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Autore: suxsaku    25/03/2008    7 recensioni
Un mago ciarlatano, scorbutico e intrattabile.
Una ladra idealista, sognatrice e suscettibile.
Una profezia centenaria, astrusa e frammentata.
<< Fabrum esse suae quemque fortunae. >>
<< Che significa? >>
<< Che ciascuno è artefice della propria sorte. >>
Storia a cui tengo davvero molto. Sebbene abbia tutta la vicenda stampata in mente, non l'ho messa completamente per scritto, perciò gli aggiornamenti non saranno frequentissimi.
>> EDIT Capitolo 19. Ho fatto una correzione: alla fine del capitolo mancava una frase di Wantz; a causa dell'html si vedevano solo le virgolette. Ringrazio Yuna per la segnalazione.  <<
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rieccomi. Allora, prima di tutto ci tenevo a ringraziare yuna per la recensione. Mi spiace, ma davvero non ho potuto fare prima, sto passando un periodo non proprio facile, quindi ti prego di scusarmi per l'attesa, ma ti assicuro che ho fatto il prima possibile. Mi scuso anche di aver creato una “storia da violente crisi d'astinenza” (*-*), capisco che sia un problema per i lettori, ma dicendomelo hai solo ingigantito il mio ego malato. XD Mi fa piacere che tu abbia apprezzato la caratterizzazione dei personaggi perché è una delle cose cui mi soffermo di più, insieme ai dialoghi. Suonerà banale, ma ormai per me sono quasi delle entità a loro stanti, è come se li conoscessi veramente (Eco non apprezzerebbe, mi sa). Se continuerai a lasciare recensioni mi farà molto piacere. ^^

La cosa che più mi fa ridere è che ad ogni capitolo che posto c'è sempre nuova gente che mi aggiunge ai preferiti ma mai un cane che lascia un commento. XD Grazie anche a Queen: non vedo l'ora di sentire le tue nuove teorie. (*-*) Per eventuali domande, non esitate a contattarmi. Ok, ora la pianto di prolungare inutilmente l'agonia.

 

 

Capitolo 19: Sprechi di tempo e di energie

 

 

Seduta su una sedia di fianco al letto, una mano in grembo e l’altra appoggiata vicino al cuscino, Jillian osservava in silenzio il viso di Wantz, constatando che, almeno quando dormiva, i suoi lineamenti si distendevano, perdendo la classica maschera inespressiva. Spossato com’era, probabilmente anche a causa del fatto che in quegli ultimi giorni aveva dormito poco o niente, il ragazzo era svenuto subito dopo esserle scivolato addosso. Marhalt e Iwen lo avevano trasportato fin nella sua camera, ed era già un’ora buona che il ragazzo giaceva a letto, in quello che a lei sembrava in tutto e per tutto un sonno profondo, ma che Marhalt le aveva spiegato essere una perdita di coscienza semi-involontaria grazie alla quale i maghi, pur restando privi di sensi, svolgono un processo curativo capace di sanare anche le ferite più gravi. Ciò non toglieva che con ogni probabilità, finito il processo, sarebbe rimasto addormentato fino al mattino successivo, per recuperare il sonno perso. Volente o nolente, secondo lo spilungone sarebbe stato lo stesso corpo del mago ad imporgli di riposare.

Al fianco della ragazza, Iwen sedeva su uno sgabello che aveva portato dalla cucina; teneva lo sguardo basso, perso in chissà quali pensieri, mordicchiandosi di tanto in tanto il labbro inferiore. Marhalt, invece, sostava vicino alla finestra, appoggiato al muro.

Jillian si arrovellava tra una moltitudine di interrogativi differenti, ma la prima domanda che fece, spezzando il silenzio che regnava ormai da una buona mezz’ora, per quanto assurda suonasse, rendeva bene l’idea della confusione che regnava nella sua testa.

<< Ma voi chi siete in realtà? >>

Marhalt sulle prime si stupì; pensandoci bene, tuttavia, dovette ammettere di non poterla biasimare: visto tutto quello che era successo, era legittimo che la ragazza nutrisse simili perplessità. Scelse con cura le parole con cui rispondere. << Siamo persone con la rabbia nel cuore alla ricerca della verità. >>

<< Una definizione un po’ oscura >>, fece notare Jillian.

<< Però è vero >>, disse lo stangone. << Anche la tua domanda, del resto, non era chiara. Non si capiva cosa intendevi. Sai bene che siamo contro l’Oscuro, e sai altrettanto bene che Wantz è un mago, quindi non puoi aspettarti altro che situazioni del genere stando con lui. E il fatto che tutti noi siamo strani e abbiamo qualcosa da nascondere, direi che è fin troppo evidente. >>

Jillian si voltò: al suo fianco, Iwen si stava sistemando meglio la manica sinistra, arrotolandola sulla spalla e fermandola con uno spillone; dovendolo fare con la sola mano destra, aveva qualche difficoltà. Gli prese delicatamente la spilla di mano e la appuntò poco più in basso della scapola, sotto lo sguardo un po’ imbarazzato del ragazzino.

<< Mi dispiace >>, si scusò. << Sono un po’ scombussolata, e non riesco a ragionare. >>

 << Non c’è problema >>, rispose Iwen, la voce un po’ impastata, anticipando l’amico. << Sai, non è così male essere diverso: si impara a farsi furbi e ad arrangiarsi come si può. E poi c’è il notevole vantaggio che la marmaglia si tiene alla larga perché teme che gli creeremmo problemi >>, aggiunse tutto convinto.

Jillian gli sorrise. << Magari tutti la pensassero così. Ciò ti fa onore e dimostra che sei più maturo di gran parte di coloro che hanno la pretesa di definirsi adulti. >>

<< Già, non è solo un fatto di età, ma anche e soprattutto di testa >>, condivise Marhalt. << Anche se Iwen è stato influenzato da quel cialtrone del nostro caro mago. >> Tacque, ripensando a un episodio di parecchi anni prima. Si lasciò andare ad una risata, e riprese a parlare, con l’aria assorta di chi sta ricordando un periodo felice ormai passato. << Un giorno Wantz mi disse: “Se non posso vivere come una persona normale, non mi rimane che vivere come una persona strana.” E così ha fatto. >>

<< E bisogna ammettere che gli riesce bene >>, sorrise Jillian, osservando il mago respirare con movimenti lenti e regolari: riusciva quasi ad apparire innocente. Il sonno fa davvero sembrare le persone dei bambini, pensò. << Credevo che... >>, esitò un attimo prima di continuare. << Credevo che fosse una specie di misantropo che evita di creare rapporti con le persone e si crede superiore a tutti. >>

Marhalt sorrise. << Non si può negare che molti versi lo sia. >>

<< Sì, però... Si vede chiaramente che vi vuole bene. >>

<< Siamo cresciuti insieme, senza avere altri legami con il mondo >>, spiegò Marhalt. << C’è da dire che non abbiamo fatto molti tentativi di allargare i nostri orizzonti, ma noi stavamo bene così. Le nostre esperienze personali ci portano a non dare grande fiducia al prossimo, con le dovute eccezioni, si intende >>, precisò, accennando un inchino all’indirizzo di Jillian, che rispose con un elegante cenno della mano come avrebbe fatto una nobildonna in un salotto.

<< Comunque il nostro non è una specie di paradiso >>, sbuffò Iwen. << Abbiamo un sacco di grane, e litighiamo sempre tra noi. >>

Jillian scosse la testa, come a voler sottolineare che quello non era un aspetto negativo. << Solo quando si ha un rapporto si può litigare. >>

<< Allora direi che tu e Wantz siete sulla buona strada. >>

La ragazza guardò basita Marhalt. << Più che litigare, direi che lui cerca di mortificarmi in ogni modo. >>

<< Lo so, ha un carattere complicato >>, ammise Marhalt.

<< Ha un carattere polemico >>, lo corresse lei.

<< Ha qualche pregio anche lui, sai? >> Siccome Jillian lo fissava con un’espressione assai poco convinta, proseguì. << E' d'intelligenza brillante piuttosto che acuta; adatta a ogni studio, ma inclinata particolarmente alla filosofia morale e alla poesia. >>

<< Poesia? Lui? >>, chiese, voltandosi verso Wantz e fissandolo come se fosse una rapa parlante.

<< Oh, sì >>, confermò Iwen entusiasta. << A tempo perso scrive canzoni. Dovresti sentirle, niente a che vedere con quelle fanfaronate della musica popolare. >>

<< Già, ma visto che di tempo da perdere ne ha ben poco, la sua produzione è assai scarsa >>, specificò Marhalt. << E comunque dubito che acconsentirebbe a farti sentire qualcosa di suo. >>

Jillian si esibì in un sorriso furbetto che poteva fare concorrenza a quelli di Wantz. << Saprò convincerlo, vedrai. >>

Iwen la guardò titubante, chiedendosi se anche lei non avesse qualcosa da insegnare a Wantz quanto a metodi persuasivi.

<< Inoltre >>, riprese Marhalt, ignorando con un sorriso goduto l’affermazione della ragazza, << è un potente sensitivo e un esperto di magia nera, uno dei più scaltri che abbia mia conosciuto. >>

<< Ah sì >>, esclamò Jillian. << Riguardo la sua abilità in materia non ho dubbi. Vorrei soltanto che fosse un po’ più umano. >>

<< Ma lo è >>, asserì lo spilungone. << E come tale, ha numerosi difetti. >> Si aspettava che Jillian ribattesse, invece la ragazza restò zitta, chiaramente interessata. << E' di poche parole, per nulla incline alle ciarliere spacconate, ma anche affidabile e impavido. >>

Jillian alzò gli occhi in un gesto rassegnato. << Sull’affidabile avrei da ridire. So che è serio e responsabile, me ne sono accorta da tempo, ma da come parla e si comporta a volte sembra uno scapestrato incosciente e menefreghista. >>

<< Questo perché non vuole far vedere com’è veramente >>, chiarì Marhalt. << E' un ragazzo volenteroso, onesto e severo con se stesso. Può non sembrare, ma dietro il suo volto inespressivo cela un animo impetuoso. >>

Lo guardò con tanto d’occhi. << Infatti non sembra affatto. >>

Marhalt rise. << Prima o poi si tradirà, e la sua immagine di ragazzo di ghiaccio crollerà. Non è freddo come vuol fare sembrare. >>

<< Ha la tendenza ad agire senza ragionare, ma si frena perché sa che ha grandi responsabilità sulle sue spalle. In realtà è una testa calda, fidati di uno che se intende >>, le confidò Iwen strizzandole un occhio in atteggiamento complice.

<< Se lo dici tu, posso fidarmi >>, dichiarò Jillian con un sorriso che mozzò il respiro al ragazzino, facendolo diventare del colore dei suoi capelli.

<< Per quanto riguarda il resto... >>, riprese Marhalt con serietà. << Io mi sono già spinto troppo oltre il lecito raccontandoti fatti strettamente personali. Il resto è meglio che sia lui a dirtelo, se e quando lo vorrà. Anche la questione della Triade, è meglio che la affronti con lui. >>

La ragazza annuì, guardando pensierosa i capelli spettinati di Wantz, neri come la pece, creare un netto contrasto con il cuscino bianco. << Vorrei soltanto capire... Perché ha sempre quell’aria tesa, come se in ogni momento la sua mente fosse rivolta altrove. >>

Marhalt non rispose subito. << Si è imposto la mestizia. >>

<< Lo sospetto anch’io, ma per quale motivo? >>

Il ragazzone si passò una mano sul collo, riflettendo. << Credo che lo faccia per punirsi. Di cosa, però, non saprei proprio dirlo. >>

 

 

La prima volta che riprese i sensi doveva essere ora di pranzo. Lo capì perché Marhalt stava discutendo con Jillian: diceva che non era necessario sorvegliarlo per tutto il tempo, tanto non sarebbe scappato, e in ogni caso doveva mangiare qualcosa, anche se aveva lo stomaco chiuso. Ascoltò ad occhi chiusi il breve scambio di frasi, in quel piacevole stato di dormiveglia, troppo intontito per poter anche solo cambiare posizione. L’ultima cosa che sentì prima di riaddormentarsi, fu Jillian che chiudeva la porta per scendere in cucina a pranzare.

 

 

Ormai era sera, ma Wantz non accennava a svegliarsi. Non si era mosso nemmeno di un millimetro, restando coricato a pancia in giù, le braccia incrociate sul petto, per tutte quelle ore. Marhalt diceva che era normale, perché era ancora in “fase di recupero”. Lei aveva mangiato (sotto ordine di Marhalt), aiutato Iwen con i suoi esercizi e pulito un po’ la casa (lo spilungone aveva indubbie doti da massaia, ma una donna resta sempre la più adatta per quel genere di lavori), tuttavia la maggior parte della giornata l’aveva passata su quella sedia, in attesa di un segno di vita da parte del ragazzo. Era sua intenzione seppellirlo di domande non appena avesse aperto gli occhi.

E poi non poteva certo sprecare quell’occasione di vedere Wantz dormire con un’espressione così angelica in volto.

 

 

La seconda volta ci mise un po’ a ricordare cos’era successo e dove si trovava. Poi sentì la civetta che, da quando lui aveva memoria, veniva tutte le notti a posarsi su nocciolo vicino al magazzino, una vera habitué di quella zona insomma, e decretò che doveva essere ormai sera inoltrata.

Schiuse gli occhi, il minimo sufficiente a fargli vedere se c’era qualcuno nella stanza: Jillian sedeva alla sua scrivania, ed era intenta in quella che sembrava una complicata operazione di rattoppo della manica di una maglia, alla fioca luce di due candele.

Che modo stupido di rovinarsi la vista.

Lui almeno se la rovinava leggendo libri.

Mentre scivolava di nuovo nel regno di Morfeo, si sentì molto stupido: la vicinanza con quella piaga lo stava avvelenando, non c’erano dubbi.

 

 

Quando ebbe messo l’ultima toppa (la quarta) su una maglia di Iwen, stupita che un ragazzino potesse essere così distruttivo nei confronti dei propri vestiti, dette un’ultima occhiata a Wantz e, ormai certa che il suo riposo era tranquillo e non tempestato di incubi (come aveva notato succedergli quando era particolarmente stanco o stressato), prese ago, filo ed i vestiti rammendati e uscì dalla stanza del ragazzo per andare a dormire. Nelle due ore precedenti, Wantz si era rigirato nel sonno, il che significava che aveva finito di curare le lesioni riportate nello scontro e che ora stava semplicemente dormendo. La cosa sollevò Jillian dall’irrazionale timore che il mago non riuscisse a termine il processo di guarigione, non potendo quindi uscire da quella specie di coma, imprigionato in uno stato tra il sonno e la morte.

 

 

Aprì gli occhi, infine completamente lucido. Fuori dalla finestra (una delle poche ad avere il vetro) il cielo andava schiarendosi: tenendo conto della stagione, dovevano essere circa le sette. Rimase sdraiato, godendosi il tepore delle coperte e la piacevole sensazione che si provava a giacere su un letto, in netto contrasto con le dormite inquiete all’addiaccio seduto contro alberi, o al massimo sdraiato per terra, e quindi ugualmente scomodo.

Nonostante tutto quello che era successo il giorno prima, aveva la testa sgombra da qualsiasi tipo di pensiero, cosa assai insolita per lui. Purtroppo non durò a lungo: ricordatosi perché era nel suo letto, nella sua camera, gli venne di conseguenza in mente perché si trovava lì.

Come anche l’anno precedente, il maestro non si era fatto vivo in quei giorni. Anche se, ad essere precisi, l’espressione “fatto vivo” era inappropriata. Del resto non c’era da stupirsi: Wantz riteneva che, al suo posto, anche lui avrebbe evitato volentieri di vedere la propria tomba. Ed era sicuro che, se pure fosse stato lui a cercarlo, andando a scavare nella sua testa alla ricerca di quella specie di limbo bianco, non sarebbe riuscito a trovarlo.

Rifletté ancora una volta su quanto fosse inverosimile quella faccenda.

Quando Jillian lo aveva raggiunto alla quercia, era rimasto zitto perché non sapeva come comportarsi con lei. Di certo la ragazza credeva che fosse contrito nel ricordo del suo defunto maestro.

Come? Come avrebbe potuto dirle che non era così? Che era anzi molto peggio?

Interruppe bruscamente la sua riflessione sentendo che qualcuno aveva aperto la porta.

Marhalt entrò con passo felpato nella stanza, pensando che il ragazzo dormisse ancora. Quando incrociò il suo sguardo, sorrise.

<< Buon giorno. Dormito bene? >>, lo salutò.

<< Dormito troppo, vorrai dire >>, corresse prontamente Wantz, drizzandosi a sedere.

<< Tranquillo, ce la siamo cavata egregiamente anche senza di te. >>

Il mago sbadigliò, mugolando un dubbioso “Sarà...”

Marhalt sedette sulla sedia accanto al letto e proseguì. << Avresti dovuto vedere Jillian che aiutava Iwen con le traduzioni di latino: non ho mai visto quella peste così concentrata. >>

<< Dubito che succederà ancora, quindi spero che ti sia impresso ben bene la scena nella memoria. >>

<< Puoi scommetterci >>, assicurò lo spilungone. << Cercala, ne vale la pena. >>

Wantz si concentrò sui pensieri dell’amico: questi ripensò intensamente al momento che interessava loro e lo focalizzò meglio che poté. Wantz acchiappò facilmente il ricordo e dopo un breve esame ridacchiò sardonico.

<< Iwen, chino sul foglio, che preferisce dedicarsi alla questione dell’immortalità dell’anima piuttosto che guardare in faccia Jillian e arrossire come un peperone, con annesso balbettio di frasi sconnesse? >>, esclamò divertito il mago. << Questo gli varrà una presa in giro a vita. >>

Marhalt rise, sollevato di vedere che si era completamente ripreso, anche dal punto di vista emotivo; sembrava non esserci più alcuna traccia in lui dell’inquietudine in cui era caduto a causa delle parole di Caradoc e Urien. Si maledisse, conscio che la sua prossima domanda avrebbe guastato il buon umore del ragazzo, ma doveva approfittare del fatto che erano soli.

<< Wantz, devo chiederti una cosa >>, esordì cauto, fissando con gravità il mago attraverso l’occhio socchiuso.

<< Dimmi. >>

<< Dopo averti portato in camera, ho mandato Iwen e Jillian a prendere dell’acqua per ripulirti il sangue dalla faccia e disinfettare alla meglio il labbro che Urien ti aveva spaccato. Mentre loro erano di sotto, ti ho tolto la maglia sporca di sangue e terra e te ne ho messa una pulita. >>

Marhalt si era interrotto, e del resto non c’era motivo che proseguisse: Wantz sapeva perfettamente dove voleva andare a parare, lo aveva capito subito.

<< Che cos’è quella roba che hai sul torace? >> Il mago taceva, lo sguardo rivolto alla finestra, apparentemente intento nella contemplazione della paesaggio. << Sembra... Sembra il risultato di una maledizione. >>

Il ragazzo inclinò la testa di lato, in atteggiamento riflessivo. << Sì e no. >>

<< In che senso “sì e no”? >>, chiese, alzando perplesso un sopracciglio.

<< Beh, una maledizione generalmente è lanciata a qualcun altro, non a se stessi: in questo caso è improprio chiamarla così perché me la sono procurata da solo, anche se devo ammettere che, visti i disagi e le scocciature che crea, potrebbe concorrere ad armi pari con la miglior maledizione >>, spiegò Wantz. << Diciamo che è il risultato di un mio ennesimo pasticcio. >>

<< Centra con quello che diceva ieri Caradoc? >>

<< Sì e no >>, ripeté, frustrato di non potergli dire la verità. << Anche, ma non solo. Non posso ancora parlartene. Non prima di aver risolto questa grana. >>

Marhalt sorrise. << Non importa. Ricordati solo che se hai bisogno di aiuto, io ci sono. >>

<< Mi dispiace, Marhalt, davvero >>, disse il mago con tono accorato. << Ti giuro che vorrei raccontarti tutto. >>

<< Non ti preoccupare. Ho fiducia in te, lo sai. Solo... >> Guardò negli occhi il suo avventato e testardo amico. << Cerca di non esagerare, d’accordo? >>

Wantz annuì, il sorriso scanzonato sulle labbra. << Vedrò cosa possa fare. >>

<< E soprattutto, cerca di evitare di correre rischi inutili, adesso che... >>

<< ... adesso che non sono più solo, giusto? >>, terminò lui.

Lo spilungone annuì. << Perdonami se sono noioso, ma conosciamo le tue tendenze autodistruttive. Uh, a proposito! >>, esclamò, alzandosi. << Devo andare a preparare la colazione. >>

Wantz strabuzzò gli occhi. << A proposito di che? Che centra la colazione con le tendenze autodistruttive? >>

<< Centra eccome: hai presente cos’è successo l’ultima volta che Iwen ha provato a cucinare? >>

Wantz ebbe la fugace visione di una poltiglia informe, di un color muffa molto poco allettante, che aveva un odore atroce di pece e cavoli. Ricordava chiaramente che quella roba aveva “accidentalmente” fatto venire la dissenteria al Gufo, scelto da Wantz come cavia inconsapevole per quella sbobba immonda.

<< Perché non chiedi allo “spirito femminile” di dargli lezioni culinarie? >>, suggerì, non senza una punta di sarcasmo.

Marhalt ignorò la sua proposta con una risata e uscì dalla camera, chiudendosi la porta dietro.

Ho fiducia in te , gli aveva detto. E Wantz lo sapeva. Oh, lo sapeva fin troppo bene. Era anche per questo che si sentiva ancora più un mostro.

“Che cosa diresti?”, pensò. “Che cosa diresti, Marhalt, se te lo dicessi?”

Non sapeva che cosa avrebbe detto precisamente, ma sapeva quale sarebbe stata la sua reazione. Non si sarebbe arrabbiato. Non gli avrebbe dato dell’idiota. Sarebbe stato deluso di lui.

Il che era dannatamente peggio.

 

 

“Se sei arrivato a leggere fino a questo punto, molto probabilmente avrai già trovato gran parte della Profezia. Vuoi ancora chiamarla così?

Non stupirti di questo brusco cambio di registro. Non sono uno dei Tre Savi.

Ci sono molte cose da dire ancora. Potresti anche dimenticarti di quanto letto fin ora. Potrei anche dirti che tutto quanto fatto finora è stato inutile. Che tanto finirà per forza così. Non c'è Profezia che possa cambiare le cose.

Finirà tutto con la morte.”

 

 

Marhalt posò la patata perfettamente sbucciata insieme alle sue compari. Appoggiò il coltello sul tavolo e si pulì le mani nello straccio che si era legato in vita. Seduto davanti a lui, Iwen sbocconcellava distrattamente un tozzo di pane secco, lavorandoselo con lentezza e precisione, lo sguardo vacuo, perso nei suoi pensieri. Vederlo così concentrato era sempre un piacere.

<< Cosa stai elucubrando? >>, gli chiese, sbirciandolo benevolo attraverso una fessura dell'occhio.

Il ragazzino non rispose subito. Prese tempo, ammorbidendo un pezzo di crosta con la saliva. << A ieri >>, rispose, dopo aver deglutito.

<< In effetti c'è materiale per giornate intere di lambiccamenti >>, ammise lo spilungone.

Iwen si rigirò il pezzo di pane tra le dita, contrito. << Una cosa in particolare mi preoccupa. >>

Marhalt aspettò che continuasse. << Sarebbe? >>, lo incoraggiò, dato che l'altro non accennava a voler proseguire.

Il ragazzino chiuse il pugno e lo riaprì, trovando la mollica intatta nonostante la pressione esercitata. << Forse sbaglio, ma... Ho l'impressione che quelli fossero venuti per Jillian. >>

<< Forse. Non possiamo escludere nulla, dal momento che anche lei fa parte della profezia. >>

<< Sì però... >> Iwen alzò lo sguardo, dirigendolo alla finestra: la quercia si riusciva a scorgere nonostante la lontananza, imponente, minacciosa, ma allo stesso tempo familiare e rassicurante. << Mi chiedo quale ruolo le sia toccato. >>

 

 

“Il punto è... Sarà la tua... o la sua?”

 

 

Era da un po' che indugiava davanti alla porta. Un paio di minuti, non di più. Stava ripensando alle brevi parole che aveva scambiato con Marhalt la sera prima, quando lo spilungone l'aveva obbligata a cenare.

<< L'episodio di ieri mi ha fatto capire una cosa. >>

<< Sarebbe? >>

<< Che Wantz non è invincibile. Per questo, che gli piaccia o no, io lo aiuterò. >>

Quando la porta si spalancò all'improvviso sobbalzò, ritrovandosi di fronte il volto imbronciato che ormai le stava diventando insolitamente familiare.

<< Entri o hai bisogno di un permesso ufficiale? >>

Jillian sogghignò, mentre nella sua mente galleggiava la voce pacata di Marhalt che la metteva in guardia con un sospiro rassegnato.

<< D' accordo, ma spero che tu ti renda conto di quello che ti aspetta. Wantz non è una persona facile. >>

 

 

Lucan gettò malamente da parte il volume, non potendo nascondere a se stesso la delusione per quell'ennesimo buco nell'acqua. Ovviamente non poteva definire quelle ricerche una perdita di tempo, ma il fatto che i risultati fossero pressoché inesistenti ogni tanto lo portava a chiedersi se ne valesse davvero la pena. Nella miserevole condizione in cui si trovavano, nessuno aveva risposte certe. Nessuno. Era impossibile stabilire che cosa fosse utile e cosa no. Il piano più accorto poteva rivelarsi non solo fallimentare, ma addirittura controproducente, mentre un gesto casuale o istintivo poteva fare la differenza. Nessuna guida da seguire, nessun obbiettivo, anche transitorio, da raggiungere. Solo la certezza di ciò che si vuole evitare. Ripensò con un sorriso a colui che aveva definito questo loro macabro destino “una presa per i fondelli bella e buona”. A pensarci bene, forse aveva proprio ragione lui: era inutile affannarsi inutilmente, visto che tanto le loro azioni erano già state pianificate un secolo prima e che tutto, alla fine, sarebbe andato come doveva andare, perché era tutto già stato scritto.

Una figura mi materializzò dall'altra parte del tavolo, piegata in due per l'affanno e col fiatone.

<< Che diavolo ci fai qui, Agravaine? >>, sbottò Lucan, accalorato, ma riconquistando immediatamente il contegno che il suo ruolo imponeva. << Mi sembrava di averti detto di non farti vedere se non a operazione conclusa. >>

<< Oh, per quel che vale >>, borbottò il rosso con una smorfia, cercando di riprendere un ritmo del respiro regolare, riempiendosi i polmoni dell'aria stantia e umidiccia della baita. << Una buona percentuale di tutto quello che facciamo non serve a niente. >>

<< Sminuire il nostro operato non servirà a renderci più utili >>, sentenziò il vecchio, parlando anche e soprattutto a se stesso.

Il ragazzo si terse il sudore dalla fronte. << Finiscila di borbottare. 'Stavolta ho qualcosa di interessante. >>

Lucan si passò stancamente una mano sugli occhi, stropicciandosi la pelle rugosa e segnata dagli anni. << Lo spero proprio, altrimenti ti assegno agli approvvigionamenti. >>

Agravaine sbatté la mano sul tavolo, fissando l'anziano compagno con un misto di sfida e di orgoglio. Un pezzo di pergamena ingiallito faceva capolino attraverso le sue dita.

<< Ho un pezzo della profezia >>, annunciò.

 

 

<< Da quant' è che sei sveglio? >>, chiese Jillian, dando le spalle al ragazzo per permettergli di cambiarsi.

Wantz si infilò la maglia, calandosela addosso senza la minima grazia e spettinandosi irrimediabilmente. << Non da molto. Giusto il tempo di sentire mamma Marhalt che ha spedito il giovanotto di casa al mercato. >>

La ragazza sentì il mago buttarsi sul letto e si voltò, ormai sicura che avesse finito di vestirsi. Lo raggiunse e si sedette sul bordo del letto. << Come... ti senti? >>, domandò, esitante.

<< Benone >>, rispose lui, guardando fuori dalla finestra. << Ho fatto una dormita... >>

<< Trentasei ore filate >>, puntualizzò lei. << Insomma, eri distrutto. Dovresti avere un po' più cura di te. >>

Il mago si finse offeso. << E' questo di modo di parlare a chi ha valorosamente affrontato i cattivi? >>

<< Dico sul serio, Wantz >>, insistette la ladruncola. << Non strafare. Ti sei appena svegliato e invece di andare a mangiare hai rimesso a posto l'albero che quel pazzo aveva fatto a pezzi. >>

Il ragazzo fece un sorrisetto canzonatorio, osservando un corvo appollaiato su un nocciolo spiccare il volo. << Non ti sfugge niente, eh? >> Tacque un attimo, seguendo con lo sguardo l'uccello nero come la notte finché non divenne un puntino indistinto. << Ti rigiro il consiglio, comunque. Preoccuparsi per gli altri è lodevole, ma bisognerebbe prima pensare a se stessi. >>

Jillian inclinò il capo e abbozzò un sorriso. << Stai per lanciarti in una spiegazione? Allora aspetta che mi metta comoda, voglio godermela appieno. >>

Wantz sospirò. << Poi sono io quello poco serio? >>

<< Scusa, scusa. E' solo che ti sono tornati sulla fronte quei solchi, quelli che sono notoriamente tracciati dal demone della preoccupazione e di cui tu sei sempre ricco. >>

Il ragazzo piegò le labbra in un sorriso triste, altra cosa che Jillian non apprezzò. << Non so come scusarmi. Purtroppo sembra che abbiamo qualche problema. >>

<< Vuoi dire piuttosto... Che io ho un problema? >>, chiese in un sussurro.

Il mago non capì se il cambiamento di tono della ragazza era dovuto a paura o apprensione, ma decise prudentemente di presentarla diversamente. << Abbiamo tutti dei problemi. Il genere umano è già abbastanza incasinato di suo, ma bisogna ammettere che noi brilliamo per sfortuna. >>

Si girò verso di lei, senza scorgere nulla sul suo volto che facesse capire cosa stesse pensando: lo fissava, in attesa. Wantz si appoggiò alla testiera del letto, volgendo ora lo sguardo al soffitto della stanza.

<< Immagino che ormai anche tu te ne sia accorta. Ho sbagliato a non parlartene prima io stesso: era già da un pezzo che avevo sospetti a riguardo. >>

<< Ma riguardo cosa, esattamente? >>, lo interruppe lei. << Voglio dire, è evidente che l'Oscuro nutre un interesse nei miei confronti, ma non capisco di che natura. >>

<< Detto così sembra che voglia chiedere la tu mano, e ho motivi abbastanza validi da poter asserire  che è improbabile. >>

Jillian roteò gli occhi, inveendo mentalmente contro la stupidità maschile. << Va bene, Wantz: non ho paura, d'accordo? Ti sembro agitata? Voglio solo che tu mi dica che cosa ne pensi. >>

No, non sembrava spaventata per niente. Era come se, semplicemente, avesse accetto la cosa come una naturale conseguenza del fatto che lei faceva parte della Profezia. Wantz non sapeva se ritenerla molto coraggiosa o molto stupida.

<< In verità non so nulla di certo. Posso solo fare delle ipotesi >>, disse

<< Ebbene, sentiamo >>, lo invitò lei con un gesto della braccio.

Wantz prima inarcò le sopracciglia con fare evidentemente rassegnato, poi si raddrizzò e si schiarì la voce, fingendo si darsi un contegno. << Mia cara, ho ragione di pensare che i suoi desideri più segreti , cui credevate di aver già dato realizzazione adeguata, potrebbero ricevere un trattamento migliore. >>

La ragazza sbatté le palpebre. << Che stai blaterando? >>

<< Oh, insomma >>, sbuffò lui. << Sto diventando infantile come te. Guarda cosa mi sono ridotto a fare solo per non darti una soddisfazione. >>

Lei rimase un attimo interdetta, poi ebbe una folgorazione. << Ah! Ora ho capito. Stai finalmente ufficializzando il fatto che faccio davvero parte della Profezia, e anzi con un ruolo maggiore di quello che sospettavi. E non potevi dirlo chiaramente? >>

 Il mago si fece serio, anche se la sua espressione tradiva un certo dispetto. << Vorrei che prendessi la cosa più seriamente. Hai idea di cosa questo significhi? >>

<< Come puoi dubitarne? >>, chiese lei, costringendolo col trasporto nella sua voce a guardarla negli occhi. << Dopo averne passate così tante in così poco tempo con te, dopo aver visto che metti tutto te stesso in quello che fai e i rischi che corri, dopo aver visto che hai rinunciato a ciò cui tieni di più per portare avanti un compito così gravoso, credi ancora che il mio sia semplicemente il capriccio di una ragazzina che vuole entrare nelle leggende e nei racconti dei bradi? Credi sul serio che io possa essere così infantile anche dopo aver avuto due membri della Triade davanti, uno dei quali ha sostato a meno di venti centimetri da me e ha pure cercato di accarezzarmi? >> L'ultima frase fu accompagnata da una smorfia disgustata.

Il ragazzo la fissò con gli occhi a mezz'asta, il volto rilassato nella sua tipica aria inespressiva che adottava ogni volta che non voleva lasciar trapelare ciò che pensava. << In verità, non so davvero cosa pensare. Spiegamelo tu. Perché lo fai? >>

Jillian non poté fare a meno di cogliere l'occasione per prenderlo un po' in giro. << Se ti dicessi... Perché voglio aiutarti? >>

<< Mi verrebbe da risponderti che sei molto sciocca, ma mi spiacerebbe dovere la mia gratitudine ad una stupida. >>

Jillian sorrise di quel complicato giro di parole, ma apprezzò lo sforzo del ragazzo. << E la sciocca risponderebbe che è onorata di poterti offrire i suoi servigi, per quanto miseri essi siano. >>

Wantz so lasciò andare ad un profondo sospiro. << Comunque, credo che dovremo darci da fare e scoprire che cosa vuole da te l'Oscuro. Attualmente, l'unica cosa abbastanza sensata a cui sono arrivato riguarda il modo in cui hai trovato il tuo primo frammento. >>

<< In che senso? >>

<< Solitamente i vari pezzi della Profezia vengo trovati per puro caso, oppure si rubano a chi li ha trovati prima di noi. Nel tuo caso, però, da come me l'hai raccontata, sembrava quasi che il frammento si fosse materializzato in quel preciso istante apposta per essere trovato da te. >>

<< Ad essere sincera non credo sia andata così >>, obbiettò Jillian. << Il frammento era all'interno di un libro: vero è che non possiamo sapere come avesse fatto a finire lì, ma credo che si trovasse dentro quel volume già da prima. >>

<< E come spieghi il fatto che nessuno lo abbia mai trovato prima di te? >>

La ragazza inarcò un sopracciglio. << Era un testo arabo, Wantz. Nemmeno Lady Margareth conosce quella lingua. Dubito fortemente che venisse consultato di frequente. >>

Wantz sfoderò un sorrisetto malizioso e supponente. << E chi ti dice che lei sapesse di averlo? >>

<< Oh, insomma, è assurdo >>, esclamò la ladruncola. << E, sentiamo, chi lo avrebbe messo lì apposta per me? >>

<< Perché ti sembra così assurdo. Stiamo parlando della celebratissima Profezia dei Tre Savi, no? >>

Jillian meditò su quanto il ragazzo stava sostenendo. << Quindi secondo te l'ho trovato perché qualcuno ha voluto che io lo trovassi? >>

Il mago ammiccò. << Sei una “prescelta”, no? >>

<< Mi arrendo. Del resto, non ho la pretesa di capire i meccanismi di un disegno secolare della portata di una profezia come questa. >> Esitò un attimo, prima di proseguire. << Tu quando sei venuto a sapere di farne parte? >>

Wantz scosse la testa, chiudendo gli occhi. << Oggi si parla di te, non di me. >>

<< Va bene >>, acconsentì lei. << Allora, pensi che l'Oscuro mi voglia per la mia presunta capacità di attirare i frammenti? >>

<< L'idea era quella. Ad ogni modo, non è che il tuo sia un effetto “calamita”, quello vale solo per le seccature >>, precisò, continuando a parlare per non darle la possibilità di ribattere. << E' chiaro che ci sono altri che possiedono dei frammenti: uno di questi, anche se non capisco perché, vuole cederti i suoi. >>

<< Mi domandò anche io perché >>, rifletté Jillian. << Se è riuscito ad introdursi nel castello di Lady Margareth senza venire scoperto, molto probabilmente si tratta di un mago, o comunque non di un individuo qualunque. Quindi, se lui è dotato di capacità notevolmente maggiori delle mie, perché vuole che sia io a tenere i frammenti? >>

<< Questa è una bella domanda >>, concordò Wantz. << Non regge neanche l'ipotesi che voglia darteli perché viaggi con me, dato che allora non ci conoscevamo ancora. >>

Jillian lo guardò storto. << Deluso di non essere sempre tu il personaggio principale? >>

<< A parte che non è il ruolo che mi compete >>, replicò lui con un ghigno. << Non esiterei un solo istante a fare cambio. >>

La ragazza decise di sorvolare. << Eppure, a ben pensarci... E se lui, o lei, non mi sento di escludere a priori l'ipotesi che sia una donna... >> Wantz evitò di esprimere ad alta voce il suo pensiero riguardo quella possibilità. << Forse era già a conoscenza del fatto che io e te eravamo destinati ad intraprendere insieme questa ricerca. >>

Wantz si portò una mano al mento. << Sì, non è da escludersi. >>

<< Voi maghi potete vedere il futuro? >>

<< Dipende molto dalle capacità dei singoli >>, spiegò il ragazzo. << Non sono in molti a riuscirci, ed i risultati sono spesso incerti e non completamente attendibili, soprattutto se richiedono un'interpretazione. Però può essere successo anche il contrario. >>

La ragazza non capì a cosa si riferisse. << Cioè? >>

<< Forse qualcuno ha visto il passato. >>

<< Perdonami, ma non capisco. Come può aver visto nel passato il nostro incontro, se non era ancora avvenuto? >>

Il ragazzo scosse il capo. << Non mi riferivo a quello. Chi ci assicura che è impossibile che qualcuno abbia assistito alla stesura della profezia? >>

<< Parli di una visione? Di un sogno ambientato nel passato o qualcosa del genere? >>

<< Precisamente >>, confermò lui, volgendo lo sguardo alla finestra. << Avere contatti con il passato spesso è più facile di quanto si possa immaginare. >>

Jillian parve sorpresa da quella affermazione. << Davvero? >>

Wantz li lasciò sfuggire una risata. << Non ti sei mai chiesta dove tengo tutti i frammenti che ho trovato? >>

<< Nella sacca delle meraviglie, no? >>

Il ragazzo la fissò con tanto d'occhi. << La cosa? >>

Jillian si diede una pacca sulla fronte, rammaricandosi per quell'uscita facilmente evitabile. << Ehm, ecco... E' così che chiamo tra me e me la tua tracolla >>, spiegò. << Ti ho visto cavarne fuori di tutto e di più, quindi... >>

Wantz sghignazzò. << Controlla di persona, allora >>, la invitò, indicando un la mano la suddetta sacca, appesa allo schienale della sedia dello scrittoio sbilenco addossato alla parete di destra.

La ragazza si alzò, la prese e tornò di fianco al ragazzo. Una volta apertala, al suo interno trovò solo una quantità notevole di sacchette contenenti erbe medicinali.

<< Questa poi... >>, bisbigliò, stupita. << Sono sicura di averti visto tirare fuori di qui carta ed inchiostro, pagnotte e anche della frutta. >>

<< Il semplice fatto che tu non li veda non significa che non ci siano >>, asserì lui, criptico.

Jillian lo fulminò con lo sguardo. << Mi stai dando della ritardata? >>

Wantz le prese di mano la borsa e iniziò a cercare qualcosa. Alla fine della breve ricerca, ne estrasse un pezzo di pergamena. Glielo porse, e lei ci rimase di sasso. Era il frammento in cui venivano citati “il mago e la ladra”.

<< D'accordo, stupiscimi >>, disse, non appena si riprese dalla sorpresa. << Che cos'è che mi sfugge? >>

<< Questa sacca è direttamente collegata con la se stessa del passato. >>

<< Oddio >>, biascicò Jillian, passandosi una mano tra i capelli. << Mi stai dicendo che puoi decidere se lasciare che cose in questa borsa o in quella di chissà quanti anni prima? >>

Wantz ghignò. << Qualcosa del genere, sì. Tutti i miei frammenti in questo momento si trovano esattamente cinquant'anni prima di noi. >>

Jillian si prese un po' di tempo per assimilare quanto appena appreso. << E' assurdo... Quindi in questo momento ci sono due copie degli stessi frammenti nel passato e nessuna qui. >>

<< Un ottimo modo per non farsi derubare, non trovi? >>, la punzecchiò.

<< Ma non potrebbero essere trovati da qualcuno... lì dove sono adesso? >>

Il mago richiese la borsa e la buttò al fondo del letto. << Questo è escluso. Faccio le cose per bene, io. >>

<< E insieme ai frammenti hai anche delle scorte di cibo? >>

<< Per ogni necessitò, non si sa mai >>, confermò lui.

Jillian si sentiva la testa pesante. << Ma, riportandoli qui, non dovrebbero essersi... seccati, o marciti? Lo sbalzo temporale non incide... >>

<< Ferma, basta >>, la interruppe lui. << Non è di questo che volevo parlare. Era solo per farti capire che i collegamenti con estensioni diverse del tempo sono perfettamente possibili. >>

La ragazza posò le mani sul lenzuolo, lisciandolo distrattamente. << Sì, meglio che lasci perdere. Temo che questo genere di cose mi sia precluso. >>

<< Che cosa deduciamo da quanto appena detto? >>

Lei non ci pensò nemmeno un attimo. << Che la ladra è una povera ignorante e il mago si diverte a tormentarla? >>

<< Anche >>, ridacchiò lui.

<< Aspetta, c'è una cosa che non capisco >>, disse Jillian. << Va bene questi contatti “indiretti” con il passato, ma... E' possibile viaggiare nel tempo? Se sì, si spiegherebbe... >>

Il ragazzo non la lasciò neppure finire. << Per quanto ne so, è una pratica talmente rischiosa che è stata proibita. Solo pochi stregoni sovversivi ardiscono di violare le regole in merito. >>

Jillian annuì. << Capisco. In effetti avrei dovuto immaginare che non è concesso: comporterebbe la possibilità di modificare tranquillamente il corso degli eventi. >>

<< Non solo. E' proprio complicato come pratica magica. Il rischio di restare intrappolati in un'altra epoca è altissimo. Inoltre... >>, proseguì con gravità << Ci sono validi motivi di supporre che esista anche il rischio di finire in mondi paralleli. >>

La ladruncola strabuzzò gli occhi. << Cosa? >>

Wantz scosse il capo, sventolando una mano davanti al volto. << Lasciamo perdere, non è cosa che ci riguardi. Piuttosto, c'è ancora un elemento fondamentale di cui dobbiamo tener conto. >>

<< Sarebbe? >>, chiese lei, lanciando un'occhiata dubbiosa al mago.

<< La presenza che l'Oscuro ti aveva ficcato in testa. >>

Jillian ci pensò su prima di rispondere. << Tenendo conto del fatto che quella “cosa” ha tentato in tutti i modi di guadagnarsi la mia fiducia, penso che forse la questione non comporta solo la mia presenza fisica: se anche fosse riuscito a rapirmi, dubito che il misterioso donatore di frammenti me ne avrebbe fatti avere altri, perché sarebbero di conseguenza finiti nelle mani dell'Oscuro. >>

<< Non fa una piega >>, concesse Wantz. << Ma tu dai per scontato che Lui sappia tutto. E se invece non sapesse che pesci pigliare, esattamente come noi? >>

<< Quindi non escludi neppure la possibilità che il dispensatore di frammenti stia dalla sua parte? >>

Il ragazzo sospirò. << Mica ho detto per niente che posso fare solo ipotesi. >>

<< La prossima volta che quei due della Triade si fanno vivi dobbiamo strappare loro qualche informazione >>, esclamò con insolito vigore.

Wantz la guardò storto. << Innanzitutto spero di non avere a che fare con loro per mooooolto tempo >>, disse, suscitando una risatina nella ragazza. << E in secondo luogo, forse non ci hai fatto caso, ma Caradoc stesso ha detto di non sapere nulla a riguardo. >>

Jillian fece un cenno di diniego. << Sei tu che ricordi male. Il biondo, come hai detto che si chiama... Caradoc... Ha detto di non sapere perché l'Oscuro ti permette di vivere nonostante tu sia evidentemente di intralcio ai suoi scopi. Per quanto riguarda me... Siete stati abbastanza sibillini tutti e due. >>

Il ragazzo si grattò il mento. << In verità ho mantenuto un atteggiamento ambiguo proprio nel tentativo di non far capir loro che brancoliamo nel buio. >>

<< Con risultati discutibili >>, lo canzonò Jillian.

Lui ignorò diplomaticamente quella provocazione. << Comunque sia, credo che neppure loro due siano al corrente di tutto quello che passa per la testa del loro signore. >>

<< Ciò significa che neppure torturandoli otterremmo qualcosa. >>

<< Se non una discreta soddisfazione personale >>, precisò Wantz.

<< Per il resto dobbiamo arrangiarci da soli. >>

<< Come abbiamo sempre fatto, no? Direi che le nostre vicissitudini personali ci hanno reso abbastanza indipendenti. >>

La ladra annuì. << Anche se questo a volte porta parecchie seccature, non ti pare? >>

<< E ti chi è la colpa, secondo te? >>, soffiò lui, seccato.

Lei si lasciò andare ad una risata, cui il mago oppose un fiero cipiglio indispettito. Restarono in silenzio per alcuni minuti, entrambi intenti a riflettere su quanto detto nel corso della conversazione.

<< Wantz? >>

<< Sì? >>

Jillian si voltò per guardarlo in faccia, incontrando il suo sguardo: lo fissò negli occhi come se volesse trovarvi la risposta alla domanda che non osava porre, ma ottenne soltanto un sorrisetto che la incoraggiava a parlare. Tuttavia, non riusciva a chiedergli spiegazioni sullo scambio di battute che  aveva avuto con l'altro generale dell'esercito dell'Oscuro, Urien. Soprattutto, non osava esporgli le sue perplessità riguardo al fenomeno “occhi rossi”, e tanto meno chiedergli se, come sospettava, anche lui...

<< Ascolta >>, disse a sorpresa il ragazzo, vedendo che lei non si decideva a parlare. << Non sono abituato ad interferire nelle vite degli altri, forse per il fatto che sono sempre troppo orgoglioso per chiedere aiuto e per la mia tendenza a sbrigarmela da solo, ma... >> Si interruppe, il viso un po' arrossato, cercando le parole giuste per proseguire. << I tuoi problemi, se lo vuoi, sono anche problemi miei. >>

Jillian si sporse verso di lui e gli passò una mano tra i capelli. Il ragazzo trasalì, un po' perché preso alla sprovvista e un po' per il fatto che non era abituato al contatto fisico con gli altri senza che questo prevedesse una dose variabile di dolore. Lei continuò a sistemargli i capelli, cercando di ridare a quella matassa informe un aspetto presentabile.

<< Fai tanto il duro, ma sei un bambino che non si sa neanche pettinare >>, rise.

Wantz fece una smorfia, scostandole la mano. << Allora, visto che ti trovi così a tuo agio nelle vesti di balia, che ne diresti di andare ad aiutare Marhalt a preparare pranzo? >>

Jillian si esibì in una perfetta imitazione del ghigno beffardo del mago. << E' una domanda? O una sfida? >>

<< Una supplica >>, rispose. << Sono pur sempre trentasei ore che non mangio. >>

<< D'accordo >>, acconsentì lei, alzandosi. << Andiamo a sollecitare Marhalt. >>

<< Faccio il letto e ti raggiungo >>

Jillian si avviò verso la porta. Aveva già schiuso l'uscio, quando si voltò di nuovo verso il ragazzo.

<< Mi dispiace >>, disse, sentendo che non c'era bisogno che specificasse a cosa si stesse riferendo.

<< No >>, ribatté lui massaggiandosi le tempie. Sentiva che stava per venirgli uno dei suoi soliti mal di testa. Certe volte incombevano su di lui come un minaccioso bastione di nubi temporalesche in un afoso pomeriggio estivo e poi se ne andava... per andare a scagliare fulmini e saette da qualche altra parte.  << Sono io a dispiacermi. Sono stati giorni difficili. >>

La ragazza soffermò il suo sguardo sull'espressione sofferente del mago. << Sicuro che vada tutto bene? >>

Wantz sospirò affranto. << Ti ho già detto di sì. Ho solo un po' di mal di testa post incantesimi; è abbastanza normale, soprattutto dopo un lungo processo di guarigione. Non stare sempre in apprensione: sicuramente ci succederanno tanti di quei guai nel corso della nostra missione che se ti fai tanti problemi anche per cose da poco finirai col danneggiarti da sola. E' solo uno spreco inutile di tempo e di energie. >>

Jillian evitò di fargli notare che cose che per lui erano “da poco” per lei non lo erano affatto. << Hai ragione >> annuì semplicemente. << Piangere un malanno passato e finito, è il primo passo per tirarsene addosso uno nuovo. >>

Il ragazzo accennò un sorrisetto. << Non posso che concordare. >>

 

 

Lucan non riusciva a staccare gli occhi dal frammento, quasi sperasse che con la sola volontà sarebbe riuscito a far apparire il seguito, o a capirci qualcosa.

<< Che... Che significa? >>, mormorò, senza neppure tentare di nascondere il suo sconcerto.

<< Non lo so, ma una cosa è certa. >>

Il rosso si era pentito di aver mostrato tanto entusiasmo nonostante si fosse rese conto anche lui dell'entità di ciò che era scritto sul frammento. Tuttavia, era anche vero che c'era un aspetto positivo: l'Oscuro non sarebbe mai entrato in possesso di quella parte fondamentale della verità. Sarebbe morto, avrebbe anche venduto l'anima al diavolo in persona, pur di non permetterlo. Il cambiamento tanto atteso; una possibilità. Qualcosa, finalmente. Ma non se la sentiva di chiamarla speranza, perché quella che il capo dell'Alleanza fissava con evidente orrore era chiaramente una condanna, anche se loro non potevano sapere per chi.

Trasse un profondo respiro, fissando risoluto il compagno negli occhi.

<< Wantz deve averlo il prima possibile. >>

 

 

“E' assurdo, non ti pare? Tutto questo tempo sprecato, tutte quelle vite spezzate, tutto l'impegno profuso... La frustrazione dovuta al sapere che il tuo destino è già segnato e che ti piaccia o no non puoi fare nulla per cambiarlo... Dover seguire le direttive di tre vetusti santoni che hanno la pretesa di sapere ogni cosa...

Dimenticati tutto.

Se vuoi evitare che succeda, ora devi agire diversamente.

E se ti stai chiedendo se puoi fidarti di me oppure no... Beh, credo che tu non abbia molta scelta.

I Tre Savi non esistono.

E la profezia è solo una presa per i fondelli.”

 

 

Rimasto solo, Wantz lesse per l’ennesima volta quel frammento della profezia, così piccolo ma latore di informazioni così importanti... Lo strinse nel pungo, frenando a stento l’impulso di stracciarlo. Serrandolo così forse da ficcarsi le unghie nella carne fino a farla sanguinare, si portò le mani tra i capelli, in un moto di disperazione.

 

 

 

 

 

 

  
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