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Autore: ShanKomori    23/09/2013    0 recensioni
Fu nel momento in cui sentii alla radio love me do , che compresi che esistevano tanti tipi d’amore.
C’è chi ama la musica, chi ama la poesia… io amavo l’arte e amavo Astrid e completare la storia della mia vita con lei è stata la mia opera più bella.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti, Stuart Sutcliffe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   Stuart i Beatles e Astrid

Fu nel momento in cui sentii alla radio love me do , che compresi che esistevano tanti tipi d’amore. 

C’è  chi ama la musica, chi ama la poesia… io amavo l’arte e amavo Astrid e completare la storia della mia vita con lei è stata la mia opera più bella. 

Non tutti si ricordano di me, di Stuart Sutcliffe.

Ero poco più di un ragazzo quando assieme ad alcuni miei compagni decidemmo di rincorrere i nostri sogni e di diventare la nuova rivoluzione musicale, i Beatles.

Nel luglio del 1960 andammo  in tournée ad Amburgo ,li Bruno Koschmider  ci ingaggiò nel suo locale, l'Indra Club, in un malfamato quartiere a luci rosse della città.

Dopo circa un mese venimmo spostati al Kaiserkeller dove si unì alla nostra band Ringo Starr. 

Fu allora che ci addentrammo nel vero mondo della musica, tra concerti e serate al limite della distruzione e nei quali conobbi Astrid kirchherr.

Il produttore discografico tedesco Voorman ce la presentò; a quel tempo iniziava la sua professione di  fotografa e vi giuro, mi sembrò la donna più bella che io avessi mai visto; fu come essere colpiti e trasportati in un altra dimensione, fu scioccante come vedere stelle che esplodono in tempesta.

La vita da rock star non faceva per me , lo testimoniavano gli svariati casi in cui davo le spalle al pubblico durante i concerti ed il mio costante senso di inadeguatezza.

Astrid nel ricambiare il mio amore aveva fatto riaffiorare in me la passione per la pittura e a concretizzare la mia decisione di lasciare i Beatles , anche se questi erano quasi all’apice del successo.

Nel periodo di distacco con i Beatles entrai all’Accademia delle Belle Arti di Amburgo e divenni uno dei primi ,con ciò che ero riuscito a risparmiare dai precedenti tour, più qualche vendita dei miei quadri ,comprai un piccolo appartamento per me e Astrid.

I giorni passavano veloci , ci amavamo , ci amavamo di quell’amore prematuro che con il suo impeto distrugge le persone .

Ma noi eravamo diversi, quando stavamo insieme anche il mondo sembrava al contrario ,non era più feroce come prima e invece di separarci ci univa.

Non so descrivere le situazioni strane che si creavano tra di noi, ma anche quando non avevamo nulla da dirci parlavamo in lingue silenziose , quando litigavamo parte di noi andava in  frantumi , è vero ,ma nessuno dei due ha mai voluto lasciare l’altro , piuttosto raccoglievamo i cocci di quelle emozioni che c’erano sembrate perse , e mischiandole  ne custodivamo  io un po’ delle sue e lei un po’ delle mie.

Ricordo quando avemmo una lite furiosa perché lei sarebbe dovuta  partire per un servizio fotografico.

- Se esci di qui non tornare ! le gridai esprimendo tutta la rabbia e il rancore maschilista del mio tempo.

L’idea che lei lavorasse accanto a degli uomini e che la vedessero così come la vedevo io e potessero desiderarla come la desideravo mi faceva impazzire, buttai tutto all’aria e picchiai il pugno contro il muro.

Astrid andò via di casa senza portar niente con se, sbatté la porta e sentii il rumore dei suoi tacchi che battevano violentemente sulle scale e la  pioggia che scrosciava per le strade quella sera.

Piansi.

Piansi amaramente, pensando a quanto potessi essere stato stupido, preoccupato di come non sarei mai potuto cambiare per quanto potessero mutare e crescere i miei sentimenti per lei.

Poi lei tornò, fradicia, sfatta, occhi rosso pianto, ma sempre bellissima, si inginocchiò affianco a me e mi strinse, mi asciugò le lacrime, nessuna parola.

Si protese in avanti, dischiuse quelle labbra perfette e mi baciò, la sentivo con ogni nervo, con ogni fibra, con ogni molecola del mio essere, avevo paura ma la desideravo, infine i fantasmi e le ombre rifletterono le scene viventi.

Da quella sera però capii… Astrid aveva bisogno di evadere, di inseguire il suo sogno, di condividere col mondo intero la sue opere fotografiche. 

Quella sera compresi la sua essenza di  donna indipendente e artista.

Chi lo avrebbe mai detto che ciò che entrambi amavamo e ci accomunava, un giorno sarebbe stato così forte da dividerci anche solo per un breve periodo!

Iniziarono così i miei giorni senza Astrid nei quali non mi sentì mai solo, al contrario, tutto in casa mi riportava a lei; i suoi vestiti ancora nell’armadio mi rammentavano che sarebbe di li a poco tornata, i suoi scatti in giro per casa, il suo sorriso acceso e il suo sguardo serio mentre lavorava.

Il suo odore sulle coperte inebriava le mie notti e mi riportava a quelle in cui mi stringeva e mi confidava che mi amava, quasi bisbigliando, come se quelle parole e quel momento fossero solo per me, come se mi appartenessero da sempre.

Furono giorni in cui dedicai molto tempo alla pittura, imparai a tracciare i segni come quelli che il tempo intacca sui corpi delle persone, definendone gioie, passioni e dolori.

Non credo di aver mai lavorato così tanto in vita mia, nonostante il dolore di testa diventasse ogni giorno più forte.

Non gli diedi importanza, il mio pensiero correva al giorno in cui Astrid sarebbe tornata.

Quella mattina non andai a prenderla alla stazione, il dolore alla testa prese il sopravvento sulle mie azioni, rimasi li steso per terra, non so per quanto tempo.. ricordo solo il panico nel volto scolorito di Astrid.

Le mie tempie pulsavano, il dolore acuto fu presto sostituito da un senso di semi incoscienza nel quale i rumori provenienti dalla strada mi pervasero e lasciai che mi scorressero dentro.

Quando riaprii gli occhi mi persi  in quelli di Astrid e vi  scorsi tutte le avventure che avevamo vissuto, il nostro amore che anche in quelle ore persisteva, i ricordi di un pezzo di vita che non avrei mai scambiato con nessun altra .

Ed infine la sensazione più forte , il dolore sordo impresso nei suoi occhi.                    


 

  
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