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Autore: tagliarsi_con_gli_origami    26/09/2013    6 recensioni
Harry Styles vive in una villetta a schiera di Richmond con sua sorella Gemma.
Louis Tomlinson è un ex calciatore dalla carriera stroncata da un infortunio, e si muove a malapena nel disordine cronico del suo attico in centro a Londra.
Harry e Louis si incontrano in un bagno a Covent Garden.
Potrebbe essere l'inizio di qualcosa, se Harry non fosse già legato all'unica donna della sua vita, Darcy, la sua bambina di sei mesi.
Harry e Louis si incontrano in un bagno. Forse finirà così, perchè Louis di bambini non vuole nemmeno sentir parlare.
Harry e Louis si incontrano in un bagno, in un vialetto, ad un barbecue, nel mezzo di due vite che forse non dovevano nemmeno scontrarsi.
Impronte di mani diverse sulla parete bianca di una cameretta per bambini.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Eva, che riesce a farmi scrivere anche di marmocchi.
 

 
Cannella, vaniglia e smalto per unghie.
 
 
 
Drive on, drive on 
My special one 
Don't you stop 'til you know you're gone 
Your sister and me have a set of keys 
Don't you worry your head 'bout a thing 
(Sister Song, Perfume Genius)

 
Cannella e vaniglia.
Piedi nudi sul parquet e lenzuola che si accartocciano sul fondo del letto. Un silenzioso saltellare, quasi barcollare, troppe birre e troppi cocktail. Lo sciacquone, l'acqua del rubinetto che sbatte contro la ceramica del lavandino macchiato di dentifricio.
Si muove silenzioso, un po' troppo attento, come uno che non compra soprammobili per non dover spazzare i cocci. 
Una cautela che lo fa sorridere, il viso sepolto fra le pieghe della federa grigio chiaro, i muscoli intorpiditi dalle dita dei piedi alle palpebre, e quella sensazione di disastro imminente appiccicata alle vertebre.
Ed è troppo equilibrato per essere uno che gli ha fatto scivolare la lingua in un orecchio nel bagno degli uomini di quel locale a Covent Garden. Troppo per uno che, e ripensarci ha effetti quantomeno imprevedibili sulle zone a malapena coperte da lenzuola stropicciate, è riuscito a fare quello che lui è riuscito a fare.
Ridacchia Louis Tomlinson, di quell'incontro casuale in un bagno, delle sue scarpe sempre un po' rovinate - perché non riesce a sopportare niente di davvero pulito – contro gli stivali un po' usurati dell'altro. Dell'odore di cannella e vaniglia dei suoi ricci leggermente sudati sulle tempie. Del suono gutturale della sua voce contro lo sterno, il rumore come di solletico della sua risata.
E davvero non vorrebbe ricordare tutto così bene. Non di uno che conosce a malapena, almeno, ma lui – masticare le parole giuste per definirlo è stato difficile, eccitante, e inquietante – rimane impresso. 
Impresso. Come le macchie con cui Louis ama arricchire ogni cosa.
Ed è quasi sexy il suo sgusciare per tutta la stanza cercando di recuperare vestiti gettati via a caso, calzini appallottolati nelle scarpe, e i boxer fatti scivolare a unghiate e pizzicotti sulle                                  anche.
Forse troppo, forse.
Sexy in quella maniera che ancora gli fa formicolare l'inguine e lo fa sentire un adolescente arrapato alla sua prima sveltina.
Che poi, a voler essere onesti con ogni singolo muscolo formicolante, tendine dolorante e nervo scoperto, di fretta, lui e Harry Styles di Holmes Chapel, non hanno fatto nulla.
Nulla.
Gli piace far finta di dormire mentre la sua scopata della nottata, del pomeriggio, della pausa pranzo o quel cazzo che è, si fa largo a tentoni sul pavimento della sua camera da letto cercando inutilmente di ripescare il portafogli, le carte di credito, la catenina d'oro del nonno che Lou gli ha strappato a morsi dal collo poche ore prima. Gli piace osservare ad occhi socchiusi, nella penombra, i segni che ha lasciato; i morsi, i graffi, le impronte. È un po' possesso, e un po' orgoglio d'artista nell'ammirare la propria opera d'arte ambulante dondolare nella stanza che odora di chiuso, deodorante per ambienti e pelle.
Ma con lui è diverso, forse. Ha un po' voglia di parlare, di chiedere dei tatuaggi strani, degli anelli di acciaio alle falangi, dei forellini impercettibili sul collo della maglietta un po' sformata.
Del Cheshire, del freddo e la nebbia. Dei vetri appannati dei pub e della posta del mattino.
Chiedergli dove ha imparato a fare quello che ha fatto al suo lobo dell'orecchio, chi gli ha insegnato a muoversi come si muove, con chi, prima, ha inarcato la schiena in quel modo quasi comico che li ha fatti scoppiare a ridere nel mezzo di un orgasmo.
Ma resta zitto, Louis Tomlinson, uno dei migliori piedi di Doncaster, ragazzino promettente, grande speranza dei Rovers, ginocchio fracassato e carriera in declino a soli ventisette anni.  
Resta zitto ad osservare Harry Styles, fotografo, panettiere, cabarettista, chi lo sa, che si riveste velocemente, la pelle delle ginocchia che si intravede sotto gli squarci dei  jeans, le fossette alla base della schiena, la spina dorsale fra le scapole, i ricci appiccicati alla fronte e il cellulare in mano.
I suoi “Merda, merda, merda, merda” sussurrati saltellando nel vano tentativo d'infilarsi i calzini, e il tintinnare straniante dei suoi anelli attorno alla cover dell'i-phone dallo schermo psichedelico che lampeggia come una sirena spiegata.
Resta zitto anche quando la porta si apre di un soffio, e lui scivola via.
Forse gli sarebbe piaciuto chiedergli dell'odore del pane la mattina, a Holmes Chapel.
Forse.
E invece niente.
E' stato un piacere conoscerti Harold.

***

Borotalco e tacos, smalto per le unghie e vaniglia.
Gemma muove piano le dita dei piedi che sporgono da sotto una coperta patchwork, unghie smaltate di amaranto che vibrano un po' nella luce tiepida e caliginosa dell'alba londinese. Una nebbia umida contro la pelle e i vestiti, attorno alle finestre aperte.
I ghirigori della fantasia in rilievo delle tende, che ha scelto sua madre, riflettono strane ombre nella stanza. 
Le sfiora appena l'orecchio con l'indice, e lei arriccia il naso nel dormiveglia
“Hei” spalanca gli occhi leggermente, le ciglia appiccicate di mascara e una manciata di briciole sparse sul collo “era ora...” ma sorride, un pochino, sotto i baffi di marshmallow. Era sempre così anche da piccoli, perché lui è allergico e sua madre non comprava mai il marshmallow.
Gemma non gli diceva niente, finiva i compiti in camera sua ascoltando Christina Aguilera, e sgattaiolava fuori di casa solo quando era quasi ora di cena e l'alimentari della signora Pearce aveva già la serranda abbassata. S'infilava nello spazio di un braccio sotto le gambe del commesso adolescente distratto dal lettore cd che rovinava sempre tutti i suoi album preferiti, e comprava una confezione di marshmallow per nasconderla sotto il cassetto del finto diario segreto.
Sapeva che Harry avrebbe cercato lì, e non ci nascondeva nemmeno più le sterline stropicciate della paghetta settimanale. 
Ma Harry non aveva mai letto il suo diario, né quello vero né quello finto, con dediche e cuori a Billy Osmond della squadra di nuoto. Harry non aveva mai letto una sola parola, perché Gemma era così trasparente che trovare la chiave per aprire il lucchetto del suo diario sarebbe stato più difficile che leggerle nel pensiero.
Gemma è stata trasparente anche sei mesi prima, quando ha sgranato gli occhi sulla porta di casa, un piede sullo zerbino e uno sul parquet appena lucidato, ed ha ingoiato senza parlare un “Te l'avevo detto” per sussurrare un “Vieni dentro” un po' confuso e un po' deluso.
Harry e Gemma, Gemma e Harry.
Si arrampicano scalzi sulla scalinata che porta al piano di sopra, le assi del pavimento che scricchiolano, le dita che scivolano sulla ringhiera che sa ancora leggermente di vernice, dopo che Gemma gliel'ha fatta ridipingere di rosa
“Non abbiamo nemmeno un fiocco, cavolo” ha detto con le mani piantate sui fianchi.
La camera profuma di borotalco e crema idratante al mandarino. E ammorbidente, e peluche nuovi, e carta da parati.
Tutto uguale, anche dopo sei mesi.
Sua sorella si avvicina al lettino con le sbarre in legno chiaro, e sbircia dentro. Sorride, si riavvia una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e sorride di nuovo, sfiorando con l'indice la fronte della bambina che dorme con la bocca socchiusa e sdentata, in uno strano sorriso disegnato dai giochi di luce che si rincorrono dalla finestra con tapparella sollevata per metà.
Harry la osserva, mezzo passo indietro, un po' del solito vuoto terrorizzato alla bocca dello stomaco.
Un respiro profondo, uno e poi un altro, lentamente. 
Essere in grado, non essere in grado. Crescere, imparare a gestire tutto, se stesso, gli altri. Lei. Piccola e addormentata. 
Piccola.
Sua.
La sensazione di non riuscire nemmeno a muovere un muscolo. 
Chiudere gli occhi e lasciarsi invadere dal profumo di borotalco e vaniglia. Una strana pace contorta, una scomoda ma confortevole paura. 
Ce la puoi fare, forse.
Lei si sveglia stiracchiandosi leggermente. Sospira profondamente, uno scoiattolo calvo vestito di cotone rosa chiaro – gli Styles e la loro ossessione per il rosa – e si riaddormenta.
Gemma sistema la coperta ricamata con i pesci e le tartarughe di mare, e Harry fa scorrere un dito fra le sbarre di legno, fino a sfiorarle la mano chiusa a pugno.
Stringe per un secondo, cinque dita minuscole e sudaticce attorno al suo indice, e resta così per un attimo, aggrappata.
Ce la devi fare per forza Harold.
Gemma gli fa cenno di uscire, e il bollitore fischia al piano di sotto. 
Forse un caffè sarebbe meglio, visto che lei si sveglierà di lì ad un'ora al massimo, e non sarà per niente misericordiosa nei confronti del suo padre assenteista che ha passato la notte a fare sesso invece di occuparsi di lei.
Ma a Harry il the piace sempre di più, chissà poi perché.
Sua sorella lascia cadere le bustine di Earl Grey e lo osserva ciondolare in salotto.
“Puzzi di qualcuno” esordisce alla fine, mentre l'acqua nelle tazze scompagnate si colora di ambra scura. Soffia sul the, indagatrice “Cera per capelli, e deodorante che non compreresti mai...” lo guarda, mentre Harry quasi si ustiona per la fretta di bere e nascondere l'espressione leggermente estatica dietro il bordo della tazza con il logo di un hotel grattato via dalla lavastoviglie.
Un dolore lieve alla spina dorsale. Un sorriso morsicato e ingoiato. Le dita dei piedi intorpidite, i polpacci, le anche. Una sfumatura di accento marcato. Un timbro di voce strano, adolescenziale, a tratti un sibilo. Il modo di ridere gettando indietro la testa, con una mano sulla bocca.
Louis Tomlinson di Doncaster, e lo sgabello vicino al suo a Covent Garden, e la sua Corona con lime, e le sue bretelle, e il risvolto dei suoi pantaloni rossi, e l'orinatoio vicino al suo, e la sua maledettissima testiera del letto.
“Allora?”
Harry impreca in silenzio con la lingua ustionata dal the. Butta giù un sorso e inspira, lasciando precipitare la testa contro lo schienale del divano, la coperta patchwork appallottolata contro il fianco, e i piedi nudi distesi sul pavimento.
Il cellulare vibra leggermente nella tasca posteriore dei jeans. 
“Potevi anche lasciarmelo il tuo numero, Harry Styles di Holmes Chapel. 
Lou”
Per Harry è impossibile reagire in qualsiasi modo al fatto che quello è veramente il numero di Louis, e l'altro è riuscito davvero a trovare il suo - in un'ora appena – perché sua figlia, e realizzarlo è capace di fargli scorrere un brivido lungo la schiena, si è appena svegliata frantumando con un urlo il muro del suono.
Gemma sospira, ride, lo guarda e ride di nuovo della sua espressione vagamente shockata. Rassegnata, divertita, confusa, leggermente persa.
“Il pianto della mattina è mio...” bofonchia prima di stiracchiarsi e far scrocchiare il collo.
Harry e Gemma, Gemma e Harry.
E Darcy, adesso, uno scoiattolo vestito di rosa con i polmoni di una banshee.







Note: alla fine mi sono lasciato sedurre. E' tutta colpa di Eva Zanker e dei suoi plottaggi folli la notte prima di avvenimenti folli xD
Mi sono lasciato totalmente rapire, e questo è il risultato.
Li amo, comunque, Lou, Hazza, Gemma e pure Darcy, anche se io i bambini li odio visceralmente, specialmente se neonati.
Ma dovevo fare un regalo xD
Il banner mi è stato donato da Eva, ed è bellissimo, e io lo amo, quindi lo metterò OVUNQUE in ogni capitolo ahahaha
E niente, fatemi sapere insommaXD
   
 
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