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Autore: ImagineMonkeys    21/09/2013    3 recensioni
Le disavventure musicali di Zoe continuano! Sequel di "HAVE A PALMWOODS DAY", se non avete letto la prima storia non capirete C:
{Dal testo}
Carlos non completò la frase, che Zoe lo ghiacciò con uno sguardo arrabbiato.
-BENTORNATA ZOE!-gridò invece Kendall, notando il momento di imbarazzo ed applaudendo con un entusiasmo carente, sforzandosi di farla sorridere, Emily ed il resto della comitiva lo appoggiarono.
-BENTORNATA ZOE!- gridarono tutti e sette cercando di coinvolgere il resto del Palmwoods, il quale comprendeva vecchi e nuovi arrivi, impassibile e quasi confuso, che si faceva scappare ancora una risata vedendo la “vittima” di Ellen davanti ai loro occhi, Zoe si mise una mano in faccia.
-Bentornata, frana.-disse a se stessa Zoe, camminando incontro agli amici ed uscendo da quell’infernale (e silenziosamente letale) lobby.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Carlos, James, Kendall, Logan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                        {one}




 http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1962031&i=1 link di "Have a Palmwoods day", la storia precedente, per chi non volesse leggerla perchè si fracassa le palle, ecco un piccolo riepilogo:
Zoe è una ragazza inglese trasferitasi grazie ad un occasione casuale a Los Angeles per fare la musicista insieme ai suoi nuovi migliori amici, i Big time rush.
Al Palmwoods conoscerà nuovi amici come Julia,Emily,Erikah e Mark e nemici come Jenette, oltre ad iniziare a frequentare Kendall, con cui ha una relazione molto particolare.
Alla fine, dopo insidie e litigi, riesce a pubblicare il suo primo album e parte per un minitour C:

Il grosso tour bus nero laminato era ormai fermo nel traffico da mezz’ora, Los Angeles era illuminata dai tanti lampioni accesi, fari delle auto e dalle forti luci al neon dei negozi, il cielo era scuro, e all’interno del mezzo non volava una mosca.

Zoe spalancò un occhio solo, per poi stiracchiarsi in modo da ritornare in vita dopo nove ore di viaggio no-stop, appena un concerto finiva si rintanava nella sua camera d’albergo o nel bus per infilare un comodo pantalone della tuta verde acido, una larga maglietta grigia dei Nirvana e legarsi i capelli in uno chignon in cima alla testa, sembrava vivere due vite distinte in quelle ultime tre settimane di minitour.
Le sembrava ancora strano che la gente la fermasse per strada per chiederle un autografo,come stesse procedendo il suo murales che aveva intenzione di completare nella sua crib o scattare una foto con lei, era tutto nuovo per lei, pensava si stesse sdoppiando in due persone diverse: Zoe Leeshay, la timida ragazza dai ricci biondi che non riesce a trattenersi mai una risata, e un’altra Zoe Leeshay, la rockstar super sicura di sé che non ha paura di suonare un lungo e complesso power riff con una sbrilluccicante chitarra elettrica su di un palco illuminato.
Il suo cellulare trillò, e con mossa felpata del braccio lo afferrò, per poi strisciare il dito su “unlock”.
One new message from: Juls” lampeggiò nel mezzo dello schermo, Zoe sorrise e lo aprì;
-Tra quanto arrivi! aspettiamo tutti con ansia i dettagli salienti sul tour :))-lesse nella sua mente, per poi girare lo sguardo verso i grossi finestroni: era finalmente arrivata al Palmwoods.
Si catapultò velocemente giù dal divanetto, infilando la felpa su per le braccia e chiudendola, coprendo il vestitino a strisce che indossava.
Afferrando i due grossi bagagli a mano, la porta automatica del bus si aprì, facendo scendere meccanicamente tre piccoli scalini per poggiare piede a terra.
“Eccomi qua”disse fra se e sé,  uscendo fuori e rabbrividendo un po’ appena del vento soffiò nella sua direzione, facendo svolazzare i capelli biondi (da poco coronati da delle ciocche rosa chiare e blu elettrico).
Pulendosi le sneakers sul tappetino d’entrata, spinse la porta d’ingresso del Palmwoods, trovando la solita atmosfera a cui era abituata: Persone chiacchierare sulle poltroncine, dei ragazzi che provavano delle scene dai loro copioni, Bitters sbuffare dietro il bancone della reception, il rumore delle ascensori che salivano e scendevano, e della musica soft in sottofondo provenire da un ragazzo che silenziosamente suonacchiava.
-Potrei riavere le chiavi del 9J?-domandò Zoe a Bitters, premendo svariate volte il palmo della mano contro il campanello sul bancone.
Bitters brontolò seccato, alzando poi lo sguardo verso Zoe con una smorfia altezzosa stampata sul faccione tondo;
-E’ tornata la miglior amica delle teste di hockey, che gioia.-esclamò con finto entusiasmo Bitters, per poi prendere le sue chiavi dalla mensoletta nascosta sotto il bancone.-A quanto pare non perde le sue abitudini.-Continuò, riferendosi al campanello,Zoe ridacchiò.
-Certe volte non si cambia, non crede signor “Ho- nascosto- nel-contatore -della -luce –due- pacchi di- patatine” Bitters?- replicò Zoe, un sogghigno le comparve sulle labbra, per poi afferrare le chiavi con velocità.-Penso sia proprio così!-
Mr. Bitters sbuffò  innervosito, ritornando concentrato sulla rivista posta sopra il bancone, e Zoe raggiunse le grosse ascensori, spingendo a fatica le due valigie.
Appena le porte si chisuero,qualcosa si incastrò fra esse, facendole così rumorosamente strisciare l’una contro l’altra, infatti il laccio della sua scarpa era finito nel mezzo delle due.
Zoe se ne accorse e strabuzzò gli occhi,tirando con forza il piede, ma niente, il laccio non mollava, e rimaneva lì,conficcato fra due porte, mentre la scarpa di Zoe veniva portata sempre più su.
-Oh diamine!-disse innervosita Zoe, dando un ultima grossa spinta,ed improvvisamente, entrambe le porte si aprirono,facendo catapultare fuori Zoe ed i bagagli.
La ragazza si abbassò per rifare velocemente il laccio alla sua Lo pro Vans color rosso fuoco, e con i bagagli in mano, si diresse verso il 9J.
Girò le chiavi nella serratura dell’appartamento, e appena ci fu l’ultimo click, la porta si spalancò.
-SONO A CASA!-gridò ad alta voce, e sua mamma Alexa, seduta sulla sedia girevole della cucina spalancò gli occhi di colpo.
-MOSTRICIATTOLO!-disse Alexa correndole in contro sorridente, stringendola forte a se come fosse un pupazzo.-Sei tornata finalmente!-
-Ti sono mancata eh?-esclamò Zoe lasciando la presa sui bagagli,Alexa annuì stritolandola ancora di più.
-Ho passato tre settimane d’inferno, non c’era nessuno nell’appartamento che mi suonava vecchie canzoni dei cheap trick!-rispose la mamma.-Come è andato il tour?-
-E’ stato estenuante, ma anche divertente dopotutto!-rispose Zoe.-Sono andata ad esibirmi a New York, Detroit, Chicago, Toronto, per poi andare direttamente verso la Florida  a Miami e Tampa, dalla Florida ho fatto due tappe in Wichita e Dallas ed oggi sono qui!-
Zoe sbadigliò e si gettò di peso sul divano, togliendo con i piedi le scarpe e chiudendosi ad armadillo.
-Fammi indovinare…hai sonno?-esclamò Alexa ridendo,Zoe annuì.
-Non so neanche che ore sono ma mi sento stanca come se fossero le quattro del mattino dopo un hangover.-esclamò Zoe.-Ieri non ho proprio dormito, ero così felice di ritornare nella mia crib!-
-E di rivedere tua madre che non sapendo a che ora tu venissi non ha cucinato per te ma rimedierà al più presto?-esclamò velocemente Alexa,Zoe ridacchiò e alzò la testa dal divano con un movimento brusco, ritrovandosi ciocche rosa blu e bionde davanti agli occhi azzurri.
-Anche tu mi sei mancata!-rispose.-Ma i ragazzi?-
Alexa scrollò le spalle dubbiosamente, in quei giorni erano quasi spariti, non li vedeva girovagare spesso per il Palmwoods come era loro solito, oppure non li sentiva battibeccare nell’appartamento 2J, anche Emily, Julia ed Erikah non davano segni di vita, oppure semplicemente non le aveva incrociate.
-Vedrò di parlare con loro domani,ora se ti dispiace…-esclamò Zoe appoggiando il capo su di un cuscino color verde acido e stropicciandosi gli occhi assonnati.-Chiudo gli occhi per dieci minuti.-
Alexa scosse la testa e si sedette affianco a lei.
-Non vuoi metterti il pig…-
-Shhhh!-l’ammutolì Zoe afferrandole la mano, sua mamma ridacchiò e prese velocemente un plaid che stese sulle sue gambe, lasciandola riposare tranquillamente.
 
 
 
 
-Russell…Russ…-
Il ragazzo dai capelli rosso fuoco non apriva gli occhi, si rifiutava di spalancarli e di essere accecato dalle luci al neon dell’aereo in cui aveva passato ben dieci ore di volo.
-Cosa vuoi?-mormorò a bassa voce il ragazzo, grattandosi la guancia un po’ paffuta contornata da piccoli brufoletti.
-Stiamo atterrando, allacciati la cintura.-continuò il fratello gemello, Sean, appena la lucetta segnale sulle loro teste iniziò a lampeggiare.
Russell sbadigliò, aprendo lentamente le palpebre per abituarsi di nuovo alla forte luce artificiale, e chiudendo il tavolino sullo schienale anteriore, raccolse i suoi occhiali da vista rayban dalla montatura doppia, indossandoli per vederci meglio.
-Ho dimenticato di mettere le lenti a contatto stamattina, sono ridicolo con indosso questi cosi.-esclamò il ragazzo, mettendosi le mani fra i capelli arruffati, Sean scosse la testa.
-Sei peggio di una ragazza.-disse il fratello.-Ora che sei a Los Angeles non dovrai comportarti mica da diva!-
-Non sto facendo la diva, espongo la mia opinione su questi occhiali da vista che trovo ridicoli e completamente non cool.-rispose Russell,Sean ignorò tutto quello che aveva appena detto.
-Ribadisco,sei una diva- disse ridacchiando, un segnale acustico precedette la voce del pilota,il quale velocemente affermò di essere nelle vicinanze dell’aeroporto.
Sean e Russell,due gemelli che fino a poche settimane prima erano quasi indistinguibili, i loro nomi erano stati invertiti per più di diciotto anni, ma finalmente, in seguito ad una scommessa piuttosto rischiosa che si basava su chi riusciva a inghiottire più marshmallows dove Russell fu costretto a colorarsi le ciocche castane di rosso pomodoro, potevano essere riconosciuti e chiamati per il loro nome.
Entrambi diciotteni da poco, avevano avuto una vita piuttosto particolare, caratterizzata da una famiglia in continuo cambiamento e tanta,TANTISSIMA musica.
Avevano quattro anni l’ultima volta che videro la loro mamma, Faith, che lasciò il loro papà Calvin in seguito ad una rivelazione sconvolgente, a quanto pare non era attratto da lei, o dalle donne in generale.
Così crebbero in una piccola villetta a Hampsted heath, solo loro due, Calvin e la loro nonna paterna, Keira, una pianista pensionata con la passione per la musica jazz,che a quanto pare ha tramandato ai due gemellini.
Da poco Calvin aveva incontrato un compagno, un certo Quentin, americano, bruno, viso circondato da riccioli e scarpe di alligatore sempre in tinta con la cravatta, tipico stereotipo da uomo gay in poche parole, inizialmente per i due gemelli era davvero strano vivere in una famiglia così, non sapendo chi dei due reputare come madre, però alla fine riconobbero che Quentin era un tipo davvero simpatico ed affettuoso, e faceva sempre spuntare un sorriso sul viso, tranne quelle sere in cui decideva di cucinare uno dei suoi piatti pieni di azoto liquido del corso di cucina sperimentale.
Da poco non erano neanche in due, infatti, Quentin e Calvin avevano deciso, un anno prima, di adottare un altro bambino, che dopo una serie di sfortunati eventi, sarebbe al più presto arrivato direttamente da Bangladesh.
-IO ODIO I BAGNI DEGLI AEREI!-
Calvin, con aria stizzita, fece velocemente la strada che dal corridoio del bagno portava al suo sediolino, e  appena preso posto allacciò velocemente la cintura.
-Qual è il problema questa volta?-disse Quentin sbuffando un po’, rialzando lo schienale, Calvin scosse la testa.
-Sono stretti e la porta come al solito non si apriva, tu sai che sono claustrofobico, e mi stava venendo un attacco di panico!-
-Ora stai esagerando un po’.- esclamò Quentin, Calvin sistemò il colletto della camicia a strisce.
-Tu non puoi capire, ora silenzio,sono nervoso, non sopporto gli atterraggi!-continuò, Russell ridacchiò.
-E’ l’ennesima cosa odiata in dodici ore di aereo, ora che arriviamo a terra dovremo ricominciare il gioco.-disse a bassa voce al fratello, il quale rise in uno sbuffo e mise una gamba sull’altra,ma Calvin a quanto pare li aveva sentiti, perché il broncio che aveva in volto si crucciò ancora di più.
 
 
 
Autunno, le foglie ingialliscono, il lavoro e la scuola ricominciano,le giornate si accorciano, l’estate pian piano svanisce a dissolvenza come alla fine di un bel film.
 
 A Los Angeles il sole era già alto, i raggi passavano dalla finestra della camera di Zoe,la quale dormiva ancora beata.
Il risveglio,che fino a quel momento sembrava essere tranquillo,invece si rivelò un po’ più rumoroso del solito.
-ZOE!-gridò Alexa, togliendole le coperte da dosso, Zoe sbuffò e girò il viso nel cuscino.
-Qual è il problema?- mormorò, Alexa incrociò le braccia innervosita.
-Mi sono già arrivate ben otto chiamate dalla tua manager, Kelly, la quale ha ammesso di aver parcheggiato la limousine sotto il Palmwoods per venirti a prendere, hai un intervista con “L’ellen show”!.-rispose,Zoe alzò la testa di scatto, lasciando la forma spiaccicata della faccia sul materasso.
-ODDIO ME NE ERO DIMENTICATA!!-gridò scattando in piedi e correndo nel bagno.-O mio Dio ed ora come faccio?! Ho meno di dieci minuti per prepararmi per uno dei talk show più redditizi americani!-continuò, sciacquandosi velocemente la faccia e spruzzando una quantità immane di dentifricio sul suo spazzolino.
-Facciamo cinque di minuti, la limo è parcheggiata qui da quasi mezz’ora.-disse Alexa.-Perché non mi hai avvisato?-
Zoe sputò il dentifricio nel lavandino, prese la spazzola e liberò alcuni nodi dalle ciocche bionde.
-Perché ieri sera non distinguevo più i colori! Mi dispiace!-rispose la figlia, riaprendo la porta del bagno ed afferrando al volo una maglietta a pois non stirata che era sul suo divanetto.
-Sei sempre così distratta, non te lo puoi più permettere lo sai?-continuò Alexa, Zoe grugnì annoiata e chiuse i bottoni del pantalone bordeaux.
-Non migliori la situazione!-esclamò Zoe.-Devo scappare, ci vediamo oggi pomeriggio, e tu guardami in tv!-
Zoe si avvicinò alla mamma e le diede un bacio sulla guancia, per poi correre verso la porta.
-ZOE!-strillò di nuovo Alexa,Zoe sbuffò.
-Cosa c’è ora?- continuò,Alexa le indicò la sua borsa che aveva lasciato per terra, e Zoe presa dall’imbarazzo l’afferrò di fretta e furia.-Okay okay è stato un errore,ti voglio bene!-
Chiuse la porta dietro di lei e corse all’ascensore, ma a prima mattina era quasi una specie di magazzino di persone, quasi non si respirava, e sembrava che per mettere di nuovo piede sulla moquette di uno dei corridoi passasse più di mezz’ora.
Appena le porte scorrevoli si aprirono sul mucchio di gente che occupava ogni angolino dell’ascensore, Zoe sbuffò e tirò indietro la testa, ma in men che non si dica altre sei persone la spinsero dentro con loro di fretta e furia, spiaccicandola contro altra gente che appena urtati la guardarono irritati.
-Scusate.-disse Zoe a bassa voce, la ragazza affianco a lei roteò gli occhi e si incentrò di nuovo sullo schermo del suo iphone.
Silenzio tombale, non volava una mosca lì dentro, tutti fissavano il tettuccio o guardavano l’orologio, o semplicemente rimanevano immobili a mordicchiarsi le labbra impazienti, Zoe fece lo stesso e cercò di farsi un po’ di spazio appena il rilevatore lampeggiò, indicando che erano arrivati al pian terreno.
Le porte neanche si aprirono, e tutta quella massa di gente si precipitò fuori,spingendosi fra di loro e superandosi con altezzoso egocentrismo, Zoe rimase chiusa fra la ragazza col cellulare ed il tipo con la valigetta.
-E fate attenzione dannaz…-
Zoe non terminò la frase, che appena uscì da quella stretta ascensore inciampò contro qualcuno, finendo praticamente spiaccicati sul pavimento, ma fortunatamente, il qualcuno non era poi così tanto sconosciuto.
-O mio Dio scu…Kendall?-esclamò Zoe, Kendall scoppiò a ridere.
-Uhm…non era esattamente come pensavo di ridarti il benvenuto al Palmwoods!-rispose, Zoe ridacchiò e si alzò in piedi.-Quando sei arr…-
-Scusami non ho davvero tempo, ho un’intervista, ma ci vediamo oggi pomeriggio, e salutami i ragazzi!- esclamò velocemente Zoe superandolo e correndo verso il parcheggio all’esterno, Kendall aggrottò la fronte.
-Ciao…?- disse in modo confuso.
 
 
-SCUSATE IL RITARDO!-
Zoe aprì la portiera della limousine, prendendo velocemente posto ed allacciando la cintura di sicurezza, una Kelly spazientita e accigliata la fissava a braccia incrociate.
-Te ne eri dimenticata non è vero?- esclamò, Zoe annuì.
-E’ tutta colpa mia lo ammetto,ma ieri sera sono arrivata tardi e…-
-Non voglio sentire scuse!-tagliò corto Kelly.-Arriveremo agli studios per L’Ellen show fra meno di venti minuti, ciò vuol dire che hai circa dieci minuti per essere sistemata dai make up artists! La prossima volta Gustavo non te la farà passare liscia!-
-E se Gustavo non scopre neanche di questo piccolo imprevisto?-domandò Zoe stringendo gli occhi,Kelly roteò le pupille per poi darle un segno d’assenso.-Perfetto!-
La zatchel rossa di Zoe tremò un pochino, e lei si affrettò a leggere il messaggio ricevuto:
Come mai tutta quella fretta? Comunque bentornata al Palmwoods :)raccontami poi al più presto del tour, e perdonami per avermi spezzato la schiena oggi! xx–Kendall”
Zoe rise e scivolò il dito su “reply”:
Ho un intervista con L’Ellen show questa mattina ed avevo fatto ritardo, scusami per averti accidentalmente spiaccicato, rimedierò al più presto! ;) –Zoe”.
La piccola icona segnalò che il messaggio era stato mandato,e la ragazza ripose il telefono nella borsa.
 
 
-Cosa indossi?- domandò Kelly, indicandole le brogues marroni un po’ impolverate che aveva ai piedi,Zoe fece spallucce.
-Non ho avuto tempo di prepararmi,quindi ho preso i primi abiti che mi sono capitati sott’occhio.-
-Per fortuna che gli stylist sono già agli studios, oppure avresti fatto una tremenda caduta di stile!-continuò Kelly.
Dopo aver superato la Sun Valley, fra una partita o due di “four pics one word”, arrivarono a Burbank, dal finestrino si vedevano viali alberati super curati, persone in tute da palestra per un po’di allenamento mattutino, tipico cliché LosAngeliano, e fra ville di lusso e grattacieli, di fronte a loro c’erano anche i cancelli imponenti della Warner Bros, con tanto di serbatoio d’acqua decorato dal logo dei famigerati studios.
-O MIO DIO DEVO FARE UNA FOTO!-gridò Zoe, prendendo il suo telefono e zoomando sull’imponente struttura, Kelly rise.
-Non sei mai venuta a Burbank in tutti questi mesi?-domandò,Zoe scosse la testa.
-Mai! Ma sono una fan scatenata dei Looney toons, e nonostante sia un semplice serbatoio d’acqua, questo è IL serbatoio d’acqua!-rispose ridacchiando,per poi scorrere il dito su “share”.-Ed ora il mio instagram verrà aggiornato!-
In men che non si dica, le casette e gli alberi vennero coperti da un enorme muro grigio, con tre lettere in grassetto ben visibili nell’angolo in alto: NBC.
-Eccoci qua!-disse Kelly, aprendo lo sportello del mezzo.-Ora CORRI!-
Zoe afferrò la borsa e cercò di stare al passo con Kelly, correndo quanto più veloce poteva in una direzione remota, finché due porticine bianche si presentarono davanti a lei,con al lato scritto su di una targhetta argentata “ELLEN; the Ellen Degeneres show”.
Spinse velocemente la porta, continuando a seguire il cardigan rosa fosforescente di Kelly, la quale si fece strada in un lungo corridoio dalle pareti grigiastre, circondate da cornici raffiguranti Ellen con tutti i suoi ospiti, che comprendevano artisti di qualsiasi calibro;
Da Victoria Beckham a Justin Bieber a persino Billy Joe dei Green day, Ellen aveva praticamente scambiato quattro chiacchiere con quasi qualunque persona possedente un cuore pulsante, e Zoe sarebbe stata la prossima.
Distratta a fissare la fotografia in cui Ellen dava un forte abbraccio a Kanye West, un cartellino le passò davanti agli occhi, e distogliendo lo sguardo dai quadri si accorse di essere davanti a due guardie del corpo.
-Scusatemi…-esclamò prendendo velocemente il pass e facendosi strada verso il camerino, spalancando la porta e tirando un sospiro di sollievo appena visto un vestitino a motivo floreale attaccato ad una stampella sullo specchio, ed un paio di scarpette col tacco nere di vernice, di sicuro più eleganti delle sue oxford triturate.
-OMG!-gridò improvvisamente un uomo di colore con milioni di treccine colorate ai capelli, mettendosi le mani sulla bocca.-Ho solo dieci minuti per sistemarla? Da quanto tempo sei sveglia, sette secondi fa?-
-Prima cosa, tu chi diamine sei?- esclamò Zoe confusa, mettendosi i capelli dietro l’orecchio,Kelly chiuse la sua valigetta.
-Lui è Dactyl, il tuo stilista personale, almeno per oggi!-rispose, poi altre due ragazze entrarono nella stanza.-E loro sono Faylor e Francesca, le tue make up artist, ora vi voglio vedere subito a lavoro, lo show andrà in onda fra venti minuti!-
 
Fondotinta, matita nera, mascara, fard, lucido, piastra, crema, spazzola, le uniche parole che fuoriuscirono dalla squadra di bellezza furono quelle, formulate ogni volta che prendevano in mano un attrezzo per migliorare la situazione “appena sveglia” di Zoe.
-Ora vestiti!-ordinò Dactyl, Zoe si sistemò i capelli stirati sulle spalle, arruffando un po’ la frangia per gonfiarla, ma Faylor le diede uno schiaffetto sulla mano.
-Ahia!-esclamò Zoe,Faylor scosse la testa.
-Mai toccare i capelli appena fatti, si elettrizzano e rischi di apparire sciatta!-esclamò Faylor,Zoe arricciò la bocca.
-Non credi di esagerare un po’, insomma, stavo solo…-
-NON C’E’ TEMPO PER BLATERALE! Misurati questo abito, è un Oscar De La Renta, non lo spiegazzare mentre lo tiri su!- continuò Francesca, allungandole il vestito ed aprendole la porta della cabina armadio.
Zoe lo infilò con velocita su per i piedi,per evitare di ammaccare i capelli liscissimi dalle punte rosa e blu,e tirando la zip lo chiuse, per poi indossare le scarpe nere.
-Uhm…Oscar De La Renta, mi piace!-esclamò fra se e sé,per poi aprire la porta della cabina.
Dactyl si fece scappare un gridolino, e  Francesa e Faylor contemporaneamente si misero una mano sul fianco, per poi schiacciare un cinque a tre.
-Sei divina!-esclamò Dactyl.-Siamo troppo brave ragazze, abbiamo trasformato una bed head in una fashionista in meno di quindici minuti!-
Zoe ridacchiò insieme agli stylist, quando l’insegna “ON AIR” si illuminò, lo show era iniziato.
-Devo scappare!-esclamò Zoe, correndo verso la porta.
-Non correre sui tacchi cinque o rovini la suola!-gridò Faylor, ma ormai Zoe era già dietro le quinte.
 
-LADIES AND GENTS,PLEASE WELCOME TO THE MOST AMAZING WOMAN, THE PRESENER ALSO KNOWN AS “DA PRESENTER”, ELLEN DEGENERES!-
 
Le luci illuminarono le due sedie bordeoux dello studio, situate su di uno sfondo rappresentante delle palme, ed Ellen Degeneres, dai capelli biondi e cortissimi ed un colorato maglioncino a quadri camminò davanti al pubblico, sommersa da applausi e fischi divertiti.
-Punto primo, io AMO il monologo iniziale di questo show!- affermò, con la sua voce un po’ nasale per poi scuotere il ciuffetto in cima alla testa.-E secondo, ribadisco, BENVENUTI ALL’ELLEN DEGENERES SHOW!-
Zoe si mantenne ai grossi tendoni neri del backstage, aspettando il segnale che l’avrebbe avvertita su quando entrare in scena.
-Oggi abbiamo tantissimi nuovi ospiti, vecchi amici e anche moltissime novità sul mondo della musica, sport, cibo, attualità, crocchette per cani contenenti apparentemente carne di cavallo e, come ogni settimana, un’ottima dose di Ellen!-esclamò Ellen, il pubblico scoppio a ridere.-Oggi qui con noi c’è una ragazza che non è mai venuta qui, non vi voglio rivelare il nome, solo alcuni indizi…vediamo…capelli biondi, alta, chitarra elettrica…-
Il pubblico si guardò in giro confuso, Ellen continuò.
-E se vi dicessi che ha un accento inglese chi vi viene in mente?-esclamò, la folla iniziò ad intendere.-Forse la conoscete meglio come la cantante di “We are never ever getting back together”,ma oggi la conoscerete come la nuova stella dell’indie pop Zoe Leeshay!-
 
Zoe prese un respiro profondo ed entrò nello studio, salutando il pubblico con la mano e sorridendo, cercando di sciogliere un po’ la tensione.
-E’ un piacere conoscerti Ellen!-esclamò Zoe, avvicinandosi alla donna e stringendole la mano,Ellen tirò fuori il labbro inferiore.
-Aw, che dolce, ma ammettiamolo a tutti fa piacere conoscermi!-ripose,Zoe rise e prese posto sulla poltroncina, sistemando il vestito sotto le gambe.-Allora Zoe, sei giovanissima, carina, talentuosa…qual è il tuo trucco magico?-
Zoe ridacchiò e imbarazzata abbassò la testa.
-Non ne ho la minima idea, praticamente io mi sottovaluto ogni mattina davanti allo specchio, cerco di essere me stessa e di non preoccuparmi più tanto dei medias o delle critiche.-rispose.-E poi per quanto riguarda la bellezza non è merito mio ma dei grandiosi make up artist dietro quei tendoni!-
Ellen rise,come del resto fece il pubblico,e poi dal lato della sua poltroncina prese una copia del suo cd,”Fearless”.
-E’ da pochissimo che è uscito il tuo album, ed ho sentito che sta andando davvero a ruba! E devo dire la verità le tue canzoni sono molto orecchiabili ed ottime da ascoltare in seguito ad una tragica rottura!-
-Già, devo ammettere di non essere una grande nelle relazioni!-esclamò Zoe scrollando le spalle.-Diciamo che il mio cuore si spezza più di quanto io spezzi cuori, ma sai una cosa, non c’è sfogo migliore di una canzone!-
-Quindi tu non sei mai stata una “rubacuori” o qualcosa del genere…-
-PER NIENTE!-tagliò corto Zoe.-Ero l’esatto contrario a scuola, tutti i ragazzi che mi piacevano si rivelavano un completo disastro,anche perché io sono abbastanza difficile, non mi piace ferire le persone e neanche sentirmi ferita, quindi scelgo attentamente quella giusta, ma questo l’ho imparato solo adesso, e quindi ho passato dei difficili periodi al liceo, alternati fra ragazzi brufolosi e stupidi componenti della squadra di cricket!- rispose, il pubblico scoppiò immediatamente a ridere.
-Sembri la protagonista di uno di quei telefilm anni 60, e mi piaci!-esclamò Ellen,Zoe sogghignò e fece un piccolo inchino.-E poi amo il tuo accento, è così tenero!-
-Grazie,grazie, è stato davvero difficile integrarmi qui in America con un accento forte come il mio, tipo  abbiamo due modi totalmente differenti di dire “ascensore”, e sono andata in panico per almeno due mesi!-rispose Zoe,Ellen ridacchiò.-Ma sai cosa? Credo di aver preso un bell’accento californiano!-
-Davvero? Dimostracelo!- esclamò Ellen,Zoe rise e si schiarì la gola, esclamando con voce nasale un “WHAT’S UP DUDES?” , il quale fece ridere il pubblico.
-Ci devo lavorare su…-esclamò Zoe,Ellen annuì.
-Penso proprio di si! Faremo altre chiacchiere con Zoe Leeshay dopo la pubblicità!-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-MAAATCHPOIINTT!- gridò Carlos, posizionandosi davanti alla piccola rete di plastica che avevano sistemato lui e i ragazzi fuori all’entrata del Palmwoods, James  impugnò la mazza da hockey fra le mani.
-Se segno sta volta mi devi quei cinque dollari!- esclamò indicando Logan,il quale roteò gli occhi.
-L’hai già detto due tiri fa, non è più valido!-disse.
-No, vale eccome, tre è il numero magico Logie!-rispose l’amico, Logan incrociò le braccia e si sedette sul muretto,Kendall lo seguì a ruota.
-Okay, allora vai, ultima chance James!-disse Kendall,James si allontanò dal puck nero e appena la mazza stava quasi per colpirlo Julia spalancò la porta dell’ingresso, precipitandosi in mezzo al campo.
-JULIA!-gridò James.
-Che c’è?- rispose lei,con in mano un foglio che svolazzava di qua e di là,James le indicò la mazza da hockey.
-Non vedi che siamo giusto un po’ occupati in una situazione MOLTO seria?- disse James, Kendall rise.
-Drama queen, rilassati!-esclamò.-Cosa c’è Julia?-
-Se ve lo dico promettete di tenere la bocca chiusa con mio padre?-esclamò, i ragazzi si guardarono confusi,per poi ritornare su Julia ed annuire.
-Fammi indovinare…-borbottò Logan.-Esame di guida?-
-Sono stata bocciata la terza volta!-esclamò la ragazza, aprendo il foglio e mostrando la grossa “F” stampata in rosso sull’attestato di adesione, con la firma veloce del suo insegnante ed un sarcastico “You tried” scritto in stampatello sull’angolo.
Emily ed Erikah arrivarono improvvisamente, e imbattendosi nelle facce dispiaciute dei loro migliori amici si rivolsero degli sguardi confusi.
-Non so perché Julia abbia quest’espressione suicida in viso, ma sono quasi sicura sia a causa dell’esame per la patente….-disse Emily, Logan le alzò un pollice in su.
-Non mi dire,hai fallito di nuovo?-disse sconvolta Erikah, Julia sbuffò e incrociò le braccia, facendo cenno di si con la testa.
-Sfortunatamente si, è la terza volta che faccio fiasco, e non capisco il problema!-replicò Julia, Kendall si mantenne per non farsi scappare una risata.
-Uh…non capisci perché il tuo insegnante non ti abbia promossa dopo che hai investito il suo cagnolino durante un parcheggio?-disse,Julia grugnì innervosita e strinse gli occhi grigiastri rabbiosamente, mandandogli un occhiata assassina,Kendall alzò le mani per dichiararsi innocente.
Logan le si avvicinò, mettendole un braccio attorno alle spalle.
-Ma non l’ha fatto di proposito!-esclamò cercando di difenderla, Julia rivolse l’occhiataccia al suo ragazzo.
-Sai che non mi fai sentire meglio così?-disse.
-Se è un grosso problema posso insegnarti io.-si offrì Logan, Julia accennò un sorriso.
-Grazie Logan, ma non voglio rischiare di ucciderti, Kendall ha ragione, guidare non è il mio forte.-rispose.
-Avanti, ho insegnato a James a guidare che non sapeva neanche come funzionano le marce sulla bicicletta, potrò insegnare anche a te!-esclamò Logan, James scosse la testa.
-Non è affatto vero!- si lamentò.-Ho imparato anche molto bene, e sai che ti dico? Potrei proprio insegnare io a Julia a guidare!-
-Non sei in grado…-
-Vuoi fare una scommessa Logiebear?-
Carlos si allontanò dalla rete per andare vicino a Kendall,Emily ed Erikah.
-Non capisco perché litigano per chi deve essere ucciso…-disse sottovoce, tutti e tre ridacchiarono, quando il telefono di Erikah trillò.
La ragazza lo tirò fuori dalla borsetta, controllando il messaggio appena ricevuto da Mark.
“Ho bisogno di ritornare nella friendzone, il più presto possibile”
 
Erikah lesse attentamente quelle parole, cercando di capire cosa intendesse il cugino in quelle due piccole righe…
 
 
 
 
-MARK!-
Gli auricolari nelle orecchie avevano risparmiato a Mark l’urlo quasi isterico di Jenette, la quale avvicinandosi al lettino dove stava prendendo il sole glieli strappò via.
Mark alzò lo sguardo, socchiudendo gli occhi per il sole e prendendo al volo gli occhiali da vista dal davanzale per mettere a fuoco.
-Jenette…che ci fai qui?-domandò Mark, Jenette incrociò le braccia, mostrandogli il cellulare.
-Ti ho chiamato più di quindici volte ieri sera, e non mi hai ne richiamato oggi né appena tornato!-esclamò, Mark aggrottò la fronte.
-Ma ieri sera ero sul set perché lo show era in prima serata, e sono tornato qui a mezzanotte.-rispose.-Ed oggi mi sono completamente dimenticato delle chiamate perché ero stanco morto, mi dispiace…-
Jenette lo guardò arcignamente, passandosi il telefono fra le dita.
-Come ti permetti di ammettere di avermi dimenticato? Inventa una bugia più plausibile!-esclamò innervosita.
-Ma Jenette è la verità! Prometto che non capiterà più.-esclamò Mark.-Non credi di esagerare un pochino?-
-Esagerare? Se volessi esagerare adesso ti avrei già mollato!-replicò Jenette, Mark fece un piccolo sospirò.
“Magari” pensò, quando Jenette sorrise.
-Ma non riesco davvero a farlo.-continuò facendogli un occhiolino, Mark sorrise nervosamente, alzando il pollice all’insù.-Ti perdono questa volta, ma ora, se ti dispiace, devo andare a scegliere che abito mettere!-
-Perché?-
-Uh…per il nostro settimanaversario, e cos’altro?-completò Jenette, come se lo desse quasi per scontato, correndo verso l’ingresso.
Mark si mise una mano sulla fronte, sbuffando forte ed accasciandosi sul lettino, rischiando di schiacciare le lenti dei suoi occhiali.
Jenette era bellissima, e anche molto dolce, ma forse fin troppo per i suoi gusti, riceveva più di quaranta chiamate solo sue ogni singolo giorno, aveva fissato stupide date sul calendario riguardanti la loro relazione come il “settimanaversario”, ogni volta che uscivano insieme dovevano avere almeno un capo d’abbigliamento coordinato, diciamo che se si potesse vincere un Oscar per la  persona più “mielosa”, Jenette si sarebbe sempre accaparrata il primo posto, cosa che a Mark stava iniziando ad irritare da un po’.
Ma una cosa che nessuno riesce ad affrontare è la rottura con una persona così sdolcinata, com’è possibile non ferirli se si emozionano solo a vedere una cornice vuota a forma di cuore di un negozio di souvenirs?
-Mark…-
Il ragazzo alzò la testa, incrociando lo sguardo di Erikah la quale gli indicò il telefono rosa fra le mani.
-Hai ricevuto il messaggio vero?-disse Mark, Erikah annuì facendosi spazio sulla sdraio di fianco, appoggiando i gomiti sul bracciolo di plastica.
-Friendzone? Sul serio?-disse Erikah, Mark scosse la testa.
-E ‘ andata a scegliere il vestito per il settimanaversario.-continuò annoiato, Erikah tirò fuori il labbro inferiore.
-Aw! Che dolce!-
-CHE DOLCE?-gridò Mark.-Dolce è quando fa un bel complimento, quando cucina qualcosa di speciale, ma inventare una cosa del genere…E’ OSSESSIONE!-
-Ora stai esagerando…-
-NO! NON STO ESAGERANDO! Per quanto le voglia bene, credo che le cose non possano più funzionare…siamo troppo diversi.-disse Mark,Erikah scrollò le spalle.
-E’ allora vai e diglielo.- Esclamò, Mark fece una finta risatina tesa.
-Aahahaha, dirglielo? Non sarà così facile, non voglio spezzarle il cuore e non so davvero come trovare un modo “soft” per chiudere qui questa relazione.-
Erikah tamburellò con le dita sul bracciolo, pensando a qualche modo per aiutarlo, ma non le veniva in mente davvero niente…
-Allora appoggiala, diventa ancora più smanceroso di lei, e vedi fino a quanto riesce a resistere!-esclamò Erikah.
-Credi che possa funzionare?-domandò Mark,Erikah scosse la testa.
-NO! Ma tentar non nuoce,no?-rispose la cugina, Mark strinse le labbra.
Nuoce se la tua ragazza possiede dei tacchi a spillo utilizzabili come armi” ,pensò Mark, ma a mali estremi,estremi rimedi.
 
 
 
 
 
Los Angeles è un po’ per tutti una specie di giungla dove devi usare denti,unghie e, molto spesso, make up per sopravvivere, c’è chi ce l’ha fatta e continua tutt’ora a brillare, o chi ha brillato per molto, ma pian piano la sua fiamma ha iniziato ad oscillare, soffiata e tormentata da delle folate improvvise, o spesso continue, ed in men che non si dica, la fiamma si arrende, spegnendosi e diventando semplice fumo grigio.
La similitudine con la fiamma poteva descrivere al massimo la vita “al top” di Dahlia, Dahlia Bunchen, modella, attrice, cantante, ballerina e showgirl degli anni sessanta, di un eleganza strepitosa e determinazione da vendere, i capelli neri corvino e riccissimi spesso legati in chignon raffinati e alti Christian Lobouten ai piedini ancora in forma e di un ristretto trentasei.
Eccola qua, dopo quasi sessant’anni, vagare per lo studio della Rocque records con un grosso paia di occhialoni a gatto neri, nonostante si trovasse in un luogo chiuso.
-Gustavo!-gridò lei, bussando alla porta dell’ufficio dove Gustavo si era rintanato.
-Apro subito Dahlia-rispose lui, prendendo un lungo respiro e sistemandosi gli occhiali dalle lenti gialle fosforescenti sugli occhi.
Girò la piccola maniglia e spalancò la porta, salutando Dahlia con la mano.
-Gustavo Rocque se non erro.-esclamò Dahlia, squadrandolo praticamente da capo a piedi.
-Si sono proprio io, onorato di avere una diva come lei nel…-
-Si certo come vuole…-lo tagliò Dahlia, prendendo un sorso del suo caffè e togliendo gli occhiali da sole, mostrando i due grossi occhi castani marcati da matita nera.-Sono qui solo di passaggio e perché è l’anniversario della mia vecchia casa discografica, poi prendo il primo aereo e me ne ritorno a New York.-
Kelly irruppe nel corridoio, scuotendo i capelli e stendendo con le labbra il lipgloss che aveva applicato poco tempo prima, e con un sorriso smagliante si diresse verso di loro.
-Salve signora Bunchen, Kelly Wainwright, molto lieta di conoscerla!-esclamò allungando la mano verso quella della signora, la quale diede un occhiata veloce ad entrambi.
-Io non lo sono affatto.-rispose aspramente, portando di nuovo il caffè alla bocca, Kelly aveva ancora la mano a mezz’aria, ma dopo un po’ si arrese e se la infilò in tasca.
-Allora, le abbiamo allestito una piccola sala dove potrà fare la sua intervista, e anche una settimana nel prestigioso Palmwoods!-esclamò Gustavo, Dahlia gli diede uno sguardo interrogativo.
-Ha detto Palmwoods?-chiese lei pensierosa, Kelly annuì.
-Si, il Palmwoods hotel,a venti minuti da qua signora Bunchen.-chiarì Kelly, Dahlia si concentrò, cercando di ricordarsi del nome che le ricordava qualcosa vagamente, ma scosse il capo lasciando perdere.
-Uh…okay, spero abbiano cuscini ipoallergici e vasca idromassaggio in camera, le docce sono così sorpassate.-rispose lei, rindossando gli occhiali da sole e dirigendosi a piccoli passi (a causa degli alti tacchi Jimmy Choo blu elettrico e lo stretto tubino nero che le impediva una camminata normale) al piano inferiore, Gustavo e Kelly si guardarono un po’ spaventati.
-E’ una diva isterica.-mormorò Kelly.
-No Kelly, è una multimiliardaria star del cinema con semplici problemi di ira.-replicò Gustavo, Kelly sbuffò.
-E che ho detto io? E’ una diva isterica, occupatene tu!-completò lei, scappando via verso la sala incisioni, lasciando Gustavo senza parole e molto probabilmente, fra poco senza neanche un bulbo oculare.
 
 
 
 
 
-Joey aiutami a prendere i bagagli!-
La donna dai codini biondi aprì il cofano del taxi, tirando fuori la sua grossa valigia verde acido e posandola sul marciapiede che dava sulla piccola villetta di Emily.
-Non avrei mai pensato Monica si trasferisse a Los Angeles.-mormorò la donna dai capelli color miele, guardando la casa con occhi quasi strabiliati.-E che si comprasse una villa in pieno centro poi.-
-Avanti Rachel, Monica è sempre stata imprevedibile, chi pensava si potesse mai sposare una seconda volta poi?- continuò l’uomo dai capelli neri carbone, strattonando dal cofano una ventiquattr’ore di pelle.
-Su questo ha ragione Chandler, io non credevo neanche si potesse mai sposare!- completò la donna con i codini, facendo scoppiare tutti a ridere.
Joey, Chandler, Rachel, Phoebe e Ross, cinque newyorkesi legati fin dai tempi del liceo (e credetemi, di tempo ne era passato!), tutti e cinque di personalità differenti, che quando erano insieme diventavano una specie di tornado, e combinavano guai a ogni passo che facevano.
Non avevano mai perso i contatti con la sesta componente della gang, Monica, che prima di diventare la Monica di ora, era una teenager un po’ in carne e con  problemi di autostima, che avrebbe dato di tutto per organizzare il matrimonio dei suoi sogni, cosa che realizzò, visto che si sposò con Chandler, il genio della situazione, l’uomo un po’ goffo e timido che c’è sempre in ogni gruppo di amici, ma le nozze erano destinate a terminare, entrambi erano troppo amici, e le cose erano così scomode che dopo un po’ non riuscivano neanche più a guardarsi in faccia.
Così Monica fece le valigie e partì per Los Angeles, abbandonando New York ed il suo vecchio lavoro da chef per cambiare radicalmente la sua vita, dicendo addio per sempre a sneakers da jogging per inserire tacchi a spillo, alla risatina da maialino per una più composta, e ai maglioni informi anni novanta per stretti tubini a tinta unita che la invecchiavano ancora di più, praticamente, della vecchia Monica di Manhattan non era rimasta neanche una briciola, si era dissolta insieme al suo guardaroba.
-Mancia per favore.-esclamò il taxista, Joey scavò fra le sue tasche, tirando fuori cinquanta cents, una pedina del monopoli ed un fazzolettino usato.
-Uh…accetta anche carta?-disse lui ,indicandogli il fazzolettino e scoppiando a ridere per la battutaccia, Ross si inserì.
-Lo scusi è un attore.-disse, prendendo una banconota e porgendola al taxista.-Arrivederla!-
-ugh, Newyorkesi…- mormorò il taxista, prendendo velocità e sfrecciando lontano lungo la strada.
-Su andiamo a bussare!- propose Chandler, e tutti e cinque si incamminarono verso l’entrata della villetta.
Appena arrivati sul patio, Rachel premette il dito sul campanello, e dei passi veloci sulle scale anticiparono lo sblocco del lucchetto principale.
-Sto aprendo la porta a cinque magnifici migliori amici?-domandò, Phoebe si schiarì la voce.
-Specifica, cinque migliori amici e la MAGNIFICA Phoebe!-disse, Monica rise e corse ad abbracciarli tutti e cinque in un caloroso abbraccio.
Rivedere vecchi amici dopo lungo tempo ti fa sentire così bene dentro, quasi colmato di qualche cosa che credevi perso, ma spesso le personalità, con l’avanzare degli anni, cambiano e mutano, e non tutto sarebbe andato secondo i piani…
 
 
 
 
 
 
 
Zoe ritornò nel backstage, togliendosi dai piedi le scarpette rosse e prendendo posto sulla sedia del trucco, l’intervista oramai terminata non era andata poi così male, aveva chiacchierato con Ellen come ci si confida ad un amica, raccontandole della carriera, della sua vecchia vita a Londra, vita sentimentale e amicizie correnti, praticamente del più e del meno, tentando anche di mostrare come cantare la “cup song” del  famigerato film Pitch Perfect, con risultati però un po’ scarsi, ma al pubblico era piaciuta così com’era.
-Sei stata FA-VO-LO-SA!-gridò Dactyl, posizionandosi dietro di lei e scuotendole i capelli ancora liscissimi dalla piastra.
-Ti ringrazio Dactyl!-replicò la ragazza sorridendo, per poi girarsi attorno alla ricerca di Kelly.-Come faccio a tornare al Palmwoods?-
-Ha pensato a tutto la tua manager, c’è un’auto che ti aspetta al piano di sotto.-chiarì Dactyl.-Ma prima togliti un po’ di matita in eccesso dagli occhi, sta colando e sembri un procione malato di ittero.-
Zoe aggrottò la fronte guardandosi nello specchio, non notando questo estremo paragone, e ascoltando lo stilista si diresse nel bagno a passo lento.
Spalancò la porta bianca, e nel nanosecondo in cui lei accese la luce, un urlo di terrore la fece saltare in aria.
-AAAAHH!-gridò Zoe terrorizzata, scivolando con la testa all’indietro e urtandola contro il lavandino in porcellana, ritrovandosi accovacciata in un angolino del bagno a mormorare diverse parolacce.
-ED ANCHE ZOE E’ STATA COLPITA DALLA “ELLENPRANKCAM” !-esclamò Ellen, uscendo fuori dall’angolino dove si era nascosta per spaventarla, e salutando alla telecamera nascosta nella doccia e quella fuori nel camerino, Zoe si guardò attorno intontita.
-Questo era organizzato?- domandò confusa, indicando il cameraman.-SIETE DEI GRANDISSIMI STR…-
-Stop!-gridò uno dei due operatori, spegnendo la telecamera e poggiandoci sopra un grosso tappo.
Ellen rise e appoggiò la mano contro lo stipite della porta, tenendosi in equilibrio.
-Non c’è nulla da ridere!-esclamò Zoe, massaggiandosi la testa dove aveva preso la grande botta.
-Invece si! È stata una delle reazioni più divertenti mai viste!-rispose Ellen.-Mi sei simpatica Zoe, non vedo l’ora di intervistarti la prossima volta!-
-Se quando ritornerò sei nascosta nelle condutture dell’aria giuro che non mi vedrete mai più.-disse Zoe, accompagnata dal suono del clacson della Range Rover al pian terreno che la stava aspettando.
Infilò i suoi vestiti in un grosso borsone nero e corse all’uscita degli studios, entrando velocemente a bordo dell’automobile.
Venti minuti passarono in fretta, e in un batter d’occhio l’auto parcheggiò, lasciando aprire la portiera a Zoe la quale scese dal veicolo.
Tolse le scarpette rosse dai piedi e le mantenne fra le dita, e si incamminò verso il lobby, spingendo con la spalla la porta d’ingresso.
Girandosi attorno vide tutti i ragazzi presenti ridacchiare davanti ad Ipads, laptops, cellulari, Ipods e (i più vecchio stile) computer fissi a pagamento, erano tutti sommersi dalle risate.
-ZOE SEI QUI!- gridò qualcuno alle sue spalle, Zoe si voltò e vide Julia, Erikah ed Emily sorridenti.
-RAGAZZE!-urlò indietro, stringendo tutte e tre in un abbraccio.-Non vi siete fatte più sentire!-
-Lo so, dovremmo vergognarci seriamente.- esclamò Emily.
-E dov’è finita la brava ragazza che conoscevamo fino a tre settimane fa?-continuò Erikah, Zoe aggrottò la fronte ed incrociò le braccia, non afferrando ciò che intendeva l’amica.
-Uh…è sempre qui, perché?-rispose, Erikah ridacchiò.
-Certo come no, ho contato quante bip vengono fatti durante il video dell’Ellen prankcam, e credimi ne sono tant…-
-VIDEO?-gridò Zoe spaventata, Julia annuì porgendole il suo Iphone in mano, mostrandole una finestra di youtube aperta sul canale ufficiale di Ellen, aggiornato sempre in tempo reale.
-Si, il video della tua intervista, alla fine mostra lo scherzo che ti ha fatto Ellen, come ad ogni intervista che fa dopotutto.-chiarì Julia, Zoe scosse la testa e premette play, rivedendo la sua dolorosa caduta sul pavimento.
-Questo non può essere vero!-disse a bassa voce, quando girandosi vide tanti occhi puntati su di lei,compreso persino quello di mr.Bitters.
-E poi cade a terra e dic…Zoe?-
Carlos non completò la frase, che Zoe lo ghiacciò con uno sguardo arrabbiato.
-BENTORNATA ZOE!-gridò invece Kendall, notando il momento di imbarazzo ed applaudendo con un entusiasmo carente, sforzandosi di farla sorridere, Emily ed il resto della comitiva lo appoggiarono.
-BENTORNATA ZOE!- gridarono tutti e sette cercando di coinvolgere il resto del Palmwoods, il quale comprendeva vecchi e nuovi arrivi, impassibile e quasi confuso, che si faceva scappare ancora una risata vedendo la “vittima” di Ellen davanti ai loro occhi, Zoe si mise una mano in faccia.
-Bentornata, frana.-disse a se stessa Zoe, camminando incontro agli amici ed uscendo da  quell’infernale (e silenziosamente letale) lobby.

 
 


*Angolo me*
OH WHADDDUPP!
Sono tornata dopo una lunga assenza e astinenza da Efp C: avevo il blocco dello scrittore, ma sono riuscita ad elaborare un sequel di HAPD ASDFJADSAFLDKASFJLAK *-*
(L'ideafascifoatuttielamandanogentilmenteafanculo) okay :))
Che ne pensate del ritorno "elettrizzante" della signorina Leeshay? Ho in mente così tante cose per questa storia lsadkfjdfla sarà epica!
Fatela girare, continuo ad almeno 5 commenti, intanto scrivo il resto e mi faccio venire in mente delle ideucce, ci sono così tanti nuovi personaggi da aggiungere!
Intanto, ecco a voi Russell: 
http://24.media.tumblr.com/tumblr_lgddszv4hl1qau7q1o1_500.gif e Sean :http://24.media.tumblr.com/tumblr_ld6x4hJR7D1qb3ykio1_500.gif grandissimi figoni oh ahahahaha ;)
Ah, e si, c'è il cast di "fRIENDS", per ovvi motivi asdlpfkjglkds 
xoxoxo



 
 
 
 
  
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