Fairytales Gone Bad
- Solitudine -
Solitudine. Ecco cosa l'aveva spinta
a cercare qualcosa di nuovo.
Aveva
appena assistito alla scena più brutta
della sua intera vita; il ragazzo di cui era innamorata aveva baciato quella stupida bionda dopo che aveva
portato Grifondoro alla vittoria nella partita di Quidditch. La gente acclamava
quel bacio e lo incoraggiava mentre a lei dava solo il voltastomaco. Vedere le
labbra di Lavanda che si incollavano letteralmente a quelle di
Ron era una scena raccapricciante, e, vedere che l'ingenuo di casa Weasley
ricambiava il bacio, le aveva scavato un buco nel petto inguaribile.
Non
sapeva quando si era accorta di provare dei sentimenti per lui, era successo e
basta. Avrebbe dovuto muoversi, dichiarare i suoi sentimenti e farsi
avanti. Non poteva continuare a pensare che nessuna ragazza avrebbe provato
interesse per Ron prima o poi. Se fosse stata più attenta si sarebbe accorta
che Lavanda lanciava sguardi languidi a Ronald dall'inizio dell'anno. Magari
avrebbe potuto rimediare...
Aveva
sempre creduto che sarebbero stati loro tre per sempre, tre ragazzi uniti dalla malasorte, un
trio indistruttibile... fino ad ora.
Persino
Harry ora aveva altri interessi nella testa; si era preso un'incontrollabile
cotta per la piccola di casa Weasley; Ginny era nel loro gruppo ormai, e anche
se un anno indietro, era parte integrante della triade ed era sempre stata
innamorata di Harry, che solo ora si era scoperto a ricambiare. Le voleva
davvero bene, ma gli stava portando via tutto ciò che era sempre stato suo.
Appena quel bacio era diventato
disgustoso, Hermione era fuggita dalla Sala Comune dei Grifondoro per trovare
un luogo isolato nel quale sfogare la propria frustrazione e la propria
tristezza.
Harry era
subito accorso per consolarla e lei gli era grata, anche se sapeva che il
ragazzo si stava sempre più allontanando
da lei: era stato Ronald il primo a “lasciare il nido”.
Harry
vide la sua amica giocherellare con la bacchetta e, non appena lei si accorse
di essere osservata, sorrise «Un incantesimo... mi sto esercitando» rispose ad
una domanda non posta
«Oh... sono venuti bene» Harry cercò di sorriderle e indicò gli uccelli creati
dalla sua amica, poi, quando lei si sedette sulle scale, la affiancò,
offrendogli una spalla su cui piangere.
«Cosa provi, Harry, quando vedi Dean con Ginny?» Harry si irrigidì «Io so, vedo
come la guardi» riprese l'amica con voce dolce. In quel momento sentirono le
risate di Lavanda che sbucò proprio davanti a loro «Ops! Il posto è già
occupato» disse divertita mentre stringeva sempre con più forza il braccio di
Ron. Lui guardava i suoi amici incuriosito e, staccandosi da Lavanda, si
avvicinò.
«E quegli uccelli?!» chiese sorridente.
Hermione si alzò in piedi e lo guardò con gli occhi stretti a fessura «Oppugno!»
lo stormo di uccelli che precedentemente aveva creato si abbatté furiosamente
contro Ronald, costringendolo a schivarli e a scappare. Appena gli uccelli
scomparvero, Hermione si lasciò ricadere nuovamente sulle scale e tra le
braccia di Harry.
«Mi sento così.» rispose il ragazzo alla domanda di prima.
Dopo aver
congedato Harry assicurandogli ripetutamente di stare bene, Hermione si era
rintanata nel dormitorio delle ragazze, affranta ma per nulla stanca.
Rimase
nel suo letto per ore cercando pace in un sonno senza sogni che la liberasse
dal peso opprimente del suo cuore, ma più ci pensava e più il sonno le
sfuggiva, finché decise di alzarsi e di recarsi nel bagno delle ragazze al
terzo piano, sempre deserto e solitario: il posto perfetto.
Ricacciando
indietro le lacrime si sedette a gambe incrociate davanti al suo calderone che
aveva faticosamente trascinato fin là. Aveva deciso di cambiare le cose, anche
lei meritava delle distrazioni e le avrebbe avute.
Voleva
vivere un'avventura come quelle delle favole, voleva -per una volta- essere la
principessa di un regno perduto che sarebbe stata salvata dal Principe Azzurro.
Le lacrime della tristezza scivolavano lente e brucianti sulle guance della
ragazza. Aveva provato più volte a cacciarle indietro ma queste non ne volevano
proprio sapere...
Sedeva a
gambe incrociate in mezzo all'acqua che fuoriusciva dai rubinetti, sentiva
freddo per l'umidità e i suoi piedi erano infreddoliti. Era in procinto
cambiare idea, ma proprio mentre stava per alzarsi, la scena del bacio le venne
in mente e si costrinse a rimanere seduta. Decisa, iniziò a buttare qualche
ingrediente nel calderone: una coda di lucertola, un occhio di camaleonte e
tutte quelle cose che da piccola avrebbe descritto come “rivoltanti”.
Mescolò
due volte in senso antiorario e quattro in senso orario, poi pronunciò
l'incantesimo.
«Per
la vita che viene, per il sole che scende» roteò la bacchetta «Per gli
amici distanti, per le scope volanti» una lacrima le cadde sulla mano «Per
i soli abbandonati, nuove avventure regalate.Come nelle favole vien il lieto
fine, il sogno si avvererà all'imbrunire» colpì un'ultima volta il
calderone con la bacchetta e la pozione fece un'esplosione che creò una
condensa bianca che fece tossire Hermione e la fece lacrimare.
Non era
sicura se le lacrime fossero dovute al fumo o fossero solamente sue, intanto,
non riusciva a fermarle.
Si
accasciò a terra in preda ad un singhiozzo che le fece quasi mancare il
respiro. Mai come allora si era sentita così sola, incompresa.
Le
mancavano i suoi amici. Le mancava Ginny, voleva parlare con lei, sfogarsi; ma
sapeva che aveva da fare con altri... magari per far ingelosire Harry.
Presa
dallo sconforto, con il mestolo si versò un po' di pozione nel bicchiere di
vetro che aveva “preso in prestito” dalle cucine.
Aveva un
colorito violaceo e l'odore non era tra i migliori... ma Hermione era una
Grifondoro, e i Grifondoro erano famosi per il loro coraggio; si tappò il naso
e mandò giù tutto d'un sorso il liquido viscoso, lasciandone solo poche gocce.
Nauseata,
cercò di trattenere i conati di vomito pensando ad altro. Ma i suoi pensieri
erano contro di lei, le veniva in mente quel bacio e più pensava a quello, più
si sentiva nauseata.
Dopo
mezz'ora buona si riprese e cancellò con la bacchetta le tracce della sua
pozione nel calderone e fece sparire anche quello. Prese in mano il bicchiere e
si avviò verso le cucine.
Fortunatamente
erano deserte e non le ci volle molto a rimettere il bicchiere al suo posto,
insieme agli altri. Accoratasi che nessuno l'avesse vista, tornò al suo
dormitorio e si mise a letto, decise di dimenticare quell'orribile giornata.
Era stata lunga, asfissiante, sorprendente e maledettamente unica.
Chiuse
gli occhi più forte che poté per non rivedere più quella scena e addormentarsi
non fu più un problema.
La
mattina seguente fu l'ultima ad alzarsi, stranamente, tanto che le sue compagne
la squadrarono da capo a piedi accertandosi che tutto andasse bene.
«Andatevene
via! Non avete niente di meglio da fare?» Ginny ringhiò da brava amica cercando
di mandare via le “guardone” da Hermione, che si era messa seduta sul letto e
sembrava uno straccio.
«Hermione
stai bene?» chiese ancora la rossa. L'amica annuì ma entrambe sapevano che
stava mentendo. «Vuoi dirmi che succede?» continuò Ginny inginocchiandosi
davanti a lei.
«È per
Ron e Lavanda, tutto qui...»
«Tutto
qui? Da come sei ridotta non sembra solo “tutto qui”! Non
è da te Herm...» le prese le mani e le strinse tra le sue.
Hermione
le sorrise, grata per averla vicina proprio in quel momento. Decise che non
gliene avrebbe fatto una colpa se amava un ragazzo così ottuso da non
ricambiare i suoi sentimenti. Era pur sempre la sua migliore amica.
«Ho fatto
una brutta cosa, Ginny.» disse affranta «Una cosa che Hermione Granger non
avrebbe mai fatto.» gli occhi della rossa si incuriosirono e si spaventarono
allo stesso tempo. «Ho preparato una pozione per non rimanere più sola... e
l'ho bevuta.» Hermione tacque, incapace di guardare Ginny negli occhi,
colpevole e spaventata dall'idea di essere giudicata.
«Non è un
dramma Herm, è stata una giornata stressante per te, ed è normale che tu abbia
sentito il bisogno di fare qualcosa... ma di preciso, cosa hai fatto?»
«Una
pozione capace di creare amici immaginari simili a me con cui passare il tempo,
dato che adesso sia Ron che Harry hanno dei loro interessi...»
«Oh
Herm... non hai bisogno di amici immaginari! E solo perché Ron è fidanzato non
significa che rinuncerà alla vostra amicizia!»
«Non è
più amicizia Ginny! Non lo è più da tempo!» quasi urlò Hermione, ferita.
«Ma è
comunque un legame, ed è un legame forte, anche con Harry. Tu, Harry e Ron
siete il Magico Trio! L'imbattibile Triade! Credimi quando ti dico che non ti
servono dei nuovi amici, e per di più finti!» Hermione sorrise. «Dai, alzati,
andiamo a fare colazione...»
«Sono uno
straccio. Quella pozione era terribile...» questa volta toccò a Ginny sorridere
«Sai come
annullarne l'effetto?» chiese la rossa. Quando la faccia di Hermione mutò da
sorridente a preoccupante, Ginny portò le braccia al cielo.
«Coraggio,
andiamo da Madama Chips...» la prese per un braccio e la trascinò.
«No!»
Hermione puntò i piedi «Non posso andare da Madama Chips, Ginny!»
«Perché
no?»
«Avrò
infranto mille regole con quella pozione, mi metterebbero in punizione e la
mia media sarebbe rovinata!»
Ginny
alzò gli occhi al cielo.
«E va
bene!» disse riprendendola per un braccio «Andiamo in Sala Grande, muoio di
fame, dopo penseremo al da farsi!»
Le
ragazze, insieme, si diressero in Sala Grande e si accomodarono ai loro posti.
Ron mangiava con lo sguardo fisso in quello di Lavanda, in un'imitazione
orrenda di uno stomachevole romanticismo.
Harry
mangiava ridendo sotto i baffi e gli occhi gli si illuminarono quando vide la
piccola Weasley prendere posto di fronte a lui, accanto ad Hermione.
La sua
amica era pallida, di un pallore tendente al verdognolo. Un colorito giusto
alquanto innaturale.
«Ti senti
bene Hermione?» le chiese infatti. La ragazza annuì e allora lui guardò Ginny
per riceverne conferma. Lei alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
Mentre la
colazione procedeva, Hermione non aveva toccato cibo.
Mentre la
colazione procedeva, Hermione non aveva toccato cibo e continuava a tenere lo
sguardo fisso su Ronald e Lavanda.
Mentre la
colazione procedeva, Hermione non aveva toccato cibo, continuava a tenere lo
sguardo fisso su Ronald e Lavanda, e Harry e Ginny si facevano gli occhi dolci,
un enorme boato riempì la stanza.
Tutti gli
sguardi e le orecchie si diressero verso le origini di quel fracasso. Proveniva
dal tavolo dei Serpeverde, dove un Malfoy paonazzo abbandonava la tavolata
seguito da un confuso Zabini.
Una volta
averli visti uscire, tutti tornarono a guardare nei loro piatti spettegolando
sulla possibile causa della pazzia di Malfoy.
«È un
Mangiamorte!» affermavano alcuni «Gli hanno lanciato una fattura!» esclamavano
altri... insomma, tutte voci poco credibili e di pessimo gusto.
Ronald
colse quell'occasione per guardare altro che non fosse la sua Lavanda, per poi
tornare a dedicarsi completamente a lei. Hermione per poco non vomitò.
«Scusatemi
ragazzi» disse alzandosi rivolta ai suoi due amici intenti ad una gara di
sguardi «Non mi sento bene, ci vediamo dopo...» detto questo corse a perdifiato
fuori dalla Sala Grande sotto gli sguardi incuriositi dei professori e dei suoi
compagni.
Mentre
percorreva il corridoio fiocamente illuminato, si imbatté in uno Zabini
alquanto furioso «Quell'imbecille!» continuava a ripetere «Se solo potessi
schiantarlo!». Per sbaglio le urtò un braccio e per poco non la mangiò viva a
suon di insulti.
Hermione
dimenticò l'accaduto e andò a rifugiarsi sotto la sua quercia preferita, nel
cotile est. Appoggiò la schiena al tronco solido e, sopraffatta dalla
stanchezza, si addormentò...