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Autore: Cabiria Minerva    24/09/2013    3 recensioni
E sapeva – oh, se lo sapeva – che non si sarebbe mai presentato, eppure... eppure lui era stato il suo migliore amico e, malgrado i litigi e le incomprensioni, gli aveva sempre voluto bene e avrebbe voluto averlo accanto in un giorno così importante.
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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We were once friends


 

Lily Evans era diventata Lily Potter in un fresco martedì di tarda primavera. Malgrado qualche nuvola di passaggio e delle sporadiche folate di vento – troppo deboli per disturbare, ma abbastanza forti da far svolazzare più volte i capelli della sposa proprio in faccia allo sposo, i cui tentativi di liberarsi avevano fatto ridere tutti gli invitati – la giornata era stata soleggiata e piacevole. La sposa, poi, in quel suo abito semplice e una corona di fiori bianchi che le cingeva la testa, era apparsa raggiante, le dita sempre intrecciate a quelle di James, gli occhi – spesso un po' lucidi – che correvano a cercarlo non appena si separavano per salutare uno zio, un amico di famiglia, un vecchio compagno di scuola.

Ora, mentre il giorno sfumava lentamente nella notte, i festeggiamenti non davano segno di voler rallentare: i lunghi tavoli, riparati dal gazebo piazzato nel giardino della casa dei genitori di James, erano attorniati da persone intente a bere da flûtes di cristallo che apparivano fluttuando, accompagnate da una bruma argentata. Nell'ampia pista da ballo, invece, molti ballavano o ridevano, tirando a sé gli sposi ogniqualvolta uno di essi passava loro accanto. In quell'esatto momento, ad esempio, Sirius stava cercando di lanciare un incantesimo su James, ma, la lingua impastata dall'alcool, continuava ad inciampare sulla seconda sillaba della parola, perciò, ridendo, cercava di ricominciare daccapo. Lupin, tra le mani un bicchiere di succo d'arancia, lo guardava con lo sguardo di chi si è ormai rassegnato, mentre James era praticamente piegato in due, le mani sullo stomaco e le lacrime agli occhi. Pochi passi dietro di loro, al bordo della pista, sedeva Peter, silenzioso, un sorrisetto nervoso sulle labbra.

Lily li osservava da lontano – tra le scarpe coi tacchi e l'agitazione della giornata aveva avuto bisogno di un attimo di pausa, di una boccata d'aria nel giardino. I suoi ragazzi, pensò quasi intenerita, non sarebbero mai cambiati. Sorrise. I suoi ragazzi. C'era stato un tempo, anni prima, in cui avrebbe riso all'idea di chiamare quei due sbruffoni e i loro amici i suoi ragazzi. Beh, c'era anche stato un tempo in cui il suo ragazzo era un bambino pallido e schivo. Distolse un attimo lo sguardo da suo marito e dai suoi amici e si guardò attorno. Non che ci sperasse sul serio, ma ogni tanto, nel corso di quella lunga, estasiante e stancante giornata, aveva lanciato occhiate oltre gli invitati, oltre il gazebo. Naturalmente non lo aveva visto. Non sarebbe venuto, lo sapeva, eppure...

Eppure un briciolo di speranza continuava a farle cercare il volto di quello che, un tempo, era stato il suo migliore amico. Certo, quel tempo era lontano. Molte parole erano state dette, forse senza pensare alle conseguenze, e molti silenzi le avevano seguite. Troppi. Anni silenziosi, astiosi, distanti. Poi qualcosa, in lei, era cambiato. La ragazzina aveva fatto spazio alla donna, il futuro era diventato il presente e improvvisamente quegli insulti lontani non importavano più. Aveva smesso di sentirsi ferita dalle parole di un ragazzino pieno di dolore e umiliazione. Così gli aveva mandato un gufo, quasi due anni prima. Naturalmente Severus non aveva risposto, così come non aveva risposto ai gufi successivi – Lily aveva continuato a scrivergli, imperterrita, sapendo che ci sarebbe voluto del tempo. Poi, pochi giorni prima del suo compleanno, un piccolo gufo grigio le aveva consegnato una busta azzurrognola. Nessun biglietto, nessuna scritta, solo un fiore secco, i lunghi petali bianchi che ancora sapevano di aria e di prato. Aveva sorriso e aveva continuato a scrivere le sue lettere senza risposta e, un giorno, gli aveva inviato la partecipazione per il suo matrimonio.

E sapeva – oh, se lo sapeva – che non si sarebbe mai presentato, eppure... eppure lui era stato il suo migliore amico e, malgrado i litigi e le incomprensioni, gli aveva sempre voluto bene e avrebbe voluto averlo accanto in un giorno così importante. Per un istante il suo sorriso s'incrinò, avvelenato da una breve ma intensa rabbia. Sì, lei gli aveva sempre voluto bene, e lui non si era mai nemmeno degnato di risponderle, di dirle che stava bene, che le mancava. Non si era nemmeno presentato al suo matrimonio, ben sapendo quanto fosse importante per lei. Forse si era solo immaginata tutto. Forse per lui quell'amicizia non era mai stata importante come per lei. Forse non le aveva mai nemmeno voluto veramente bene. Altrimenti... altrimenti si sarebbe presentato. Sarebbe venuto, per lei. Perché lei lo avrebbe fatto, per lui. Per quello che era stato il suo migliore amico... Ma forse, pensò amaramente, il silenzio e il tempo avevano scavato una voragine talmente ampia da non poter più essere ricucita.

Con un sospiro guardò ancora oltre il confine del giardino. No, non sarebbe venuto. Forse il passato doveva rimanere tale. Forse era meglio così.

Si rimise le scarpe e tornò nel gazebo, verso il suo nuovo marito che, nel frattempo, era riuscito a immobilizzare Sirius su una sedia e, con l'aiuto di due loro amici, stava cercando di fargli ingollare un'intera bottiglia di Whiskey Incendiario, che sembrava voler finire ovunque fuorché nella sua bocca. Nel vederla tornare verso di loro, James lanciò la bottiglia a Peter – che la fece cadere a terra, scatenando gli ululati di delusione dei presenti – e fece alcuni passi nella sua direzione, porgendole una mano.

«Mi permette questo ballo, signora Potter?»


 

* * *


 

Lily aveva lanciato un ultimo sguardo verso la macchia boschiva, proprio oltre il giardino dei Potter, dove si era Materializzato ben prima del tramonto. Era così bella in quel vestito che le fasciava i fianchi ed ondeggiava ad ogni suo passo. Se avesse potuto sarebbe corso da lei, anche solo per un istante, anche solo per poter sentire ancora una volta il suo odore, la sua voce.

Non gli era sfuggito il lampo di rabbia che le aveva attraversato il volto – che fosse delusa dalla sua assenza? No, non era così importante. Non lo era mai stato. Lei era stata la sua migliore amica. La sua unica amica, in effetti. E lui le aveva riversato addosso tutto il suo affetto. Tutto il suo amore. E poi, in un impeto d'ira, anche tutta la sua frustrazione, e tutto era finito. Il silenzio era stato per così tanto tempo l'unica cosa tra di loro... Un silenzio pieno di rimpianti, di scuse che non sarebbero servite a nulla. Poi, un giorno, aveva ricevuto una sua lettera. Non le aveva risposto, stupito, forse anche incapace di scrivere qualcosa a quella che era stata la sua migliore amica. Questo non l'aveva fermata – oh, no, se Lily si metteva in testa qualcosa si poteva star ben certi che nulla l'avrebbe fermata – e molte altre volte quel gufo grande e un po' burbero aveva picchiettato alla sua finestra. Ma Severus non poteva risponderle. Non avrebbe capito. La sua vita, ora, era troppo complicata, troppo... non avrebbe saputo trovare le parole giuste.

Però le aveva inviato un fiore. Era dovuto tornare a Spinner's End per degli affari di famiglia e non aveva resistito alla tentazione di tornare nel prato dove, da bambini, avevano passato pomeriggi interi a guardare le nuvole e a parlare. Lì aveva raccolto uno dei fiori bianchi che la piccola Lily Evans amava e glielo aveva mandato. Non ti ho dimenticata – era quello il suo significato, e Severus sapeva che non avrebbe avuto bisogno di parole perché lei capisse.

Certo, quando aveva ricevuto l'invito al suo matrimonio – con quell'arrogante, sbruffone di Potter, poi! - era stato tentato di uccidere quel dannato gufo, di maledire quel dannato Potter, di maledirli entrambi. Ma lei era stata la sua migliore amica, e lui le voleva bene. Anzi, l'amava. L'amava come non avrebbe mai potuto amare nessun’altra. Così era andato. Lontano, fuori da quel loro mondo perfetto, dove tutti ridevano e ballavano e bevevano. L'aveva osservata per ore, sapendo che quella distanza tra di loro non avrebbe mai potuto essere percorsa. Non da lui. E allora l'aveva guardata ballare, scherzare con gli invitati, sporcarsi di panna mangiando la torta. E poi ancora ridere e ballare e giocare con quei suoi lunghi capelli rossi. Chissà se, in tutto quel tempo, Lily si era guardata attorno cercandolo, delusa nel non vederlo arrivare.

Guardò Potter allontanarsi dai suoi amici, porgerle la mano e dirle qualcosa che la fece ridere. Li guardò abbracciarsi e ballare, stretti l'uno all'altra.

Severus strinse le labbra. No, non era così importante. Chiuse gli occhi e si Smaterializzò.



Ieri sera mi è venuto un attimo di ispirazione acuta (non so perché io abbia scritto di matrimonio, istituzione di cui non sono particolarmente fan - e anche l'evento in sé mi annoia.. ma l'ho fatto), quindi ho pensato che sarebbe stata una buona idea approfittarne finché il carico scolastico me ne lascia l'occasione ;)
Spero abbiate apprezzato la lettura e/o che vogliate lasciarmi una vostra opinione (potete anche farlo su facebook, via messaggio privato, via gufo, camino, quello che volete, sono di mentalità aperta). O del cioccolato. Va bene anche del cioccolato.
A presto,
Cabiria Minerva
   
 
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