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Autore: Madin    24/09/2013    3 recensioni
Solitudine. Ecco cosa l'aveva spinta a cercare qualcosa di nuovo.
Aveva appena assistito alla scena più brutta della sua intera vita; il ragazzo di cui era innamorata aveva baciato quella stupida bionda dopo che aveva portato Grifondoro alla vittoria nella partita di Quidditch. La gente acclamava quel bacio e lo incoraggiava mentre a lei dava solo il voltastomaco. Vedere le labbra di Lavanda che si incollavano letteralmente a quelle di Ron era una scena raccapricciante, e, vedere che l'ingenuo di casa Weasley ricambiava il bacio, le aveva scavato un buco nel petto inguaribile.
Non sapeva quando si era accorta di provare dei sentimenti per lui, era successo e basta.
Non si sarebbe mai aspettata che una nuova avventura era proprio ad aspettarla dietro l'angolo, e neanche le era passato per la testa che avrebbe potuto coinvolgere l'ultima persona che avrebbe voluto... come, poi, rimane un mistero...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Fairytales Gone Bad

 

- Solitudine -

 

Solitudine. Ecco cosa l'aveva spinta a cercare qualcosa di nuovo.

Aveva appena assistito alla scena più brutta della sua intera vita; il ragazzo di cui era innamorata aveva baciato quella stupida bionda dopo che aveva portato Grifondoro alla vittoria nella partita di Quidditch. La gente acclamava quel bacio e lo incoraggiava mentre a lei dava solo il voltastomaco. Vedere le labbra di Lavanda che si incollavano letteralmente a quelle di Ron era una scena raccapricciante, e, vedere che l'ingenuo di casa Weasley ricambiava il bacio, le aveva scavato un buco nel petto inguaribile.

Non sapeva quando si era accorta di provare dei sentimenti per lui, era successo e basta. Avrebbe dovuto muoversi, dichiarare i suoi sentimenti e farsi avanti. Non poteva continuare a pensare che nessuna ragazza avrebbe provato interesse per Ron prima o poi. Se fosse stata più attenta si sarebbe accorta che Lavanda lanciava sguardi languidi a Ronald dall'inizio dell'anno. Magari avrebbe potuto rimediare...

Aveva sempre creduto che sarebbero stati loro tre per sempre, tre ragazzi uniti dalla malasorte, un trio indistruttibile... fino ad ora.

Persino Harry ora aveva altri interessi nella testa; si era preso un'incontrollabile cotta per la piccola di casa Weasley; Ginny era nel loro gruppo ormai, e anche se un anno indietro, era parte integrante della triade ed era sempre stata innamorata di Harry, che solo ora si era scoperto a ricambiare. Le voleva davvero bene, ma gli stava portando via tutto ciò che era sempre stato suo.

Appena quel bacio era diventato disgustoso, Hermione era fuggita dalla Sala Comune dei Grifondoro per trovare un luogo isolato nel quale sfogare la propria frustrazione e la propria tristezza.

Harry era subito accorso per consolarla e lei gli era grata, anche se sapeva che il ragazzo si stava sempre più allontanando da lei: era stato Ronald il primo a “lasciare il nido”.

Harry vide la sua amica giocherellare con la bacchetta e, non appena lei si accorse di essere osservata, sorrise «Un incantesimo... mi sto esercitando» rispose ad una domanda non posta
«Oh... sono venuti bene» Harry cercò di sorriderle e indicò gli uccelli creati dalla sua amica, poi, quando lei si sedette sulle scale, la affiancò, offrendogli una spalla su cui piangere.
«Cosa provi, Harry, quando vedi Dean con Ginny?» Harry si irrigidì «Io so, vedo come la guardi» riprese l'amica con voce dolce. In quel momento sentirono le risate di Lavanda che sbucò proprio davanti a loro «Ops! Il posto è già occupato» disse divertita mentre stringeva sempre con più forza il braccio di Ron. Lui guardava i suoi amici incuriosito e, staccandosi da Lavanda, si avvicinò.
«E quegli uccelli?!» chiese sorridente.
Hermione si alzò in piedi e lo guardò con gli occhi stretti a fessura «Oppugno!» lo stormo di uccelli che precedentemente aveva creato si abbatté furiosamente contro Ronald, costringendolo a schivarli e a scappare. Appena gli uccelli scomparvero, Hermione si lasciò ricadere nuovamente sulle scale e tra le braccia di Harry.
«Mi sento così.» rispose il ragazzo alla domanda di prima.

 

Dopo aver congedato Harry assicurandogli ripetutamente di stare bene, Hermione si era rintanata nel dormitorio delle ragazze, affranta ma per nulla stanca.

Rimase nel suo letto per ore cercando pace in un sonno senza sogni che la liberasse dal peso opprimente del suo cuore, ma più ci pensava e più il sonno le sfuggiva, finché decise di alzarsi e di recarsi nel bagno delle ragazze al terzo piano, sempre deserto e solitario: il posto perfetto.

Ricacciando indietro le lacrime si sedette a gambe incrociate davanti al suo calderone che aveva faticosamente trascinato fin là. Aveva deciso di cambiare le cose, anche lei meritava delle distrazioni e le avrebbe avute.

Voleva vivere un'avventura come quelle delle favole, voleva -per una volta- essere la principessa di un regno perduto che sarebbe stata salvata dal Principe Azzurro. Le lacrime della tristezza scivolavano lente e brucianti sulle guance della ragazza. Aveva provato più volte a cacciarle indietro ma queste non ne volevano proprio sapere...

Sedeva a gambe incrociate in mezzo all'acqua che fuoriusciva dai rubinetti, sentiva freddo per l'umidità e i suoi piedi erano infreddoliti. Era in procinto cambiare idea, ma proprio mentre stava per alzarsi, la scena del bacio le venne in mente e si costrinse a rimanere seduta. Decisa, iniziò a buttare qualche ingrediente nel calderone: una coda di lucertola, un occhio di camaleonte e tutte quelle cose che da piccola avrebbe descritto come “rivoltanti”.

Mescolò due volte in senso antiorario e quattro in senso orario, poi pronunciò l'incantesimo.

«Per la vita che viene, per il sole che scende» roteò la bacchetta «Per gli amici distanti, per le scope volanti» una lacrima le cadde sulla mano «Per i soli abbandonati, nuove avventure regalate.Come nelle favole vien il lieto fine, il sogno si avvererà all'imbrunire» colpì un'ultima volta il calderone con la bacchetta e la pozione fece un'esplosione che creò una condensa bianca che fece tossire Hermione e la fece lacrimare.

Non era sicura se le lacrime fossero dovute al fumo o fossero solamente sue, intanto, non riusciva a fermarle.

Si accasciò a terra in preda ad un singhiozzo che le fece quasi mancare il respiro. Mai come allora si era sentita così sola, incompresa.

Le mancavano i suoi amici. Le mancava Ginny, voleva parlare con lei, sfogarsi; ma sapeva che aveva da fare con altri... magari per far ingelosire Harry.

Presa dallo sconforto, con il mestolo si versò un po' di pozione nel bicchiere di vetro che aveva “preso in prestito” dalle cucine.

Aveva un colorito violaceo e l'odore non era tra i migliori... ma Hermione era una Grifondoro, e i Grifondoro erano famosi per il loro coraggio; si tappò il naso e mandò giù tutto d'un sorso il liquido viscoso, lasciandone solo poche gocce.

Nauseata, cercò di trattenere i conati di vomito pensando ad altro. Ma i suoi pensieri erano contro di lei, le veniva in mente quel bacio e più pensava a quello, più si sentiva nauseata.

Dopo mezz'ora buona si riprese e cancellò con la bacchetta le tracce della sua pozione nel calderone e fece sparire anche quello. Prese in mano il bicchiere e si avviò verso le cucine.

Fortunatamente erano deserte e non le ci volle molto a rimettere il bicchiere al suo posto, insieme agli altri. Accoratasi che nessuno l'avesse vista, tornò al suo dormitorio e si mise a letto, decise di dimenticare quell'orribile giornata. Era stata lunga, asfissiante, sorprendente e maledettamente unica.

Chiuse gli occhi più forte che poté per non rivedere più quella scena e addormentarsi non fu più un problema.

 

La mattina seguente fu l'ultima ad alzarsi, stranamente, tanto che le sue compagne la squadrarono da capo a piedi accertandosi che tutto andasse bene.

«Andatevene via! Non avete niente di meglio da fare?» Ginny ringhiò da brava amica cercando di mandare via le “guardone” da Hermione, che si era messa seduta sul letto e sembrava uno straccio.

«Hermione stai bene?» chiese ancora la rossa. L'amica annuì ma entrambe sapevano che stava mentendo. «Vuoi dirmi che succede?» continuò Ginny inginocchiandosi davanti a lei.

«È per Ron e Lavanda, tutto qui...»

«Tutto qui? Da come sei ridotta non sembra solo “tutto qui”! Non è da te Herm...» le prese le mani e le strinse tra le sue.

Hermione le sorrise, grata per averla vicina proprio in quel momento. Decise che non gliene avrebbe fatto una colpa se amava un ragazzo così ottuso da non ricambiare i suoi sentimenti. Era pur sempre la sua migliore amica.

«Ho fatto una brutta cosa, Ginny.» disse affranta «Una cosa che Hermione Granger non avrebbe mai fatto.» gli occhi della rossa si incuriosirono e si spaventarono allo stesso tempo. «Ho preparato una pozione per non rimanere più sola... e l'ho bevuta.» Hermione tacque, incapace di guardare Ginny negli occhi, colpevole e spaventata dall'idea di essere giudicata.

«Non è un dramma Herm, è stata una giornata stressante per te, ed è normale che tu abbia sentito il bisogno di fare qualcosa... ma di preciso, cosa hai fatto?»

«Una pozione capace di creare amici immaginari simili a me con cui passare il tempo, dato che adesso sia Ron che Harry hanno dei loro interessi...»

«Oh Herm... non hai bisogno di amici immaginari! E solo perché Ron è fidanzato non significa che rinuncerà alla vostra amicizia!»

«Non è più amicizia Ginny! Non lo è più da tempo!» quasi urlò Hermione, ferita.

«Ma è comunque un legame, ed è un legame forte, anche con Harry. Tu, Harry e Ron siete il Magico Trio! L'imbattibile Triade! Credimi quando ti dico che non ti servono dei nuovi amici, e per di più finti!» Hermione sorrise. «Dai, alzati, andiamo a fare colazione...»

«Sono uno straccio. Quella pozione era terribile...» questa volta toccò a Ginny sorridere

«Sai come annullarne l'effetto?» chiese la rossa. Quando la faccia di Hermione mutò da sorridente a preoccupante, Ginny portò le braccia al cielo.

«Coraggio, andiamo da Madama Chips...» la prese per un braccio e la trascinò.

«No!» Hermione puntò i piedi «Non posso andare da Madama Chips, Ginny!»

«Perché no?»

«Avrò infranto mille regole con quella pozione, mi metterebbero in punizione e la mia media sarebbe rovinata!»

Ginny alzò gli occhi al cielo.

«E va bene!» disse riprendendola per un braccio «Andiamo in Sala Grande, muoio di fame, dopo penseremo al da farsi!»

Le ragazze, insieme, si diressero in Sala Grande e si accomodarono ai loro posti. Ron mangiava con lo sguardo fisso in quello di Lavanda, in un'imitazione orrenda di uno stomachevole romanticismo.

Harry mangiava ridendo sotto i baffi e gli occhi gli si illuminarono quando vide la piccola Weasley prendere posto di fronte a lui, accanto ad Hermione.

La sua amica era pallida, di un pallore tendente al verdognolo. Un colorito giusto alquanto innaturale.

«Ti senti bene Hermione?» le chiese infatti. La ragazza annuì e allora lui guardò Ginny per riceverne conferma. Lei alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.

Mentre la colazione procedeva, Hermione non aveva toccato cibo.

Mentre la colazione procedeva, Hermione non aveva toccato cibo e continuava a tenere lo sguardo fisso su Ronald e Lavanda.

Mentre la colazione procedeva, Hermione non aveva toccato cibo, continuava a tenere lo sguardo fisso su Ronald e Lavanda, e Harry e Ginny si facevano gli occhi dolci, un enorme boato riempì la stanza.

Tutti gli sguardi e le orecchie si diressero verso le origini di quel fracasso. Proveniva dal tavolo dei Serpeverde, dove un Malfoy paonazzo abbandonava la tavolata seguito da un confuso Zabini.

Una volta averli visti uscire, tutti tornarono a guardare nei loro piatti spettegolando sulla possibile causa della pazzia di Malfoy.

«È un Mangiamorte!» affermavano alcuni «Gli hanno lanciato una fattura!» esclamavano altri... insomma, tutte voci poco credibili e di pessimo gusto.

Ronald colse quell'occasione per guardare altro che non fosse la sua Lavanda, per poi tornare a dedicarsi completamente a lei. Hermione per poco non vomitò.

«Scusatemi ragazzi» disse alzandosi rivolta ai suoi due amici intenti ad una gara di sguardi «Non mi sento bene, ci vediamo dopo...» detto questo corse a perdifiato fuori dalla Sala Grande sotto gli sguardi incuriositi dei professori e dei suoi compagni.

Mentre percorreva il corridoio fiocamente illuminato, si imbatté in uno Zabini alquanto furioso «Quell'imbecille!» continuava a ripetere «Se solo potessi schiantarlo!». Per sbaglio le urtò un braccio e per poco non la mangiò viva a suon di insulti.

Hermione dimenticò l'accaduto e andò a rifugiarsi sotto la sua quercia preferita, nel cotile est. Appoggiò la schiena al tronco solido e, sopraffatta dalla stanchezza, si addormentò...

 

   
 
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