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Autore: MoreUmmagumma    25/09/2013    6 recensioni
"Solo una cosa mi viene da dire. Una cosa che probabilmente ti avrò detto poche volte in quei cinque anni in cui sei stato presente fisicamente: Ti voglio bene, papà."
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Now We Can Hear Ourselves Again

Attenzione: la parte in corsivo e il titolo appartengono a Dk in a Madow, che gentilmente mi ha fatto questo 'regalo' dopo averle parlato ieri sera di questa cosa che avevo intenzione di scrivere.

 
There's nothing I wouldn't do
To hear your voice again.
Sometimes I wanna call you but I know you won't be there
Hurt – Christina Aguilera
 
Il ticchettio dell’orologio a pendolo sembra rimbombare all’interno della stanza, sovrastandone il silenzio. Quante volte ho sentito questo ritmo ripetuto, il suo infinito battere e levare, il suono della mia infanzia e la melodia più dolce del mondo.
Rimango fissa in piedi davanti allo specchio della mia stanza, l’abito bianco scelto con cura da me e mia madre che fascia il mio corpo e un velo trasparente che cade sulle mie spalle, per poi scendere lungo la mia schiena fino a toccare terra. Alzo lo sguardo per incontrare i miei occhi. Mi sembra di vederti di fianco a me mentre mi tieni il braccio, sforzando un sorriso per non cercare di piangere. Non lo ricordo molto il tuo sorriso, ma me lo immagino come quello di un ragazzino di fronte al banco dei dolci, o di fronte al suo giocattolo preferito. Perché questo tu eri: un bambino con le fattezze da adulto. Il mio Peter Pan, le cui ali si sono spezzate troppo presto.
-Zoe, sei pronta?- la voce di Jason da fuori la porta mi fa sobbalzare, distraendomi dai miei pensieri.
-Si, avanti!- esclamo, sistemandomi il vestito per poi girarmi verso di lui che entra nella stanza.
-Wow...- è tutto quello che riesce a dire vedendomi.
Mamma dice che ti somiglia in questo: impacciato e a volte con le sembianze da orso. Ma con il cuore più tenero di tutti e con il sorriso sempre pronto a spuntare fra le labbra.
-Come sto?
-Bene... molto bene.
-È il modo di un fratello timido per dire “Sei carina?”
-Sei bellissima.
Lo guardo negli occhi, gli stessi che avevi tu, che infondevano coraggio e sicurezza a chiunque avesse incrociato il tuo sguardo.
-Grazie- gli rispondo accennando un sorriso.
Lui si avvicina, cingendomi le braccia intorno alla vita e stringendomi a sé in un forte e caloroso abbraccio.
-Se ti vedesse papà...
-Ma lui c’è... e ci sarà sempre per noi.
Annuisce, staccandosi da me, gli occhi che sembrano brillare di luce propria.
-Ora andiamo! Sono già tutti in chiesa che ti aspettano.
Lo prendo sottobraccio, lasciandomi guidare verso l’uscita di casa nostra, mentre l raggi del sole mi carezzano la pelle del viso.
Ormai non ci avevo sperato più. In questi ultimi giorni non ha fatto altro che piovere e oggi d’improvviso esce il sole, nemmeno una nuvola a minacciare il bel tempo. Ma io lo so che sotto c’è il tuo zampino, vero papà?
Davanti la macchina, ad aspettarmi tenendomi lo sportello aperto, c’è l’unica persona che al posto tuo vorrei tenere sottobraccio mentre mi conduce lentamente all’altare. I capelli biondi e ricci che gli cadono dolcemente sulle spalle come tanti anni fa e i segni del tempo che ormai si fanno strada sul suo volto. Mi sorride mentre mi avvicino a lui, accogliendomi fra le sue braccia e stringendomi forte.
-Sei meravigliosa!
-Grazie!- rispondo, gli occhi bagnati per l’emozione.
-Tuo padre sarebbe molto fiero di avere una figlia come te.
-Sarebbe fiero anche di vedere te al posto suo. So che lui vorrebbe così.
Annuisce, cercando di ricacciare indietro le lacrime e mi fa accomodare in macchina accanto a lui, pronti per raggiungere la chiesa, la stessa in cui ti abbiamo detto addio per l’ultima volta.
Ammetto che non ero particolarmente entusiasta di quella scelta, ma mamma ha insistito dicendo che quel posto non deve essere lo scrigno di soli ricordi brutti, ma anche di quelli belli.
Ed eccola qui, che si staglia di fronte a me, le campane che echeggiano in allegria e l’organo che al mio ingresso inizia a suonare la marcia nuziale, mentre tutti i presenti si alzano in piedi, mostrando espressioni di incredula meraviglia.
-Pronta?- mi domanda Robert.
-Sì!


 
 
 
Sembra ieri.
Forse è scontato, ma è così.
Questo giorno mi fa tremare le labbra. La gente intorno a me regala complimenti e attenzioni, ma i ricordi fanno battere il cuore così forte che il rumore dei battiti copre le loro voci.
Le porte della chiesa si aprono e lei è lì, la sua mano che si aggrappa quasi disperata al braccio di Robert ed è così che il passato torna alla mente più vivido che mai.
Ricordo le tue mani tremare mentre prendevano una Zoe che aveva ancora le sembianze di un fagottino. O forse perché tra le tue mani tutto sembrava più piccolo. Anche io. Quel giorno erano in preda al panico; sì, le tue mani, quelle ferme e decise da contadino, veloci e quasi violente da batterista.
Ricordo i tuoi occhi. Brillavano come quelli di Zoe.
Dovresti vederla, John.
Tra le braccia di Robert sembra un fiore appena sbocciato, eppure non posso fare a meno di pensare che quelle braccia dovevano essere le tue. Saresti stato impacciato e sorridente, come il nostro Jason che mi chiede per la centesima volta di sistemargli il fiore all’occhiello. Lui è come te, ostenta sicurezza, ma come te si rifugia nelle cose semplici.
Sto per pensare una cosa e aiutami a fermarmi se le lacrime inizieranno a spingere rovinando il giorno più bello di nostra figlia.
Mi manchi, John, è più forte di me.
Manchi come niente nella mia vita; manca il tuo sorriso buono e la tua voce grossa, la tua fanciullezza e il tuo modo goffo di fare le cose, le tue braccia e le tue carezze sui volti dei nostri figli.
Sembra ieri che sei andato via, John, quando il mio letto è diventato freddo e ho iniziato ad annusare i tuoi vestiti per illudermi che ci fossi ancora. Sembra ieri il giorno in cui iniziasti ad insegnare a Jason a suonare come te e lui ti osservava devoto. Sembra ieri che portavi Zoe per i campi seduta di fianco a te, sul tuo trattore. Quando sei andato via, l’ho vista correre più volte verso il garage, trovandola accoccolata sul sedile, abbracciandolo.
Come me, ti voleva vicino.
Come me, ti ha perduto troppo presto.
Ecco, hai visto?
Sono riuscita a piangere anche oggi e nemmeno mi accorgo che Robert si è avvicinato per salutarmi. Farfuglia un augurio, rispondo distrattamente. Poi lo vedo allontanarsi dietro di me, andando ad occupare il posto tra James e John. Conserva per te l’amore di un fratello. Glielo leggo negli occhi, sai?
Cerco di sorridere a tutti e tre, ma credo di aver tirato fuori solo un’espressione sofferta.
Sei un guastafeste, John, lo sei sempre stato, ma sappi che ora ho da fare. C’è nostra figlia vestita di bianco che sorride raggiante e non posso perdermela. Io e te faremo quattro chiacchiere prima o poi.
Forse litigheremo, ma saprai farti perdonare. L’hai sempre saputo.
Prenderai uno dei tuoi vinili preferiti, sistemerai la puntina del giradischi e mi tenderai la mano. Quando l’afferrerò sarò di nuovo tra le tue braccia.
Balleremo, John.
Non saremo Fred e Ginger, ma noi siamo più fighi. Lo dicevi sempre per farmi ridere.
Torneremo a ridere con te un giorno.
Fino ad allora aspettaci, John.
Nel frattempo, mi manchi.
 
 
Rivolgo uno sguardo fugace verso mamma, mentre il sacerdote continua a parlare imperterrito.
Ti sta pensando anche lei. Ti stanno pensando tutti. E stanno sicuramente pensando la stessa cosa: che manchi solo tu. Ma io lo so che ci sei. Basta solo saperti cercare.
O forse sai tu come farti trovare: anche nel volo di una colomba. Proprio quella là, appollaiata sul rosone dietro l’altare, che scruta tutti dall’alto, senza essere notata e che se ne vola via dopo il fatidico “Sì, lo voglio!” per essere finalmente libera.
Solo una cosa mi viene da dire. Una cosa che probabilmente ti avrò detto poche volte in quei cinque anni in cui sei stato presente fisicamente: Ti voglio bene, papà.




Note dell'autrice: come ho detto sopra mi è venuta in mente ieri questa cosina qua, il tutto è nato da questa foto: http://cache1.asset-cache.net/xc/71008855-zoe-bonham-daughter-of-late-led-zeppelin-wireimage.jpg?v=1&c=IWSAsset&k=2&d=77BFBA49EF878921F7C3FC3F69D929FDC6863F990B58F8A0239878C298DC241E23E6BC1C7007DF9BE30A760B0D811297
E boh... io non so se lei sia veramente sposata (so solo che ha una figlia), però mi faceva piacere scrivere questa cosuccia in onore di questo giorno triste per noi fan dei Led Zeppelin.
Ho scelto Robert perché secondo me era legato a Bonzo da uno speciale legame di fratellanza che in qualche modo lo ha spinto ad essere un po' come un secondo padre per i figli di John.
E niente, io non sono bravissima a scrivere cose tristi ^^" (infatti la parte che ha scritto Fra mi piace di più della mia :'D), però spero che vi abbia emozionato almeno un pochino-ino-ino.
  
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