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Autore: Damoiselle_Noire    26/03/2008    1 recensioni
E' ambiguo quello che può succedere dopo che un'amore è finito. Ma lo è ancora di più quello che possono fare le ceneri di una ragazza morta con il cuore piendo ri rancore e vendetta.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ashes

Ashes      

  

Era sera. Io e Darius stavamo camminando nel parco davanti a casa mia, quando ad un tratto lui si fermò e lasciò la mia mano. Lo guardai perplessa.

“Senti Samantha… io non ho intenzione di mandare avanti questa nostra storia. Tu non mi dai abbastanza….”. Ero  rimasta impietrita. Non riuscivo a credere alle mie orecchie!

“Ah…”. Risposi con la voce soffocata. “Scusa la domanda, ma cosa significa che non ti do abbastanza?”

Lui abbassò lo sguardo e cominciò disegnare con la punta delle scarpe linee immaginarie sul vialetto.

“Beh.. ecco.... E’ da tanto che stiamo insieme ma… tu… ancora non…”

“Io ancora non…????” Stavo diventando isterica, e stavo per cominciare ad urlare.

“Tu…. tu non mi hai dato quello che in verità vorrei.” E abbassò ancora di più la testa.

Ero allibita. Non avrei mai immaginato che lui potesse essere una persona così.. schifosa.

“Ah bene! Mi fa piacere. Sai cosa? Vai a farti fottere!!!!! Che persona di merda che sei.” Dissi quasi urlando. “Si, bravo! Sparisci verme!”

“Ciao…”

“Addio!” Fu la mia risposta secca.

Tornai a casa. Le lacrime si erano già asciutte durante il tragitto, ma due righi neri di matita nera mi solcavano il viso. Mi rintanai in bagno. Lasciai entrare acqua calda nella vasca e ci misi un po’ di olio profumato. Accesi le candele che tenevo sempre nell’armadietto per queste occasioni. Accesi lo stereo e le candele, e m’infilai nella vasca. L’acqua mi coccolava dolcemente la testa, come lui non aveva mai fatto. Uffa. Dovevo pensare ad altro. Anzi forse era meglio che smettessi del tutto di pensare… Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare del dolce suono della musica e dall’acqua profumata. Non so per quanto tempo rimasi lì. Forse una mezz’oretta. Mi lavai accuratamente i capelli, li pettinai e infine uscii definitivamente dall’acqua.

Mi avvolsi nell’accappatoio e mi trascinai fino in camera. Mi girava un po’ la testa. Mi asciugai e dopo essermi messa la crema tornai in bagno. Intanto la mia testa aveva ricominciato a lavorare, cioè a pensare. Che strazio. Pensai allora di passare questo week-end con Tracy al lago. Si, mi sarebbe servito per distrarmi un po’.

Cominciai a sistemarmi i capelli. Misi l’olio di lino e li massaggiai lentamente, così che il prodotto avesse più effetto. Poi cominciai ad armeggiare con il phon. Ad un tratto entrò mia madre.

“Sammy, ci sono ospiti a cena.” Disse.

Ma io ero come incantata di fronte allo specchio.

“Sam…” Mi richiamò mia mamma.

“Si scusa. Ho capito, ci sono ospiti.” Ripetei. “Mam! Per il week-end posso andare con Tracy al Lago?”

“Si.. per me va bene.” Acconsentì. “Alle 7 e 30 si mangia. C’è qualcuno che ti voglio far conoscere. Mi raccomando fammi fare bella figura eh!?”

“Certo mamma…” Risposi scocciata.

Quando la mamma fu uscita mi riconcentrai sui miei capelli. Erano lunghi, neri e ricci. Li odiavo. Però devo dire che certe volte mi venivano davvero bene. Come oggi.

Ritornai poi in camera per vestirmi. Scelsi per la serata il mio vestito preferito. Era blu di velluto. Vecchio stile gotico, come tutti i miei indumenti del resto. Quei capi li avevo trovati tutti nella soffitta della vecchia casa della nonna. Erano semplicemente stupendi e si addicevano al mio stile di vita sempre un po’ troppo malinconico. Mi truccai. Nero, o comunque colori scuri. I miei genitori mi odiavano per  questo, ma ognuno ha i suoi gusti.

Mancava ancora un bel po’ alla cena così decisi di farmi alcune foto. Però prima accesi il pc. Mentre il computer caricava io mi feci alcuni scatti. Ero venuta davvero bene! Stabilii la connessione internet ed entrai in Chat. Trovai Tracy on-line e la contattai per chiederle se le andava di venire con me al lago. Disse che doveva prima chiedere ai suoi e che mi avrebbe richiamato. Scaricai le foto. Ad un tratto la testa della mamma fece capolino da dietro la porta.

“Sam.. che ore sono?” Chiese nervosamente.

“Le sette” Risposi tranquilla.

“Esatto! Ti avevo detto che c’erano ospiti.”

“Si.. ma si mangia alle sette e mezzo.”

“Lo so. Ma potresti venire a fare un po’ di CONVERSAZIONE!”

Era nervosissima. Odiavo fare “conversazione”, come diceva lei. Odiavo parlare con estranei, soprattutto se si trattava degli amici dei miei genitori.

“Okei…arrivo.”

Spensi il computer e mi misi le scarpe, dato che non era molto elegante andare per casa in ciabatte quando c’erano ospiti. Almeno così diceva la mamma.

Lei indossava un vestito lungo celeste e i suoi capelli erano perfettamente raccolti da una spilla. Entrai in salotto cercando di non fare la mia solita faccia da morto ambulante. La mamma mi accolse con la sua odiosa vocina in falsetto..

“Tesoooooro!” Squittì. “ Questi sono i signori Langers… Una famiglia davvero splendida!!!”

< Che falsa che sei mamma… > Pensai fra me e me, cercando di evitare di scoppiare a ridere.

“Lui è Mattias, loro figlio… Ci tenevo a fartelo conoscere. A quanto pare avete tante cose in comune..”

Solo in quel momento mi accorsi della presenza del ragazzo. Era alto, abbastanza esile, pallido e il suo abbigliamento sembrava uscito da un romanzo inglese dell’ Ottocento. Era davvero molto carino!

Andammo nella sala da pranzo dove la tavola era accuratamente apparecchiata da un color pesca. C’erano dei piccoli buquet qua e là… Sembrava una cerimonia matrimoniale. Come sempre la mamma era la solita esagerata. Lui si sedette di fronte a me. Aveva degli occhi ipnotizzanti e credo che se ne accorse. Cercai di evitare il suo sguardo. Cominciai a pensare a Darius e credo che servì, se non altro a farmi passare la fame… Mangiai due tortelli e poi mi fermai lì. Avevo lo stomaco chiuso e sentivo il viso in fiamme. Gli occhi cominciarono a diventare umidi e temevo di cominciare a piangere davanti a tutta la tavolata di ospiti, facendo poi far fare brutta figura a mia mamma, anche se sinceramente questa era la minore delle mie preoccupazioni. Cortesemente chiesi il permesso di alzarmi spiegando che non avevo più fame, per poi rifugiarmi in un posto tranquillo. Acconsentirono. Tornai in salotto e mi accoccolai sul divano. Ma mi accorsi bene presto di non essere sola dato che Mattias mi aveva seguito.

“Tutto apposto?” Chiese dolcemente.

Cercai di asciugarmi velocemente le lacrime senza farmi notare troppo da lui.

“Si.. insomma. Ma non ti preoccupare.” Risposi, cercando di fare un sorrisetto, che però non riuscì.

“Come vuoi..” Disse.

Sembrava così dolce. I suoi capelli neri accentuavano la sua aria malinconica, ma c’era qualcosa in più… Aveva la matita!

“Hai la matita agli occhi??” Chiesi stupita.

“Ehm, si.” Sembrava quasi imbarazzato.

“E’ stupenda!!!” Dissi. E un sorriso m’illuminò il volto.

“Davvero??” Chiese. Il suo bianco pallido del viso si era trasformato in un rosa più marcato.

“Si! Ti sta da Dio!” .

Abbassò la testa. A quanto pare non era abituato a troppi complimenti.

Cominciammo a parlare di un po’ di tutto: musica, vestiti, suola… E a quanto pare la teoria della mamma era vera. Avevamo tantissimo in comune. Era davvero molto simpatico e anche se non lo sembrava era una persona molto loquace. Mentre parlavamo ogni tanto arrossiva, sembrava quasi bloccato, intenzionato a fare qualcosa. Poi però con la scusa dei miei anelli riuscì a prendermi la mano. Gli sorrisi e lui chinò la testa. Mi abbassai per guardarlo negli occhi e lo confortai dicendogli:

“Hei! Tranquillo. Non mi hai mica mozzato una mano.”

Sorrise. Alzò la testa e io gli passai una mano fredda sulla guancia rosea. Era caldissima. Lui si appoggiò alla mia mano. Era così dolce… Mi alzai. Lui rimase sconcertato.

“Vieni.” Dissi. “Non ti preoccupare non ti mangio…”

Sorrise e si alzò. Andammo in camera mia. Feci in tempo a chiudere la porta che lui accinse le sue mani intorno ai miei fianchi, dolcemente. Mi strinse a se, mi fissò negli occhi e con una delicatezza unica mi baciò. Non credo di aver mai ricevuto un bacio così bello fino ad allora. Lento.. non aveva furia. La sua lingua era dolce. Gli misi le mani sulle guance e pian piano con un'altra mano cominciai a fargli il solletico sul collo. Lui si fermò. Mi sorrise.

“Che..? Ti fa per caso il solletico?” Dissi ridendo e ricominciai a fargli il solletico. Lui strinse le spalle e io smisi. Mi sorrise di nuovo ma poi si riavvicinò in attesa di un altro bacio, e la sua richiesta fu esaurita con enorme piacere. Ad un tratto però squillò il mio cellulare. Scocciata presi il telefonino e risposi.

“Pronto?”

“Ciao Samantha.” Riconobbi quella voce subito: Darius! Quel lurido verme aveva pure la faccia tosta di farsi risentire.

“Che vuoi?” Risposi acida.

“Senti.. ti volevo chiedere…” Esitò. Pensai.

“Volevo chiederti se avevi il numero di Deliah..”

“Fottiti.” E chiusi la chiamata. Sentivo di nuovo le lacrime affiorare agli occhi. Andai da Mattias e mi strinsi a lui. Lui mi abbracciò e mi baciò la testa.

“Che è successo?” Chiese.

“Il mio.. ex” Risposi.

“Capisco.. lasciati da poco?” Chiese dandomi un bacio sulla guancia.

“Oggi pomeriggio.” Mi strinsi ancora più a lui.

“Povera piccola..” Mi alzò il mento. Prese il mio viso e mi baciò di nuovo. Sembrava non finire più quel bacio, e nemmeno volevo che finisse. Sentimmo dei passi. Ci staccammo in fretta e io mi sedetti di scatto sul letto. La mamma bussò alla porta e disse a Mattias che i suoi genitori volevano andare a casa.

“Arrivo subito.” Disse sorridendo.

Si sedette accanto a me sul letto e mi strinse a se. Mi baciò un ultima volta. Fu bellissimo, come al solito. Ci scambiammo numero di cellulare e poi lo accompagnai in salotto dove tutti ci stavano aspettando. Salutai i suoi genitori e quando fu il suo turno gli diedi un innocente bacio sulla guancia.

“E’ stato davvero un piacere conoscerti cucciola.” Disse.

“Vale lo stesso per me..” Risposi.

Una volta andati via tutti, mi rintanai nella mia adorata cameretta e riaccesi il computer. Tracy era di nuovo on-line e mi confermò per il week-end al Lago. Arrivò anche la mamma.

Si sedette sul mio letto accanto a me e mi cinse se braccia intorno al collo.

“Allora? Che tipo ti sembra questo Mattias?” Chiese curiosamente.

“Beh.. una serata è poco per conoscerlo. Ma devo dire che ha maniere molto raffinate e che.. bacia molto bene.” E cominciamo a ridacchiare.

“Fa piacere!” Disse la mamma. “E ora però è l’ora di andare a letto. Buonanotte Sammy”

“Buonanotte mamma.” Si alzò dal letto e mi diede un bacio sulla fronte. “Ti voglio bene”.

E così uscì. Spensi il computer, mi struccai, mi lavai i denti e il viso e poi infilai sotto le coperte. Odiavo la notte. soprattutto quando ti ritrovi sotto le coperte con la testa piena di pensieri, pensieri che non vorresti mai avere o riuscire a scacciare. Ma non era facile, infatti i ricordi di Darius cominciarono a popolare la mia testa. Il nostro primo bacio.. le giornate passate insieme. Beh infondo non era stato così male stare con lui… Mi veniva da piangere. Piansi tanto. Mi addormentai all’alba con un gran mal di testa e gli occhi infuocati. Al mio risveglio la mamma era seduta sul mio letto e mi sorrideva. Era così bello il suo viso…

“Buongiorno piccola.” Mi disse baciandomi una guancia salata.

Non risposi.. cercai di sorriderle, ma invece di un sorriso cominciarono a scendere calde lacrime.

“Tesoro che è successo?” La mamma sembrava sinceramente preoccupata.

“Oh mamma! E’ tutto così difficile.. Darius mi ha lasciato ieri pomeriggio e stanotte.. beh.. stanotte non sono riuscita a dormire per colpa dei ricordi. Dei nostri ricordi..”

“E Mattias?” Chiese.

“Mattias? Lui nemmeno lo conosco. Per ora è solo attrazione fisica.”

“Ah. Beh mi sa che per lui non è la stessa cosa. Stamani ha già telefonato per chiedere come stavi.”

“Non m’importa in questo momento. Scusami. Ho bisogno di riflettere.” Risposi.

“Capisco…”. Rispose la mamma sorridendomi. “Ti va di alzarti?”

“Si.. vado prima a farmi una doccia.”

“Okei. Il pranzo è già pronto.”

“Pranzo? Ma che ore sono?” Chiesi sorpresa.

“Le due di pomeriggio.” Disse la mamma divertita.

Io corsi in bagno. Mi legai i capelli in un crocchia così che non si bagnassero, poi mi lasciai massaggiare la schiena dal getto caldo dell’acqua. M’insaponai ben bene. L’odore del bagno schiuma era buonissimo, lo adoravo troppo. Poi l’acqua portò via tutto. Sarebbe stato bello se tutti i miei problemi mi sarebbero scivolati addosso come in quel momento stavano facendo le milioni di bolle di sapone. Ma quelli invece restavano e rimbombavano impetuosi nella testa.

Uscii dalla doccia e mi andai a vestire. Mi misi una semplice tuta da ginnastica. Non avevo voglia di sistemarmi più di tanto. Il pranzo era già nel mio piatto. Passato di carote e patate. Non era proprio il mio piatto preferito ma mi servì per riscaldare lo stomaco. Per secondo un bistecca con l’insalata. Quella si che mi fu d’aiuto. Il masticare la carne mi scaricò i nervi. La mamma intanto sfogliava una rivista di moda.

“Stasera torna papà.” Disse senza scollare gli occhi dal giornale.

“Bene!” Risposi fra un boccone e l’altro.

Mio padre era un pilota di jet ed era sempre in giro per il mondo. Ogni tanto portava dei fantastici souvenir da chissà quale paese. L’ultima volta era stato in Giappone. Quanto lo invidiavo… Era sempre stato il mio sogno viaggiare per il mondo.

Era sempre una grande festa quando tornava a casa. Peccato che si fermava sempre per poco tempo.

Quando ebbi finito di mangiare mi schiantai davanti alla televisione e cominciai a fare un po’ di zapping. Ogni canale era pieno di cavolate: soap opera stupide piena di gente depressa per un monte si sciocchezze, programmi dove si scannavano a vicenda per un ragazzo brutto come la fame, oppure talk show dove andavano a spifferare i loro problemi ai 5 venti. Niente d’interessante. Mi misi allora a guardare un film. Uno qualsiasi. A dire il vero nemmeno lo seguivo, fissavo lo schermo in un punto e pensavo. Pensavo a lui, a quello che ora mi rimaneva da fare, che ora me ne dovevo fare una ragione. Ma non era facile. Avevo tanta voglia di vomitare, di farla finita per sempre così che non avrei più avuto problemi. Ma ci voleva tanto coraggio anche per farla finita. Spensi la tv dato che era accesa inutilmente, mi distesi sul divano. La mamma sembrava arrivare al momento giusto con un bella fetta di torta allo yogurt. Mi sorrise e io cercai di ricambiare il suo sorriso.

“Sei proprio a pezzi eh?!” Mi chiese.

“Già…”Risposi chinando la testa.

Squillò il telefono e la mamma rispose.

“Samantha è per te.” Disse facendo l’occhiolino.

Persi il telefono “Pronto?”

“Hey ciao Samantha!” Era Mattias.

“Oi ciao! Mamma mi ha detto che avevi già chiamato prima..”

“Si è vero.. Volevo sapere come stavi. Ieri sera non ti ho vista così in forma.. per quella storia del ragazzo.. e quindi ho pensato di farmi sentire.”

“Grazie. Beh se proprio vuoi sapere come sto.. sappi che non promette niente di buono. Stanotte non sono riuscita a dormire nemmeno un po’.” Risposi. Cercando di non essere troppo triste.

“Ah capisco… beh allora ti volevo proporre un uscita oggi. Se vuoi ti vengo a prendere e andiamo in città a fare un po’ di compere o a fare un giro tranquillamente.”

“Sei il primo ragazzo che ama fare le compere..”Dissi ridendo.

“Beh a dire il vero è una urgente necessità di vestiti nuovi.. Niente di che”

“Ah capisco.. Si accetto volentieri la tua offerta.”

“Okei allora vengo fra un oretta a prenderti. Va bene?”

“Sicuro! Ti aspetto. Ciao!”

“A dopo piccola.”

Riattaccai il telefono. La mamma aveva quasi smesso di respirate.

“Che ha detto?????” Chiese curiosa come una bambina.

“Mi viene a prendere fra un ora. Quindi è meglio che mi vada a preparare.”

“Si hai ragione! Hai bisogno di qualcosa? Soldi?”

“No mam.”

Andai in camera. Aprii un poco la finestra per far circolare l’aria e rifeci il letto. Poi cercai un vestito adatto alla giornata e optai Per un vestito nero a maniche lunghe e il corpetto nero e prugna e i miei soliti vertiginosi stivali con le stringhe viola. Poi passai come al trucco. Prima mi lavai il viso con il sapone e poi cominciai tracciare morbide linee di matita nera intorno agli occhi. Il tutto durò molto tempo. Volevo essere perfetta. Non so per quale motivo, ma dopo tutto non avevo niente di meglio da fare per distrarmi. Matita, ombretto, rossetto, tutto dato con la massima cura e delicatezza. Quaranta minuti dopo mi presentai davanti alla mamma con un espressione interrogativa, in attesa di un suo giudizio.

La mamma rimase a bocca spalancata.

“Sei stupenda...” Disse.

“Grazie mamma” E riuscii a sorridere.

Un ora passò velocemente. Sentii il campanello suonare, diedi un bacio sulla guancia alla mamma e mi precipitai alla porta. Lui mi aspettava lì con un sorriso enorme.

“Ciao..” Disse in tono quasi malizioso. “Sei bellissima oggi..”

“Grazie..” Risposi sorridendo.

Entrammo nella sua macchia e sfrecciammo verso la città. Durante il viaggio parlammo della mia notte passata in bianco e dei suoi impegni da miliardario, che però non aveva voglia di sbrigare.

Parlammo dei nostri genitori. Ecco perché mamma voleva che diventassi amica sua... A quanto pare erano i più ricchi e conosciuti della città, e questo le faceva molto comodo per la sua reputazione... Arrivammo al porto e parcheggiammo la macchina.

“Ti va di prendere un gelato? Un frappé? Un cappuccino?” Chiese.

“Si.. un qualcosa da bere.” Risposi annuendo.

“Vieni. Conosco un posto qui vicino dove c’è un servizio buono e un panorama bellissimo.”

Il locale era piccolo e accogliente, e lui sembrava conoscere tutto il personale. Ci sedemmo in terrazza dove, come mi aveva gia preannunciato, c’era un panorama fantastico. Sembrava di stare in uno di quei film romantici e smielati che si vedono sempre in tivù. E io quei film li detestavo. Facevano venire il diabete alla seconda battuta! Ma rimasi in silenzio.

“Ti piace?” Chiese.

“Si.” Mentii.

Lui sorrise soddisfatto. Ordinammo: io un cappuccino e lui un frappé alla vaniglia.

“Ti va di andare da Guess  e comprare un nuovo completo per me?”

Sperando che a quel pensiero non mi si disegnasse un smorfia sul viso.

“Certo..” Risposi.

Cominciammo a parlare di nuovo, ma sinceramente la mia immaginazione era arrivata chissà dove. Non mi ricordo nemmeno di cosa parlammo, di come uscimmo da quel locale e di come arrivammo avanti alla boutique di moda. Che posto riprovevole. Odiavo le boutique di moda come un vampiro l’acqua santa. Ma va beh, dovevo entrarci, lo dovevo almeno fare per mamma e la sua reputazione. Entrammo. Un odore di cuoio regnava nell’aria. Lui andò da quello che sembrava un commesso e cominciò a spiegarli quello che voleva. L’ambiente era luminosissimo, le pareti di un bianco perfetto che quasi dava noia agli occhi, il pavimento era talmente lucido che mi ci potevo rispecchiare. Pensai, e sul mio volto si formo una smorfia da record e stavolta non riuscii a non farmi beccare il flagrante.

“Che c’è che non va?” Mi chiese Mattias preoccupato.

“Oh niente.” Mentii, cercando intanto una scusa decente. “Mi fa un po’ male la pancia.. sai com’è..” Finsi un sorrisetto innocente.

“Ah capisco”Disse il ragazzo.

“Tu però fai pure! Io mi metterò a sedere su quella poltroncina.”

“Okei. Se però stai troppo male dimmelo, che ti riporto a casa.”

“Va bene.”

Mi sedetti sulla poltroncina bianca. Cominciai a frugare nella mia borsa in cerca del mio fedele rossetto viola. Sul mio volto comparve un sorrisetto malefico. Il commesso mi lanciò un’occhiata fulminante di cui non mi preoccupai affatto. Tirai fuori il mio specchietto e cominciai a truccarmi accuratamente le labbra. Mattias mi guardava incantato. Rimase a bocca aperta finché il commesso non lo riportò con i piedi per terra. Io gli sorrisi maliziosamente e gli mandai un bacio.

Lui intanto si stava per squagliare come un gelato. Frugando nella borsa trovai pure il mio cellulare. Era spento. Strano.. Lo accesi, ma non arrivò nemmeno un messaggio. Pensai. Restammo in quell’odioso posto per non so quanto tempo, che a me sembrava interminabile.

“Grazie di tutto!” Furono le parole che mi riportarono alla vita reale. “Vieni Samantha ho finito.”

Mi alzai piano piano dalla poltroncina e mi avviai verso la porta. < Addio nonno-snobb.> Pensai.

“Arrivederci!” E uscii. Ma nessuno si accorse del mio dito macchiato di rossetto che si strusciò abilmente sul muro candido. < Tiè! Te l’ho fatta maledetto!> E feci una risatina.

Salimmo in macchina.

“Scusa se ti ho fatto aspettare..” Disse lui con voce pentita.

“Non ti preoccupare..” Risposi io con un sorrisetto soddisfatto.

“Che hai fatto? Quel sorrisetto non mi piace..” Disse sorridendo.

“Io!?!?!? Assolutamente niente…” Sorrisi ancora di più e gli schioccai un bacio sulla guancia.

“Lo sai che sei fantastica quando ti metti il rossetto?” Disse quasi imbarazzato.

Pensai divertita. “Ehm.. grazie.”

Arrivammo davanti a casa mia. Lui si avvicinò e io lo baciai. Di nuovo lentamente, dolce.. fantastico. Ecco, era bello solo quando baciava... per il resto era uno come tutti.

Uscii dalla macchina dieci minuti dopo. Mi disse che si sarebbe rifatto vivo lui, dato che in questi giorni aveva da fare. Entrai in casa e tirai un sospiro di sollievo. < Ce l’ho fatta! >

La mamma mi saltellò addosso, assetata di gossip.

“Che avete fatto? Dove siete stati? Hai cambiato idea su di lui? Vi siete divertiti? Ha tentato di stuprarti?”

Io rimasi atterrita.

“Mamma respira!!!”

“Si, si respiro. Tu però rispondi e non tenermi sulle spine!!!”

“Non mi ha stuprata, non mi sono divertita, ho cambiato idea su di lui, siamo stati in una delle più lussuose boutique di tutta la città ed a mangiare un gelato.

“Tutto qui?”

“Si mam. Che pensavi si facesse? Scusa ma non ho voglia di parlare..” E mi avviai verso camera mia. Chiusi la porta a chiave e mi buttai sul letto. Cominciai a piangere, talmente forte che tutto il mio corpo tremava. La mamma cominciò a bussare alla porta, ma feci finta di niente e continuai a piangere. Pensavo fermamente

Stava davvero tutto andando a rotoli. E io non avevo la più pallida idea di come sistemare le cose.

L’unica cosa positiva è che il giorno dopo sarei andata con Tracy al Lago. Forse se ne parlavo con lei trovavamo la soluzione. Mi faceva male la gola a forza di piangere, ma non riuscivo a smettere. Piansi per un altro po’ ma poi decisi di smettere dato che il dolore alla gola e il mal di testa erano diventati insopportabili. Mi alzai, mi andai a lavare il viso e mi cercai di non ricominciare a ululare come una sirena. Mi sedetti sul letto e cominciai a respirare profondamente. Poi decisi di preparare la mia roba per andare al Lago. Cominciai a tirare fuori vestiti, magliette, gonne e pantaloni. Cominciai a lanciare il vestiti per aria come una pazza. Cominciai a strillare. Mi sembrava di essere tornata piccina quando facevo le cosiddette bizze, ma mi aiutò un poco a sfogarmi, solo che alla fine mi ritrovai con una camera che sembrava un campo di battaglia.

“Samantha. Tutto apposto?” Si sentì da dietro la porta. Era papà!!!!!

“Pà sei tu?” Corsi alla porta e feci girare la chiave. Era davvero lui. Gli saltai in braccio e comincia a piangere.

“Hei piccola. Perché piangi?” Chiese dolcemente mio padre.

“Oh papi! E’ tutto così difficile!! Fa tutto così schifo e non c’è mai niente che va per il verso giusto!” Dissi fra le lacrime.

“Cosa può essere mai successo di così terribile?”

“Tante cose… Davvero tante cose.” Ci sedemmo sul divano e gli raccontai tutto. Di come mi ero lasciata con Darius e tutta la storia dopo.

La mamma intanto aveva portato una scatola di fazzoletti e a momenti si metteva a piangere pure lei per non so quale motivo. Arrivò l’ora di cena. A me sembrava di morire. Avevo un mal di testa allucinante e gli occhi che sembravano due pomodori. Andai per la quarantesima volta a lavarmi il viso con l’acqua ghiacciata,e mi andai a sedere a tavola. C’erano le lasagne per il ritorno di papà e il tacchino con le patate arrosto. Ora che avevo ripreso un po’ di contatto con il mio corpo mi accorsi di avere una fame tremenda! Mangiai un bel piatto abbondante di lasagne e un cosciotto di tacchino con tante patatine. I miei genitori sgranarono gli occhi a vedermi mangiare così.

Ma avevo bisogno di cibo e di sfogarmi. Per dessert c’era il gelato, che mangiai con gusto.

“Eh però Samantha!”Esclamò papà. “Avevi proprio fame!”

Annuii. Pensai mentre affogavo il cucchiaio nella coppa di gelato. Quando ebbi finito di mangiare mi sentivo un uovo, ma mi sembrava di essere quasi felice. Poi io, papà e mamma ci mettemmo a giocare come ai vecchi tempi a uno stupido gioco da tavola, ma mi sentivo serena. Verso le 10 mi preparai per andare a letto, ma proprio in quel momento squillò il cellulare.

“Pronto?”

“Ciao Sam.. No ti prego non riattaccare!”. Darius…

“Ciao. Che c’è?”Risposi di nuovo acida come un limone.

“Ti prego mi serve quel numero è urgente!!!”

“Quello di Deliah?”

“Si..”

“Non mi voglio nemmeno immaginare a cosa ti serve, lurido verme perverso che non sei altro!” Ero una belva.

“No.. cioè.. Ti prego!”

“Va bene stronzo! Spero che almeno lei ti possa “soddisfare”.” Gli diedi  quel dannato numero e poi chiusi la chiamata.

“STRONZOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!” Urlai talmente forte da far tremare i vetri. . Ma fu inutile. Piansi per altri cinque minuti buoni e poi decisi di andarmene sotto le coperte. Mi addormentai subito per fortuna, ma ebbi i peggiori incubi. Mi svegliai ben tre volte di soprassalto nel cuore della notte. La mattina quando mi svegliai mi ritrovai un vassoio con una broche e del cappuccino fumante.

“Buongiorno piccola.” Disse papà.

“Buongiorno cucciola.” Disse la mamma.

“Buongiorno voi due” Dissi io.

“Com’è andata stanotte?” Chiese la mamma.

“Malissimo.. Mi sono svegliata di soprassalto 3 volte e in più mi fa ancora male la testa dal troppo piangere di ieri.” Azzannai il cornetto.

“La mamma mi ha detto che oggi avevi intenzione di andare al Lago giusto?” Chiese papà.

“Mhmm” Annuii e mandai giù il boccone. “Con Teresa.”

“Posso avere l’onore di accompagnarvi?” Chiese papà facendo l’occhiolino.

“Ma certo papà. Dopotutto sei tu il pilota qui.”Sorrise e stranamente riuscì a far sorridere anche me.

Verso le due di pomeriggio andammo a prendere Tracy a casa e ci avviammo verso il Lago. Era nuvoloso ma non sembrava volesse piovere. Il terreno era umido. A quanto pare aveva piovuto durante la notte. Il bosco attorno al laghetto emanava un odore di muschio molto forte. Durante il viaggio chiacchierammo tutto il tempo del viaggio di papà e Tracy sembrava esserne molto interessata. Arrivammo alla casetta dei miei genitori dopo due orette di viaggio che scivolarono via come acqua dalle mani. Entrammo e cominciammo a spalancare le finestre per via dell’odore di chiuso. Poi io e Tracy  sistemammo  la nostra roba e dopo andammo nella veranda a bere il tè che la mamma aveva intanto preparato.

“Che bello” Disse Tracy con la bocca piena di torta al cioccolato.

“Già.. Infonde molta serenità questo posto.” Dissi.

Ci godemmo quei momenti di relax. La mamma venne per annunciarci la loro partenza.

“Ragazze vi lasciamo sole qui per un po’. Torniamo domani mattina per portarvi la colazione.”Disse sorridendo. [Chi l’avrebbe mai detto che quella volta sarebbe stata l’ultima volta che vedevo mia mamma sorridere..? ]“Per cena ci sono le pizze nel congelatore. Basta metterle nel forno, okei?”

“Ricevuto mamma!” Rispondemmo in coro io e Tracy.

“Perfetto! Allora a domani mattina. E vedete di non fare troppo tardi stasera” Mi diede un bacio sulla fronte e si avviò verso la porta. [Mamma.. quanto mi mancano i tuoi caldi baci. Ora è tutto così freddo..] “Ciao!!!”

Sentimmo poi la macchina allontanarsi sul vialetto sterrato.

“Che facciamo ora?” Chiese Teresa.

“Un giro in barca. ti va?”

“Dai che bello! Certo che mi va!!!”

Sparecchiammo il tavolino e poi andai a prendere gli impermeabili nello sgabuzzino, assieme ai remi della barca. Mezz’ora dopo ci ritrovammo a remare in mezzo all’acqua verdastra del Lago. Attorno a noi c’era assoluto silenzio. Solo quello della natura e l’innocente ciaf ciaf dell’acqua al nostro passaggio. Non avevamo voglia di spezzare quel meraviglioso silenzio, quindi tacemmo per tutta la nostra gita in barca. Quando fummo di nuovo in casa Tracy fu la prima a parlare.

“F-A-N-T-A-S-T-I-C-O! E’ stato bellissimo!”Disse entusiasta.

“Mi fa piacere che ti sia piaciuto.” Dissi sorridendo.

Erano le stette così accesi il forno e quando fu a temperatura giusta ci infilai dentro le pizze.

Io e Tracy cominciammo a chiacchierare e le raccontai un po’ tutto quello che era successo in questi ultimi giorni. Lei rischiò due volte di strozzarsi con la pizza mentre le raccontai le mie vicende amorose. Quando finimmo di mangiare non sparecchiammo. Ci armammo di piumini e uscimmo in veranda a guardare il cielo. Ma non avemmo fortuna perché c’erano le nuvole e quindi le stelle non si vedevano. Cominciò pure a piovere, ma tanto eravamo al coperto. Restammo lì a parlare fino a tardi e verso mezzanotte andammo a letto esauste. Ma quella notte fu la più terribile di tutte, almeno per chi mi stava attorno.

Durante la notte ebbi di nuovo gli incubi. Darius si era davvero trasformato in un mostro che popolava i miei sogni ogni maledetta notte, quindi decisi di vestirmi alla meglio peggio e di andare a fare due passi nel bosco notturno. Conoscevo quel bosco come le mie tasche e l’avevo fatto centinaia di volte anche al buoi con papà quando da piccola cercavamo le fatine degli alberi.. Mamma mia quanti bei ricordi erano legati a questo posto. Uscii senza far rumore per non svegliare la mia amica. Fuori ancora pioviscolava. Entrai nel boschetto e camminai a lungo finché non trovai un sasso e mi ci sedetti sopra e lì cominciai a piangere come una disperata.

Mi alzai e cominciai a battere i piedi in terra. Ma il terreno era umido e quindi non era sicuro sotto i miei piedi. Scivolai, e il sasso che prima mi aveva pazientemente sostenuto, divenne per me fatale. Picchiai violentemente la testa e tutto cominciò a diventare nero e freddo…

E ora eccomi qua. Sono un fantasma… Perdonami amica mia per averti abbandonato tutta la notte sola in quella casa in mezzo al bosco. Ti chiedo umilmente scusa.

Ma la storia non è ancora finita. Vi voglio pure raccontare il giorno del mio funerale.

 

Fui cremata tre giorni dopo il ritrovamento del mio corpo nel bosco, e le mi ceneri.. Beh loro hanno una lunga storia.

Il mio “funerale” e così si può chiamare, fu celebrato al lago e le mie ceneri furono sparse nell’acqua sotto richiesta della mia amica Tracy. C’erano tutti.. pure Darius. Ma non era solo.. No.

Era in dolce compagnia di Deliah, quella sgualdrina. Portarono le mie ceneri in un urna fino al Lago, dopo una lunga cerimonia in chiesa. Sulla passerella recitarono un ultima serie di preghiere e a turno mi dedicarono un saluto e poi l’urna fu aperta e le ceneri rovesciate nell’acqua.

Ma io, che stavo guardando tutta la scena da vicino, volevo essere cattiva, volevo assaporare la mia vendetta. Meglio tardi che mai, dato che non ero riuscita a farlo in vita perché non farlo ora?

Soffiai sulle mie ceneri e le feci finire dritto negli occhi di Darius. L’urlo che cacciò fu allucinante.

 

VENDETTA

 

Ma il dolore non fu l’unica conseguenza. Darius rimase cieco. Non poteva più vedere la sua bella Deliah. No.. Non l’avrebbe mai più rivista, a meno che io non lo volessi.

La vita da fantasma cominciò a piacermi subito. Lui aveva avuto ciò che si meritava e io.. beh no non posso dire che ero felice. Vedevo tutti i miei parenti soffrire, i miei amici e pure lui: Mattias. Piangeva come un bambino. Lo abbracciai ma dato che ero un fantasma lui non riuscì a sentire la mia presenza. La mamma e papà erano impazziti. Non se ne davano una ragione e Tracy.. lei fu quella che soffrì di più. Cominciò a darsi mille colpe. Ma l’unica che si sentiva in colpa ero io. Non sarei mai dovuta uscire quella notte. Ma ormai è tutto troppo tardi.

 

Ma torniamo a Darius. Sono passati due mesi: lui e Deliah stanno ancora assieme, ma è solo pura compassione da parte di lei, quella maledetta, che approfitta della sua cecità per tradirlo in ogni modo. E pensare che la definiva “la donna della sua vita..” Si lo vedo che donna che è.. falsa come l’ottone!

Ma lui, pover’ uomo non vede niente, non vede come lei lo guarda schifata. Ma io si.

Quindi ho deciso di andarlo a trovare stasera. Sta dormendo. Ma è solo. Accanto a lui il letto è vuoto. Mi avvicino a lui e.. due lacrime argentee li solcano le guance.

“Perché piangi?” Gli bisbigliai in un orecchio.

“Chi sei?” Chiese lui spaventato.

“Non ti preoccupare. Non ti posso fare del male, sono un fantasma oramai.”

“Un fantasma???” Stava morendo di paura. Strinse i pugni.

“Si.. Ma non avere paura di me. Io sono l’unica a poterti aiutare. Ricordi? Sono state le mie ceneri ad accecarti...”

“.. Samantha ..”  E la sua tensione diminuì.

“Mi fa piacere che ricordi il mio nome.”

“Come scordarlo? Ti ho amata per così tanto tempo..”

“Amata.. parola grossa. Ma lasciamo stare il passato. Come te la passi ora?”

“Uno schifo. Deliah.. Lei.. mi tradisce vero?”

“E’ per questo che piangevi?”

“Si.. Non sono scemo, lo sento che il letto è vuoto nel suo posto.”

“La vuoi vedere?”

“Magari. Vorrei davvero beccarla in flagrante.. maledetta sgualdrina!”

“Io posso far del tuo desiderio una cosa vera. Ma aspetta. Non era lei l’amore della tua vita? E’ stato lei il motivo per cui tu mi hai lasciato.. non è vero?”

“Già... Ma tutti possono cambiare idea…  Samantha..”

“Dimmi..”

“Mi manchi.”

“Allora.. vuoi vedere la tua amata? Ma ti dico sin da ora che non sarà un bello spettacolo ciò che avrai davanti agli occhi.”

“Si la voglio vedere quella maledetta!” Sibilò fra i denti.

“Ok. come vuoi.” Passo due dita sui suoi occhi che come dopo un lungo sonno si risvegliano.

Li aprì con cautela.

“Oddio ci vedo! Vedo di nuovo! Ma.. tu dove sei?”

“Ricordi? Io sono un fantasma.. Ciò significa che non mi puoi vedere.”

“ E lei? Lei dov’è?”

“Hai paura di volare?” Gli chiesi.

“No.”

“Bene.. allora ora ti trasformerò in un fantasma per poco così che potrai vederla.” Gli bacio il collo e lui diventa aria, proprio come me.

“Samantha riesco a vederti!”

 “Già.. ma ora andiamo. Non abbiamo molto tempo.”

Siamo in volo sopra la città, finche non riconosco la casa dell’amante di Deliah.

“Eccola là.”

“Andiamo” Aveva fretta ma io lo fermo.

“Sei sicuro di quello che stai facendo?”

“Si”

Scendiamo leggeri fino alla finestra della camera da letto. La luce è soffusa ed è ovvio che in quella camera non stanno succedendo cose troppo innocenti. Darius si appoggia al vetro della finestra i suoi leggeri palmi.

“E io che pensavo che mi amassi. Tutta un illusione” Dalla sua espressione vedevo che stava per piangere. “ Maledetta! Per colpa tua ho fato morire una persona che mi amava sul serio..”

Si volta verso di me “Ti amo Samantha”

“Anche io Darius, e non ho mai smesso di farlo.”

Una lacrima d’ aria scivola sulla sua guancia. e proprio in quell’istante l’effetto del mio bacio-fantasma svanisce.

“Nooooooooooooooooo” Lo vedo precipitare ma non posso fare niente. Io sono solo un fantasma.

E così un tonfo sordo rimbombò nell’aria notturna. Tre ore dopo il luogo della caduta pullula di poliziotti e medici. Nessuno si sa spiegare il fatto, ma io lo so. Io so cos’è successo. Ho visto tutto.

Allora per vendicare il mio dolce amore prendo un gessetto trovato nella macchina della polizia e scrivo sul marciapiede a grandi lettere:

 

Nessuno riuscì a capire la scritta. Tutti tranne lei.

E ora io e il mio amato siamo di nuovo assieme. E niente, nemmeno la morte ora ci potrà separare.

 

Fine

 

  
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