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Autore: lithium    22/09/2013    3 recensioni
Una piccola one-shot che si colloca sei anni dopo la fine della mia storia Scoprendo Mademoiselle Sophie Du Bois, ma non è necessario averla letta per comprendere questa fiction.
E' il dodicesimo compleanno di Adam e la zia Helena ha intenzione di regalare al ragazzino esattamente ciò che egli desidera. Che il regalo farà infuriare Sophie, è solo un piccolo trascurabile bonus.
Una piccola one-shot perchè l'autrice aveva voglia di scrivere di Helena e consentirvi un piccolo sguardo sul futuro dei personaggi della mia long-fic.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Scoprendo Mademoiselle Sophie Du Bois'
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Nota dell'autrice: Erano tre settimane che avevo voglia di scrivere di Helena, finalmente m'è riuscito. Non è niente di che, solo un piccolo Missing Moment, ma, mi auguro, che chi ha amato Scoprendo M.lle Sophie Du Bois, ami anche questo breve innocente one-shot e qualcuno sia portato a leggere la storia, se non la conosce. Baci belli L.


UNA STANZA COLOR CIPRIA


** * **


Faceva un gran freddo fuori, ma ad Adam Barnard non importava.

Era il suo dodicesimo compleanno e oggi non doveva andare a scuola.

Era la cosa più bella di essere nato il cinque gennaio.

Ma oggi non era un compleanno come tutti gli altri: certo al momento stava osservando i gemelli e Beth completare un sorridente pupazzo di neve – o come sarebbe stato più corrispondente al vero facendo la baby sitter ai suoi fratelli minori – ma presto Adam avrebbe avuto ciò che desiderava da quasi un anno.

Certo, a sua madre sarebbe venuto un mezzo embolo quando l'avrebbe scoperto, ma ne sarebbe valsa la pena. Tutti pensavano che Sophie Barnard Dawson fosse una madre dolcissima ed affettuosa, ed era vero, l'amore che aveva per i suoi figli era una vera forza della natura, ma Adam sapeva esattamente quanto la sua voce potesse diventare acuta quando era in una tirata su cosa fosse prudente e cosa non lo fosse. Il fatto era che sua madre aveva dovuto affrontare diverse prove dalla vita, per quanto fosse piccolo all'epoca, Adam ricordava ancora il periodo in cui erano stati soli, lui, la mamma ed i gemelli. La tristezza infinita negli occhi di sua madre, il silenzio che aveva avvolto la fattoria dove era nato come una coltre di neve che non si scioglieva nemmeno d'estate. Quando confrontava la Sophie di allora con quella di ora, anche nei momenti peggiori, in cui si trovava dall'altra parte di una ramanzina di prima categoria, non poteva che essere felice per come erano andate le cose.

Di suo padre il ragazzino aveva dei ricordi piuttosto nebulosi, a volte si chiedeva se non li confondesse con quelli dello zio Barney. In fondo come Daniel e Gabriel, anche suo padre e suo zio erano gemelli identici e lui non aveva che quattro anni quando Alfred Barnard era stato ucciso.

Allen era un tipo a posto e tutti i ragazzi a scuola gli dicevano che era stato molto fortunato a trovare un patrigno che gli volesse tanto bene. Talvolta qualcuno rimarcava la sua straordinaria somiglianza con l'uomo, facendo delle insinuazioni che ad Adam non piacevano affatto. Erano le occasioni in cui il ragazzo si metteva nei guai: tranquillo di natura, non era tuttavia troppo restio a difendere la sua opinione con i pugni quando si trattava di difendere la sua famiglia. In genere se la cavava piuttosto bene, seppur magro come un chiodo, Adam era il più alto tra i suoi compagni di scuola e, recentemente, aveva superato in altezza sua madre e sua zia Helena. Quando però tornava a casa con un occhio nero ed una nota sul diario, era matematico che sua madre tirasse giù il soffitto di casa a furia di urlargli e che non potesse mangiare la crostata di lamponi di sua zia Louise per almeno quattro settimane. Per alcuni forse non sarebbe stata poi una gran punizione, ma Adam Caleb Barnard aveva una sorta di dipendenza per quel dolce.

La cosa ridicola era che dopo che sua madre aveva passato un'ora ed un quarto a spiegargli perché e per come era assolutamente idiota cercare di far prevalere la sua opinione prendendo a botte i suoi compagni di scuola, spedendolo a schiarirsi le idee in camera sua, Allen sgattaiolava da lui, con una scusa, per sapere come fossero andate le cose.

Era successo abbastanza volte che ormai Adam conosceva il copione a memoria.

Allen bussava alla porta, aspettava che aprisse e poi con voce volutamente alta e severa, per essere sentito da sua madre che stava in cucina, diceva: “Adam, tua madre vuole che parli con te di quanto sia sbagliato pensare di risolvere i problemi con la violenza, posso entrare figliolo?”

Appena lui lo faceva entrare e chiudeva la porta alle sue spalle, la musica però cambiava.

Allora chi le ha prese?”

Lui!”

Ah, ah! Lo sapevo! Bravo, il mio ragazzo. Che hanno detto stavolta?”

A quel punto lui spiegava ad Allen quale stronzata si fossero inventati questa volta sulla sua famiglia. Se c'era una cosa bella del suo patrigno era che era sempre dalla sua parte e che lo ascoltava esattamente come avrebbe fatto con un adulto. Mica tutti i padri erano così!

Beh, sai cosa ti dico sempre, vero? La gente ha la lingua perché gli piace parlare ed ogni tanto se non si riesce a farli star zitti con le buone, occorre tappargli la bocca con le cattive. Ma non dire che l'ho detto a tua madre, ok?”

Comunque oggi tutto questo non aveva importanza, quello che oggi avrebbe fatto andare fuori dai gangheri sua madre era ben altro.

Alzando gli occhi verso la casa con le imposte marroni, Adam vide esattamente la persona che aspettava.

Sua zia Helena era avvolta nella sua stola di pelliccia marrone, il vestito grigio chiaro che indossava sotto aveva dei ricami dello stesso colore ed anche i suoi guanti erano della stessa tonalità color caffé. Era il suo tono preferito, diceva che le donava e, benché, Adam non avesse idea di cosa intendesse esattamente, era vero che faceva risaltare la sua pelle chiara ed i suoi capelli scuri.Tutti dicevano che Helena era una bella donna e Adam non avrebbe saputo dire, insomma, era così... Non sapeva esattamente quanti anni avesse sua zia, – non era nemmeno veramente sua zia, ad essere sinceri, e anche la sua presenza in casa loro era stata l'origine di qualche livido per i suoi compagni di scuola – ma era più vecchia di Allen, perciò doveva averne proprio un sacco. Eppure alcuni ragazzi più grandi avevano detto cose … Beh, sì, cose che non stava bene dire sulla zia di nessuno, su di lei. Era necessario tappargli la bocca con le cattive, se Allen o Ben li avessero sentiti... Sarebbe stato molto peggio per loro, lui era alto, ma il suo patrigno ed il signor Dahl erano delle montagne in confronto e con molti più muscoli di quanto lui sperasse mai di averne.

Adam voleva molto bene ad Helena. Dopo lo zio Barney, era la sua parente preferita e poi sua madre gli rammentava sempre come la casa che abitavano fosse della donna, in realtà, anche se tutte le volte che glielo chiedeva, la zia gli rispondeva “Bazzecole, Spitfire” - quel nomignolo cominciava ad essere un po' imbarazzante ora che era praticamente un uomo, ma non sapeva come dirglielo - “La casa è vostra, io ho già tutto ciò che ho sempre desiderato, una stanza color cipria tutta per me ed una famiglia che mi ama.”

La zia Helena non aveva una famiglia sua in realtà. Allen gli aveva detto una volta che non tutte le donne vogliono sposarsi come sua madre o sua zia Louise e che Helena s'era sposata una volta ed aveva deciso che non era cosa adatta a lei. Ad Adam dispiaceva un po': tutti sapevano che il signor Dahl non avrebbe desiderato altro che sposarla e vivere con lei, ma immaginava che alcune persone fossero diverse dalle altre. La zia Helena era così.


Pronto per andare, Spitfire?” chiese Helena,

Adam annuì, vigorosamente.

Perfetto, ho già detto a tuo padre che andiamo in città. Andiamo a prendere il carro e, se la sorte c'aiuta, sarà l'ultima volta che farai il passeggero. Ti ricordi cosa hai promesso a Ben, vero?”

La zia Helena era l'unica persona che si riferiva ad Allen chiamandolo “tuo padre”, mentre quando voleva parlargli del suo defunto papà diceva semplicemente “Alfred”. Era strano perché non lo faceva mai quando parlava ai gemelli, ma Adam aveva da tempo archiviato quella come una delle tante stranezze della donna.

Certo!”

Molto bene, faremo di te un meraviglioso fattore.”

** * **

La strada era ghiacciata ed Helena sperava che il bambino non avesse freddo, ma l'eccitazione sul suo volto era tale che sembrava che egli non potesse assolutamente percepire il clima rigido, tanto era contento.

Adorava vedere quell'espressione sul suo volto, quando la vedeva non poteva far a meno di pensare che mille anni prima, molto tempo prima di conoscere lei, anche Allen doveva aver avuto un'espressione così, piena di meraviglia e gioia, di stupore per il mondo.

La vita priva le persone di quella splendida innocenza ed anche Adam un giorno l'avrebbe persa, ma per ora Helena poteva godersi la bellezza di essere la fonte di tanta gioia.

La donna amava tutti quelli che considerava i suoi nipoti: non solo Adam, ma anche i gemelli e la piccola Elizabeth, la bimba che Allen aveva dato a Sophie dopo il loro matrimonio. Non avendo figli suoi, aveva riversato su di loro tutto l'affetto che poteva. Talvolta le spiaceva che il suo bellissimo Ben non avrebbe avuto quella felicità. Più volte aveva cercato di allontanarlo da lei, di spingerlo a trovarsi una ragazza più giovane di lei, una sua coetanea che gli desse una famiglia, ma l'uomo sembrava non volerne sapere. Il suo attaccamento a lei era commovente ed, al tempo stesso, ottuso. Intendiamoci nel tempo la cinica Helena Richardson aveva scoperto di amare quel ragazzotto pallido e dinoccolato più di quanto lei stessa pensasse di essere in grado, ma ciò non le impediva di pensare in maniera razionale e lei era troppo vecchia per avere dei figli già quando aveva conosciuto Ben, figuriamoci sei anni dopo.

Se ciò non bastasse gli anni che era stata l'amante di Allen prima e quella di Ben poi, avevano confermato l'atroce sospetto che aveva sempre avuto, quando a diciannove anni aveva perso un figlio per le botte di suo marito Harold, era successo qualcosa nel suo organismo che le aveva impedito di concepire di nuovo. Sarebbe rimasta per sempre la “zia Helena”, ma da tempo aveva deciso che era comunque una cosa meravigliosa.

Ed ora la zia Helena aveva un'importantissima missione da compiere, dare un regalo di compleanno al suo nipote preferito.

** * **

Mi piacerebbe questo!” Le disse Adam con aria speranzosa. “Dici che … Mi piacerebbe chiamarlo Firebrand”

Helena lo guardò soddisfatta. Il ragazzino aveva sicuramente buon gusto.

Bene, Spitfire. A tua mamma e tuo padre prenderà un colpo, ma se ti piace, puoi andare a dire al signor Novelli che lo prendiamo.”

Con un sorriso giubilante, Adam la abbracciò prima di correre fuori.

Helena guardò il manto corvino dell'animale che Adam aveva scelto come regalo di compleanno. Era un cavallo meraviglioso, uno che avrebbe fatto girare i passanti al suo passaggio, uno che sarebbe stato adatto al principe di una fiaba o ad un bel cowboy tenebroso che cavalcava nel tramonto in uno dei romanzi che Helena Richardson aveva cominciato a pubblicare in gran segreto come Lady Lovelace con l'aiuto di Allen. Romanzi che facevano arrossire e sospirare le signore bene, ma vendevano molto di più di quanto la bella vedova avesse mai sperato.

Tra qualche anno il suo piccolo Spitfire avrebbe fatto strage di cuori, sarebbe diventato un giovanotto meraviglioso con tutto il fascino di Allen e la dolcezza di sua madre, ma per qualche anno ancora era il suo piccolo cucciolo da coccolare e se voleva un cavallo come regalo di compleanno, la zia Helena l'avrebbe accontentato. Non vedeva l'ora di vedere la faccia di Sophie quando l'avrebbe saputo. Una donna doveva pur divertirsi di tanto in tanto.

Beh, mio caro amico, spero che tu non abbia un udito troppo sviluppato. La stalla dei Barnard non è poi così lontana da casa nostra e Sophie ha dei polmoni formidabili.”


FIN

   
 
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