19 settembre 1978, una ragazza cammina per le strade semideserte di Passaic, New Jersey. Non fa freddo, è quasi come essere ancora in estate. Soffia una leggera brezza che muove i suoi capelli e il suo vestito bianco. Dà un’occhiata alle pareti delle squallide case accanto a lei: ancora manifesti. Non è possibile: quanto diamine è pubblicizzato l’evento? Fa finta di non vederli e continua a camminare da sola. La circondano foto di LUI, il SUO nome è scritto ovunque. Proprio lì doveva fare un concerto?.. Non vede l’ora di arrivare a casa, così può farsi una doccia fredda e togliersi quel nome dalla mente. “Tanto non ci vengo, al tuo concerto.” Pensa tra sé e sé.
Il nome della ragazza è Mary, e l’uomo di cui non vuole sentire parlare è Bruce Springsteen. Il suo amore più grande, l’uomo che l’ha fatta impazzire, l’uomo che ha aiutato a diventare famoso e da cui è stata tradita. Da quella sera in cui l’ha beccato con una fan, non l’ha più visto. Era scappata e più niente. Lo ha odiato, tanto. Ha pianto, troppo. Ma di lui, nonostante tutto, le rimane un bel ricordo nel cuore. Ogni tanto lo sogna, ogni tanto gli pensa. Qualche volta ascolta un suo disco per sentire la sua voce e versare qualche lacrima.
Mary cammina, manca poco a casa ormai. Ad un tratto sente una voce alle sue spalle, dal fondo della strada, che la chiama. Riconosce la voce. Le si ferma il cuore. Finge di non sentire e prosegue. L’uomo dietro di lei inizia a correre, continuando a chiamarla. Mary continua a camminare, finchè non sente una mano posarsi sulla sua spalla. Si volta, lo vede davanti a sé.
- Mary!!
- Ciao, Bruce. –
Rimangono in silenzio qualche secondo a guardarsi. Lui è un po’ sudato per la corsa, indossa una maglietta bianca e un paio di jeans. Sorride, sembra contento di vederla. È diventato più bello dell’ultima volta, ha qualche muscolo in più, non è fragile come quando l’aveva conosciuto; ha tagliato la barba, sta meglio.
Lei è bella come sempre, ha addosso uno dei suoi soliti vestiti lunghi e leggeri; è rimasta uguale, con i suoi lunghi capelli castani e gli occhi marroni.
Esitano entrambi, non sanno come comportarsi.
- Cosa ci fai qui? -
Bruce scoppia a ridere, con la sua solita risata. Le mancava. Prende in mano un manifesto che in quel momento svolazzava per terra, staccato dal vento, e glielo fa vedere: - Concerto… -
Mary sorride, era da tanto che non lo faceva.
- Ti va di venire? -
Rimane spiazzata. Non se l’aspettava una domanda così. Esita, non sa cosa rispondere. Lui la guarda speranzoso, con la testa leggermente chinata di lato e un piccolo sorriso stampato in faccia. Annuisce, sussurrando “ok”. Il sorriso di lui si ingrandisce, fino a mostrare tutti i denti possibili.
- Fantastico! –
Mary sorride, senza proferire parola. Gli occhi le si riempiono di lacrime. Deve andarsene, o gli scoppia a piangere in faccia.
-Devo andare, ci vediamo dopo. – Sussurra, girandosi . Sente che lui la sta ancora guardando, mentre cammina, mentre si allontana.

Sono le 8, manca mezz’ora al concerto. Mary esce di casa. Si ferma davanti all’ingresso del Capitol Theatre. Fa un respiro profondo ed entra.
Intorno a lei un coro unico di “BRUCE-BRUCE-BRUCE!”, tutti urlano, cantano, vogliono che arrivi sul palco. Solo una persona spera che questo momento non avvenga mai, ma il suo desiderio non si avvera. Ecco che le luci si spengono, ecco che ha il suo ingresso lui, Bruce Springsteen, con la sua inseparabile chitarra.
Cerca qualcuno tra il pubblico con lo sguardo, invano. Inizia a suonare.
Il concerto passa in fretta, manca poco alla fine. È andato bene, in fondo, non ha suonato le LORO canzoni.
Ad un certo punto, parte un pianoforte. Quel pianoforte. Lui inizia a parlare. Inizia un discorso, con il suo solito modo di fare. Mary inizia a stare male. “Non cantare quella canzone, se la canti sei morto.”
Finisce il suo discorso. Il pianoforte continua. Le luci si spengono.
“This Is For Mary”, urla.
Parte Thunder Road. Non doveva farlo. Non quella canzone. Le tornano in mente i momenti in cui la scriveva, quando vivevano insieme. Quando lui la guardava e scriveva, senza dire niente. E quando una sera le si era avvicinato e gliel’aveva cantata. Lacrime calde le bagnano il viso.
“The screen door slams, Mary’s dress waves, like a vision she dances across the porch…”
Tutti i fan si accorgono che non l’aveva mai cantata così bene. C’è qualcosa in più questa sera, in lui.
La canzone finisce, il pubblico impazzisce, Mary non si muove.
Ad un tratto esce, senza aspettare che il concerto sia finito.
Si siede fuori dal Capitol, si accende una sigaretta e la fuma in silenzio. Poi si alza e torna a casa, con gli occhi che non si sono ancora asciugati dalle lacrime.

Ok, è una one-shot un po’ particolare, ma si basa su un mio sogno :D
Spero che vi piaccia. Sappiate che ho una passione assurda per Bruce e probabilmente scriverò ancora su di lui. Se c’è qualche altro fan in questo sito, fatevi sentire J
La storia è inventata, così come il personaggio di Mary. Tutto si basa su un video che ho visto su youtube (http://it.youtube.com/watch?v=hf61K6ZKu_4 : guardatevelo tutto!)
Vi prego, recensite, ne ho bisogno =)
Alla prossima!!