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Autore: Maru_kaite    25/09/2013    1 recensioni
[...]Sapeva dai racconti del padre che era una persona gentile, ma anche ferma e determinata quando ce n'era bisogno. Una vera regina, amata da tutto il suo popolo. Ad Atem sarebbe piaciuto tanto conoscerla, e poter pensare, fiero: “Questa donna è mia madre”. Gli sarebbe piaciuto abbracciarla, ridere con lei, anche litigare con lei, per poi fare subito pace. Gli sarebbe piaciuto viverla.
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Oneshot sulla mancanza che Atem sente della madre. Perché anche se nessuno lo dà a vedere, tutti hanno bisogno della mamma.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Atemu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era notte fonda. Atem aprì di colpo gli occhi, rivelando le ametiste che vi erano incastonate. L'ampia stanza era avvolta nella penombra, e regnava un silenzio così strano da essere quasi inquietante. Si mise a sedere e osservò il rettangolo bianco formato dai raggi di luna che entravano dalla finestra, cercando di calmarsi. Quando il suo respiro si regolarizzò, la mente gli andò al sogno che aveva fatto poco prima.
C'era la sua mamma. O meglio, l'idea che il giovane ne aveva, perché lui non l'aveva mai vista. Lei stava lì, bellissima, aggraziata, i lunghi capelli biondo scuro appena mossi dalla brezza e il viso di una delicatezza e dolcezza infinita. Era in piedi, lo aspettava a braccia aperte. Lui aveva mosso uno, due passi. Aveva teso la mano verso di lei. Ma appena l'aveva sfiorata, lei era stata risucchiata via, e non ne era rimasta traccia... solo granelli di sabbia che danzavano con il vento. E il piccolo bimbo dalla pelle scura, rimasto solo, aveva iniziato a piangere e a lamentarsi ed era stato inghiottito dal buio.
Ogni tanto il giovane principe rifaceva questo sogno, come se la sua mente se ne ricordasse improvvisamente, e si svegliava nel cuore della notte con la sensazione che in una delle stanze del palazzo vi fosse davvero sua madre. Ma poi la lucidità e la consapevolezza riprendevano subito il sopravvento e lui si sentiva così vuoto, solo. Impotente.
Gli avevano raccontato che era morta di parto. Era morta mentre lui nasceva, che ironia. Sapeva dai racconti del padre che era una persona gentile, ma anche ferma e determinata quando ce n'era bisogno. Una vera regina, amata da tutto il suo popolo. Ad Atem sarebbe piaciuto tanto conoscerla, e poter pensare, fiero: “Questa donna è mia madre”. Gli sarebbe piaciuto abbracciarla, ridere con lei, anche litigare con lei, per poi fare subito pace. Gli sarebbe piaciuto viverla. Ma tutto ciò, ormai, non era più possibile.

 

Non lo sarebbe mai più stato.

 

Il viso del ragazzo si contorse in una smorfia di dolore, dapprima lievemente, poi in modo sempre più netto. Atem iniziò a singhiozzare violentemente, e le lacrime a sgorgare fuori senza freno. Non era da lui rimpiangere il passato, sapeva fin troppo bene che ciò che era stato fatto, per quanto giusto o sbagliato che fosse, era stato fatto e basta: nessuno poteva tornare indietro. E poi, gli era stato insegnato che “i principi non piangono”, perché “il pianto è sinonimo di debolezza”, tanto che alla fine lui se ne era convinto a sua volta e aveva sviluppato un atteggiamento distaccato quanto gli bastava per non essere troppo coinvolto emotivamente. Eppure, in quel momento aveva un disperato bisogno di sfogarsi e di versare tutte le lacrime che tratteneva da chissà quanto tempo. Tanto in quel momento nessuno l'avrebbe visto. E comunque, se non l'avesse fatto, sarebbe impazzito.
Si stese di nuovo sul letto e, ancora scosso dai singhiozzi, affondò la testa nel cuscino, bagnandone la stoffa tiepida.
Lui era il futuro Faraone, colui che poteva ottenere tutto ciò di materiale che era suo desiderio ottenere, veniva coperto di gloria e d'oro ed era rispettato e venerato da tutto il suo popolo come un dio.

 

Sarebbe dovuto essere felice, no?

 

No, l'erede del Faraone, il principe Atem, un essere umano in fondo, non era affatto felice, perché c'era una cosa che lui desiderava più di qualsiasi altra, ma che nemmeno lui poteva avere: l'amore di una madre.

 

 

 

Note dell'autrice

Oh, come sono poetica! Mi sorprendo da sola. Va bene, comunque, circa quattro o cinque giorni fa, mentre esploravo il fandom di Yu-gi-oh, leggendo la fic “Dormi mio piccolo principe” di Roro Siad (una delle fanfiction più fluff che io abbia mai letto, mi ha dato in parte lo spunto, quindi è doveroso citarla), ho pensato: “Ma in effetti, di quella poverella che concepì il nostro bellissimo faraone nessuno ne parla mai. Perché non provarci?”. E così è uscita questa storiella qui sopra. E' il mio primo (e forse-ma-non-ci-sperate-troppo ultimo, dipende dalle idee che mi vengono) tentativo di approccio a questo fandom che ho iniziato a conoscere da poco, così come l'anime vero e proprio del resto. Spero l'abbiate apprezzato e spero anche in qualche commentino *occhioni sbrilluccicosi*. Grazie comunque anche solo a chi legge!

Infernapenergy

  
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