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Autore: lilyhachi    24/09/2013    5 recensioni
(Sequel di Safe Harbor; spoiler terza stagione)
Isaac ebbe modo di rispecchiarsi in quegli occhi scuri che non ammirava da tanto tempo, e riconoscendo quello specchio, il suo specchio, che aveva rotto così tante volte, frantumandolo in mille pezzi che gli davano un’immagine completamente distorta di sé stesso.
Era stato un vagabondo senza meta e senza speranza, alla disperata ricerca di una parte di sé che non credeva avrebbe più trovato, alla ricerca del suo riflesso che giaceva proprio lì davanti a lui e completamente intatto, come se fosse stato custodito tutto il tempo all’interno del cuore di Lyla, in attesa del suo ritorno.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Because I don't have anyone'
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Mirrors


Prologo


 
“You can leave, now it's your choice. Maybe if I fall asleep, I won't breathe right.
Maybe if I leave tonight, I won't come back".
(Imagine Dragons - Hear me)

 
Isaac Lahey aveva sempre creduto che il “felici e contenti” fosse soltanto per le favole.
Come poteva aspirare ad un futuro felice con quello che aveva vissuto in metà dei suoi anni di vita? Si era rassegnato alla sua vita buia, vuota e contornata soltanto dal dolore. Un dolore che non era rimasto solo in superficie, provocandogli le cicatrici e i lividi più evidenti ma si era radicato anche dentro lui, arrivando fino al cuore, stretto da tanti rovi pieni di spine. Quando era arrivata Lyla, i rovi avevano iniziato a sparire poco alla volta, come se qualcosa li stesse distruggendo, e il suo cuore cominciò ad essere meno dolorante. Mentre prima era stretto in una morsa lacerante, con l'arrivo di lei, aveva ripreso a battere regolarmente, era tornato a vivere...e con esso anche Isaac. Il dolore era andato in tanti pezzi, che cadevano uno ad uno, frantumandosi maggiormente, come un bicchiere di vetro contro il pavimento. Ci era voluto molto ma alla fine tutte le schegge erano cadute via, ed anche se qualcuna era rimasta attaccata al cuore, riusciva a sopportarlo...grazie a lei.
La sua vita era cambiata, grazie a lei che dormiva beatamente. Isaac sentì il suo respiro regolare e il suo cuore battere, e nel mentre non riuscì a non riflettere sul loro rapporto. Si era chiesto più volte come si sarebbe svolta la sua vita se lei non avesse chiesto proprio a lui dove si trovasse l'aula di chimica.
Forse sarebbe andato tutto come ora, con l'unica differenza che lei non sarebbe stata coinvolta, mentre lui sarebbe stato solo...come era sempre stato, d'altronde.
Tante volte continuava a rimproverarsi per averla coinvolta in tutto questo, pensando che non le avesse giovato in alcun modo e che forse la vita senza lui non sarebbe stata male, anzi. Eppure, ogni volta che si azzardava anche solo a pensare qualcosa del genere, lei semplicemente lo baciava in un modo che gli permetteva di dimenticare ogni dubbio e ogni problema; gli sussurrava qualcosa che lo faceva convincere ancora di più del fatto che senza lui, Lyla non voleva stare. Poteva sembrare che fosse sempre Isaac quello che aveva bisogno di un aiuto, di un appiglio ma era stato sorprendente capire quanto Lyla contasse su di lui, e questo lo aveva reso in qualche modo felice, facendolo sentire davvero importante per la prima volta.
Era strano capire che qualcuno aveva fiducia in lui, che gli si affidava del tutto, anche se lui credeva fermamente che non dovesse farlo...in effetti, nemmeno Isaac si fidava di sé stesso. Lyla, pur nascondendo una forza che forse neanche lui aveva, rimaneva piccola e fragile, avvolta da un alone di insicurezza e di semplicità, che lei sapeva nascondere bene; ma con lui quell'alone era più visibile del solito, non soltanto perchè era in grado di percepirlo, ma anche perchè con lui Lyla non aveva bisogno di nascondersi. Allora le stringeva la mano, e tutto andava bene.
Isaac non riteneva che quello fosse il fantomatico “lieto fine”, ma era felice di poterle stare vicino ugualmente.
Era felice di essere il suo primo pensiero al mattino e l'ultimo prima di andare a dormire.
Era felice di poter condividere con lei ogni piccola cosa, anche la più stupida. La vide muoversi, come se si stesse svegliando, e il suo cuore ebbe un sussulto, mentre restava pronto a correre via ma lei si spostò soltanto, sistemandosi meglio sul cuscino.
Isaac emise un sospiro di sollievo. Non voleva che si svegliasse; non voleva che lo vedesse, mettendolo in condizione di dirle che non sapeva quando si sarebbero rivisti. Non voleva che si preoccupasse, sapendo che stava per andare alla ricerca di Erica e Boyd, rinchiusi da qualche parte.
Voleva solo proteggerla, per quanto possibile, e lasciarla ignara del fatto che le cose stessero seriamente per cambiare, ora che un'altra minaccia era arrivata.
Forse si stava comportando come uno stupido ma andava bene così...almeno per quel momento.
 
Isaac era davanti a lei e sembrava quasi che quello fosse il loro ultimo incontro, si sentiva dall'atmosfera che aleggiava attorno a loro.
Erano stati così bene da quando tutto era finito, come un sogno perfetto che andava in frantumi: era tutto troppo bello per essere vero...qualche rotella doveva pur saltare.
Isaac la a strinse a lui così forte, che non sembrava che stessero per dirsi addio, ma lei lo spinse, cominciando a trattenere i singhiozzi e coprendosi la bocca con la mano. Entrambi cercavano di parlare ma non usciva alcun suono dalle loro labbra, come se fossero sott'acqua, incapaci di proferire parola. Ad ogni tentativo, sembravano soltanto assumere più acqua.
Isaac l'attirò a sé, stringendola più forte che poteva.
Lyla cercò di ritrarsi dall'abbraccio ma lui non glielo permise e la strinse più forte che mai, poggiando il mento sulla sua testa, mentre lei continuava a singhiozzare, incapace di parlare.
Lei smise di respingerlo e abbandonò le braccia lungo il corpo, così Isaac la circondò con le sue braccia , posandole un bacio sulla fronte.
Era tutto troppo confuso e distinguere la realtà dalla finzione sembrava impossibile. Stava succedendo davvero?
Isaac stava andando via o era soltanto frutto della sua immaginazione?
Il ragazzo si staccò di poco da lei e le diede un bacio intenso e profondo, che sembrava togliere il fiato ad entrambi. Era un bacio colmo di lacrime: un bacio che sapeva di addio.
Isaac cominciò ad allontanarsi e Lyla riaprì gli occhi in maniera così lenta che faceva quasi male e le labbra erano ancora dischiuse, come se fossero in attesa di un altro bacio, che però non ci sarebbe stato.
Il ragazzo le rivolse un ultimo sguardo, carico di tristezza, e cominciò ad allontanare con una lentezza disarmante le sue mani dalla figura della ragazza.

Quando le mani furono al livello dei polsi di lei, pronte a staccarsi, Lyla gliele afferrò di nuovo e le strinse forte, scuotendo la testa con diniego: non voleva lasciarlo andare ma il ragazzo la spinse via, senza guardarla in volto, mentre lei alzava gli occhi...afflitta. Isaac abbassò lo sguardo, come se osservarla fosse troppo difficile e doloroso, per poi uscire dalla finestra, senza voltarsi indietro.
Lei si affacciò subito e lui era già sparito come per magia, mentre Lyla sentiva le forze che pian piano la stavano abbandonando. Pensò quasi che stesse per avere un attacco di panico. Annaspava, in cerca di ossigeno. Si voltò verso il letto, con la schiena poggiata alla finestra e si lasciò cadere piano verso il materasso. Il respiro si faceva sempre più lento.
Le sembrava di affogare, mentre la stanza cominciava a farsi sfocata e il letto non era altro che una piscina, piena di acqua gelida. D'un tratto,la consistenza della coperta sotto le sue dita prese a cambiare.
Non era più morbida e setosa, ma rigida e ancora più fredda.

 
Il contatto con una superficie fredda e solida portò Lyla ad alzarsi di scatto.
Era sul pavimento. Come diamine ci era finita per terra? Lyla si voltò verso il letto e notò con diniego che tutte le coperte erano ammassate e che molto probabilmente si era rigirata nel letto fino a cadere dal lato di esso rivolto verso la porta. Alzò gli occhi al cielo e trovò la forza per sollevarsi in piedi, mentre con una mano si massaggiava la schiena leggermente dolorante.
“Diamine!”, esclamò la ragazza con una smorfia di dolore. “Complimenti, Lyla!”.
Guardò l'orologio sul comodino che segnava le otto. Si stiracchiò, ancora leggermente assonnata e si infilò subito sotto la doccia, per cercare di scrollarsi di dosso tutti i residui di sonno rimasti.
Il contatto con l'acqua fredda la fece subito svegliare del tutto, mentre rifletteva sullo strano sogno che aveva fatto quella notte. Aveva sognato che Isaac andava a salutarla, ma quel sogno era stato così confuso che riusciva a malapena a ricordarlo correttamente. Ad ogni modo, Lyla non ci badò. Dopo essersi vestita, pronta ad affrontare un'altra giornata estiva, Lyla scese in cucina, trovando suo fratello, la cui faccia lasciava poco spazio all'immaginazione: sembrava uno zombie e non faceva altro che rigirare continuamente il cucchiaio nella ciotola con i cereali, mentre il suo sguardo assonnato era così fisso nel vuoto che nemmeno si accorse dell'arrivo della sorella. Mentre si avvicinava al fratello, ancora nel mondo dei sogni, il loro cane le passò velocemente davanti, fino a raggiungere il divano con un salto. Sia lei che Jamey avevano supplicato il padre, affinchè comprasse loro un cane e dopo l'incidente di Lyla erano riusciti ad ottenere un beagle di appena sei mesi. La scelta del nome era spettata a suo fratello: Toby.
Lyla sorrise e passò accanto a Jamey, colpendolo con uno schiaffo sulla fronte che lo fece praticamente saltare dalla sedia, rischiando di versarsi addosso il latte.
“Ehi!”, esclamò Jamey adirato. “Ti sembra il caso di fare scherzi a quest'ora?”.
“E' un modo efficace contro la sbornia”, rispose la ragazza, addentando una brioche.
Jamey la guardò terrorizzato, come se sua sorella avesse appena scoperto un suo piccolo segreto.
“Chi ha parlato di sbornia?”, chiese il ragazzo, confermando maggiormente la tesi di Lyla, che sapeva riconoscere anche troppo bene una persona reduce da una serie di bevute.
La ragazza lo fissò con espressione poco convinta, così Jamey, capendo di non aver ingannato la sorella in nessun modo, abbassò lo sguardo per poi supplicarla.
“Non dire niente”, esclamò con voce quasi disperata. “Ti prego!”.
“Tranquillo”, rispose la ragazza, portandosi un dito davanti alle labbra. “Parola di lupetto!”.
Sorrise, notando l'analogia della frase che aveva appena pronunciato, e, ricordandosi di nuovo del suo lupetto preferito, salì in camera per prendere il cellulare e chiamarlo, seguita da Toby.
Lyla non era ancora consapevole del fatto che al suo risveglio molte cose erano già cambiate.
 
 
Lyla cercò Isaac dappertutto, e con ogni tipo di aiuto che riusciva a trovare.
La prima persona a cui si era rivolta era stata senza ombra di dubbio Stiles, che al sentire le parole “Isaac è sparito”, rimase fermo a boccheggiare per qualche minuto, fin troppo sorpreso dalla notizia e convinto che fosse uno scherzo bello e buono, per poi scoppiare in una fragorosa risata che gli fece ricevere uno sguardo fulminante. Si recarono insieme a Scott a casa Hale, sperando che i suoi sensi da lupo potessero in qualche modo aiutarli nella ricerca ma non fu esattamente così, visto che Scott non aveva trovato alcuna traccia di Derek e Isaac...sembravano spariti completamente dalla circolazione, cambiando entrambi numero di telefono. Per Stiles tirare le somme non fu difficile: non volevano essere trovati.
Il suo primo pensiero fu che Derek aveva deciso di fare semplicemente in modo che vivessero la loro vita da teenager e di certo non si aspettavano un saluto da parte dell'alpha; Scott, d'altro canto, non riusciva a spiegarsi la scomparsa improvvisa di entrambi...ma, come Stiles, non aveva motivo di credere che ci fosse qualcosa di losco o soprannaturale, visto che da quando la faccenda di Jackson era terminata, le cose andavano bene e soprattutto loro stavano bene, almeno in parte. La sola visione della casa abbandonata degli Hale appariva così tetra e cupa, che Lyla sembrava sentire dei brividi lungo tutta la schiena, e questo la portò a stringersi il corpo con le braccia.
Entrò insieme ai due ragazzi nella villa, e quello che vide furono soltanto foglie sparse, ragnatele e radici di piante così grandi che la ragazza ebbe il timore che da un momento all'altro avrebbero preso vita...proprio come nei film. Incrociò per un attimo lo sguardo di Stiles e riuscì a leggere la resa nei suoi occhi, la consapevolezza che la loro ricerca era fallita in partenza.
Forse per lui era un bene che se ne fossero andati il più lontano possibile da loro, così da non creare problemi.
Lyla insistette per controllare anche la stazione abbandonata ma quello che trovarono non fu diverso da quello che c'era a casa Hale: nulla, soltanto polvere e terreno. Lyla sentì un odore di roba vecchia proveniente da quel luogo. Era un odore pungente che si mischiava a quello acre del terreno umido sotto i loro piedi.
Ricordò la prima ed ultima volta che era entrata lì dentro...quando Isaac l'aveva lasciata.
Credeva che non avrebbe più vissuto un momento del genere, eppure ecco che lo stava vivendo ancora, mentre scendeva quelle scale traballanti, mentre riviveva la scena al rallentatore, mentre metteva un piede in fallo, mentre Stiles le afferrava forte il braccio per fare in modo che non cadesse a terra, mentre Scott chiamava il suo nome, notando il suo battito che accelerava in maniera irrefrenabile e mentre un dolore piuttosto forte colpiva la sua testa.
Era tutto vuoto, sfocato e doloroso, come il suo cuore in quel giorno di tanti mesi prima.
Isaac era andato via, lasciando dietro di sé soltanto un cuore infranto.
 
“Stiles, non possiamo presentarci a casa di Lyla con lei priva di sensi, concordi?”.
La voce di Scott risuonava quasi fastidiosa alle orecchie di Stiles, che era intento a frugare nella borsa della ragazza per trovare le chiavi di casa sua.
“Tranquillo, Scotty!”, esclamò il ragazzo con tono tranquillo. “I suoi genitori sono in vacanza”.
“Sì, ma cosa mi dici di suo fratello?”, chiese Scott con voce nervosa, mentre prendeva in braccio Lyla dai sedili posteriori della jeep. “Non sarà leggermente confuso?”.
“Jamey non è un problema”, asserì Stiles, mantenendo sempre la calma. “Gli diremo che non si è sentita bene, il che è vero, e per assicurarci il suo silenzio, gli darò qualche fumetto”.
Il ragazzo infilò le chiavi nella serratura e aprì la porta di casa Evans. Una volta entrati, si trovarono subito davanti a Jamey che, vedendo la sorella con gli occhi chiusi in braccio a Scott, andò decisamente nel panico più totale, cominciando a fare domande a raffica, interrotte da Stiles.
“Calma, Jamey!”, esclamò il figlio dello sceriffo, portando le mani davanti al busto. “Lyla ha avuto un problemino mentre era con noi...ha sbattuto la testa. La portiamo sopra, tu prepara del ghiaccio e uno straccio, ok?”.
Il ragazzo si era sempre fidato di Stiles, così senza aggiungere altro, fece un veloce cenno di assenso con la testa e si volatilizzò in cucina, sotto lo sguardo soddisfatto di Stiles, che si mise le mani sui fianchi, pavoneggiandosi. Quest'ultimo venne improvvisamente raggiunto dal piccolo beagle che cominciò a mostrarsi entusiasta della sua presenza, scodinzolando allegramente.
Stiles si illuminò solo a vederlo e fece per prenderlo in braccio, ma Scott lo richiamò.
“Ehi, Clark Kent!”, esclamò Scott con un lieve sorriso. “Vorresti farmi strada?”.
Dopo aver adagiato la ragazza sul suo letto, e dopo che Jamey ebbe portato loro il ghiaccio, allontanato ulteriormente da Stiles, il licantropo si rivolse all’amico con sguardo decisamente preoccupato e dubbioso.
“Non va bene, lo sai?”, domandò, osservando la figura dormiente di Lyla.
Stiles sospirò, con fare frustrato. “Cosa pensi che sia successo?”.
“Isaac non sarebbe andato via senza motivo”, dichiarò Scott. “Forse è successo qualcosa ma il punto è che noi non possiamo scoprirlo. Sono svaniti e hanno addirittura disattivato i cellulari”.
“Credi che lei starà bene?”, domandò Stiles, sedendosi accanto a Lyla.
Scott rimase in silenzio per qualche minuto. Quella ragazza amava Isaac nella maniera più logorante in cui si poteva amare qualcuno e per quanto potesse essere forte non l'avrebbe superata facilmente.
Un conto era, come nel suo caso, avere la possibilità di sentire la persona di cui si era innamorati; un altro era, invece, non sapere nemmeno dove si trovasse e perchè fosse andato via.
“Forse con il tempo...”, affermò a voce bassa e con un tono poco convinto.
Stiles si voltò di nuovo a guardare la ragazza, provando per lei un immenso dispiacere.
Ricordava il suo sguardo vuoto e triste quando lei ed Isaac si erano separati la prima volta. Ora sapeva tutto di lui e dei licantropi, ma non rendeva certo la vicenda meno dolorosa.
Forse il fatto di esserne a conoscenza, faceva diventare il tutto ancora più difficile da sopportare, visto che Isaac l'aveva tenuta all'oscuro di qualcosa...ancora una volta, e Lyla non l’avrebbe presa certo nel migliore dei modi. Le strinse una mano, sperando che nei giorni a venire sarebbe riuscito a darle conforto in qualche modo.
 
 
 

Angolo dell'autrice
 
Ecco finalmente la storia che mi ha fatto “scervellare” nel vero senso della parola. Se penso a quanto filo da torcere mi ha dato, mi vengono praticamente i brividi. Comunque, questa mini long è il seguito di "Safe Harbor" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1951051&i=1). All'inizio non ero molto intenzionata a farlo ma poi sono stata invogliata e minacciata da un gruppetto di persone ( precisamente Pikky, Veleno Ipnotico, Lelahel, Strange, A new begininng, Ely 91 u.u) che mi ha dato la spinta per elaborare questa cosa, se l’ho scritta è solo grazie al sostegno ricevuto quindi spero vivamente di non avervi delusa e che la storia non vi risulti noiosa, visto che per il modo in cui è iniziata non promette molto bene e quindi se ne vedranno delle belle xD. Onestamente, sono abbastanza terrorizzata perchè ho dovuto lavorare un bel pò per renderla credibile. Il titolo l’ho preso dalla canzone “Mirrors” di Justin Timberlake, mentre la frase iniziale è tratta da “Hear me” degli Imagine Dragons. Penso si sia capito che il prologo si svolge in estate, dopo la fine della seconda stagione. Il prossimo capitolo sarà ambientato anch'esso in estate, poi dal secondo la storia si ricollega alla terza stagione. Come ho accennato, sarà una mini long (che avrà 12 o 13 capitoli) e buona parte dei capitoli sono già scritti, dovrò soltanto pubblicarli, quindi spesso qualche capitolo sarà anche in anticipo. Direi che vi ho tediato abbastanza u.u
Spero tanto che vi sia piaciuto e che possa intrigarvi abbastanza da permettervi di seguirla, lasciate un commento se vi va, anche piccino piccino ^^
Alla prossima settimana. Un abbraccio :)

 


   
 
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