai sognato un prato verdissimo, il sole che ti scalda, sdraiato su una panchina di pietra.
Le mani accarezzano i capelli castani pieni di boccoli di un bambino che riposa sul tuo petto; Lou ti passa accanto e tu vedi solo le gambe nude, un vestito corto a fiori le danza leggero intorno.
La sua mano ti sfiora leggera i capelli, il viso, il braccio, la mano, le dita... per posare una carezza anche tra i riccioli del bimbo che riposa sul tuo cuore, velocemente, prima di tornare a mettere in ordine chissà cosa, nel suo passaggio attraverso il giardino.
E il sogno è così vivido e reale che quando apri gli occhi, senti ancora il calore del corpo di quel bimbo sopra di te.
E lei è lì.
Lei c'è e non è svanita col sogno.
Non ha il vestito a fiori, ma la tua camicia nera addosso... ed è la cosa più bella che tu abbia mai visto.

Perdersi... e ritrovarsi.

«Ho sognato che mi dicevi di amarmi...», dici con la voce rotta che suona strana persino alle tue orecchie.
«Non era un sogno.», ti risponde Lou, seria.
Pieghi il braccio avvicinando il viso a quello di Lou.
Vuoi sentirla più vicina.
«E io che ho detto al riguardo?», le chiedi a voce bassa.
Le accarezzi il dorso della mano con un dito.
«Non ricordo bene... ma se la memoria non mi inganna, non hai proferito parola...», risponde lei ansando, fissandoti le labbra.
Eccola: quella scintilla di eccitazione che non riesce mai a nascondere nonostante tutti gli sforzi.
«Uhmm... che spregevole distrazione da parte mia.»
«Eri impegnato a fare altro: non pretendo mica che tu faccia due cose contemporaneamente. Sono una donna materialista, ma ragionevole.»
Ti prende la mano baciandone piano la punta delle dita.
Osservi rapito la bocca morbida di Lou, con la voglia pazza di assaggiarla.
Ma non ti fai distrarre facilmente.
Se lei non continua a stuzzicarti, ovviamente.
Hai qualcosa da dirle... non puoi più rimandare.
Ricordi.
Lei lo ha detto e non è stato un sogno.
«Forse possiamo riprendere il discorso.»

Perdersi e ritrovarsi... ed essere tutt'uno con lei.






"Love me tender,
Love me long,
Take me to your heart
For it's there that I belong...”





*******



Angolo dell''autrice:

Eccomi di nuovo qui a tediarvi con un'altra Missing Moment di "Ikkunaprinsessa".
Che volete farci? Ogni tanto mi prende e devo scrivere... per vostra sfortuna! :D
Ancora una volta entriamo nella testa di Sua Maestà Guglielmo (che spero mi perdoni l'ardire di dar voce ai suoi illustri pensieri, basandomi sui miei deliri notturni);
ancora una volta sono tremendamente in imbarazzo a permettermi di dar voce ad una persona che esiste davvero e con tutta probabilità è totalmente diversa da ciò che io immagino...

Molte di voi mi hanno chiesto di scriverne ancora, di scrivere ancora qualcosa dal punto di vista di lui, che molto spesso è misterioso e non ben capito...
Per cui eccola... spero vi piaccia e vi dia un pò di emozione come ne ha dato a me scriverla.
Ringrazio fin da ora, tutte quelle splendide fanciulle che leggeranno e lasceranno un segno... vi amo, sappiatelo. Tutte. <3

Come sempre senza la mia Beta
Deilantha: questa OS non poteva essere pubblicata, come da rito ormai!
Grazie Mugliera mia! <3

PS: non serve dire il perchè del titolo, vero? Sono certa che lo sapete, ;)

A presto,

*H_T*











   
 
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