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Autore: ValeChii    24/09/2013    0 recensioni
*INTERROTTA PER MANCANZA DI ISPIRAZIONE E QUALITÀ PESSIMA DELLA STORIA...*
Piccola storia inventata interamente da me ;3
... "In un'antica epoca, dove non esistevano né umani né Guardiani, i Daimon regnavano incontrastati.
Diverse leggende narravano dei Daimon, ma col tempo quasi tutte sono andate perdute.
Due favole vengono ancora raccontate ai bambini, prima che vadano a dormire; insegnano loro, le nuove generazioni, a temere i Guardiani e tutto ciò che li circonda..."
"... I Guardiani saranno veramente amici oppure sono solo fiere con maschere da uomini?"
Finiva così il diario di Peter A. Collins.
Emily lo teneva tra le mani, sudate per la rabbia e la tristezza, cercando di trattenere le lacrime spiegazzando con le dita i fogli di carta di quadrifoglio... "
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sgattaiolò fuori, passando dalla porta sul retro e si diresse verso la campagna, dove il potere dei Guardiani si faceva meno e, forse, non l'avrebbero trovata. Arrancava su un viottolo ciottoloso, coi piedi sporchi e gonfi. I suoi bei capelli ramati, lunghi fino alla vita, venivano accarezzati dal vento, come per renderle la fatica più sopportabile. I suoi occhi, del colore verde dell'acqua, ancora gonfi di pianto, fissavano una meta apparentemente irraggiungibile. Il sacco, adattato a zaino, le pesava sulla schiena e le rendeva ancora più faticosa l'avanzata. Erano quasi le 7, il sole tramontava, ma il caldo rimaneva afoso e umido. Il ciottolato terminava e faceva spazio a una brughiera e un sentiero ricoperto di buche e polvere. Lì vicino scorreva un fiume dove Emily decise di fermarsi per la notte. Non c'erano nuvole. Qualcuna. Qua e là. Ma il cielo comunque non prometteva piogge. Addentò uno dei panini che aveva portato e un pezzo di formaggio. L'acqua l'aveva finita già a metà percorso, quindi si rifornì dal fiume. Dopo mangiato si sdraiò sulla sterpaglia a guardare le stelle, ancora poco visibili perché il sole non aveva ancora richiamato tutti i suoi raggi, ma, prima che si facesse completamente buio, Emily si addormentò, lasciando spazio ai sogni. Si svegliò bruscamente, disturbata dalla luce dell'alba. Si stropicciò gli occhi e si rinfrescò il viso. Decise di non appesantirsi troppo per colazione e di bere solo un po' di latte. Purtroppo il caldo del giorno precedente l'aveva inacidito e non poteva più essere bevuto, così partì senza nulla nello stomaco. Il sole stentata ad iniziare il suo solito moto nel cielo e il caldo era nella norma. In lontananza si scorgeva un piccolo groviglio di case, poco numerose, ma di sicuro abitate. Affrettò il passo. Aveva portato con sé anche un paio di Nomismates e forse, per qualche soldo e un aiuto nelle faccende domestiche, l'avrebbero ospitata. Pian piano che si avvicinava la case si facevano più grandi e possenti. Erano umili, ma, allo stesso tempo, anche sfarzose e spaziose per una ragazzina che è sempre vissuta in una stanza. Il nome del villaggio era Udor. Composto da circa 6 case o poco più. Sulla porta di ognuna di esse c'era una lettera e un disegno diverso, anche se quest'ultimo era leggermente accennato. Dal comignolo di ogni tetto usciva un leggero e spumoso fumo bianco, segno che le mogli erano già ai fornelli per il pranzo. La prima casa era distinta da un lettera F circondata da fiammelle sbiadite, la seconda da una E circondata dall'edera, la terza da una T fatta di mattoni e così via le lettere poi si ripetevano. Bussò alla prima porta. Stava per andarsene, senza aver avuto risposta, che una ragazzina minuta, dai capelli di un rosso acceso e gli occhi color argilla, le aprì. Probabilmente si era imbambolata a guardarla, abbagliata dalla sua bellezza e dall'invidia che ne derivava e senza rendersene conto non aveva ancora spiccicato parola. - Cosa desideri? - sussurrò timidamente la ragazzina; - Beh ... Ecco, io ... Non è che, per caso ... Cioè, ... Avete per caso una stanza dove io possa restare per un paio di giorni?!? - Disse infine decisa quasi urlando, - Posso pagarvi, e se i soldi non bastassero posso fare le pulizie e so cucinare...- Concluse. - Mi chiamo Jennifer, Jen per gli amici - rispose sorridendo, senza che Emily potesse riprendere fiato. - Non ci dovrai niente, siamo abituati ad ospitare profughi dalla capitale -, -No, io non... - provò a giustificarsi Emily, ma Jen subito la interruppe - Stai tranquilla, in questo villaggio nessuno è una spia -e spinse dentro Emily. La casa era accogliente, sul fuoco bolliva una zuppa che emanava un profumo invitante e prima che potesse bloccarlo, il suo stomaco iniziò a borbottare. Jen ridacchiò guardando il viso imbarazzato di Emily e le porse una detta di pane bianco imburrato con lo zucchero. Il pane bianco era una di quelle cose che lei e il nonno non si erano mai potuti permettere... Cercò di controllarsi e di mangiare educatamente e piano, ma non riuscì ad evitare di lodare ad ogni boccone la morbidezza del pane. Quello che il nonno cucinava a casa era nero e duro, ma era pur sempre meglio di niente. Finito di mangiare si strofinò una mano sulla bocca per eliminare i rimasugli di zucchero ed iniziò a spiegare il motivo della sua fuga. Si fidava di Jen e sapeva che avrebbe capito. Tralasciò però di spiegare ciò che il nonno aveva scritto nel diario,perché era una cosa su cui voleva indagare da sola. Quando ebbe finito, Jen rimase con lo sguardo fisso per un po', poi disse: -Mi dispiace per i tuoi genitori... Anche io ho perso mia madre quand'ero piccola e adesso vivo con mio padre... - Abbassò lo sguardo, poi si riprese e sorrise - Adesso è al lavoro, giù, nelle gallerie, ma dovrebbe arrivare per l'ora di pranzo-. -Gallerie?- esclamò Emily con un tono di voce che faceva trasparire tutti i suoi dubbi. - Non hai mai sentito parlare delle Tubature?- disse Jen con un tono tra lo stupito e lo sconvolto. - Bene, allora... Da dove inizio? ... Le Tubature, o semplicemente gallerie, sono cunicoli che collegano Theros ad Ear e viceversa, ma non sono stati costruiti dai Guardini, hanno origini antiche, come i miti su cui si basano le nostre origini. Alcune di queste gallerie vengono chiamate Tubature perché invase dall'acqua, infatti andarono in disuso e i Guardiani si dimenticarono della loro esistenza. Ma i ribelli sono riuscì a capire il meccanismo e riescono ad utilizzarli per comunicare senza che Automi giungano a catturarli. - Jen si accorse che Emily era sconvolta, quindi fece una pausa per permetterle di assimilare tutte le informazioni. - Quindi, i ribelli ... Esistono davvero? - - Certo che esistono, e forse sono più di quanto tu possa immaginare.- Continua... Spazio autrice: Come vi sembra? Questo è un capitolo transitorio, un po' lungo e pesante, ma a partire dal prossimo la storia si fa interessante ;3 Le recensioni fanno sempre piacere, sia positive che negative :)
  
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