Parte I^
L'incontro.
Non era del tutto sicuro che Hannah lo avrebbe
lasciato in pace per molto tempo ma, visto che era riuscito a ottenere quanto
sperato, doveva approfittarne finché fosse durata.
Certo, poteva capirla. In fondo, Cam e Dom
avevano solo sette mesi, perciò non faticava a comprendere quanto fosse in
ansia all'idea di non averli perennemente al fianco.
Ma era anche giusto che iniziasse a staccarsene
un po', o avrebbe finito con il diventarne schiava.
Gli spiaceva un poco fare la parte dell'insistente,
ma anche Nick aveva necessità di riavere sua moglie al fianco e, con due
gemelli come quelle pesti, sapeva quanto poco erano stati insieme, ultimamente.
La passeggiata lungo la Ocean Front con i
passeggini gli era sembrata la scelta migliore, almeno in un primo momento.
Sarebbe stato vicino alla V.B. 3000, a portata
di mamma, insomma, il percorso era in gran parte ombreggiato dalle palme e
c'erano un sacco di parchi in cui fermarsi per dare il biberon ai bambini.
Andrea non aveva però calcolato che, accanto
alla Ocean Front, c'era anche la sabbia, tanta sabbia. E Cam e Dom la
adoravano.
Non passò molto tempo che i due bimbi dalle
teste bionde e la carnagione eburnea iniziarono a scalciare, allungare le
braccia paffute e strillare come aquile per ottenere ciò che volevano.
Andrea si ritrovò così a sospirare affranto e,
con una mano a massaggiarsi la nuca umidiccia d'ansia, osservò esasperato i due
meravigliosi quanto pestiferi nipotini.
“Sapete che se vi riporto dalla mamma ricoperti
di sabbia, lei mi uccide” brontolò il nonno, inginocchiandosi dinanzi a loro
per scrutarli con serietà. Sperava davvero in una loro collaborazione, in una
sorta di complicità maschile, ma non aveva ancora capito con chi aveva a che
fare, evidentemente.
Cam, alias Cameron Andrew Van Berger, lanciò un
tale strillo da poter far incrinare persino lo scudo termico di uno Shuttle, a
cui seguì quello del gemello Dom, alias Dominic Paul Van Berger.
Più di una persona si volse nella loro direzione,
incuriositi da tanto chiasso e Andrea, non sapendo bene cosa fare, si rialzò
sconfitto ed esalò scontroso: “Ed io che volevo farvi divertire un po' in giro,
fuori da quell'ufficio...”
“Sbaglia tattica, se mi permette” esordì una
voce alle sue spalle, sorprendendolo.
L'uomo si volse, incuriosito da quel timbro di
contralto così affascinante e, sgranando leggermente gli occhi, si ritrovò ad
affondare i suoi scuri occhi blu in quelli brillanti e color brandy di una
splendida amazzone dai capelli rossi.
Parte II^
Risate e pannolini.
Gli riuscì difficile trovare abbastanza energia
per aprire bocca di fronte a un simile concentrato di eleganza, bellezza e joie
de vivre – che brillava in quegli occhi caldi come una promessa segreta –
ma, alla fine, Andrea riuscì a gracchiare: “Ah... ah, sì? E cosa dovrei fare
con queste due pesti?”
La donna ridacchiò, coprendosi la bocca carnosa
con il dorso della mano, su cui splendevano una serie di anelli d'argento
dall'aria bohemien.
Sbattendo le lunghe ciglia biondissime con aria
divertita, la donna si inginocchiò accanto ai due gemelli allargando l'ampia
gonna a balze – color turchese a fantasie fiorate – intorno alle lunghe gambe
e, indirizzando un'occhiata studiata ai bambini, dichiarò: “Hanno bisogno di un
cambio di pannolino. Questo è sicuro.”
“Oh” esalò sorpreso Andrea. Ma Hannah non li
aveva cambiati giusto prima di uscire? Che avessero già fatto i loro bisognini?
La donna si rialzò con grazia, facendo
tintinnare i campanellini della cavigliera che solleticava il suo piede
sinistro e, sorridendogli comprensiva, dichiarò: “Se si fida, le posso dare una
mano. In due faremo prima.”
“Beh, avrà sicuramente di meglio da fare che
dare una mano a un nonno così imbranato” replicò con una certa ironia Andrea,
scrollando le spalle.
“Un nonno molto giovane, se posso permettermi”
sorrise la donna, lanciando un'occhiata ai due bambini prima di aggiungere:
“Che ne dite? Ci cambiamo?”
Cam e Dom si dichiararono d'accordissimo e
lanciarono un altro strillo, stavolta di giubilo e Andrea, vistosi costretto ad
accettare, dichiarò: “A quanto pare, hanno deciso tutto loro.”
“Ragazzini in gamba” asserì la donna, allungando
una mano, su cui tintinnarono tutta una serie di braccialetti d'argento
bulinato, cerchi d'oro e bracciali tibetani in legno lucido. “Io sono Helena,
tanto piacere.”
“Andrea... e il piacere è tutto mio, Splendente”
replicò l'uomo, sorridendo nello stringerle la mano.
Lei ampliò il suo, di sorriso, e sollevò con
ironia un sopracciglio, dichiarando: “Oh... siamo molto acculturati, a quanto
pare. Il completo di Gucci non è lì solo per bellezza. Vale veramente
qualcosa.”
“Qualcosina, sì” ammise laconico Andrea,
lanciando uno sguardo distratto dietro di sé, dove il palazzo della V.B. 3000
si stagliava verso il cielo in tutta la sua imponenza.
“Bene, Andrea. Vediamo di trovare un bagno e un
fasciatoio dove cambiare questi due campioni, o penso potremmo subire ben
presto un ammutinamento” asserì la donna, indicando con fare cospiratorio i due
bambini, che stavano diventando rossi in faccia come due ciminiere spinte al
massimo.
Spalancando gli occhi per l'ansia, lui annuì in
tutta fretta e, indirizzato lo sguardo tutt'intorno a sé, si ritrovò ad esalare
un sospiro di puro sconforto.
Si era forse dimenticato che Santa Monica
era il regno dei giovani e che, difficilmente, avrebbe trovato il necessario
per i suoi nipotini proprio dietro l'angolo?
Helena venne in suo soccorso e, con un sorriso
consolatorio, gli disse: “Secondo me, se lo chiediamo gentilmente, in
quell'albergo troveremo quello che ci serve.”
Lanciando un'occhiata al Blu Santa Monica Hotel,
Andrea si diede quasi dello stupido.
Come aveva fatto a non pensarci prima? Con tutti
i clienti che vi aveva indirizzato nel corso degli anni, di sicuro lo avrebbero
accolto a braccia aperte, e Cam e Dom avrebbero trovato di sicuro un luogo
adatto in cui poter essere cambiati.
Più sicuro di sé, Andrea annuì e si diresse
senza problemi verso l'enorme albergo a più piani e dalle candide pareti
affrescate di fresco, camminando speditamente sulla Ocean Front gremita di
passanti.
Helena, al suo fianco, si impegnò con molto zelo
a tenere occupati i bambini con moine e buffe vocine di contralto, che
letteralmente fecero impazzire di gioia i due gemelli.
E anche lui.
Fin da quando Isabel aveva fatto esplodere quel
colpo di pistola contro Phillip, finendo con il colpire Hannah, il suo cuore si
era chiuso in un guscio protettivo, pronto a non riaprirsi mai più per nessuno.
Il matrimonio di Nick e Hannah, la successiva
nascita dei gemelli e il fidanzamento di Rena lo avevano però spinto poco alla
volta a riaprirsi al mondo, permettendo alla gioia di sfiorare il suo animo
così ferito.
Vedere poi Bran e Phill andare d’amore e d’accordo
non aveva fatto che tranquillizzarlo, giorno dopo giorno, come un massaggio
benefico al suo cuore martoriato.
Prendersi cura di Cam e Dom lo aveva aiutato a
riacquistare fiducia e, come in una sorta di catarsi personale, si era gettato
anima e corpo nella cura dei nipoti, forse per compensare a ciò che non aveva
fatto con i figli.
Hannah e Nick lo avevano lasciato fare, e anche
Bran e Phillip erano stati lieti di farsi da parte più del necessario, perché
fosse lui ad occuparsi il più delle volte dei bambini.
Capivano, evidentemente, quanto fosse importante
vederli crescere assieme a lui.
Ma ora compariva dal nulla quella donna
dall'aria gitana, dai riccioli ramati sparsi sulla schiena diritta, abbigliata
come una splendida chiromante, e lui si sentiva come poche altre volte si era
sentito in vita sua.
Era come se si fosse risvegliato di colpo sotto
il sole, e i suoi occhi fossero rimasti abbagliati dal riverbero.
Non c'era malizia alcuna nel suo sguardo
sincero, ed era più che evidente che non lo aveva affatto riconosciuto,
nonostante il processo di Isabel li avesse spinti tutti sulle prime pagine per
più volte di quante gli fossero piaciute.
Certo, erano passati un paio d’anni, e anche
quello scandalo era passato e dimenticato, sostituito da altre notizie, altri
fatti sconvolgenti.
Inoltre, i ragazzi sembravano essere ben
disposti verso lei, perciò …
Se non ci si poteva fidare dell'istinto dei
bambini, di cos'altro ci si poteva fidare?
Fu per questo che, all'ultimo momento, Andrea si
fermò prima di entrare nell'albergo e, scuotendo il capo, mormorò: “Forse è il
caso di cercare un bar. Non vorrei perdere del tempo, qui.”
“Credi che le persone qui dentro siano così
meschine da non perdere la testa per questi due angioletti?” replicò Helena,
sorridendogli divertita.
Lui negò recisamente ma, prima ancora di poter
dire qualsiasi cosa per poterla convincere a cambiare strada, uno dei ragazzi
del servizio interno lo riconobbe e, dalla porta a vetri dell'ingresso, lo
salutò cordialmente.
Un attimo dopo, gli si avvicinò sorridendo.
Vistosi scoperto, Andrea rispose al sorriso con
un saluto e, mogio, mormorò: “Ehi, Sebastian. Vedo che la caviglia è guarita
bene.”
“Molto bene, grazie, Mr Van Berger. Sono i suoi
nipotini?” dichiarò allegramente il giovane ispanico, sorridendo ai bimbi. “Mrs
Van Berger ha fatto un autentico capolavoro. Suo figlio ne sarà molto
orgoglioso, penso.”
“Moltissimo” assentì Andrea, lanciando in
straforo alcune occhiate all'indirizzo di Helena.
Stava ascoltando con molta attenzione e
pareva divertita. Oltre che vagamente sorpresa.
“Senti, Sebastian, pensi potremmo utilizzare uno
dei bagni del pian terreno per poter cambiare loro il pannolino? Siamo in
totale emergenza, al momento” si informò a quel punto Andrea, lanciando alle
ortiche ogni tentativo di segretezza.
Avrebbe voluto chiacchierare ancora un po’ con
Helena senza il peso del suo nome a fare da peso ingombrante sulle spalle, ma
gli era andata male.
“Ma certo, Mr Van Berger. Se preferisce,
chiamerò Rachel e Bonny per prendersene cura. Sono adorabili, coi bambini” lo
informò allora il giovane, conducendoli verso l'entrata con un cenno della
mano.
“Faremo da soli, grazie” scosse il capo Andrea,
declinando cortesemente l'invito.
“Come desidera, Mr Van Berger” assentì senza
problemi il giovane, invitandoli a oltrepassare la hall, ariosa e profumata di
rose, per dirigersi verso un corridoio illuminato da faretti a led.
Lì, Sebastian li indirizzò verso il fondo, dove
si trovavano due porte in radica di legno lucidata a specchio e su cui
campeggiavano i simboli delle toilette per uomo e donna.
Helena si trattenne finché Sebastian si fu
allontanato dopodiché, con un risolino, esalò: “Ti prego, dimmi che non hanno
le tazze in oro.”
“Sono in ceramica” la rassicurò lui, sospirando
afflitto nell'aprire la porta del bagno delle signore.
Per loro fortuna, in quel momento non c'era
nessuno, così si dedicarono alacremente al cambio dei pannolini senza dover
dare spiegazioni di sorta ad alcuno.
Helena si dimostrò veloce ed operativa e Andrea,
nel cambiare Dom, si rese conto di apprezzare il modo in cui la donna si
occupava di Cam.
Anche il bambino parve d'accordo con lui, perché
rise felice e allungò le braccia verso la donna, come per volersi far prendere
in braccio.
Helena però lo ignorò, limitandosi a sorridere,
mettere il borotalco e sistemare il pannolino nuovo.
Solo allora lo accontentò e, presolo in spalla,
gli carezzò il mento e disse: “Sei davvero un bel bambino, lo sai? E scommetto
che la tua mamma ti vuole tanto bene.”
“Li adora, e soffre molto a separarsene, come
oggi” la informò con candore Andrea, finendo il suo lavoro con Dom con il tocco
esperto di chi è abituato a cambiare pannolini tutti i giorni. “Però ho pensato
che fosse giusto offrirle la possibilità di riprendere a lavorare accanto al
marito, dopo tanti mesi di maternità.”
Annuendo, Helena rimise sul passeggino Cam e
asserì: “Staccarsi dai figli è difficile, ma anche necessario. Non possiamo
diventare dipendenti da loro. Come se la cava tua nuora?”
“Ha la fortuna di avere un marito che la ama, e
che lei riama alla follia, perciò è... più facile, se vuoi” chiosò lui,
rimettendo a posto anche Dom prima di uscire dal bagno con Helena.
“E per il magnate dell'imprenditoria Andrea
Jameson Van Berger, com'è essere nonno?” gli domandò Helena, una volta
raggiunta la hall dell'albergo.
Andrea la fissò sorpreso per un attimo prima di
sorridere tristemente e asserire: “Ti va un caffè?”
“Volentieri.”
Parte III^
Segreti e verità.
Seduti ad uno dei tavolini rotondi del piano bar
dell'albergo, Andrea sorseggiò pensieroso il suo scuro caffè espresso,
lasciando che i suoi pensieri vagassero per i fatti loro, a briglia sciolta.
Evidentemente, Helena aveva collegato nomi e
fatti, nel sentire parlare Sebastian, e onestamente avrebbe preferito evitare.
Lei però, dopo essersi accomodata nella
poltroncina accanto alla finestra, da cui si poteva scorgere la Ocean Front e,
più in là, la sagoma scura dell'oceano, non gli aveva chiesto nulla.
Aveva preso un caffè macchiato e una pasta alla
crema dopodiché, con un cipiglio da militare in carriera, aveva pagato il conto
per entrambi.
Cam e Dom dormivano pacificamente, in quel
momento, le due teste bionde reclinate entrambe verso destra, come facevano
sempre quando sonnecchiavano sul passeggino.
“Sono davvero meravigliosi. Ma non mi stupisce,
visti i genitori” sorrise benevola Helena, ammiccando al suo indirizzo.
“Hannah e Nick sono speciali, sì” assentì
Andrea, passandosi nervosamente le mani sui pantaloni dalla piega impeccabile.
Helena se ne avvide e, divertita, gli domandò:
“Pensi voglia strapparti un'intervista? O chiederti dei soldi per non
spifferare al mondo intero che anche i figli di Nickolas Van Berger e
signora fanno la pupù come i comuni mortali?”
Andrea si lasciò andare a un mezzo sorriso, che
però non sfiorò minimamente gli occhi scuri e la donna, perso qualsiasi
desiderio di fare dell'ironia, asserì: “Okay, il caro Sebastian mi ha fatto
capire chi sei... ma dove sta il problema? Ti vergogni a farti vedere in giro
con la proprietaria di un negozio di surf?”
“Come, scusa?” gracchiò Andrea, facendo tanto
d'occhi. “Io... vergognarmi?”
“Sì, insomma... lo vedo che sei a disagio, da
quando ci siamo seduti qui” scrollò le spalle la donna prima di sobbalzare
quando il suo cellulare suonò all'improvviso.
Afferrandolo dalla borsettina che teneva a
tracolla – interamente ricamata a mano, in stile peruviano – Helena borbottò:
“Dimmi, Kyle...”
“Ho interrotto qualche tuo piacevole interludio,
mamma?” chiese ironico il figlio, all'altro capo del telefono.
“Per la verità, sì, ma dimmi pure” precisò la
donna, accavallando le lunghe gambe con disinvoltura.
“Volevo solo sapere se devo aspettarti per
pranzo, oppure se posso chiudere il negozio e andare con Bryan a fare un po' di
surf con lui” la informò Kyle, attendendo impaziente una sua risposta.
Helena ci pensò sopra un attimo, soppesando le
sue parole e il suo attuale compagno di caffè ma, alla fine, disse: “Vai pure
con Kyle. Io pranzerò fuori, tesoro.”
“Dev'essere un uomo interessante, se non vieni a
controllare neppure l'incasso di oggi” ridacchiò Kyle, divertito.
Accigliandosi, Helena replicò gelida: “Non è
l'incasso, che controllo, ma la tua testaccia vuota, ragazzo. Se non ci fossi
io, quel negozio sarebbe stato depredato mille volte!”
“Divertiti, mamma. Qui chiudo io!” rise Kyle,
mettendo giù il telefono.
Fissando malamente il cellulare, come se potesse
trasmette il suo sguardo torvo al figlio, Helena lo rimise a posto un attimo
dopo e, a mo' di spiegazione, borbottò: “Mio figlio Kyle è uno scapestrato, ma
è buono come il pane e voleva sapere se la sua mammina stava bene.”
“Oh. E il marito no?” si informò Andrea,
incuriosito. Non aveva notato nessuna fede nuziale, però erano in molti a non
portarla.
Helena allora rise divertita, facendo
scampanellare quella voce deliziosa e, con tono irrisorio quanto lapidario, lei
asserì: “Se lo trovi, avvertimi. L'ultima volta che ho controllato, era dalle
parti di Alberta, o giù di lì.”
“Come?” esalò a quel punto lui, più che
sorpreso.
Tornando seria, Helena lanciò un'occhiata tenera
ai due gemelli prima di ammettere: “Non ci siamo mai sposati, in realtà, e Kyle
è nato quasi per sbaglio. O meglio, io lo volevo, lui no. Tutto qui. Pensavo
che avrebbe potuto comunque funzionare, ma lui si stancò alla svelta dei suoi
pianti notturni e del cambio dei pannolini così, una mattina, mi ritrovai a
fissare il letto vuoto, l'armadio lindo e i miei risparmi spariti. Sono passati
trent’anni, da quel giorno, più o meno.”
“Mi spiace” mormorò Andrea, trovando difficile
non esprimersi in maniera più volgare. Detesta gli uomini di quel genere, e già
il fatto che Hannah ne avesse avuto uno simile, lo aveva spesso portato a
meditare vendetta.
Sapere che anche l'uomo di Helena si era
comportato similmente gli fece tornare alla mente Patrick Fielding e le sue
mani, istintivamente, si strinsero a pugno.
“Non ti devi scusare. Io ho Kyle, lui niente.
Chi ci perde, è lui” scrollò le spalle Helena prima di avvedersi della sua
rabbia. “Ehi! tutto bene?”
“Sì, tu non c'entri... ma...”
Lei parve capire e, rimuginando un attimo, si
illuminò in viso e divenne tremendamente seria. “Ora ricordo quella brutta
faccenda. Anche tua nuora ha vissuto un'esperienza simile, eh? Abbandonata dal
padre a quel modo! Che gran bastardo!”
Andrea rise stizzito, annuendo e, tornando a
sorriderle gradevolmente, asserì: “Avrei voluto dirlo prima del tuo compagno.”
“Potevi farlo. Io lo dico sempre” ammiccò lei,
portandolo a ridere di nuovo. “Non mi spaventa la verità, sai? Mica è colpa mia
se lui è un idiota. Io ho solo fatto l'errore di accorgermene un po' tardi, ma
in fondo non ci ho perso nulla perché Kyle è il mio bambino adorato.”
“Di certo saprai che io...” iniziò col dire
Andrea, subito azzittito da Helena, che gli sorrise scuotendo il capo.
“Ho sentito quel che hanno detto i notiziari,
certo. Ma la cosa è morta e sepolta, ormai. Non è divertente rivangare il
passato, perché si ammucchiano solo delle gran arrabbiature e basta. Preferisco
vivere giorno per giorno, guardando avanti, non indietro” replicò lei,
alzandosi in piedi per poi spazzolarsi la gonna a balze. “Vieni con me, voglio
farti vedere una cosa.”
Andrea decise di seguirla e, sospingendo i
passeggini, tornarono sulla Ocean Front dopo aver salutato Sebastian e gli
altri inservienti presenti in quel momento nella hall.
“Se non ti scoccia prendere un autobus, vorrei
andare in 3rd street Promenade” gli propose lei, sorridendogli
appena.
Immaginando dove volesse andare, Andrea annuì e,
dopo aver preso in braccio Cam, si lasciò aiutare da Helena con Dom e il
passeggino doppio.
Voleva andare, voleva scoprire.
Ed era da tempo che la curiosità e l'interesse spontaneo
non facevano più parte della sua vita privata. Da troppo tempo.
Parte IV^
L'onda perfetta.
Rip Curl.
La sagoma di un'onda rossa svettava su quello
strano nome, stampigliato in nero sul fondo bianco del muro che sovrastava le
tre vetrate del negozio di surf di Helena.
In quel momento, un cartello con 'TORNO SUBITO'
se ne stava appeso alla maniglia chiusa del negozio e la donna, con un sorriso,
la tolse ed entrò con le sue chiavi, permettendo ad Andrea di fare allo stesso
modo.
Rimesso a posto il cartello di cartoncino
colorato, Helena richiuse e, le mani poggiate sui fianchi, dichiarò: “Questa è
la mia onda perfetta.”
Andrea si guardò intorno, ammirando la distesa
di surf appesi ai muri, le mute da sub di mille colori, il reparto
abbigliamento variopinto e griffato e, sorridendo, annuì con compiacimento.
“E' davvero molto bello” dichiarò dopo un
momento, sorridendole da sopra una spalla.
“Beh, non è la tua mega azienda...” ridacchiò
lei, passando una mano sul bancone scheggiato dove teneva il registratore di
cassa. “... ma è mio e di Kyle, ce lo siamo guadagnato con il sudore della
fronte e ci piace.”
“Si vede, infatti. E'... vitale,
dinamico. Sono sicuro che a Nick piacerebbe fare una capatina qui. Lui ama
molto fare surf e...” iniziò col dire Andrea prima di soffermarsi su una
bacheca piena di fotografie.
Avvicinandosi per meglio osservare, l'uomo
sgranò leggermente gli occhi non appena riconobbe uno dei surfer e Helena,
avvicinatasi a lui, gli sfiorò un braccio con la mano e mormorò: “Conosco tuo
figlio da anni, Andrea. Non mi sarei mai sognata di dire che i suoi figli sono
meravigliosi, se non sapessi chi è il padre. Non sono così superficiale da dire
una cosa che non penso e, soprattutto, di limitarmi a fare un complimento solo
perché una persona ha una bella faccia.”
Andrea rimase in silenzio a contemplare Nick
nella fotografia, abbracciato a un ragazzo dai corti capelli biondo rossicci,
entrambi sorridenti e fieri di fronte a un mare agitato e furioso.
“Erano a Mavericks, nella Half Moon Bay...
cinque anni fa, se non ricordo male” gli spiegò Helena, accarezzando con un
dito la fotografia. “Nickolas finì al pronto soccorso con un taglio bello grosso
al gomito, quella volta.”
Andrea assentì, mormorando con voce persa nei
ricordi: “Ero a Dublino, quel giorno. Mi telefonò dicendomi di non
preoccuparmi, casomai avessi letto sui giornali che era finito all'ospedale.
Gli domandai cosa fosse successo e lui, ridendo e scherzando, mi raccontò del
volo contro gli scogli.”
“Quando li accompagnai al pronto soccorso,
ridevano come due matti” rammentò lei, accentuando il suo sorriso.
“Sapevi chi ero, quando ti sei fermata ad
aiutarmi?” le domandò allora lui, lasciando perdere la fotografia per guardarla
negli occhi ambrati.
Lei ridacchiò, dichiarando con candore: “Faccio
schifo nel ricordare le facce delle persone. Lo dimostra il fatto che ho dovuto
sentire il tuo cognome per ricordarmi di te dalle immagini che ho visto ai
notiziari. E credimi, non rendevano nemmeno un po'.”
Andrea allora scoppiò a ridere, si passò una
mano tra i capelli ordinatamente pettinati ed esalò divertito: “Oh, cielo! Ed
io che pensavo di essere più famoso di così!”
“Nel tuo settore, sicuramente...” precisò
Helena. “... ma non aspettarti che io sia una molto esperta. Le uniche cose che
leggo sono i romanzi di Dickens e il settimanale di enigmistica.”
“Meglio” dichiarò Andrea, riuscendo in qualche
modo a tornare serio.
Era difficile, con Helena che portava le persone
a sorridere soltanto guardandola.
Era gioia, era purezza, era candore … era splendente,
tutta quanta.
Nessun altro nome avrebbe potuto essere più
calzante, su di lei.
Fece per chiederle altro di Nick e suo figlio,
del rapporto che li legava, ma il suono del cellulare lo interruppe sul
nascere, portandolo a rispondere lesto.
“Pronto?” mormorò lui, osservando distrattamente
Helena, impegnata a fare le moine ai due bambini.
“Papà, posso sapere dove sei finito?” esordì
Nick, con tono vagamente preoccupato. “Ho mandato Carl e Leonard a cercarti
sulla Ocean Front, dove avevi detto che saresti andato, ma non ti hanno
trovato da nessuna parte. Si sono fatti sette miglia a piedi, avanti e
indietro, ma di te nessuna traccia. Dimmi che tu e i bambini state bene, o
dovrò chiamare i marines per tenere bloccata Hannah.”
Andrea scoppiò a ridere sommessamente
incuriosendo un poco Helena, che lo guardò con i suoi intensi occhi color
brandy, caldi e fumosi.
“E' Nick” sussurrò lui, indicando il telefono
prima di aggiungere: “Stiamo benissimo, tranquillizza la mia bambina, ragazzo.
Non ci è successo nulla. Abbiamo solo... deviato un po'.”
Il figlio rimase in silenzio per un paio di
secondi, dubbioso, poi gli domandò: “Spiegati meglio. Dove sei finito?”
“Sono in un bellissimo negozio di surf” gli
disse il padre, facendo ridere Helena.
Nell'udire una voce di donna, Nick si accigliò
leggermente e asserì: “Papà... con chi sei, scusa? E perché sei in un negozio
di surf? Tu neppure ci vai, sul surf!”
“E' una storia un po' lunga e...”
Interrompendosi quando udì dei rumori di fondo
piuttosto sconnessi, Andrea sorrise spontaneamente quando percepì la voce di
Hannah farsi strada con prepotenza.
“Papà, dove cavolo sei?!” esclamò la
donna, non poco agitata.
“Stiamo bene, tesoro, tranquillizzati.” Con tono
suadente e pacato, aggiunse: “Cam e Dom hanno fatto i bisognini, li ho
cambiati, hanno dormito e mangiato un po' di latte coi biscotti inzuppati. Sono
in perfetta salute e adesso stanno giocando con... cos'è quello?”
“Un guanto in neoprene” gli spiegò Helena,
facendo dondolare il guanto colorato di fronte alle mani tese dei bimbi.
“Oh... un guanto in neoprene” ripeté Andrea,
sentendo bofonchiare Hannah per diretta conseguenza.
Nick riprese lesto il telefono e, perentorio,
disse: “Papà, dimmi subito dove sei, altrimenti a Hannah verrà un infarto.”
“Sono al Rip Curl, e...”
“Cosa? Sei da Kyle e Lenny?” sbottò Nick,
interrompendolo a metà della frase.
“Lenny?” esalò Andrea, notando poi Helena
indicarsi simpaticamente. “Oh, vuoi dire Helena.”
“Helena è lì con te?” gracchiò Nick, sempre più
sconcertato. “Papà... no, niente, lascia perdere. Veniamo lì, facciamo prima.”
Detto ciò, buttò giù il telefono lasciando
Andrea tutto sorridente e divertito.
“Hai la faccia di un bambino che ha combinato
una marachella” commentò con sincerità Helena, sorridendogli.
“Mi ci sento, in effetti” ridacchiò l'uomo,
piegandosi verso i nipoti per sorridere loro. “Mi sa che ho fatto preoccupare
mamma e papà, piccolini. Dite che mi sgrideranno?”
Cam e Dom se ne uscirono con un 'ti' dalle ottave altissime, portando i
due adulti a tapparsi comicamente le orecchie e a chiedersi se quell'unica nota
squillante potesse essere un 'sì, nonno, sei nei guai'.
Ad Andrea, però, importò poco.
Si stava divertendo come mai prima d'ora e, per
la prima volta da molto tempo, si sentì vivo.
Parte V^
Universi paralleli.
La Lexus CT200h bianco cangiante di Hannah era
posteggiata nel parcheggio riservato ai proprietari, in quel momento, e
rifletteva il sole di quel pomeriggio piacevole e caldo.
Quando i due coniugi Van Berger ne discesero,
però, la giornata parve un po' meno piacevole, almeno agli occhi di Andrea che,
preoccupato, li osservò avvicinarsi al negozio a passo di carica.
Helena, accanto a lui, ridacchiò e, nel
poggiargli una mano sulla spalla a mo' di consolazione, esalò: “Oh,... mammina
è sul piede di guerra.”
“Sì, ed è una mammina alta, forte e che conosce
il karate. Sono spacciato” mugugnò Andrea, sbuffando leggermente.
Nick aprì galantemente la porta alla moglie,
entrando subito dopo di lei che, inquadrati immediatamente i figli, ignorò
bellamente Andrea e Helena per accorrere da loro e rendere nota la sua
presenza.
I bambini strillarono felici non appena la
videro e Hannah, ora tutta moine e sorrisi, li prese entrambi in braccio per
stringerli a sé mentre Nick, fermo dinanzi al padre, attendeva spiegazioni.
Il piede tamburellante e le braccia conserte non
aiutarono Andrea a tranquillizzarsi. Nick poteva essere persino più pericoloso
della moglie, se c’era da proteggere i figli.
Fu Helena, però, a intervenire prima di
qualsiasi scoppio d’ira da parte dei genitori ansiosi.
“Su, ragazzo, non uccidere con i tuoi begli
occhioni tuo padre. In parte è colpa mia. Volevo mostrargli il negozio” sorrise
benevola la donna, attirando l'attenzione di Nick su di sé.
Lui storse il naso per un istante ma si chinò
per un rapido abbraccio e un bacetto sulle guance, asserendo: “Sono tranquillo
solo perché so che c'eri tu.”
“Ehi!” sbottò il padre, vagamente piccato.
Con Cam e Dom in braccio e incollati al suo
collo, Hannah si avvicinò al trio e, sorridendo curiosa in direzione di Helena,
disse: “Noi non ci conosciamo. Io sono Hannah, tanto piacere.”
“Il piacere è mio, cara. Io sono Helena” asserì
la donna, sorridendo divertita quando la giovane madre cercò di allungare una
mano con fare cordiale. “Se mi permetti, prendo Dom in braccio.”
Sentendosi interpellare, il bambino si voltò
verso la donna con un angelico sorriso e si allungò per farsi prendere,
sorprendendo un poco la madre che, divertita, chiosò: “A quanto pare, mio figlio
dimostra già di avere buon gusto.”
Nick rise allegramente a quella vista e,
ammiccando all'indirizzo della moglie, celiò: “Ha lo stesso gusto del padre,
non c'è che dire.”
I due coniugi si scambiarono un'occhiata
d'intesa e, per un attimo, Andrea pensò di essere in salvo.
False speranze.
Hannah non attese un solo istante e, recuperando
il suo aplomb ormai famoso, fulminò con lo sguardo Andrea e asserì: “Sarebbe
stato carino sapere i tuoi spostamenti, papà, almeno per evitare a Carl
e Leonard un'inutile sfacchinata. D'accordo che la Ocean Front è piena di belle
donne, e sicuramente si sono lustrati gli occhi mentre ti cercavano, ma il
fatto rimane; ci hai fatti morire di paura.”
“'Ura!” trillò Cam, in braccio alla mamma.
Andrea le sorrise contrito e, avvicinandosi alla
donna, la strinse in un leggero abbraccio baciandole la fronte con tenerezza.
“Mi perdoni, bambina mia?”
“Ovvio” borbottò Hannah, reclinando il capo con
un casto rossore a imporporarle le gote. Non si era ancora abituata ad avere ben due padri amorevoli. “Ero solo preoccupata
per voi.”
“Lo so, tesoro, e mi spiace di averti fatto
stare in pena ma... beh, proprio non ci ho pensato. Sapevo che erano al sicuro,
e così...” cercò di spiegarsi Andrea, lanciando un'occhiata disperata
all'indirizzo di Helena, che sorrise dolcemente con le sue labbra a cuore.
“Stavamo parlando di Nick e dei suoi trascorsi
con gli ospedali, e così non ci siamo accorti del tempo che passava” spiegò
benevola Helena, incuriosendo non poco Hannah.
“Il tuo gomito?” si informò subito la giovane,
rivolgendosi al marito.
Annuendo all'indirizzo della moglie, Nick
sogghignò nel guardare Helena e disse: “Mi accompagnò lei all'ospedale, quando
mi schiantai contro gli scogli. E Kyle che mi prendeva in giro come un matto.”
“Per forza, amico...” esordì una voce
sull'entrata, accompagnata dal tintinnio dei campanellini appesi sopra la
porta. “... sanguinavi come una fontana e ridevi come un pazzo. Eri troppo
comico!”
“Kyle! Ciao, amico!” esclamò Nick, esibendosi
nel mezzo abbraccio tanto caro agli uomini.
Due pacche sulle spalle e Nick perse
completamente il suo aplomb manageriale per parlare in un tipico slang da
strada assieme a Kyle che, con i suoi capelli ossigenati e sparati in testa,
sembrava appena uscito da un rave party.
Hannah sorrise nel vedere il marito così
spensierato e Helena, al suo fianco, mormorò: “Sono stata in ansia per lui per anni,
ma sono stata felice di sapere che si era sposato con te. Mi hai fatto una
bella impressione fin da quando ti ho sentita parlare a quella conferenza
stampa sulla costruzione della nuova centrale eolica di L.A.”
“Grazie” sussurrò Hannah, continuando ad
osservare i due uomini parlare gradevolmente del loro mondo, fatto di onde e
balzi strepitosi. “E' bello vedere anche questa parte del suo universo. Ogni
tanto lo accompagno, ma non sono molto esperta in materia.”
“E-ehi! Posso insegnarti io!” si intromise con
spavalderia Kyle, sorridendo a Hannah
con aria maliarda.
Nick si accigliò immediatamente e la moglie,
scoppiando a ridere e coinvolgendo a questo modo anche Helena e Andrea, esalò
esasperata: “Dio, ti prego, Nick! E' un tuo amico!”
“Se vuoi imparare, ti insegno io. Non se
ne parla che io lasci a Kyle un simile piacere” replicò perentorio l'uomo,
facendo sogghignare non poco l'amico.
Ammiccando con fare cospiratorio, Kyle asserì
divertito: “In effetti, sai, trattandosi di tua moglie, dovrei stare
particolarmente attento a che non si faccia male, perciò dovrei tenerla in
posizione con molta attenzione e...”
“Appunto” grugnì Nick, scuro in volto. “Le tue
mani sui suoi fianchi non ce le metti, bello.”
Kyle scoppiò nuovamente a ridere assieme agli
altri e Nick, raggiunta la moglie – che stava ancora ridendo gaiamente –
avvolse la sua vita con un braccio e sentenziò: “Lei non la tocca nessuno.”
“Fai bene a tenere a freno mio figlio, Nick. Si
diverte un po' troppo, ultimamente” dichiarò allegra Helena, dando di gomito a
Hannah, che sorrise complice prima di ammiccare all’indirizzo di Kyle.
“Mamma, ti prego!” esclamò il diretto
interessato, avvampando in viso per l'imbarazzo.
Parte VI^
Brandy e fragole.
Kyle, Hannah e Nick stavano chiacchierando
animatamente accanto alla Lexus, i bambini già sistemati sui sedili posteriori,
legati ai loro seggiolini ergonomici.
Helena e Andrea, invece, erano fermi sulla
soglia del negozio, restii a unirsi a loro.
Vederli dialogare del più e del meno era
piacevole per diversi motivi.
Andrea amava scorgere quel lato leggero del
figlio, sempre impegnato nella direzione della ditta per lasciare al fratello e
a lui più tempo per loro stessi.
Gli aveva ripetuto più volte di non esaurirsi, o
di non lasciare che il lavoro lo tenesse separato dai suoi amori, ma lui gli
aveva assicurato che non sarebbe mai successo.
Vederli così complici e sorridenti gliene diede
una conferma. Inoltre, scoprire quanto affiatati fossero Nick e Kyle gli fece
piacere.
“Sono molto belli, assieme” mormorò Helena, al
suo fianco.
Andrea annuì. “Mi fa piacere che i nostri figli
vadano così d'accordo.”
Ridendo sommessamente, Helena si spiegò meglio.
“Intendevo Nick e Hannah. Ma anche Nick e Kyle mi sta bene.”
“Sì, sono davvero perfetti per stare insieme,
quei due. Ed io la adoro” assentì orgoglioso Andrea.
“Si vede. E lei è davvero adorabile. Mi
ha fatto piacere scoprire che, per una volta, i giornali avevano scritto una
notizia vera. E' sincera, spigliata e affabile. Oltre a essere una donna
estremamente attraente” dichiarò Helena, annuendo più volte.
“Posso rivolgere anche a te, questi complimenti”
replicò Andrea, sorridendole con generosità.
Helena sorrise, arcuando quelle meravigliose
labbra a cuore e color fragola e, maliziosa, sussurrò: “Andrea... sei davvero
un adulatore.”
“Sincero, piuttosto” ribatté lui, scrollando le
spalle. “E mi piacerebbe scoprire se hai altri lati del tuo carattere
altrettanto interessanti.”
Sbattendo le lunghe ciglia bionde su quei
meravigliosi occhi color brandy, che in quel momento lo stavano mandando
vagamente in confusione, Helena dichiarò: “Se non hai niente da fare, domenica,
mi piacerebbe andare a vedere la partita di baseball dei Los Angeles Dodgers.”
“E' da un po' che non vado allo stadio. Non
sarebbe una cattiva idea, così almeno sfrutterei l'abbonamento che mi mandano
tutti gli anni” assentì lui, facendola ridere sommessamente.
“Tieni pronti due cesti di pop-corn. Li divoro
come se niente fosse” lo mise in guardia lei, battendogli una mano sul braccio.
“Ne prenderò un bel po', allora, perché
piacciono un mondo anche a me” ritorse lui, assottigliando le palpebre con fare
vagamente malizioso.
“Papà! Noi andiamo! Vieni con noi?” lo informò
Nick, interrompendo quel breve interludio.
“Arrivo!” esclamò subito Andrea, tornando però a
rivolgere un ultimo sguardo a Helena per sussurrare: “Ti passo a prendere qui
alle dieci, va bene?”
“Metti jeans, maglietta e scarpette. Sarà
meglio” gli raccomandò lei, alzandosi in punta di piedi per stampigliargli un
bacio leggero sulla guancia. “A presto, Mr Van Berger.”
“Solo Andrea, per te” si raccomandò lui,
allontanandosi a ritroso per alcuni passi prima di spezzare – a fatica – il
contatto visivo con lei.
Quando infine salì in auto a fianco dei suoi
nipoti, che si erano appisolati dopo quella lunga giornata passata in giro per
Los Angeles, Andrea si allacciò la cintura con un bel sorriso stampato in viso.
Sorriso che non passò inosservato a Nick che,
dal posto di guida, chiosò: “A quanto pare, hai fatto conquiste, oggi.”
Hannah sorrise sotto i baffi, cercando di non
scoppiare in una fragorosa risata ma Andrea non raccolse la sfida e si limitò a
scrollare le spalle, imperturbabile.
“Kyle mi ha detto che Lenny non ha mai invitato
nessun uomo in negozio, prima di te. Non sei proprio da buttare, allora, quanto
a fascino, papà” insistette Nick, ormai prossimo a scoppiare a ridere.
“Chi l'ha detto che non ho charme?”
protestò amabilmente Andrea.
Hannah
non ce la fece più. Esplose a ridere e, volgendosi a mezzo per allungare
una mano ad Andrea, gliela batté su un ginocchio e disse: “Sono contenta per
te, papà.”
“Andremo solo a vedere giocare i Dodgers,
ragazzi... niente di che” precisò lui, sentendosi in dovere di chiarire senza
però saperne il motivo esatto.
“Ti presterò la Lambo, allora. Hannah l'ho
conquistata così” strizzò l'occhio Nick, facendo inalberare un poco Hannah.
“Non è assolutamente vero!” sbottò lei,
avvampando in viso.
“Ammettilo che il nostro giro in Lambo ti ha
fatto capitolare...” ridacchiò lui, ammiccando.
Andrea li guardò battibeccare con un sorriso
dipinto sul viso ma, dopo alcuni attimi, preferì chiudere gli occhi e
concentrarsi sulla bella giornata appena passata.
Non avrebbe mai pensato che il brandy e le
fragole potessero stare così bene assieme.
Non si finiva mai di imparare.