Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Raynella    29/09/2013    3 recensioni
"-buongiorno principessa!-disse ynhel con un insolita luce negli occhi-scommetto che ha di nuovo avuto quell' incubo....e non sospiri la prego, lo sanno tutti che i sogni delle famiglie regali sono spesso presagi; perché non me ne parla?-aveva uno sguardo quasi triste ma leawyn non rispose, era troppo presa dai suoi pensieri per badare alla cantilena che la dolce elfa le rivolgeva ogni mattina al suo risveglio, ma come poteva pensare che l' immagine di un elfo oscuro del nord e di uno silvano del sud che si tendono la mano per salvarsi dalla caduta di un burrone, nonostante i due popoli fossero rivali da oltre duemila anni, potesse essere veramente un momento del suo futuro mentre compiva non solo il suo destino ma anche quello del regno di serafin"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Serafin
 
La piccola elfa era nella biblioteca della propria famiglia, amava molto leggere e scoprire tutto ciò che riguardava il suo regno. Passava spesso ore nella libreria a contemplare quale fosse il volume che più le si addicesse; normalmente sceglieva volumi grandi su erbe, territori e fauna di Serafin, era però incuriosita dai libri di storia che suo padre non le permetteva di leggere per qualche oscuro motivo. “Sara qualche motivo da grandi” si ripeteva sempre, ignorando completamente le faccende degli adulti. Quel giorno si soffermò su uno strano libro: era alquanto rovinato e quasi non si riusciva a leggere il titolo in oro, la copertina nera era tutta impolverata e la piccola ne fu molto attratta per l’antichità del volume. Quando riuscì a prenderlo apri delicatamente il libro e cominciò a sfogliarlo spensieratamente senza badare al tempo che scorreva.

“Quando la Dea creò il regno di Serafin vi mise ogni tipo di ambientazione possibile:colline, mare, montagne; era una piccola chiazza di terra situata a est del continente bagnata dall’ oceano di Oskel, il cui nome deriva dalla grande città che un tempo fu sommersa dall’ acqua dopo una tremenda alluvione mandata dallo stregone Greyon a devastare l’intero territorio e sterminare le razze degli elfi; fu sconfitto dalle regine dei popoli di Serafin. Ora le vecchie case sono abitate da coralli, alghe e numerosi spiriti dell’ acqua di cui non conosciamo ancora tutti particolari della loro vita sottomarina ai confini del mondo. Le montagne di  Rasket, che nell’ antica lingua dei draghi significa “maligno”, alte, rocciose e con poca vegetazione si estendono a nord del territorio comprendo la zona di un terreno arido e desolato ma allo stesso tempo vivo e molte volte oscuro ed enigmatico; sono ricordate per i draghi che vi abitano, famosi in tutto mondo per la particolare saggezza e forza d’animo che li accompagnano fino alla morte. A sud, invece, un panorama più familiare ed accogliente: disseminato di colline, boschi, prati e campagne la terra si fa più ospitale per gli esseri viventi e la vegetazioni che crescono senza problemi nel vasto territorio; vi risiedono molte creature tra cui animali d’ ogni genere e spiriti della foresta: esseri antichi e furbi che uno sconosciuto potrebbe volgarmente definire spettri. Nel regno vivono due razze di elfi: a nord gli elfi oscuri, di pelle scura e di animo maligno amano a guerra e tutto ciò che la riguarda; dalle strategie ai veleni o alle tecniche di combattimento migliori, perfino i loro cavalli hanno un colore scuro al contrario dei loro capelli che variano dal nero più assoluto al bianco più agghiacciante che si presenta anche in giovane età.  Non solo loro prediligono tali arti ma anche i lontani cugini del sud: Gli elfi silvani. Essi si esercitano nelle battaglie quanto in botanica e agricoltura, lavori quindi più modesti e tranquilli che rispecchiano la propria personalità. Anche il loro aspetto mostra lineamenti semplici con capelli infinitamente chiari e carnagione altrettanto splendente.”

L’ elfetta si soffermò un attimo, era veloce a leggere e non si rendeva mai conto di quanto tempo passava sui libri. Andò alla finestra e notò che il sole era quasi al tramonto. Sospirò. Doveva essere l’ora di cena e tutti la stavano di certo cercando preoccupati; erano sempre molto protettivi nei suoi confronti “saranno altre faccende da adulti”, non ci voleva pensare e cercò di scacciare quel pensiero scuotendo la testa. Allora andò a mangiare.
 
La sera, subito dopo il banchetto si intrufolò velocemente nella libreria per recuperare il vecchio libro: doveva finirlo di leggere, stava per arrivare alla storia del regno, quella che non aveva mai saputo e che da tanto voleva assaporare. Entrò di nascosto facendo cigolare leggermente il portone in legno e vetro, ma non la sentì nessuno, non c’erano mai guardie in quella zona e lei ne aveva libero accesso. Recuperò quindi il volume polveroso e scappò in camera sua. Appena arrivata si immerse nella lettura quasi affondando la faccia sulle pagine dall’ entusiasmo.

“dopo che la nostra Dea ci donò la terra, ci studiò allungo: controllava i nostri movimenti per assicurasi che non ci fossero fraintendimenti tra i popoli e ci aiutava in tali difficoltà. Passammo in pace oltre 10000 anni e per la nostra cordialità, la dea ci fece un altro dono” la piccola trattenne il respiro “una piccola pergamena, le cui scritture si sarebbero rivelate  solo al prescelto di sangue regale.
Passarono appena 200 anni e nessun erede dei due regni mostrava segni particolari. Le regine erano agitate perche non sapevano se il prescelto sarebbe stato del proprio popolo; decisero quindi di vedersi un giorno per discuterne e la storia del regno cambiò drammaticamente da quel momento ….” L’elfa non capiva, nessuno le aveva mai detto di quel dono, perché nasconderle quella cosa? Mica era stupida, avrebbe di certo capito anche se era piccola, in fondo era suo dovere essere a conoscenza della storia del mondo su cui un giorno avrebbe regnato, o si sbagliava?, scosse violentemente la testa per scacciare quel brutto pensiero, non doveva immischiarsi negli affari dei grandi, glielo ripetevano sempre. La sua mente confusa fu interrotta dallo scalpitare dei cavalli nella scuderia e dal rumore dei passi veloci nel corridoi: che stava succedendo? Ignorò il rumore e continuò la sua lettura con la faccia imbronciata.

“Durante l’ assemblea, la superbia dei nord emerse violentemente accusando i sud di non essere degni del regalo della dea, solo il popolo del nord meritava la pergamena e quindi doveva essere portata nel loro regno perché l’ eletto sarebbe stato di certo un elfo oscuro. Per quanto pazienti siano quelli della nostra razza, la regina silvana insultò l’altra regina dichiarando di essere lei della famiglia prescelta. Il litigio fu tremendo e la pergamena si strappo in due pezzi, in quel preciso istante l’ira e la tristezza della Dea si manifestarono accusando i due popoli di presunzione ed orgoglio, l’incantesimo del pezzetto di carta non fu però rotto, anzi, i due foglietti sarebbero stati destinati a due elfi di razze differenti cosi da costringerli a restare uniti, e sarebbe anche finita lì, ma l’ orgoglio ebbe la meglio: da quello che avrebbe unito per sempre Serafin si arrivò a separarlo definitivamente. Nacquero guerre su guerre alla disperata ricerca del foglio gemello e dell’ erede destinato a possederlo;  la grande battaglia durò oltre 1000 anni fino a quando gli scontri cessarono improvvisamente e la calma tornò nel regno. Durante i selvaggi scontri nacque anche un nuovo tipo di territorio che la Dea non aveva inserito durante la creazione di Serafin: il deserto di Tockh, dove giacciono ancora i milioni di morti della guerra.
Inoltre i draghi scapparono, e quello che una volta era un mondo di pace divenne di agonia, guerra e terrore”
La principessa rimase immobile sul libro a rileggere le ultime righe più e più volte cercando di capire perché quella storia non le fosse mai stata detta, secondo i suoi calcoli la guerra doveva essere finita intorno l’ anno della sua nascita, ma ancora non riusciva a capire il perché di tale segreto; se ci fosse stato suo padre (il re) le avrebbe sicuramente spiegato cedendo al suo broncio da bambina, ma lui non cera, non tornava a palazzo da ormai molti anni e il pensiero che fosse caduto in quella mostruosa guerra sfiorò la mente dell’ elfetta che rimase impassibile, attonita a quella catena di pensieri che non voleva scacciare come faceva spesso, ma anzi, assaporare e contemplare nel tempo.

Improvvisamente su distratta da un altro rumore, sembrava un vetro in frantumi; scese dal letto tenendo in mano la candela ed aprì lentamente la porte per capire che stesse accadendo. Un lampo di luce illumino una sagoma alta e snella che scivolava lentamente nel buio del corridoio dalla parte opposta della sua stanza; voleva chiamarla per capire chi fosse, ma nessuna parola emerse dalla bocca, cercò solo di capire. Stava quasi per rientrare in camera per addormentarsi quando qualcuno la prese improvvisante alle spalle: l’ enigmatica figura di prima? No, impossibile, le mani che l’ avvolgeva emanavano uno strano calore mentre l’ essere entrato dalla finestra le incuteva un qualche timore. Non si voltò a guardare colui che l’aveva afferrata, perché riconobbe il tatuaggio che portava sulla mano: una foglia di salice bagnata dalla rugiada del mattino. Fece per pronunciare un nome quando una mano le blocco la bocca    « ssh » la piccola tacque. Continuò a tenere gli occhi chiusi e si lasciò portare via da quell’ elfo; arrivarono nella scuderia e presero velocemente un cavallo quando un altro lampo squarciò il cielo, e l’ animale cominciò a scalpitare disarcionando la principessa e quello che doveva essere il suo salvatore. Una strana figura si fece avanti nella stalla approfittando della distrazione del momento cercando di strappare l’elfetta dalle braccia del suo protettore, che però la tenne ben stretta a sè. Si voltò di scatto e imprecò contro l’aggressore; era molto simile all’ immagine entrata dalla finestra che la piccola aveva visto poco prima: una forma snella, alta e muscolosa dall’ aria agile e fiera. Il “protettore” mise la fanciulla sul cavallo, ormai calmo, e le sussurrò:

 «galoppa fino ad Famelyth e da l’allarme- fece una piccola pausa- i nord attaccano»

«ma Ferlow, io ho paura.. sniff …»

«non pianga principessa, deve essere forte, e ora vada»

Detto ciò diete un colpo al cavallo che partì alla rincorsa quasi colpendo la figura misteriosa. La piccola cavalcò tutta la notte senza levarsi dalla mente l’ultima immagine di Ferlow mentre attaccavo il proprio avversario, continuava a ripensare anche alle sue parole. “I nord, i nord, i nord,…..” non pensava ad altro, e le lacrime cominciavano a gonfiarle gli occhi; fino a quando non si levò il sole ed illuminò la mantella bagnata dell’ elfetta, ella sopirò con un sorrisetto tanto amaro quanto dolce, perché riuscì a scorgere il grande palazzo reale di Famelyth: Leawyn era arrivata a casa sua.
 

angolo aurtrice: salve a tt sn Raynella, volevo ringraziare coloro che hanno letto la mia storia e scusarmi nel caso sia parsa noiosa o scritta male (nn sn mai stata una grande scrittrice^^"), comunque ci terrei molto che mi faceste una recensione
Raynella^^

 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Raynella