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Autore: Marge    26/09/2013    4 recensioni
Composta di dieci drabble, dieci pagine di diario di una fanciulla del XVII secolo, alle prese con il sottile confine tra religione e magia, colpa ed innocenza, giustizia divina e giustizia terrena. Un esperimento di stile ma anche di tematiche, insolite per me.
Genere: Angst, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il diario di Enrica della Valle

10 Giugno 1654

Non riesco ancora a capacitarmi di ciò che è accaduto, e di come la mia vita sia stata completamente stravolta nel giro di così poco tempo. Neanche un mese fa ero ancora una ingenua ragazzina che amava raccogliere le viole nei campi, si dedicava alle sue mansioni casalinghe con zelo, e segretamente ogni sera ricamava una piccola parte del suo corredo da sposa, sognando il giorno delle nozze…
Non chiudo occhio da giorni, tremo ad ogni rumore e perfino le lacrime sono terminate, essiccate nella mia gola. Ho il terrore di conoscere il verdetto del giudice, domani…


11 Giugno 1654

Ho pochissimo tempo per annotare ciò che accade nel mio giornale, ma ho veramente desiderio di farlo. Chissà se mai un giorno qualcuno lo leggerà, ed avrà pietà di ciò che mi sta accadendo!
La mia mano trema e le lettere sono tutte storte; il cuore mi batte forte in petto, ed è un grido di vita!
Il giudice è stato illuminato da Dio, nel quale io, a dispetto di ciò che si dice, ho una grandissima fede; e sono sicura che la Sua mano lo ha guidato nel decidere. Nessuno rogo per me, ma esclusivamente un


Giugno 1654

Gli eventi sono precipitati ad una velocità tale da non permettermi di concludere il resoconto. E mi rendo conto di non aver neanche spiegato cosa è accaduto. Come potranno i miei futuri lettori capire?
Il giorno di Calendimaggio è divampato un terribile incendio nella sagrestia. La disgrazia ha voluto che, proprio poco prima, qualcuno avesse deposto un neonato sui gradini, per farlo accogliere dalle Sorelle. La povera creatura è perita tra le fiamme, e subito l’intero villaggio ha gridato al maleficio ed alla stregoneria.
Ma ecco che Ottilia mi chiama: è ora di raccogliere legna. Terminerò domani.


16 Giugno 1654

Insieme ad altre otto fanciulle sono stata processata per stregoneria. Non dirò nulla dello strazio subito. I miei capelli stanno cominciando a ricrescere, sotto il velo e, grazie a queste ampie vesti che nascondono ogni lembo di pelle, le mie cicatrici non sono visibili. Ma chi mai dovrebbe vederle, ormai?
Ho detto per sempre addio al mio abito bianco, ma sono viva, Nostro Signore mi ha graziata ed aiutata nel momento del bisogno, non morirò più tra le fiamme! Abbiamo accettato, tutte e nove, la monacatura, perché innocenti ma ormai segnate a vita da questo terribile processo.


22 Luglio 1654

È accaduto un fatto tremendo che mi ha riportato a scrivere dopo tanto: Dorotea ha lasciato il convento! Stamattina è venuta nella mia cella piangendo, mi ha abbracciata ed mi sussurrato di perdonarla, se mai sarà possibile. In quel momento non ho capito le sue parole, ma poco fa Orsola mi ha confidato la verità: è Dorotea la madre del neonato perito nell’incendio! Ed il giudice ha stabilito che lei stessa, con poteri magici derivati direttamente dal Diavolo, ha appiccato le fiamme, per cancellare la sua colpa e la sua vergogna.
Il mio cuore trabocca di dolore!


25 Luglio 1654

Ottilia non si dà pace: era promessa sposa, in autunno si sarebbe finalmente maritata, ed ora siamo tutte monache per la colpa di una sola. È rosa dall’invidia e la vendetta le asseta l’anima. Anche le altre sono scosse, ed io piango ogni sera nel mio letto, ma prego con tutte le mie forze il Signore, che mi doni la forza di rispondere alla Sua chiamata e vivere serenamente.
Oh, se penso al mio bellissimo abito! Se penso al desiderio di avere una casa tutta mia, dei figli!
A volte mi sembra di comprendere molto bene Ottilia.


31 Luglio 1654

Ottilia non è più in sé. Vaga per il convento con gli occhi rossi e gonfi, ombre nere sotto le palpebre, trema e si contorce le mani; non mangia da giorni, non dorme, e sussurra tra le labbra parole di odio miste a lodi per il suo amato perduto. Temo sia impazzita.
Ho udito la Madre Superiora parlarne con il nostro parroco, dopo la Messa di ieri; non avrei dovuto origliare, lo so! Ma ero lì ed ho sentito. Sono anch’essi molto preoccupati e si chiedono che fine farà la povera Ottilia. Verrà forse mandata in manicomio?


5 Agosto 1654

Ho paura, il cuore mi martella in gola e le mani quasi non reggono la penna! Forse non dovrei annotare quanto accaduto, sia mai che questo mio giornale venga letto da qualcun altro, ma sento il bisogno di confidarmi!
Ieri Ottilia è venuta da me e, quando siamo rimaste sole, con occhi tranquilli come prima che impazzisse, mi si è rivolta con la mente lucida. “Dobbiamo vendicarci”, ha detto. “Posso far patire ai nostri torturatori le nostre stesse pene, e farli perire tra fiamme purificatrici.”
Io son gelata.
“Non è stregoneria”, ha aggiunto. “Il Signore mi guida.”


6 Agosto 1654

Non ho dormito: il pensiero di quegli uomini luridi mondati grazie alle fiamme mi ha tenuta sveglia tutta la notte. Non ho certo dimenticato cosa hanno fatto con le loro mani, che strumenti hanno usato su di me ed in che maniera. Sento che quando saranno periti, tra urla di dolore, finalmente troverò pace, il mio corpo smetterà di piangere tra le vesti da monaca.
È giustizia questa, mio Signore? Tu ci hai insegnato di fuggire la vendetta, ma quel pensiero mi è così dolce! Ed Ottilia ha giurato di agire in nome Tuo. Cosa devo fare?


10 Agosto 1654

Che visione celeste! Ottilia mi ha svegliata in piena notte, ed a piedi nudi siamo scivolate sulla terrazza che dà verso il paese. Lì aveva preparato ogni cosa: le erbe, sapientemente colte da giorni, i fantocci con scritti i nomi dei nostri torturatori, il cuore di un uccellino e code di lucertola. Uno ad uno li ha colpiti, pronunciando parole in lingua oscura. Siamo rimaste lì, a vedere da lontano le fiamme esplodere, casa per casa, divorare le pareti ed i loro abitanti.
Ci siamo tenute per mano per tutto il tempo, il cuore finalmente in pace.





***
Note:
- La storia è composta da dieci capitoli, ognuno di 100 parole esatte su Word – comprese le date. In totale sono quindi 1000 parole.
- Per quanto riguarda la stregoneria, mi sono informata principalmente a questo link. Nel 1600 la caccia alle streghe era quasi alla fine, quindi ritengo che una punizione come quella di essere chiuse in convento, piuttosto che uccise, possa essere ritenuta plausibile (al contrario nei secoli passati erano stati molto meno indulgenti). Ovviamente ho anche giocato molto di fantasia. I nomi delle protagoniste sono italiani perché la caccia alle streghe è stata molto presente anche nel nostro paese, soprattutto al Nord.
- Questa storia partecipa al contest "Il vino buono sta nelle botti piccole" di fravgolina ed all challenge "Una long-fic di drabble".


  
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