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Autore: Felicia Lennox    22/09/2013    1 recensioni
Yongguk sfila via la pompa di benzina dal serbatoio della sua amata Emily e si guarda intorno, assicurandosi l’assenza di quelle cose. Ancora non riesce a crederci che l’intera popolazione è stata sterminata da mostri, morti che si risvegliano e si cibano di carne umana. È arrivata l’Apocalisse.
BangLo, HimUp, DaeJae.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Violenza
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Note iniziali: beh, che dire... Diciamo che questa storia mi è stata ispirata dal poster che io stessa ho creato sui Block B (che mi piace di più, pur essendo uguale a quello dei B.A.P) così ho deciso di scriverci una storia. Spero vi piaccia! :)

 


 
Yongguk sfila via la pompa di benzina dal serbatoio della sua amata Emily e si guarda intorno, assicurandosi l’assenza di quelle cose. Ancora non riesce a crederci che l’intera popolazione è stata sterminata da mostri, morti che si risvegliano e si cibano di carne umana. È arrivata l’Apocalisse.
 
Junhong si sente come il protagonista di un film, per questo ha deciso di soprannomarsi col nome di Zelo, anche se crede di stare per impazzire. Gira con la sua bicicletta per le strade popolate di Seul, sporco di sangue e organi umani, così evita da farsi riconoscere dagli zombie. Sa come funzionano queste cose, dopo aver visto The Walking Dead crede di possedere parecchia esperienza in questo campo, perché sapeva che sarebbe successa una cosa del genere. Sognava di vivere un’avventura alla High School of the Dead e, infatti, la prima creatura bramosa di carne umana era stata la sua professoressa di biologia. Ovviamente non si era fatto cogliere impreparato, gli occhi improvvisamente chiari e l’incapacità di proferire parola l’avevano messo in guardia e PUFF, la testa della donna era già finita a terra.
 
Jongup non è mai stato un tipo molto sveglio. Ma è arrivato il momento di svegliarsi, soprattutto quando vide sua madre risvegliarsi attimi prima della sepoltura, alzarsi e sbavare. I suoi occhi erano chiarissimi e la sua pelle pallida, non parlava, emetteva grugniti e le mani cercavano qualcosa. Non si era accorta subito di lui ma aveva afferrato suo zio e aveva affondato i denti sulla sua spalla, l’aveva sbudellato e mangiato i suoi organi. Un bello spettacolino, insomma. Era rimasto lì, impalato a guardare la scena mentre gli invitati scappavano via spaventati, e poi suoi zio aveva cominciato a grugnire. Con l’intestino che strisciava a terra, a passi lenti si stava avvicinando. E allora l’aveva capito. Quello era il momento di svegliarsi.
 
Himchan lavorava come modello. Bell’aspetto, bella casa, belle donne. Peccato che a rovinare quel ciclo perfetto fu ragazza del giorno che era venuta a bussargli alla porta di casa. La stava aspettando e quindi le aveva aperto, contento di passare una bella serata in compagnia. Peccato che quella tentò di morderlo, gli artigliò la maglietta e fu costretto a staccarsela di dosso, spingendola e facendola cadere a terra, la testa che sbatteva sullo spigolo del tavolo in marmo. Sangue, sangue ovunque, ma si era rialzata, i suoi occhi erano diventati azzurri e le sue mani bramavano ancora la sua maglietta, la sua carne. Non aveva capito subito ma poi aveva connesso il cervello e l’aveva spinta fuori casa, chiudendosi dentro tremante.
 
Daehyun non se lo potrà mai scordare. Il suo acerrimo nemico che chiedeva aiuto, il suo acerrimo nemico che veniva morso, il suo acerrimo nemico che moriva sotto i suoi occhi e la soddisfazione che lo aveva fatto sorridere. Almeno, le cose erano servite a qualcosa, tipo ad eliminare colui che gli soffiava tutti i bei bocconcini con cui passare la serata. In effetti, Kris era un tipo molto affascinante, cinese e dai lineamenti affascinante, ma lui era meglio. Per questo l’aveva buttato nell’orda di cose che lo perseguitavano, fermandosi un attimo per godere della splendida vista che offriva. In quel momento scoprì anche la sua vena sadica. Un ninfomane sadico, non è che suonasse molto rassicurante, ma tanto non c’era più nessuno che poteva giudicarlo.
«E non c’è nessuno con cui posso fare sesso, uff» mormora, mentre fugge dall’ennesima mandria ambulante di zombie con un cipiglio triste.
 
Youngjae è sempre stato un ragazzino dolce e carino. Debito alla famiglia, alla scuola, fidanzato perfetto. Peccato che la sua bellissima ragazza venisse tradita con un altrettanto bellissimo ragazzo, quale il suo caro fratellino. Era davvero bello, spalle larghe, sorriso rassicurante. Lui amava Sunhwa, solo che… Solo che il desiderio di essere preso era più forte di quello di prendere. E alla fine aveva ceduto alle avances del bellissimo Simon. Ma non tutt’ora non si pente di niente, nemmeno di aver posto fine alle vite di due bellissimi fratelli, giurando amore verso la sua ex fidanzata in fin di vita, davanti al suo scopamico che li guardava triste. Sapeva dell’amore che Simon provava verso di lui ma se ne era fregato. Il sesso è meglio dell’amore.
 
 
Junhong sembra aver trovato un po’ di pace, visto che di zombie non se ne vedono. Decide quindi di fermarsi davanti ad un supermercato, lasciare la bicicletta fuori ed entrare, in cerca di cibo. Il virus si è dilagato da circa un mese e quindi il cibo è ancora buono. Con una mossa che fa molto film tira fuori la pistola e la punta davanti a sé, sentendosi uno di quei poliziotti in missione. Spera di trovare uno zombie subito, giusto per vederlo morire definitivamente davanti a sé. Il fato lo accontenta ed una donna grassa e dai capelli ricci e sporchi gli si para davanti, dagli occhi sottili traspare dell’azzurro. Le manca parecchia carne, le ossa delle braccia e delle gambe sono ben visibili, bianche e stabili. Apre la bocca e grugnisce, Junhong si affretta a premere il grilletto della sua sparachiodi – sì, gli anime portano esperienza – e, silenziosamente, il chiodo lindo e pulito si va a conficcare nella fronte della donna. Cade a terra con un pesante tonfo e il ragazzino si affretta a raggiungerla, si abbassa alla sua altezza e le tocca la fronte.
«Requiescat in pace.» recita chiudendo gli occhi, Assanssin’s Creed ha finito per influenzare anche lui. Sorride e si alza, si riempie lo zaino di merendine e cibo in scatola, le tasche di chewing gum e bottigliette d’acqua. Esce quatto quatto dal supermercato, questa volta è stata facile e veloce, monta sulla sella della sua bicicletta e comincia a pedalare verso una meta indefinita.
 
Yongguk sospira e tira un calcio agli armadietti. Anche quella stupida stazione di polizia è stata svaligiata, l’unica cosa che ha trovato sono state le docce funzionanti, l’acqua era gelata ma meglio di niente. I proiettili scarseggiano e la lotta corpo a corpo non è nelle sue preferenze, viste le migliaia di cose che si ritrova alle calcagna ogni volta che cammina per strada. Esce da quel posto prima di rompere qualcos’altro e fare rumore, monta su Emily, la sua Hyosung ST7 e corre, così veloce da non percepire nemmeno i forti e tanti grugniti all’esterno del casco, neanche per vedere una grande folla davanti a lui, neanche per vedere un ragazzino che con tutto sé stesso corre alla disperata ricerca di semin–Aspetta, ragazzino? … Umano?
Non riesce a crederci, fa marcia indietro e lo vede, una zazzera rosa che geme a bassa voce e che piano, lentamente rallenta, ha troppi carichi su quella bicicletta. Yongguk si sente invaso da un certo senso di tenerezza e di speranza, non è solo. Si affretta a raggiungerlo e si toglie il casco, lancia un occhiata dietro di sé e la massa informe di cose si fa sempre più vicina.
«Ragazzino!» urla e il rosato si gira, spalanca la bocca e gli occhi brillano. La speranza si fa luce nel cuore di entrambi. «Sali!» Youngguk si avvicina e teme che quelle cose possano afferrarlo, tanto sono vicine, ma quello scende velocemente e, con lo zaino che gli balla sulle spalle, sale impacciatamente sulla moto, aggrappandosi ai fianchi del suo salvatore.
Niente è perduto, pensano entrambi, con un sorriso bieco sulle labbra.
 
Daehyun impugna la sua erezione e la sfrega, forte e veloce, si morde il labbro inferiore e viene con un gemito roco. Si sente patetico, fino a poche settimane fa per lui masturbarsi da solo era solo un – lontano – optional e invece è solo questo che fa. Rischierebbe di scoparsi uno di quei cosi, visto quant’è arrapato. Si maledice da solo, preferirebbe morire piuttosto che stare senza sesso per il resto della vita.
Se nelle prossime due settimane non trovo qualcuno da scoparmi, mi uccido, pensa e stavolta fa sul serio, è così affamato di sesso che quasi si disgusta da solo. Sbuffa e poi si alza, le gambe tremano un poco e il respiro si regolarizza.
«Voglio scopare, porco dio mannaro.»
 
 
«T-Tu…» Jongup non può crederci. È come un sogno, uno spiraglio di luce in quello schifo. «Sei Kim Himchan! Quel Kim Himchan!»
Himchan alza le sopracciglia e poi sbadiglia, quel giorno il suo sesto senso gliel’aveva detto e ribadito più volte che non doveva uscire. Ma lui l’aveva fatto, aveva fame e il supermercato sotto casa era stata la sua prima scelta. Ovviamente non aveva considerato le creature che aspettavano solo di addentare la sua soffice carne e si era trovato a lanciare barattoli di pomodori al commesso che cercava di mangiarlo. Ma un santo, lassù, aveva deciso di salvarlo ed ecco che era spuntato un diciottenne tutto muscoli e sorriso che aveva abbattuto quella cosa.
«Sì, sono io, sei un mio fan?» ovviamente Himchan è bellissimo e sa quanti fan gli corrano dietro – da morti e da vivi. Sorride brillantemente e gli porge la mano, che il ragazzo stringe e giura di vederlo quasi piangere.
«Esatto! Ti seguo fin dal debutto, i-io… Io ti amo!» dice: «Io sono Jongup, Moon Jongup, il tuo fan numero primo, la mia cameretta era tappezzata dai tuoi poster, persino qui sopra» gli fa vedere la mazza da baseball impregnata di sangue e sul manico c’è scritto il suo nome. «c’è scritto il tuo nome! La fortuna mi è amica, oddio, non ci credo!»
«Già, sono io» per Himchan non è la prima volta che gli capita un fan così caloroso. Si gratta la nuca e si alza, prende del cibo in scatola e mette su un sorriso abbastanza tirato. «Ma ora devo andare, alla prossima… Ciao!» lo saluta e ci rimane un po’ male, vedendo il sorriso che si spenge lentamente sul bel viso di Jongup, ma da quando il virus si è dilagato si è ripromesso di non legarsi a nessuno perché tanto se ne sarebbe andato.
Quando esce però, per l’ennesima volta non tiene in considerazione gli zombie in cerca, come lui, di cibo e quasi ne attira un bel gruppetto. Corre più veloce che può e quando raggiunge il portone non può fare a meno di pensare a Jongup e alla sua sorte. Si morde il labbro, è da tanto che non parla con qualcuno e un amico, una figura che lo affianca può servirgli. Lascia le cose nell’atrio e afferra una dei coltelli da cucina che si era dimenticato, poi prende l’uscita posteriore e si trova in un vicoletto buio e sporco. Con un movimento fluido fa fuori il primo zombie che gli intralcia la strada e, correndo come un forsennato, raggiunge il supermercato dove aveva lasciato Jongup. Ma non lo trova. O meglio, di entrare non se ne parla, visto che in pochi minuti è stato invaso. Si sente in colpa. Hanno ucciso l’unico essere umano con cui ha parlato dopo tanto tempo, tutto per i suoi stupidi ripensamenti.
Ormai è morto, pensa, è inutile andare a cercarlo. Fa marcia indietro pronto a svignarsela, i secondi in quel momento sono importanti, quando vede una zazzera castana correre disperatamente per la strada. Senza volerlo sorride.
«JONGUP! QUI!» urla e attira attenzioni non desiderate, ma Jongup lo nota e sorride. E non uno di quei classici sorridi alla “oh, sono salvo, che bello”, ma una dei sorrisi alla “oh, sei tu, che bello!” e il cuore di Himchan comincia a battere. In pochi istanti guida il nuovo compagno dentro l’edificio, deserto.
Si guardano e si lasciano andare in una risata liberatoria. Sono salvi.
 
 
Youngjae sta per morire. Non nel senso figurato della parola, solo che ha bisogno di contatto umano, un abbraccio, due parole di conforto. Qualcosa, tutto tranne che scappare, scappare e ancora scappare per sopravvivere. Non vuole questo.
Mette in moto l’auto e parte in quarta, gli zombie che prima mugugnavano affamati contro il vetro e i finestrini della macchina ora sono tutti attaccati alle ruote o al parabrezza; chissà, forse quando scenderà troverà la sua bellissima porche abbellita con delle deliziose budella. Vorrebbe davvero tanto trovarsi un amico, magari bello e giovane, così oltre a parlarci potrebbero consumare il tempo con metodi alternativi, fino alla morte. Per lui il sesso non è mai stato un vizio, piuttosto un bell’hobby per passare il tempo.
 
Daehyun invece vuole morire. È in fin di vita, la voglia di sesso selvaggio lo sta mangiando dentro, vuole possedere qualsiasi cosa. Sta sperimentando che la lussuria a volte può essere disastrosa. Non se lo ricorda manco quand’è diventato così affamato, forse dopo aver scoperto il lavoro di sua madre e di suo padre. Prostituta e accompagnatore, puttana e puttaniere, si era trovati e non si erano lasciati. Li sentiva sempre, i gemiti di sua madre e il cigolare del letto e fin da piccolo non aveva fatto altro che desidrare di provare quello stesso piacere. A dodici anni era stato accontentato. La prima sega con un amico più grande. A tredici il primo pompino, a quattordici invece la perdita della verginità con una ragazza carina. L’interessamento per lo stesso sesso, la voglia di provare… E la scoperta della sua vera identità sessuale. Il piacere che dava il sesso era impareggiabile, impagabile. Neanche l’amore, probabilmente, dava la stessa soddisfazione di un bel culo e di un bell’orgasmo.
 
 
Un giorno puttana e puttaniere si incontrano.
Youngjae fuma, è stressato. Tiene la stecca fra le labbra e intanto affetta un bel po’ di zombie. Danza, volteggia e ride come uno scemo, sta per impazzire. Una bambina bionda e con la pelle abbronzata gli si avvicina, tiene un pupazzo sotto il braccio. Sembra così carina, così innocente, ma dalle labbra s’intravede una sottile striscia rossa. Che non abbia i denti? Con passo lento gli si avvicina, Youngaje è concentrato solo su di lei, ignora le altre creature che si fanno sempre più vicine. Ha dei tratti facciali ipnotici, è straniera… Magari australiana? Non lo sa. Ma sembra amichevole e affettuosa. Lui è sempre stato un tipo di cui i bambini si innamorano, gli piacciono, vorrebbe solo giocare un po’. È il primo zombie che vede di così bello, almeno fino a quando non apre la bocca e mostra le gengive. Non ha i denti e dai solchi dentali esce sangue, pus e bava, la lingua è tagliuzzata e incrostata di una sostanza marrone – magari fango o–Youngjae non vuole saperlo. Si riscuote dai suoi pensieri, quella cosa è affamata e cammina verso di lui, sente il respiro caldo e acido a pochi soffi dal suo collo, sgrana gli occhi e si accorge di essere circondato. Sono troppi, lo sa e dovrebbe arrendersi, ma tenta e con tutta la forza che ha in corpo afferra la sua accetta e cerca di crearsi un varco per poter raggiungere la sua macchina, senza buon risultati. Sente delle dita fredde e viscide sfiorargli il giacchetto, tentano di graffiarlo, ma lui è furbo ed ha indossato i vestiti e guanti più spessi e pesanti che ha trovato, ma questo non lo salverà dalla morte certa.
Infatti a salvarlo fu la sua amata porche, rubata a qualche morto che cammina giorni fa. Sfreccia a grande velocità verso di lui e si ferma al suo fianco. Lo sportello dalla parte del passeggero si apre e lui non esita a salire, o almeno a provarci. Perché sente afferrarsi per le spalle, per le gambe, sente tirare il suo corpo verso di loro. Quando alza lo sguardo incontra due bellissimi occhi scuri, il ragazzo gli sorride portando alla luce diverse imperfezioni, ma che non dimezzano la sua bellezza. Non sa come o perché, ma lui gli afferra le braccia e con una forza soprannaturale lo porta sul sedile, Youngjae scalcia e perde anche una scarpa nel tentativo di allontanare quei cosi da sé. Quando chiude la portiera la testa di un impiegato rimane intrappolata fra lui e lo sportello. Digrigna i denti impaziente di andarsene da lì e da un forte calcio alla zazzera grigia dello zombie e finalmente riesce a salvarsi.
 
Daehyun è stato graziato. Chiude gli occhi e cerca di contenersi, ma si è già eccitato. Vedere un bel ragazzo dopo così tanto gay gli fa quest’effetto? Dio, è proprio malato.
«Grazie, mi hai salvato» dice il ragazzo e Daehyun ghigna. «Sono Youngjae, piacere e ancora grazie.»
Magari, potrei riscuotere il favore con altro… O magari potrei violentarlo solo. Cazzo, mi faccio schifo da solo–voglio fare sesso. «Di niente, sono Daehyun. Ho visto questo bel gioiellino solo soletto e mi volevo divertire un po’, poi ti ho visto… Ti hanno morso?»
«No, i miei vestiti sono abbastanza spessi!» esclama felice Youngjae e Daehyun desidera solo levarglieli, quei vestiti. «Beh… Hai visto che merda, eh? Sembra un film, morti che si risvegliano e affamati di carne umana.»
«Già, incredibile.» Daehyun parcheggia l’auto vicino ad un vicoletto apparentemente deserto. Le mani gli prudono, impazienti di posarsi sul corpo del ragazzo accanto a sé e per questo non esita a farlo, leccandosi le labbra e assalendolo.
Youngjae sobbalza quando sente delle mani decisamente non sue e poi due labbra sul collo, non gli serve del tempo per capire che Daehyun vuole fare sesso con lui e si ritrova a sorridere, è da tempo che non si libera e quello di cui aveva bisogno era proprio quel bel ragazzo.
 
Sono pochi giorni che ha incontrato quel sedicenne impertinente e già non lo sopporta più. Parla, parla e parla ancora, non s’azzitta n’attimo e per Yongguk, silenzioso e amante della tranquillità, non è un bene.
«Hyung…Guarda, un supermercato! Entriamo, su!» miagola Junhong – o Zelo, come gli piace farsi chiamare, com’è strano – indicando un piccolo emporio deserto. Yongguk sospira e balza giù dalla sua motocicletta. «Aspettami, ma che hai messo il turbo, arrivo!»
«Non urlare, ragazzino!» lo ammonisce il più grande e poi entrano dentro il piccolo supermarket. È deserto e la cosa insospettisce Yongguk, che tuttavia si mette alla ricerca di cibo in scatola e dolciumi ingrassanti. «Junhong, intanto prendi dell’acqua e riempici lo zaino, è la cosa più importante!»
«Himchan hyung, sei mitico, hai sterminato tutti gli abitanti del palazzo per viverci?! Sei un mito! È per questo che ti amo!» sia Yongguk che Junhong si bloccano e si abbassano e nascosti dai scaffali guardano due giovani entrare. Sorridono vivacemente e non sembrano infetti: i loro occhi sono scuri e parlano, inoltre non c’è traccia di sangue sui loro vestiti. Entrambi si ritrovano a sorridere e Junhong fa per alzarsi, ma viene bloccato dall’altro, che lo incita a fare silenzio.
«Cooosa? Chi è che ha preso i fagioli in scatola?» squittisce quello castano e dagli occhi sottili, invece Kim Himchan – l’attore famoso, chi è che non lo conosce? – gioca con le labbra. «Aspetta… Che ci siano altre persone, hyung?»
Himchan alza le spalle. «Non saprei… Magari è così?» ma al contrario del ragazzo castano, non sembra affatto felice. I suoi occhi si sono fatti severi e la sua postura si è improvvisamente irrigidita.
Yongguk tiene per il polso Junhong e si decide a farsi avanti: «Non spaventatevi!» alza la voce, nascosto ancora e si alza lentamente, «Non siamo infetti.» dice, regolarizzando il respiro e guardando il più pallido dei due negli occhi. Anche Junhong si è alzato e guarda i due con curiosità, è palesemente impaziente di parlare e fare domande a gogo, sottoporre i due ragazzi allo stesso interrogatorio che ha dovuto subire lui.
Vede il ragazzo castano spalancare la bocca e poi sorridere. «N-Non ci c-credo!» e corre verso di loro.
Kim Himchan li guarda con durezza e Yongguk capisce solo una cosa: non c’è posto per voi.
 
Il palazzo doveva vivono Jongup e Himchan è grande e non vi è traccia di zombie ambulanti. Yongguk vede, sa degli sguardi duri che rivolge loro il giovane attore e non può fare a meno di chiedersi il perché. Hanno trovato qualcuno con il sangue che scorre nelle vene e non nella bocca, che riesce a spiccicare parola e non è affamata di carne umana. Quindi perché essere tristi.
Jongup e Junhong fanno velocemente amicizia, parlano e il più giovane si vanta della sua rinnovatissima sparachiodi da lui stesso creata. Yongguk si fa coraggio e decide, quindi, di chiedere a Himchan il perché del suo – evidente – astio.
«Himchan-ssi, se c’è qualche problema possiamo parlarne…» tenta e il ragazzo lo guarda come se volesse ucciderlo, poi digrigna i denti.
«Sì, c’è un cazzo di problema di cui non ne voglio parlare con uno sconosciuto. Ok? Ok.» ma la verità è una sola e Yongguk la capisce presto: ad Himchan piace Jongup e vuole che nessuno si immischi. L’ha capito da come lo guarda, attento nei suoi movimenti mentre parla con Junhong. E sa che non è un amore da fan a idolo, è proprio amore. Bang Yongguk è sempre stato un abile osservatore e dopo anni e anni di vigilanza, è capace di capire solo dopo poche ore quali sono i sentimenti che la persona prova e non può fare a meno di provare tenerezza verso Himchan. Non lo capisce perché lui non è innamorato di Junhong – si passano più di cinque anni ed inoltre parla troppo; senza contare il fatto che, fino a prova contraria, Yongguk si è sempre definito etero.
Anche Himchan ha capito di che pasta è fatto Yongguk e questo non gli piace. L’ha capito quando ha sorriso e ha abbassato lo sguardo, puntandolo pochi secondi dopo su Jongup. Semplice, l’ha capito. Non sa come ha fatto e non vuole saperlo, l’unica cosa che vuole è ucciderlo o perlomeno assicurarsi di farlo tacere – magari, per sempre.
A dire la verità neanche lui sa come e quando si è innamorato di Jongup. È successo e basta, il suo cuore accelera ogni volta che lo vede, le sue mani sono impazienti di stringerlo e le sue labbra di baciarlo. Ma non può, perché così rovinerebbe un’amicizia, anche perché è sicuro che Jongup accetterebbe ogni suo tipo di sentimento, tanto gli è fan.
 
 
Youngjae ama il calore che gli trasmette Daehyun. È caldo, le sue braccia gli circondano le spalle e la vita, si sente al sicuro – anche se a ripararli in verità è la sua bellissima macchina. Lo guarda mentre dorme, ha dei tratti così belli e le sue labbra… Gli piacciono davvero tanto – soprattutto quando si trovavano sulla sua erezione.
Sono venuti tre volte e Daehyun era pronto per un quarto round, ma Youngjae no e alla fine si erano addormentati.
Sorride quando lo sente mugugnare qualcosa nel sonno e gli accarezza i capelli che, pur non essendo esattamente pulitissimi, mantengono la loro morbidezza e il loro colore biondo cenere. Gli piacciono anche quelli, gli piace tutto di lui.
Un certo brontolio si fa sentire e Youngjae sbuffa, non ha voglia di andarsi a procurare da mangiare rischiando la vita, ma deve pur salvare la sua quindi si riveste velocemente e sposta – cercando di non svegliarlo – Daehyun dal sedile del guidatore, adagiandolo su quello del passeggero. Si accomoda e tamburella le dita sulla pelle del manubrio, respirando lentamente e sorridendo. Mentre sfreccia non troppo velocemente fra le strade di Seul, si chiede com’è il vero Daehyun. Simpatico? Dolce? Magari. Questa è la prima volta che mi chiedo come sia il carattere di una persona, anche dopo averci fatto del magnifico sesso, ammette Youngjae, strano ma vero. Forse è perché è bello e diverso da Simon, il primo uomo con cui sono stato. Non è così muscolo o così affascinante, ma sa il fatto suo. Beh, l’attrazione è una buona cosa nelle scopamicizie. Inoltre il suo accento di Busan è davvero bello. Mi piace.
Velocemente svaligia un intero supermarket e risale in macchina, impaziente di vedere il viso di Daehyun. Appena entra gli sorride e sorride anche ai zombie che si ritrova alle calcagna.
«Attiri un sacco di ragazzi, ne?» chiede, riferendosi agli zombie quasi tutti uomini.
Youngjae alza le spalle. «Tu che dici, hyung?»
«Io dico di sì.»
 
La situazione con Kim Himchan si fece davvero complessa.
Junhong se ne accorse poche ore dopo di Yongguk, dopo una rispostaccia da parte di Himchan. Non sapeva dell’amore che provava per il suo nuovo amico, ma dell’antipatia che invece provava verso di lui sì.
«Hyung, ma perché Kim Himchan ci tratta in questo modo?» chiede Junhong, mormorando all’orecchio di Yongguk, per non far sentire niente alla semi-coppietta che ride felice ad un paio di metri di distanza.
Yongguk si sente leggermente imbarazzato dall’improvvisa vicinanza, tuttavia non arrossisce. Alza le spalle: «Beh, probabilmente è antipatia a pelle. Ma Jongup è simpatico, vero-‘»
«Sì, mi piace come ragazzo e come amico.» Junhong annuisce e osserva il viso del suo hyung cambiare, un espressione corrucciata e poi lo vede addentarsi il labbro inferiore. Sorride vittorioso.
 
 
Jongup guarda il suo idolo e sospira. Lo vede spogliarsi ed arrossisce, dio, non dovrebbe avere questi pensieri loschi, soprattutto quando il suo sguardo si posa sul sedere, sodo e piccolo. Vorrebbe toccarlo e sfond–Calma Jongup, si ripete, è Himchan hyung, idolo e fratello, non è gay e non ti vede in quel modo. Dopotutto ci hai già provato, gli ha detto “ti amo” chissà quante volte e lui non ti ha mai risposto, ha solo sorriso e fatto finta di niente. Probabilmente penserà che dico queste parole alla leggera e perché sono suo fan, ma non è così. Lui mi piace veramente.
Yongguk li ha portati ad una stazione che ha ancora l’acqua funzionante. Junhong osserva il corpo allenato e scolpito del suo hyung e non può fare a meno di essere invidioso. Senza volerlo si lecca le labbra e poi chiude gli occhi, immaginando le sue grandi mani sul suo corpo. Non devi avere questi pensieri ora, stupido sedicenne nel fiore degli ormoni, ti potrebbe scoprire. Diamine ma non è colpa mia se è così eccitante.
 
«Ma porco disse sono sfinito.» dice Youngjae, abbandonando la testa morbido letto sotto di sé. Poche ore prima avevano trovato un hotel piccolo e carino, avevano sterminato ogni zombie che lo abitava e, appena trovato una camera, si erano dati alla pazza gioia.
Daehyun sorrise. Fortunatamente, questo ragazzo riesce a tenere i miei ritmi. Temevo di stare per morire, ma ecco che un angelo è venuto a–troppi filmini mentali Daehyun, riprenditi! Guarda Youngjae e gli si accoccola contro, è la prima volta che lo fa, con lui perché di solito è Youngjae a chiedere dolcezza e con altri invece è solo una scopata e via, niente “amore, tesoro, salciccia e pomodoro”. Scopre che le coccole gli piacciono, soprattutto come Youngjae gli accarezza i capelli.
«Ho bisogno di una doccia…» gracchia Daehyun con voce roca.
L’altro sorride. «Conosco un posto dove c’è l’acqua funzionante.»
 
Junhong continuava con i suoi pensieri da sedicenne depravato. Probabilmente Yongguk si era accorto del suo sguardo insistente, ma lo aveva bellamente ignorato.
Dall’altra parte invece Himchan e Jongup soffrono in contemporanea per non potersi toccare. Himchan ha un corpo così bello, pensa Jongup, Jongup ha dei così belli addominali, voglio toccarli, pensa Himchan. Si lanciano occhiate a vicenda ma non hanno mai incontrato lo sguardo dell’altro.
Sono così stupidi, pensa Yongguk accennando ad un sorrisetto, si nascondono l’attrazione che provano a vicenda. Fortuna che almeno Jongup all’estero potrebbe essere maggiorenne, invece se io cominciassi ad avere di mia spontanea volontà pensieri sconci su Junhong verrei considerato come un pedofilo. Perché dev’essere così ingiusto?
«O–kay, sai che docce+amanti fa una cosa sola, vero?» una voce tarchiata da un profondo accento di Busan fece drizzare le orecchie ai nostri quattro beniamini.
«Ma hyung, abbiamo avuto tipo quattro orgasmi oggi, ancora ne vuoi?» Yongguk vuole tappare le orecchie a Junhong, che sembra molto interessato.
«Voglio tutto di te»  e due giovani – e decisamente belli – fecero irruzione nelle docce. Inutile dire loro reazioni, quello dai lineamenti più dolci balzò e si lasciò scappare un urlo, l’altro invece sembrava tutto tranne che spaventato.
No cazzo, tre bei fusti nudi nelle docce… Youngjae vorrebbe morire, uccidere quei tre – tre perché il tipo dai capelli rosa, anche se alto, è troppo piccolo – ragazzi così dannatamente belli. Guarda Daehyun e spera con tutto sé stesso che non gli piacciano, ma sa che è impossibile. Si dimenticherà di me. Cazzo.
Daehyun non sa spiegarselo. Sbatte più volte le ciglia... What, niente erezione? Stenta a crederci. Affamato di sesso com’è ci mancava poco che si scopasse uno zombie e non si eccita alla vista di bei ragazzi? È impossibile, tuttavia il corpo di Youngjae gli ritorna in mente e non può fare a meno di provare voglia – voglia di sbatterselo in quelle cazzo di docce in tutte le posizioni possibili.
Ma si riprende, ricordandosi che ci sono degli umani che intanto si sono vestiti e li guardano un po’ preoccupati. «Vi hanno morso?» chiede il più alto e giovane.
«No, siamo sani.» risponde Youngjae.
«Bene.»
«Male.»
«Vero.»
«Falso.»
«Okay Junhong basta, non sei un bambino.» lo riprende Yongguk e Junhong non può fare a meno di trovarlo accattivante anche quando lo rimprovera.
 
 
Okay, è arrivato il momento di farlo. Sono passati due fottutissimi mesi da quando ci conosciamo, cazzo, Junhong mi ha detto che anche io gli piaccio – ma Junhong è un ragazzino innamorato del ragazzo più grande del gruppo, è incosciente e–non devo pensare.
… Ma se dopo non ricambia? Non voglio perdere Himchan hyung. Io lo amo. Devo contare fino a tre e poi dirglielo ma diavolo, non sono il protagonista di un film, e se va storto? Devo provare lo stesso, rischiare di rovinare un’amicizia come la nostra? Merda. Sii un uomo, Jongup e non fare il pappamolle.
«Ti amo.»
«…Anche io.»
«Non voglio rovinare quest’amicizia quindi non f–Cosa?»
Alla fine non è stata proprio la dichiarazione d’amore super romantica e dolce, ma andava bene. Soprattutto se si trovavano nelle docce, nudi ed eccitati dall’imminente fidanzamento. Himchan giura di aver toccato il paradiso con le dita, Jongup il fondo con qualcos’altro.
 
Yongguk invece sta ancora riflettendo sulla sua anomala attrazione per un bambino.
Junhong invece combatte ancora cinque contro uno in una lotta senza fine.
«Hyung, stavo pensando… Faresti sesso con un passivo più grande di te?» tanto ormai non c’è niente da perdere.
Yongguk non è stupido ed ha capito. «No…?»
«E io sì.» Junhong si fa coraggio e impacciatamente forza le labbra su quelle del suo hyung, le mani ai lati del suo viso e gli occhi chiusi con forza. Quando si staccano Yongguk lo guarda con uno sguardo omicida.
«E questo coso che voleva dire?»
«Che mi piaci hyung e che se per te sette anni sono tanti, non c’è nessuno per giudicarci.»
Per una volta quel marmocchio ha ragione. «Okay, ma c’è qualcuno per giudicare i tuoi baci.»
Junhong sorride. «E c’è qualcuno per imparare a baciare?»
«Certo…» è eccitato, aspetta questo maledetto bacio con la lingua da mille anni e orsono. «…Che no. Fila a dormire, marmocchio!»
 
Youngjae e Daehyun, per ora, non si sono mai confessati i loro sentimenti. Un “ti amo” per Youngjae è troppo superfluo e Daehyun crede di non sapere ancora cosa si prova ad amare qualcuno. Non è sicuro che le farfalle che svolazzano nello stomaco ogni volta che bacia Youngjae sono sinonimo d’amore ma sa che nessuno è capace di eccitarlo come lui, nemmeno il timido Jongup, l’attore Himchan, il severo e affascinante Yongguk e l’allegro Junhong, perché Youngjae ha qualcosa in più.
«Tipo un bel culo?»
«No, ma qualcosa di simile.»
 
   
 
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