Una
fatidica domanda
-
Sai… mi
stavo chiedendo una cosa davvero… strana… - aveva cominciato John un
giorno. Sedeva
sulla sua bella poltroncina e leggeva tranquillamente il giornale,
mentre
Sherlock era intento a suonare il suo violino.
- Non
mi
piace essere interrotto mentre suono o compongo… - aveva tagliato corto
l’investigatore.
- Lo
so! Ma
era proprio di questo che volevo parlare… - aveva piegato il giornale a
metà e
l’aveva posato sul tavolino a fianco guardando attentamente il suo
interlocutore. Posò su di lui uno sguardo talmente curioso ed attento,
che
Sherlock cominciò a chiedersi come fosse capace John di attirare sempre
le sue
attenzioni… persino mentre suonava, mentre pensava… e trovò strano
anche il
fatto che se lo stesso domandando!
Smise
di
suonare girandosi interrogativo nella direzione del collega, e la cosa
ancora
più assurda è che per quel lasso di tempo che impiegò John a pensare
come
formulare la frase, Sherlock non riusciva proprio a capire quale
sarebbe potuta
essere questa fatidica domanda che
sembrava rendere così serio il suo collega!
-
Dimostri
spesso, e tendi a sottolineare, che i sentimenti umani non ti toccano,
e non ti
interessano… -
- E’
così,
ma dove vuoi arrivare? – adesso era veramente incuriosito!
Non
vorrà
mica parlare di Irene Adler…? Si chiese tra se e se.
Poi
lo vide
sorridere ed accennare ad una risata, come se lo stesse prendendo in
giro, ma
non era una burla, si vedeva, forse era una risatina di quelle che si
fanno perché
si è imbarazzati… perché quel giorno non riusciva a leggerlo?
- Come fai a comporre e a
suonare una musica così meravigliosa se non
provi emozioni? –
Eccola,
la fatidica domanda che non si era
aspettato, che nessuno aveva mai avuto il coraggio di domandare, forse
era una
sorta di taboo.
-
Cioè… la
musica è emozione! È passione, è sentimento! Non puoi non esprimere
niente
quando suoni… - aveva continuato John.
E il
silenzio che sopraggiunse in quel momento dimostrò ciò che il dottore
sospettava
fin dall’inizio del loro incontro, ciò di cui era all’oscuro persino lo
stesso
Sherlock: che lui di sentimenti ne
provava eccome, ma non l’avrebbe mai ammesso, perché lui è l’uomo
freddo e
calcolatore, è il genio.
Una
debolezza
del genere rischierebbe solo di rompere quella crosta, quel guscio
attorno a
lui che faticosamente si era costruito, perché si, gli piaceva da
impazzire
essere così!
Era il suo unico modo di
sopravvivere…
- Ho
capito…
- sorrise il dottore verso di lui – Non c’è bisogno che mi rispondi – e
detto
questo aveva ripreso il giornale in mano e ricominciò a leggere come se
non
fosse successo niente.
Sherlock
dal suo canto gli aveva lanciato una veloce occhiata di sorpresa e di
compiacimento per la buona deduzione che aveva espresso il suo collega,
e subito
dopo aveva ripreso a suonare… ma in modo un po’ diverso. C’era qualcosa
in più
nelle note, forse sembrava solo tutto più soave…
Come se qualcosa l’avesse
stravolto.
Ma
lui fece
finta di niente.
Fine.
Angolo
autrice: Bene
allora… sono giusto 500 parole! Non so… forse ho
scritto una grande scemenza XD non lo so! A me piaceva, quindi l’ho
pubblicata
:) spero possa piacere anche a voi! È una flashfic senza pretese. Per
quelli
che hanno cominciato la scuola: Buono studio! Io avrò i corsi a
Novembre quindi
ho ancora un po’ di tempo per scrivere ^^ spero continuiate a seguirmi!
;D Pace
e successo a voi!
La ragazza con la sciarpa verde <3