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Autore: cst_lcu2000    23/09/2013    2 recensioni
Tanto tempo fa in un villaggio viveva ......
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tanto tempo fa in un villaggio viveva una bambina che, per un maleficio, aveva perso un
occhio. Ella non aveva molti amici, anzi ne aveva uno solo. Era una bambina un po’
grassottella e molto permalosa, si chiamava Marfisa. Il villaggio in cui viveva Clara, la
bambina senza un occhio, era dominato da due perfide maghe che abitavano nel bosco
delle tenebre, un luogo buio senza un raggio di sole, con al centro un castello nero in cui
esse abitavano. Erano mamma e figlia. La mamma si chiamava Perfidia ed era grassissima
e la figlia Camomilla era invece magra come uno stecco.
Clara voleva assolutamente riacquistare il suo occhio e per farlo doveva andare a battersi
contro le maghe. Lei, però, aveva paura ad andarci da sola, per cui si fece accompagnare da
Marfisa. Ma Marfisa sarebbe stata veramente di buon cuore nei confronti di Clara ?
Un bel mattino partirono, salutarono il villaggio e si incamminarono. Quando arrivarono
davanti al castello nero, Clara era stanchissima e si addormentò ai piedi di un albero.
La mattina dopo con sua grande sorpresa, si ritrovò intrappolata tra bastoni e foglie e
immersa in un bagno di fango. Quando ne venne fuori, Clara non trovò più l’amica. Fece
un passo, ne fece un altro, e al terzo…plof! Clara venne catturata per scherzo da Marfisa
con una rete.
Era già pomeriggio e per le maghe era l’ora della passeggiata, così, quando Perfidia si
accorse di avere visite, andò su tutte le furie e le imprigionò ambedue in una gabbia per
polli di resistentissimo vetro. Le bambine piansero, piansero e piansero ancora, intanto le
due maghe continuarono la loro passeggiata.
Al loro ritorno trovarono la gabbia rotta e vuota. Cos’era successo? Era successo che
mentre loro erano nel bosco le bimbe col loro pianto avevano addirittura infranto la gabbia
di vetro.
Ora le bambine si erano intrufolate in due stanze buie e Marfisa, da sola, si fece un esame
di coscienza. Disse tra sé e sé: “Come posso rimediare a quello che ho fatto? Dovrei aiutare
Clara o levarmela a gambe? Affrontare la maga o farmela sotto?” Intanto che pensava
iniziava a sentire un odore di zolfo, l’odore preferito delle streghe. Quatta quatta come un
gatto Marfisa uscì e incontrando Clara le disse: “Scusa per quello che ti ho fatto, posso
aiutarti ora a sconfiggere le maghe?” “Ma certo che puoi, io non mi sono mai arrabbiata
con te, in fondo volevi giocare, solo giocare!” disse Clara. Ma mentre lo diceva …
aaaahhhh!!! Le maghe balzano fuori e rapiscono Clara. Marfisa disse tra se’ e se’: ”E ora
che faccio? Beh, ho deciso, aiuterò Clara!” e correndo balzò a cavalcioni su Camomilla,
che a causa della sua debolezza non riuscì neanche a reagire.
“Una atterrata!” esclamò Marfisa. Intanto Perfidia scappava con Clara in braccio. Marfisa
le sferrò un destro, un sinistro e alla fine atterrò anche Perfidia. Clara cadde a terra e
Marfisa chiese: “Tutto bene, ti ha fatto male quella maga?” “No, no, sto benissimo grazie”
le rispose.
Insieme tornarono al villaggio e salutando tutti annunciarono: “Il villaggio è libero, le
maghe sono state sconfitte!!”.
Il giudice allora disse: “Molto bene, però Clara ti devo dire una cosa, non avevano loro il
tuo occhio, l’ho io. Te l’avevo preso alla nascita per verificare se un giorno saresti stata
tanto coraggiosa da affrontare le maghe per riprendertelo. Ora te lo restituisco. Ti
appartiene. D’ora in poi il tuo nuovo nome sarà Diana, come la dea della caccia.
Tu Marfisa verrai cacciata per aver fatto soffrire Clara” “No, lei deve restare qui, è mia
amica e lo resterà per sempre, qualsiasi cosa faccia!” disse Clara. Il giudice acconsentì.
Così alla fine, senza più maghe, gli abitanti del villaggio vissero felici e contenti.






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