Anime & Manga > Bleach
Segui la storia  |       
Autore: Nothingness    26/09/2013    2 recensioni
Qualcosa è successo a Rukia, in un passato troppo vicino, troppo doloroso perché possa dimenticarsene. Una persona a lei cara, probabilmente la persona più importante di tutta la sua intera esistenza, non c'è più. Lui, che sembrava invincibile, lui, che tanto la scherniva, lui, che la faceva infuriare, proprio lui, per il quale lei viveva, si era sacrificato per lei. E nell'estremo sacrificio, l'aveva lasciata sola. Forse.
Perché non sempre le cose vanno come previsto e, delle rare volte, la vita ci offre una seconda possibilità.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo Roby Bleach



Due ben', caro amor mio,
concesse a noi la sorte;
un bacio ed un addio,
un talamo e una fossa, amore e morte;
I tuoi baci, Mario Rapisardi






CAPITOLO I






L’abbagliante luce di un raggio di sole che le sfiorava il viso riuscì a destarla dal torpore in cui si trovava. Aprì i grandi occhi blu scuro trovandosi sotto un cielo color cobalto e privo di nuvole. Era sdraiata su quello che evidentemente era il tetto di un edificio. Si mise in piedi, confusa, e senza avere la benché minima idea di dove si trovava. Non era il Seireitei. Era il mondo degli umani e in breve riconobbe il panorama che aveva di fronte. Conosceva quella città, in fondo ci aveva vissuto. Un senso di nostalgia l’avvolse e la tristezza si impossessò di lei al solo ricordo di quei giorni passati e che non sarebbero più tornati, ma… perché era lì? D’un tratto, percepì qualcosa. Un brivido corse lungo la sua schiena e l’istinto la costrinse a voltarsi. Su, nel cielo che tanto sereno era stato fino a qualche istante prima, era apparso uno squarcio. Da quella nera fenditura, orde di Hollow avevano preso a venir fuori. Stavano attaccando la città. Era atterrita, mai nella sua vita ne aveva visti così tanti. Immediatamente portò la mano al fianco sinistro, pronta ad afferrare la spada e a far del suo meglio per difendere la città. Le sue dita, però, non sfiorarono affatto l’impugnatura della zanpakuto. Girò il capo corvino di scatto e incredula dovette constatare che non aveva con sé la sua spada. Le urla strazianti degli abitanti invasero le sue orecchie. Il cielo e le strade si tinsero di rosso e il suo cuore smise quasi di battere quando in quell’inferno riconobbe lui. Privo di sensi e con una ferita che gli squarciava una spalla, se ne stava in completa balia di un Hollow. Era disarmata, era sola… le lacrime le riempirono gli occhi e la sua voce che nominava il suo nome sembrò perforarle i timpani. L’Hollow stava per infliggergli il colpo mortale e lei si era mossa senza più il completo controllo del suo corpo, senza speranza, ma senza la forza di lasciarlo morire: “ICHIIIGOOOOO!!!!”
“Rukia-san, Rukia-san”
La porta della stanza di Rukia si aprì di scatto. Kuchiki Rukia era seduta sul suo futon a guardare un punto impreciso della stanza, madida di sudore, con il fiato corto e con un nome sulle labbra: “Ichigo”. Era un sogno, pensò Rukia mentre riprendeva coscienza di se stessa. Portò una mano alla testa, dolente e ancora confusa. Che brutti scherzi le giocava ancora il suo cuore.
“Rukia-san, state bene?”
Una giovane donna si era avvicinata a Rukia con la preoccupazione dipinta sul viso e con gli occhi verdi colmi d’ansia.
“Va tutto bene, Misaki, era solo un sogno” rispose Rukia abbozzando con difficoltà un sorriso che mal celava il suo stato d’animo. Misaki parve accorgersene e, solo dopo le continue rassicurazioni di Rukia, la donna lasciò la stanza. Rimasta sola, Rukia non aveva proprio voglia di tornare a dormire, non se dormire significava rivivere per l’ennesima volta quel sogno. Levò via le coperte e fece scorrere la porta che dava in uno dei giardini interni della villa di famiglia. Si sedette osservando con poca attenzione la luna che si specchiava nel piccolo cerchio d’acqua del laghetto di carpe koi. Poi chiuse gli occhi e, stringendo le ginocchia al petto, iniziò a piangere e se mai qualcuno fosse stato lì a vegliare su di lei avrebbe potuto confermare che ella pianse per tutta la notte.
Quando il mattino giunse, Rukia indossava già la sua fascia da tenente e una maschera di finta indifferenza con cui ormai aveva imparato a mostrarsi. Che le credessero o meno, questo inganno era riuscito a mettere fine agli sguardi di compassione con cui in molti, conoscenti e non, avevano preso a guardarla. Non riusciva a tollerarli, era come se tutti nel Seireitei fossero spinti da buone intenzioni e la invitassero ad andare avanti. Ma come poteva andare avanti se tutto quello che il suo cuore desiderava era rimasto indietro? Persino dopo tutto quel tempo, persino con quella maschera, Rukia non riusciva a vivere un singolo giorno. Meccanicamente, esattamente come faceva a fine di ogni giornata, si recava nello studio di suo fratello per fare rapporto. Lo aggiornava sui pattugliamenti, sulle missioni svolte, sui problemi presenti e gli consegnava le scartoffie che la burocrazia della soul society pretendeva che venissero viste e firmate dal capitano della VI divisione. Finito ciò, meccanicamente, come ogni giorno, Rukia si sarebbe ritirata nella sua stanza e si sarebbe lasciata andare ad un sogno ce non sarebbe stato di certo ristoratore.
“Manca solo il rapporto della squadra di Saito-san. Non sono ancora rientrati. Ho già inviato una squadra di supporto nel caso fosse accaduto qualcosa o ci fossero delle difficoltà” disse Rukia finendo così i propri doveri per quella giornata. Byakuya stava seduto alla sua scrivania, impegnato in chissà quale documento, e non la guardò nemmeno.
“E’ tutto. Con permesso, capitano” disse e fece per andarsene.
“Aspetta”
Rukia dovette ritirare la mano che già stava spingendo la porta e si volse. Byakuya la stava fissando. La luce delle candele rendeva profondi e impenetrabili quegli occhi scuri dai riflessi color malva che da sempre riuscivano a metterla in suggestione.
“Forse dovresti prenderti qualche giorno di permesso” le disse.
Rukia sembrò confusa “Non capisco”
“Non servi a niente se prima non ti prendi cura di te stessa”
“Io sto benissimo” ribatté lei, ma quello sguardo screziato d’ametista si fece più severo, rimproverandola per quelle parole.
“Menti pure a chi vuoi, ma non osare prenderti gioco di me. Come puoi dire di stare bene se la notte non riesci nemmeno a dormire?”
Rukia era stizzita “E’ stata Misaki a dirtelo, vero?”
“E’ solo preoccupata per te”
“Smettetela di essere tutti preoccupati per me!!!”
Aveva urlato invasa dalla rabbia e dalla frustrazione che generalmente riusciva a controllare. Byakuya continuò a scrutarla. Rukia sapeva fino a dove quegli occhi potevano arrivare e non voleva che lo facessero. Stava per andarsene, ma suo fratello parlò ancora:
“Non è stata colpa tua”
Rukia strinse i pugni. Quelle erano le parole che odiava, quelle che non tollerava che le venissero rivolte, quelle che secondo alcuni potevano farla sentire meglio.
“Ora sei tu che ti prendi gioco di me, nii-sama” disse e pretendendo di essere lasciata in pace, andò via portando con sé il suo dolore, unico abitante del suo cuore spezzato.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: Nothingness