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Autore: GirlOnFire    23/09/2013    3 recensioni
Dal testo: “Stavo pensando che ad ammazzare le relazioni, di qualsiasi tipo esse siano, ci pensano le parole o i silenzi. Un po' un controsenso, vero?”
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Allison Argent, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I. Capitolo.


“Stavo pensando che ad ammazzare le relazioni, di qualsiasi tipo esse siano, ci pensano le parole o i silenzi. Un po' un controsenso, vero?”
Lydia stava sfogliando una delle sue solite riviste, distesa sul letto della migliore amica che stava cercando l'ennesimo posto dove nascondere faretra e frecce dallo sguardo attento del padre.
Era buffo pensare come la rossa potesse uscirsene con quelle rivelazioni mentre sfogliava uno dei giornali più materialisti al mondo, ma Allison ormai era abituata e aspettava solo che l'altra continuasse, interessata.
“Dopotutto le parole possono ferirti più di qualsiasi altra arma letale. I latini dicevano verba volant ma non si erano mai resi conto che il loro viaggio si fermasse nel cervello umano; che ogni  minima sillaba rimanesse attaccata ad un campo della mente fino a provocare il cosiddetto dolore fisico tramite pulsazioni nervose. Dovrebbero farci studiare queste cose a scuola anziché casi e declinazioni, non trovi?
E poi ci sono i silenzi. Pesanti, insopportabili che riescono a corroderti ancora una volta il cervello, perché non trovi una spiegazione plausibile ad essi.
Oh, guarda, è uscita una nuova linea cosmetica! Dovremmo fare un salto al centro commerciale!”
La mora era perplessa; non si stupiva più di come la mente della Martin lavorasse, ma non riusciva ancora a capacitarsi di come potesse passare da un argomento filosofico ad uno completamente opposto in poco tempo, anche se doveva ammettere che la cosa la divertiva sempre.
Le bastava un battito di ciglia che già la rossa blaterava d’altro, non rendendosi davvero conto di cosa avesse detto in precedenza: parole che – come le aveva ricordato proprio Lydia – rimanevano scolpite nel cervello, magari quando stava per mettersi a letto; spegneva la luce e l’oscurità le attanagliava il cuore facendo sì che rimanesse solo il cervello vigile e questo ovviamente non voleva saperne di smettere di pensare e farla dormire.
Ormai era un po’ che ci pensava, che aveva capito che le occhiate che lanciava alla sua migliore amica – sorridenti, di conforto, da ebete – non erano semplici scambi di sguardi; con Scott ormai sembrava andare tutto per il verso sbagliato e la Martin c’era sempre stata in tutto il percorso della sua relazione. Quando le era morta la madre aveva creduto che il suo mondo potesse crollarle, che le sue certezze fossero solo stupide convinzioni inculcatele dal nonno – che avrebbe preferito vedere al posto della madre, di certo – e aveva soltanto concluso che la famiglia non è quella che ti da la vita ma quella che ti scegli. E lei aveva scelto Scott, Stiles.. Lydia, tra tutti.
Si era ritrovata a pensare che ciò che provava per l’amica fosse una semplice amicizia; che il senso di protezione nei suoi confronti fosse dato dal semplice fatto che la rossa sembrava sempre mettersi nelle condizioni e situazioni peggiori e che aveva il compito di vegliare su di lei, di proteggerla.
Si convinceva ogni notte che era quello, prima di diventare così stanca nel tentativo di sforzarsi di pensare ad altro che non fossero gli occhi verdi della ragazza o le sue labbra rosse e carnose che si  muovevano sempre sinuose quando le parlava.
Il difficile era quando sognava: prendeva l’arco ed uccideva Jackson, i ragazzi che la guardavano, Aiden.. Stiles. Si svegliava sempre di soprassalto e sudata quando arrivava a quest’ultimo perché non credeva che il suo subconscio – la sua gelosia – potesse davvero arrivare a ferire mortalmente qualcuno.
Quella stessa notte si ritrovò a passare una mano tra i ciuffi usciti dalla coda che usava portare per dormire, poi sulla fronte per asciugarla e quasi le venne una fitta allo stomaco mentre cercava la sveglia e notava che aveva dormito solo un’ora da quando si era decisa a mettersi a letto.
Solo un’inutilissima ora.
Si ritrovò a controllare il telefono per vedere se nel frattempo qualcuno le avesse scritto, se lei le avesse scritto. Non poteva certo aspettarsi nient’altro che la buonanotte, lo sapeva perché ormai era un rito scriversela e lei, Allison, le scriveva sempre ‘a domani’ alla fine. Ci teneva sempre tanto a ricordarle che lei ci sarebbe stata ogni giorno dopo una notte passata a dormire; ci teneva a ricordarle che non doveva preoccuparsi che lei sparisse dalla sua vita perché non aveva intenzione di andare da nessuna parte che non fosse il suo fianco.
Quella sera però non c’era nessun messaggio ad attenderla, nessuna risposta; subito la mora si ritrovò a pensare che doveva smetterla di stare così male per una persona che tutti avevano sempre definito egoista. Eppure lei la conosceva, sapeva com’era la vera Lydia Martin: era una ragazza spaventata da tutto e tutti con un cervello superiore alla norma e che ragionava in maniera diversa perché era lei per prima ad essere diversa: speciale. Sì, lei era decisamente qualcosa, dovevano solo scoprire esattamente cosa.
Cercò di riprendere sonno, di mettersi a letto ancora una volta ma un urlo lancinante squarciò la notte e lei non poté far altro che tornare sull’attenti, scostando le coperte e prendendo arco e frecce precipitandosi subito al garage per uscire con la macchina tentando di rintracciare la rossa.

 

 

“Dio, come funziona questo coso..? Allison! Allison, sono Stiles! E’ tutto ok, Lydia è con noi, ci ha chiamati, siamo vicino casa degli Hale, puoi raggiungerci?”
Quando la Argent non aveva sentito la voce di Lydia ma quella di colui che solo una mezz’ora prima aveva colpito con una freccia al petto, in sogno, capì che forse il suo subconscio non andava così lontano dalla realtà. Certo, non avrebbe mai ferito davvero il migliore amico del suo ex ragazzo, ma il solo sapere che la rossa aveva cercato prima lui che lei le fece quasi fare marcia indietro; però non poteva, era quasi un suo dovere andare da quei tre e risolvere ogni misterioso caso gli si parasse davanti.
A volte si chiedeva perché non poteva essere un’adolescente normale, con amici normali – sul serio.
Guidò il più velocemente possibile, parcheggiando vicino la casa di Derek prima di scendere dall’auto e seguire le voci che si alzavano dal fitto bosco.
“Guarda che sei stato tu a dirmi di chiamarti a qualsiasi ora, Stilinski.”
“Oh, sa il mio cognome, Scott, ti rendi conto? ..e no, aspetta, se una ragazza ti chiama per cognome non è mai un buon segno, diavolo. Comunque non stavo dicendo che non avresti dovuto chiamarmi, solo che stavo facendo questo sogno assurdo dove io e te e.. ok, rewind, non volevo dire te. Cioè io e te non facevamo niente! Nel senso che non eri tu, tu, quella con cui io facevo..”
La risata di Scott era trattenuta, più per rispetto all’amico che all’occhiataccia fulminante di Lydia rivolta ad entrambi che sembrò calmarsi solo quando arrivò la migliore amica a cui andò incontro a passo spedito.
“Spiegami ancora una volta perché siamo loro amiche.”
Aveva sibilato tra i denti la rossa, prima che la mora sentisse le sue braccia attorno a sé e si ritrovò a farsi passare tutta la gelosia nei confronti di Stiles, dopotutto si era già umiliato abbastanza da solo. Piuttosto si era concentrata ad accarezzare i boccoli della ragazza che adesso scioglieva piano quel contatto che sentì mancarle quasi subito; la pelle che era stata avvolta per poco le bruciava quasi e cercò di calmarsi guardando Scott che la osservava con quegli occhioni da cucciolo che tanto l’avevano conquistata. Se solo avesse saputo.
“Che è successo?”
“A Lydia piace urlare la notte!”
Esordì Stiles, per poi rendersi conto dell’ennesimo doppio senso quando il migliore amico passò una mano sul volto.
“Oddio, non in quel senso,cioè magari le piace eh, io non lo so, ma... no, Lydia aspetta, ahia! Non picchiarmi! Non intendevo che.. oh, lasciate perdere.”
“Lydia ha trovato un altro cadavere.” Spiegò brevemente il ragazzo lupo che cercava di tirar su l’amico.
“Fate come se non ci fossi.”
Un broncio spuntò su quelle labbra che Allison ormai guardava troppo spesso, persino in classe, e non riuscì a trattenere un sorriso all’espressione corrucciata della rossa, trovandola bellissima anche in quel momento.
Se solo avesse colto quei piccoli segnali.
Se solo lei se ne fosse accorta.

 

 

 

GirlOnFire’s Notes. 

Yay, ce l’ho fatta a trovare ispirazione per questa Allydia, sperando che siano IC, soprattutto Stiles a cui tengo particolarmente essendo il mio personaggio preferito della serie!
Il prossimo sarà l’ultimo capitolo [è mezzo abbozzato ma c’è, promise!] e verrà postato quando avrò 3 o 4 recensioni.  (:

Alla prossima, V. 

   
 
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