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Autore: Fear    25/09/2013    8 recensioni
{ STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA }
[Angst; H/C, storico, dark; whump ― Rein!centic, introduzione di nuovi personaggi, hints!various pairings]
C'è tanta felicità a questo mondo; in futuro ce ne sarà abbastanza anche per noi.
Se un giorno qualcuno ti chiamerà bugiardo, se cercheranno di farti del male con quelle parole senza cuore, se il mondo non crederà più in te, se cercheranno di metterti su una corona di spine, io sarò il tuo unico e solo alleato. Conosco la solitudine e il dolore. Quindi, tutto ciò che mi è stato dato, offro tutto a te.
Sono tua.
Cit/: Si aspettava di poter avere il mondo, ma era diventato fuori dalla sua portata, così scappava via durante il sonno. E sognava il paradiso.
La sua pelle era di porcellana, avorio e acciaio.
[...]
Prima o poi la mia mano le raggiungerà, ma siccome l'orizzonte è eccessivamente lontano, le tue parole sono come un cielo di primavera; anche se so che non arriverà, oggi sto di nuovo pregando.
• {ispirata alla saga "Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" di George R. R. Martin}
Genere: Dark, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Rein, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza
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{Note dell'autrice: è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d'autore, dell'opera 'Come il cielo di primavera'. Alcuni personaggi non mi appartengono e la storia non è stata scritta a scopi di lucro.

Canzone consigliata per leggere il capitolo: Abraham's Daughter di Arcade Fire.
Salve ragazze e ragazzi, come avrete potuto notare, questo è il primo capitolo della storia e cioé il prologo. L'avevo già scritto, vero? Lo so bene, ma purtroppo ci sono stati delle serie di equivoci che mi hanno impedito di tenere la storia pubblica, ma ora che ho risolto posso ritornare all'attacco! So bene che i primi capitoli vi scocceranno perché li avete già letti, ma purtroppo non ci posso fare niente. Siate tanto gentili - abbiate tanta pazienza - e recensite ancora, come avete fatto nella "versione" precedente della storia, ve ne sarei grata. Non sapete quanti sforzi - piacevoli e non - ho fatto e tutt'ora faccio per questa storia.
Questo prologo è leggermente diverso dall'altro solamente per il semplice motivo che ho inserito più dettagli ed ho descritto, a mio parere, meglio il luogo e l'atmosfera. La citazione all'inizio è di Oscar Wilde.
Ah! D'ora in avanti mi firmerò con i miei veri due nomi e il cognome del mio fidanzato, ma voi continuate pure a chiamarmi Miku.
i Questa è la copertina della storia e questo è il primo trailer - entrambi sotto il mio copyright.
Spero che la storia piaccia adesso così com'era piaciuta prima e grazie ai futuri lettori e recensitori.
Un abbraccio da Rebecca Arya Baratheon
 

 

Come il cielo di primavera
I giorni di sole e delle risate che non sentiamo più


Prologo - Nessun petalo: Quello che ho perso
Un bambino che si è bruciato ama il fuoco.

 

La pioggia continuava a cadere ostinata e silenziosa, inzuppando i suoi capelli.
Il fuoco. Rein osservava, in piedi - ormai lontana dal pericolo - un fuoco che stava inghiottendo memorie e amori passati, che come spiriti e fantasmi saliva in cielo, lasciandola immersa in un vortice di emozioni; dolore e piacere si scontravano volteggiando nell'aria piena di fumo, coinvolgendo il quartiere in una danza macabra. Braci incandescenti avevano sfiorato diverse volte il corpicino innocente della bambina, facendolo danzare e lei danzava, danzava insieme al demone che le stava distruggendo la vita. Una piroetta e una lingua rovente del colore dell'inferno avvolgeva una stanza della casa, una rivoltata e la sua cameretta bruciava, lasciando poi solo ricordi opachi e privi di profumo, impregnati dal tanfo acido del fumo e della sofferenza.

Rein non sarebbe mai riuscita a capire dove aveva trovato l'ossigeno per correre al riparo, per - in un modo o nell'altro - dare fine a quella melodia di soli tamburi e palpiti di un cuore accelerato. La figura della sua infanzia, il suo modello, suo padre non era da nessuna parte ed i suoi occhi si erano ormai colorati di un rosso scarlatto a forza di cercare nel fumo e nelle fiamme. Non voleva essere pessimista e, senza abbandonare la speranza, cercò un uscita, ripetendosi nella sua mente e nel suo cuore che Toulouse sarebbe stato sicuramente fuori ad aspettarla. Certo, con il suo sorriso speciale, il suo corpo che le aveva sempre fatto da rifugio nelle notti tempestose e le sue parole calme e pacifiche sarebbe andato tutto bene e la loro vita sarebbe ricominciata da capo, insieme avrebbero costruito un'altra montagna di desideri.
I suoi ricordi, non ancora del tutto sepolti, sembravano darle un ultimo respiro per continuare ad avanzare verso l'uscita. Bambole che bruciavano, specchi che si frantumavano, tutto sembrava morire e nell'esatto momento in cui Rein si ritrovò a correre in mezzo agl'inferi, urlando, capì che qualcosa dentro di lei non andava.

Quando raggiunse l'uscita, una folata d'aria fresca le traspirò attraverso il sottile vestito di seta e per un piccolo istante le sue narici si riempirono di una dolce fragranza. Là fuori sentì degli strani richiami accompagnati da sirene d'emergenza, ma tutto era lontano - a chilometri di distanza - da lei. Poi una voce le arrivò, quasi per miracolo, alle orecchie. Non riusciva a capire una sola parola di quello che l'uomo difronte a lei le stava dicendo. Anche la vista cominciò ad annebbiarsi, e la testa le faceva terribilmente male.
«Che cosa hai fatto?» Queste furono le uniche parole che riuscì a capire. I suoi occhi si stavano pian piano chiudendo, scivolando via insieme all'ultimo guizzo di felicità. E fu allora che vide suo padre per l'ultima volta. Provò ad avanzare - ancora una volta - in mezzo all'oscurità, ma non ci riuscì e Toulouse diede le spalle alla sua piccola figlia, l'unico tesoro che gli era rimasto - e che presto se ne sarebbe andato. Rein era sull'orlo di uno svenimento quando udì una frase, una voce che si librò in alto nel cielo notturno e che Rein prese al volo.

«Scusami, Rein», la bambina non riusciva a capire quelle parole, come non riusciva a capire i vari cenni del capo del padre e il sorriso rigido stampato sul volto per non piangere.
Poi nulla.

«Papà?»

«Papà?»

Erano tutte difronte a lei: rancore, disperazione, tristezza, colpa. E con desideri non ancora esauditi, Rein avvertì un dolore fisico, quasi una preghiera del suo cuore che si stava lentamente accartocciando, chiudendo tutte le vie per la speranza, l'amore e i sogni.
Un rosso cremisi dipinse la notte facendo concludere la danza letale della morte con una pioggia di minuscoli puntini bianchi, forse di cenere o forse di lacrime.
In sottofondo solo le risate e le giornate di sole che Rein non avrebbe mai più vissuto.

   
 
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