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Autore: The Pursuit of Happyness    24/09/2013    0 recensioni
L'amore per gli adolscenti, più che altro è una tortura.
Perché non c’è peggior punizione divina che l’amore non corrisposto.
O almeno così mi sembra a questa età.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' l’ennesima notte in bianco in cui il sonno, nonostante lo cerco con tutte le mie forze, sfugge da me. Tra quelle lenzuola stropicciate di quel letto troppo caldo per poter riposare, immersa nell’odore della trafficata città in cui ogni giorno milioni di abitanti ignorandosi vanno avanti, il mio corpicino da ragazza si affanna. Non è ne una sbronza ne un malanno a impedirmi il sonno. Continuo a pensare, a immaginare un mondo diverso, dove c’è solo quello che voglio io e accade ciò che desidero. Mi perdo a disegnare e curare nei minimi dettagli quel mondo che poi si nasconde nelle braccia della notte, si immerge nelle pieghe del cuscino o nelle lenzuola e, a volte, mi accompagna nei sogni. Quel mondo di cui sono gelosa, di cui non rivelo a nessuno la sua esistenza, perché ne sono io la padrona e non voglio che nessuno me lo rubi e per questo, alla mattina, lo nascondo per bene sotto il materasso, e lui fedele mi aspetterà li fino a sera. Ma poi, a un certo punto tutto ciò non serve più a distrarmi. Il brutto pensiero ritorna, mi contorco, lo stomaco mi si appiattisce, i battiti aumentano, il respiro si fa breve e irregolare, mi giro di scatto, affondo la testa nel cuscino e dai miei occhi sgorga un salatissimo fiume in piena. Il tutto è reso più amaro dalla fine dell’illusione che quel mondo che stavo creando esistesse realmente, dalla fine dell’incantesimo; come Cenerentola si era ritrovata, al puntuale scoccare della mezzanotte, la carrozza trasformata in zucca, io mi ero ritrovata catapultata nella triste e acida realtà. Quel ragazzo è diventato un’ossessione, un incubo; quest’amore si tramuta spesso e volentieri in odio, odio verso me stessa, versa quella sconosciuta imperfezione per cui lui non è attratto da me. Perché non c’è peggior punizione divina che l’amore non corrisposto. O almeno così mi sembra a questa età. L’età in cui quando sono davanti all’armadio per decidere cosa mettere penso a ciò potrebbe piacere a lui; quell’età in cui anche per vedersi soli cinque minuti si fanno i salti mortali; l’età in cui il tuo fidanzato è più che altro il migliore amico con il quale parli di tutto, con cui fai delle scemenze e per colpa del quale ti predi delle sgridate dai tuoi; l’età in cui avere qualcuno con cui dividere le difficoltà, le ingiustizie e le paure è essenziale per vedere il mondo con occhi felici. Ed è struggente vedere: da una parte il mio lui, o meglio, quello che vorrei fosse il tuo mio che da mille attenzioni a tutte fuor che a me, dall’altra parte tutte le coppiette felici che sprizzano amore da tutti i pori; e poi mi guardo me, li al centro da sola. Perché non riesco a capire che altre mille persone vivono la mia stessa situazione. Mi sento sola e basta, vorrei spaccare il mondo, questo mondo in cui vivo e che tanto odio vorrei distruggerlo con le mie mani. Ma poi non riesco a fare altro che accasciarmi inerme sul dolce divano del salotto, avvolta nel profumo di casa che mi accompagna da sempre, con le foto di quando ero piccola appese alle pareti, dove c’è una nanetta sempre sorridente, perché si sa che essere piccoli è bello, perché un ginocchio sbucciato fa meno male che un cuore spezzato. Ma non faccio caso a tutto ciò, non mi rendo conto dell’amore che c’è in ogni singolo angolo di casa mia, non mi accorgo che mia madre e mio padre sono li per me, pronti ad ascoltarmi e a fermare le lacrime che inesorabili solcano il mio dolce viso. Fisso il vuoto, pensando a chissà che cosa, e tengo il telefono in mano, aspettando quel messaggio che sono convinta non arriverà mai. Poi stanca e frastornata dai pensieri che prepotenti si fanno largo nella mia testa mi alzo. Con passo stanco mi dirigo in camera mia, entro e mi chiudo la porta alle spalle, che sbattendo fa un rumore che rieccheggia in tutta la casa. Mi guardo in torno, oggetti, vestiti e libri sono sparsi ovunque. Inizio con pazienza la ricerca, scavo fra le montagne di roba e alla fine le trovo. La mia salvezza, la mia ancora di salvataggio adesso la stringo forte fra le mani. Collego velocemente le cuffie al telefono. Solo la musica riesce a gridare più forte, talmente forte da coprire tutte le vocine della mia subdola coscienza, solo lei riesce a isolarmi dal mondo e a farmi fluttuare nel nulla. Mi faccio largo fra i vestiti accartocciati e mi abbandono dolcemente sul mio letto, tastandolo con la mano per trovare il cuscino. Sfoglio svogliata l'elenco delle canzoni perchè so che poi intanto scelgo sempre le stesse. Mi rilasso come non riuscivo da tempo e dopo qualche minuto mi addormento. Al mio risveglio non mi accorgo di nulla, ma dopo qualche istante sento una melodia che rimbomba nelle mie orecchie. E' una canzone d'amore, straziante e malinconica, di cui non conosco nemmeno l'esistenza. Mi stringo forte le mani contro il petto, sbuffo e mi tolgo quelle dannate cuffie. Scruto la camera come sono solita fare quando mi sento persa, perchè solo in quelle pareti riesco a ritrovate la mia strada. I poster appesi, il disordine, la libreria colma di libri e album di figurine, la play station impolverata che non uso mai e la luce che fioca penetra in questo freddo pomeriggio primaverile, tutto è familiare. Fin dai più remoti ricordi della mia infanzia ricordo tutto così. Certo, i personaggi dei poster nel mentre sono cambiati, così come le tende, i cuscini e i copriletti, i personaggi della Disney gli ho sostituiti con lo stemma della mia squadra di calcio preferita, con tinte monocromatiche e note musicali.Sono una tipa strana. Ho i lineamenti del viso fini e un poco allungati, gli occhi che sembrano un fondale marino del quale, grazie alla trasparenza dell'acqua, si riesce a intravedere la sabbia e i capelli castani chiari con le punte schiarite quasi bianche. Le mie unghie sono sempre coperte da smalti di mille colori diversi e piene di decorazioni, ogni giorno abbiano vestiti, gioielli e trucco. All'apparenza sembro la classica femminuccia tutta dolce e aggrazziata. Ma se si mi si conosce meglio e si scava a fondo nel mio animo si scoprono cose molto contrastanti al mio aspetto. Ad esempio, amo la musica rap, solo italiana, ne conosco tutti i rapper e so a memoria un buon numero di loro canzoni. La mia passione è la chitarra elettrica, che adoro suonare quando sono da sola, e il mio più grande desiderio è di avere una bella Ducati un giorno. Impazzisco per il calcio, ho l'abbonamento alla gradinata Nord e seguo spesso la mia squadra anche in trasferta, inoltre mi interessa il calcio mercato e insulto l'arbitro se sbaglia il suo dovere. Non ho nessun colore preferito perchè sono tutti troppo belli, e anche non sono brava a disegnare quando sono felice passo tantissimo tempo e riempire fogli con delle scritte che poi coloro usando sfumature e ogni tinta dei pastelli. Se mi arrabbio divento una bestia, ma succede raramente, e poi quando mi metto a ridere faccio versi strani, batto le mani e pesto i piedi.Sono una persona solare e sempre con la battuta pronta, questo anche grazie al fatto che ho imparato a nascondere tutti i dolori. Ogni giorno mi riprometto di essere indefferente ai sentimenti e di non affezionarmi a nessuno, ma poi se una persona lo merita gli do anche l'anima. Amo tutti gli animali, ma sono terrorizzata dai ragni.A volte faccio fatica a capirmi da sola, e questo era uno di quei momenti. Il mio carattere contrastante mi manda spesso in confusione. Sono qui sul letto con un qualcosa di indefenito sotto di me, su cui mi sono seduta per sbaglio, che cerco di parlare con me stessa, di comprendermi, ma è tutto inutile.Innervosita da questo dialogo che non riesco a inandiare vado con passo battagliero in bagno di fronte allo specchio, pronta a non perdere questa sfida. Devo riuscire a capire che cazzo mi prende.Eccomi qua, davanti alla specchio. Apro il rubinetto e con uno spruzzo d'acqua faccio colare il pesante strato di trucco che stamattina avevo deciso di mettere sul viso pulito da ragazza. La matita nera che prima segnava i miei occhi con una riga spessa era già quasi tutta colata per il piccolo pianto di sfogo e l'eyeliner che era ancora intatto crea un alone che mi fa somigliare più che altro a un panda. Lancio uno sguardo di sfida al mio riflesso e mi metto con le braccia conserte. Mi asciugo il viso con un asciugamano, che imbratto di nero. Con pazienza mi guardo, ma subito mi distolgo dal mio intento. Non mi importa più capire che mi prende, voglio sapere perchè non gli piaccio. Mi focalizzo subito su quei piccoli luridi brufoli, un po sulla fronte e basta, che sembrano come delle macchie di penarello. Poi noto un filo di occhiaie sotto gli occhi, in effetti sono stressata per l'esame e non riesco a dormire molto. Sulla guancia sinistra ho un piccolo neo, che forse non è così piccolo poi. Tutte queste piccole imperfezioni non riescono a farmi prestare attenzione ai lineamenti del viso, così dolci e giovani, gli occhi che sembrano due dipinti non li considero e nemmeno la bocca rossa e un po' carnosa sembra esserci. Mi guardo la pancia, che poi in fondo non è nemmeno così tragica la situazione. D'altronde fin da piccola faccio sport. Se solo fossi un po più alta, se quei brufoli scomparissero e se fossi perfetta, come le ragazze che piacciono a lui. Poi però ragiono e mi convinco che alla fine non sono così orribile come pensavo. Mi scappa persino un sorriso. Sto per tornare in sala con una buona dose di speranza e mi chiedo chi voglio prendere in giro. Non sono perfetta, faccio schifo ed è solo colpa mia. L'angoscia mi assale, alzo timidamente lo sguardo. "Odio quel riflesso" è l'unica cosa che riesco a pensare. Mi sale un'odio immenso dentro, una rabbia feroce e disperata che sfocia in un pianto isterico. Gli occhi mi diventano rossi e la pelle,a chiazze, fa la stessa cosa. Il viso mi si inumidisce e inizio a mordermi le labbra, come faccio sempre quando piango. Sono ancora più brutta ora. Non ne posso più di me! Vorrei potermi infilare dentro a quello specchio e sparire per sempre. Perchè devo sempre uscire di casa alla mattina con un sorriso sulla faccia e facendo finta di essere forte mentre dentro sto morendo, sono vuota e assalita da mille brutti sentimenti. Nessuno se ne accorge, probabilmente perchè nessuno si è mai interessato a me. Sono uno scarto della società, utile solo quando qualcuno non ha capito la spiegazione di un prof. Quegli esseri che con le loro inutili lezioni non fanno altro che rovinarmi la vita, sono un invito a deprimersi. Io mi faccio il mazzo ogni santissimo (più che altro maledetto) giorno e gli insegnanti premiano sempre e solo i lecchini che non studiano e arrampicandosi sugli spechi, o ammiccando, riescono a racimolarsi le borse di studio.Con un rapido gesto della mano mando via tutte quelle considerazioni e mi concentro nuovamente su di me. Non capisco se non riesco a concentrarmi su di me perchè è troppo difficile o perchè ho paura di quello che potrei scoprire. Faccio sempre così. Nelle situazioni più difficili mi lascio star male senza capire il motivo e senza impedirgli di assalirmi. Così il più delle volte lascio me stessa al mio indominato animo ribelle che fa quello che vuole, senza poi dare una spiegazione. Mi baso sempre sull'impulso e l'istinto, anche adesso, senza ragionare sull'azzardatezza di ciò che sto per fare, esco di casa senza rendermi decente, rimango conciata com'ero. Scendo le scale del palazzo di corsa e vado all'isolato parchetto dietro la fila di tristi palazzoni grigi. Qui l'odore dei gas di scarico non si sente quasi, come il rumore delle auto. Mi sento isolata, e in questo momento è ciò di cui ho bisogno. Dondolandomi con un piede sull'altalena, guardo il cielo e ogni tanto, aggrappandomi alle corde, mi lascio andare in dietro con la schiena. Percepisco appena lo scorrere inesorabile del tempo, dimenticandomi completamente che dovevo uscire con i miei amici. Ma vabbè, non fa niente, perchè intanto adesso che la scuola è quasi finita usciamo tutti i giorni e anche se oggi salto non mi perdo niente. Frugo nelle tasche della felpa tutta molla e stinta, trovo il cellulare e controllo i messaggi. Ho circa una ventina di notifiche: "Silvia dove cazzo sei!?" "Oi Sissy noi siamo qui dal bar ad aspettarti" "Best dove sei finita? Problemi di cuore? Non farmi preoccupare e ricordati che per te ci sarò sempre! <3". Si si come no. "Scusate raga oggi non ho sbatti di uscire" la mia fredda e acida risposta a quelle persone che, in fondo, mi vogliono un bene dell'anima. Non ho voglia di spiegare com'è la situazione nemmeno a Margy, la mia migliore amica. Tanto lo sa come va, perchè quasi ogni giorno è la stessa storia e va sempre a finire che lei viene a casa mia e mi trascina fuori di peso. Guardando intorno mi viene da chiedermi come mai il mio istinto mi abbiamo portato qua. Gli alti e insignificanti palazzoni che mi circondano, lo scorcio di cielo che si intravede, i giochi vecchi e sporchi, i muretti decorati dai vandali e dalle loro vernici,nulla mi suggerisce una risposta. Quindi se la risposta non è fuori, sarà dentro me. Sto a pensare per un bel po, con lo sguardo a fissare il vuoto, e poi mi convinco che la spiegazione è soltanto una. Visto che questo posto è così isolato venendoci speravo che almeno qui il suo pensiero non mi raggiungesse, che almeno in questo parchetto riuscissi a non pensare a lui. Ma, come disse Petrarca, non c'è nessun luogo talmente isolato o arido dove l'amore non mi cerchi e io non cerchi lui. Così nemmeno la tattica dell'isolamento ha funzionato, infatti già adesso un senso di angoscia mi sta divorando. In più penso a quanto sia inutile stare ore e ore a immaginare l'amore perfetto, quello dei film, baci appassionati, uscite mozzafiato, pazzie, quell'amore che nella realtà non c'è.
   
 
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