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Autore: Mikuru08    27/09/2013    0 recensioni
questa è la storia di una serial killer che uccide per una vendetta interiore, vuole giustizia per se stesa, perchè durante la sua adolescenza ha provato molte delusioni d'amore, che le hanno causato una depressione,che le non ha ,mai cancellato dalla sua memoria e prprio questi motivi la spingono ad uccidere.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Intanto Feregan si era diretto verso il laboratorio forense della giovane Colette Jordan. –allora Colette? Ci sono novità?- -allora ho analizzato tutto in base alle foto che mi ha spedito Josh, la lama del coltello usato per l’omicidio corrisponde all’ipotesi della dottoressa Lewis: è un coltello da caccia, ora sto confrontando le seghettature che si vedono nelle foto e le marche di coltelli da caccia più venduti, non ho ancora un risultato perch……- fu interrotta da un bip proveniente dal computer –ah ah bene! Eccolo qua, è un coltello molto raro, è fabbricato dalla Regarguide Corporation, che ha smesso di fabbricarli più di un anno fa, per dedicarsi alla produzione di coltelli più all’avanguardia. Ho esaminato la rosa, è una comunissima rosa rossa, e il taglio del gambo non è tipico di nessun fioraio, quindi l’ha tagliata così solo l’assassino, mi dispiace ma non ho proprio nient’altro- e guardò Feregan con un’espressione dispiaciuta, poi aggiunse – ah una cosa, la dottoressa Lewis ti aspetta in sala autopsie, ti deve dire una cosa- -grazie Colette- rispose Feregan –e di che?- -ah eccoti qua Jeremy, ti ho fatto chiamare perché ho chiesto ad una psichiatra di esaminare il caso, così ti darà una mano a fare un profilo del potenziale assassino- disse la Lewis -lo sai che non voglio aiuti, specialmente da psichiatri….- brontolò Feregan –lo so lo so ma è una mia amica, di lei ti puoi fidare ciecamente, ti darà una bella mano, fidati- disse Kaylin - d’accordo-, poi Feregan tornò dai suoi agenti. Appena arrivò si trovò davanti una donna alta circa un metro e ottanta, che portava dei tacchi a spillo, una gonna nera e una camicia bianca con sopra una giacca blu piena di medaglie al valore – piacere sono Cory Arcangel, probabilmente sa già chi sono, le avrà accennato qualcosa Kaylin; io sono la psicologa che esaminerà il caso e vi aiuterà a sfilare un profilo del possibile assassino, tutto chiaro?- disse con voce atona ,Feregan non rispose, si limitò a guardarla con occhi di ghiaccio –allora mi ha capito!?- disse Cory -allora Sean, nulla dai computer delle vittime?- -allora capo, ho controllato tutte le e-mail di Evan, nulla di anormale, ma invece in quello di Erika ho trovato alcune mail che potrebbero interessarci- -potrebbero Sean??- chiese presuntuoso Feregan –eh ..eh…no…ci servono, scusi capo; va beh dicevo, sono delle e-mail che provengono da un username non rintracciabile, dal nome: “Lucifer”- così lesse l’e-mail: -ah allora è così che fai! Tradisci alle spalle! Oltre che essere una ladra sei anche una perfida serpe che ignora quello che ti sto tentando di dire, in tutti i modi!? Bene! Finirai male cara mia! Questa è una promessa!- -è di sicuro una donna- disse con decisione Cory, -come fa a dirlo chiese Kate –semplice, i caratteri sono quelli tipici femminili, un uomo avrebbe affrontato direttamente Erika- rispose candida questa volta. –null’altro Sean?- chiese leggermente infastidito Feregan –nient’altro- proprio in quel momento il telefono sulla scrivania di Feregan squillò –pronto? Fantastico! Grazie Martin!- un sorriso sornione spuntò sulla faccia di Feregan , tutti fecero silenzio –hanno trovato l’arma del delitto- -dove!?- chiese Eric che fino a quel momento era stato zitto – a Rogent’s street, dietro un cassonetto della spazzatura- adesso lo stanno portando da Colette- poi ritrovò la sua solita serietà e disse, - Kate, Cory, lavorate insieme per elaborare un profilo psicologico dell’assassino, perché non sono convinto che sia stato Marakesch, Eric, tu invece vai dalla famiglia di Erika per vedere se sanno delle e-mail Sean, invece cerca di scoprire a chi cavolo appartiene qull’username!- poi girò i tacchi e andò nel laboratorio di Colette, -allora dimmi tutto- -ah ciao Jeremy, calma cos’è tutta questa fretta? Ah…..già…che domanda idiota…… beh ho analizzato il sangue su questo gioiellino, e qui viene il bello, ci sono almeno altri dieci diversi gruppi sanguigni, e appartengono a: Jessika Parke e Jhonn Ariston; Palutte Blombery, e Richard Clade; Georgia Arriston e Claude Monrray; Marika Lopez e Mark Fein; Martyna Ferray e Andy Justar. Tutte queste persone sono scomparse tra giugno e luglio, dato che ormai è passato un po’ il nostro serial killer non ha l’abitudine di pulire il coltello dopo le uccisioni, sull’impugnatura dell’arma non ci sono impronte-. Feregan tornò di sopra, e disse –ragazzi è un killer seriale, ma passiamo ai fatti, Kate e la signorina Cory, avete elaborato un profilo?- chiese, -si- rispose Kate – beh allora che aspettate? Leggetelo!- -ah si si ok…il killer per compiere questi atti di violenza deve aver subito un trauma in tenera età o comunque da giovane, questo suo bisogno compulsivo lo fa agire allo stesso identico modo, perché lo fa gioire, magari lo fa anche per una vendetta compulsiva- -bene- disse Feregan abbastanza soddisfatto; - Eric, tu?- -allora, i genitori di Erika non sapevano nulla delle e-mail, però si sono ricordati che al primo anno di Università, la loro figlia aveva litigato pesantemente con una sua compagna di classe, di cui però non ricordano né il nome né il cognome- Feregan sbuffò poi chiese a Sean se avesse delle buone novelle – capo mi dispiace molto ma tentando di forzare l’username, che è protetto a molte password mi sono ritrovato in un canale composto da password complicatissime e con un cavallo di troia indecifrabile, in oltre questo canale è protetto anche da numerosi virus, che potrebbero danneggiare il nostro sistema, e potrebbero sottrarci e cancellarci informazioni del caso, ma non solo,anche informazioni che riguardano la sicurezza nazionale-. Feregan fece un lungo respiro, e disse- allora, siamo punto e accapo- si mise le mani nei capelli proprio in quel momento il telefono sulla scrivania di Eric squillò rompendo il silenzio dopo alcuni minuti che parvero interminabili Eric annunciò solenne- la madre di Erika si è ricordata il nome della ragazza che aveva litigato con Erika: si chiama Konny Arendash- -finalmente qualcosa di buono! Bene, bene Kate, indaga un po’ su questa ragazza, Eric e Sean salite in macchina che andiamo a farci una chiacchieratina- ; detto, fatto. La solita BMW nera parcheggiò con una brusca frenata davanti al condominio di Konny Arendash, a George town. Era un edificio freddo, che si affacciava su una strada trafficata, le finestre di vetro risplendevano sotto il sole. I tre salirono al quinto piano e bussarono alla porta dell’appartamento numero dieci: nessuna risposta –signorina Arendash siamo agenti federali di New York per favore apra la porta!- urlò Sean. Silenzio. –e adesso?- chiese preoccupato Eric, perché conosceva bene le abitudini del capo, e secondo lui avrebbero dovuto passare l’intera giornata lì fuori ad aspettare; -capo?- chiese di nuovo –aspettiamo Eric cos’altro vuoi fare!?- disse Feregan di mal umore. Un’ora dopo erano tutti e tre seduti davanti alla porta della signorina Arendash a mangiare cibo cinese take-away. Erano ormai le quattro del pomeriggio, e i tre stavano ormai per andarsene, vinti dalla noia, quando dall’ascensore sbucò Konny ignara di chi ci fosse ad aspettarla. Era una ragazza dai capelli castano scuro, dagli occhi marroncino chiaro con spruzzi di giallo e rosso, era alta circa uno e ottanta, aveva una bella corporatura. - e voi chi siete?- -siamo agenti federali, potrebbe rispondere a qualche domanda per favore?- chiese Feregan –si si certo si figuri, volete entrare?- chiese lei in tono gentile –no no grazie, saremo brevi,ma concisi- disse sempre Feregan –allora, lei per caso usa un username per mandare delle e-mail?- -si- ammise Konny –e per caso questo username è “Lucifer”? chiese incalzante Eric –si…perché?- chiese lei leggermente infastidita –beh ci può spiegare queste e-mail?- chiese Feregan e poi mostrò dei fogli stampati con le mail inviate da Konny. Lei ammutolì di colpo, poi disse esitante –ma queste dove le avete prese?!- -non possiamo rivelarlo- rispose educatamente Sean, allora lei si fece più decisa ed energica – ah allora quella bastarda ha esporto denuncia? Eh? Cos’altro vi ha detto!?- -di chi sta parlando signorina Konny?- chiese severo Feregan –sto parlando di Erika Dolkeys- tutti tacquero. – ma non riesco a capire… quelle e-mail risalgono a diverse settimane fa, non capisco perché siano saltate fuori solo adesso- chiese lei perplessa –signorina lei non guarda il telegiornale?- - non più perché?- Feregan sospirò –Erika Dolkeys è stata uccisa- Konny stette zitta, -ah non lo sapevo, ma non mi dispero esistono persone migliori, beh allora volevate che vi spiegassi le e-mail, bene allora, per quanto possano sembrare minacciose non ho fatto assolutamente nulla, se è questo che insinuate- disse assente Konny –ok ma per quale motivo le ha inviate?- chiese Eric –quella piccola bastarda ignorava tutte le mie richieste d’aiuto per motivi personali, e meno male che era la mia migliore amica…- poi sbuffò. I tre agenti stettero in silenzio, uno strano odore aveva invaso il corridoio,gli occhi di Konny guizzarono sotto la luce debole dei piccoli lampadari posizionati a distanza regolare lungo il soffitto. –cos’è quest’odore?- chiese Sean; Eric e Feregan annusarono l’aria, un agghiacciante odore di chiuso pervase le loro narici, -beh se avete finito io vorrei tornarmene nel mio appartamento, oggi la lezione è stata pesante-disse Konny –scusi per curiosità, lei cosa studia?- chiese Feregan incuriosito – studio medicina- rispose lei seccata. Dopo di che entrò nel suo appartamento sbattendo la porta; una nuova ondata di quell’odore fetido invase quello stretto corridoio. –per me nasconde qualcosa, e non avete sentito quell’odore, a me pareva che venisse proprio dalla sua camera- disse perplesso Sean, buttando di lato un ciuffetto dei suoi capelli biondi, -già- commentò Eric che nel frattempo continuava a lamentarsi del fatto che quel maledetto cibo cinese gli aveva macchiato la sua camicia preferita; Poi i tre si avviarono verso lo scomodo ascensore alla fine del corridoio, le cui pareti erano state ricoperte da una terribile carta da parati stile Luigi XIV. -allora Kate, scoperto nulla?- chiese Feregan –ah eccola, dunque questa Konny, in passato è stata da una psicologa, perché soffriva di depressione, recentemente è guarita. Ma per quanto riguarda il passato: rimasta orfana della madre suicida a soli dodici anni, da piccola ha dovuto subire gli effetti di un padre alcolista senza fisso lavoro, all’età di quattordici anni si era fidanzata con il giovane Martìn Garsia, scomparso un anno dopo in circostanze misteriose,proprio dopo aver lasciato Konny, poi è seguito un periodo di depressione, legato all’abbandono e alla scomparsa dell’amato fidanzato. Konny ha frequentato il liceo, uno pubblico, perché non poteva permettersi altro, ma proprio ora è stata presa indovinate in quale università: niente meno che la Sanford- -ottimo lavoro Kate- disse Fergan –bene, adesso: Eric, scopri più che puoi sulle altre vittime di sesso femminile, Sean, tu fai lo stesso con le altre vittime di sesso maschile invece, Kate, vai dal procuratore e fatti dare un mandato di perquisizione, per l’appartamento di Konny Arendash, io vado dal direttore-. Feregan piombò nello studio del direttore Jhonn Lobbey. Era un uomo alto ed enrgico, dai capelli marroni rossicci, e gli occhi verdi scuro, la carnagione era abbastanza chiara, ma no troppo. Jhonn non riusciva a sopportare il fatto che Feregan piombasse nel suo ufficio senza bussare o avvertire nessuno. -Jeremy porca miseria!- disse irritato Jhonn –che c’è?- rispose sorpreso Feregan; il direttore sospirò –il direttore dell’FBI mi ha chiamato, vorrebbero avere i dettagli del caso- -ma cosa c’entrano loro?- disse visibilmente infastidito Feregan –hanno avuto un caso molto simile due anni fa, ti dice nulla la parola “Iguana”- disse Jhonn; l’Iguana, era stato un pericoloso serial killer, che uccideva pugnalando al cuore, e poi si portava via qualche souvenir dalle vittime, dopo l’arresto era morto in una rissa con altri detenuti. –in effetti mi ricorda qualcosa- disse pensieroso Feregan, -bene allora dai un’occhiata a queste carte, magari ti aiutano- e Jhonn porse dei fogli a Feregan, che inforcò i suoi occhiali per leggerli meglio: sotto le lenti i suoi occhi grigi, risaltavano, e apparivano leggermente più grandi. Feregan tornò dai suoi agenti e chiese –Eric, allora?- per quanto riguarda tutte le vittime di sesso maschile, non ci sono cose strane da segnalare, nessuna aveva discrepanze economiche,e nessuna aveva contatti con questa Konny Arendash- - idem per le vittime di sesso femminile, nessune discrepanze economiche, nulla da segnalare- fece eco Eric alle parole di Sean –ragazzi! Possibile che non ci siano novità?- disse Feregan quasi urlando –beh adesso che ci penso…- disse Eric, -tutte le mie vittime avevano avuto a che fare con una certa Corin Cartnay,- -già- disse Sean, -ragazzi! Mi state prendendo in giro!?- disse Feregan sempre più scocciato –scusi capo, adesso faccio subito una ricerca su questa Corin- -sarà meglio Sean- disse Feregan. Passarono veloci i minuti, e dopo poco Sean comunicò i suoi risultati –non ce ne siamo accorti ma questa Corin in realtà è Konny Arendash!- -ma come abbiamo fatto a non accorgercene!- disse furibondo Feregan –i nostri file sono stati alterati in modo da compromettere le informazioni basilari, ma nulla di grave- a calmare le anime in pena, arrivò Kate, che disse – ho il mandato!- -finalmente una notizia decente! Dai sbrigatevi! Andiamo!- disse Feregan un po’ sollevato; allora i tre agenti scesero nel parcheggio e si affrettarono a salire sulla BMW nera di Feregan. Quel pomeriggio di agosto scottava sull’asfalto di George Town. Feregan scese dall’auto, non c’era traffico, e il silenzio circondava i tre agenti che entravano nel possente edificio che li abbagliava perché il sole batteva contro i vetri lucidi. I tre entrarono in silenzio. Presero il possente ascensore e gli occhi verdi di Eric che scandagliavano l’edificio da quando ci erano entrati per la prima vola assunsero un espressione ineccepibile – qualcosa non va Eric?- chiese perplesso Feregan –dall’esterno sembra un edificio di lusso, invece dentro è una topaia, il tipico appartamento per studenti- mormorò Eric con una punta di disgusto –e la cosa ti disturba così tanto?- disse pensieroso Feregan, ma con una punta di curiosità o malizia, Eric lo guardò con aria interrogativa –beh Eric, pensa a casa tua- disse ridendo Feregan . anche Sean stava ridendo, quasi di gusto, perche in un certo senso gli piaceva vedere il suo compagno, che era anche suo diretto superiore, venisse messo un po’ in ridicolo dal capo. –c’è qualche problema Sean?- chiese severo Feregan, che lo stava fulminando con lo sguardo – no….no capo….- balbettò Sean che aveva smesso all’istante di ridere e che si sentiva chiaramente a disagio ma anche stupito poi le porte del’ascensore si aprirono e Feregan si fiondò nel corridoio. Intanto Sean rivolse una rapida occhiata a Eric, come per dire: “ ma un secondo fa non stava amabilmente ridendo!?” ed E ric rispose con un'altra occhiata “ e lo chiedi a me!?”. Nel corridoio aleggiava in uno spiacevole odore di disinfettante alla fragola misto ad aceto, con una punta di candegina. Il pavimento piastrellato era ancora umido e un cartello con scritto “ attenzione, pavimento bagnato” era appoggiato su un lato delle pareti. I tre agenti arrivarono alla porta numero dieci e bussarono con energia – signorina Arendash, siamo agenti federali, ci apra la porta!- urlò Eric, Feregan bussò di nuovo, ma nessuna risposta, così mise l’orecchio su una porta e ascoltò se dall’appartamento provenivano dei rumori che indicassero la presenza di Konny, ma silenzio. I tre si diedero un rapido cenno con lo sguardo e sfondarono la porta. All’interno ogni cosa era al suo posto, sistemato con una cura minuziosa. Feregan, cominciò a impartire ordini: -Eric vai in cucina, Sean il salotto- poi si avviò verso la camera da letto. nulla. Poi Sean chiamò – capo? Può venire qui un attimo?- - che c’è Sean – chiese Feregan –vede, tastando la parete, si sente chiaramente che è cava, però non ci sono porte- -dobbiamo scoprire che cos’è- disse accigliato Feregan, che cominciò a dare dei piccoli colpetti alla parete di cartongesso, poi si fermò e le sue sopracciglia grigie si inclinarono ancora di più sulla fronte –ragazzi guardiamo la libreria- così i tre presero a toccare i libri sugli scaffali; avevano già ispezionato buona parte della libreria quando Eric sbottò – capo, mi sembra molto improbabile che una studentessa abbia nel suo appartamento una stanza segreta, andiamo che cosa stupi..- venne interrotto da uno scricchiolio e poco dopo la libreria si scostò di lato e uno stretto corridoio gli si presentò davanti. –dicevi Eric?- disse Feregan lievemente seccato, Eric non riusciva a parlare tale era il suo stupore poi si ricompose e tornò il solito agente federale di sempre . i tre si avviarono nel corridoio. Le pareti erano state dipinte di grigio e ogni tanto tremolanti lampadine illuminavano la via, dopo pochi passi il corridoio svoltava e subito l’imboccatura di una stanza. Una tenda bianca e spessa era stata tirata per fungere da porta, data l’assenza di polvere si poteva dedurre che qualcuno era stato lì abbastanza recentemente. Un odore fetido, di chiuso,misto a sangue seccato aleggiava in quel piccolo locale. Feregan guardò con serio e quasi un po’ allarmato i suoi agenti e fece loro segno di prendere la pistola: non sapeva quel che avrebbero potuto trovare. Poi con un lampo Fergan tirò da un lato la tenda, che emise uno scricchiolio allucinante. Il cuore dei tre agenti fece un tonfo: uno spettacolo raccapricciante si presentava davanti a loro: dieci barelle, con dieci corpi, quelle dieci persone scomparse
  
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