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Autore: mery_wolf    29/09/2013    12 recensioni
Non sta reagendo come vuoi tu, dice una voce nella sua testa. Hai rotto il tuo giocattolo.
"Non è un giocattolo." Risponde Sherlock ai muri.
Ma è distrutto, lo vedi.
Sherlock torna a casa, ma c'è qualcosa che non va.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ISN'T SOMETHING MISSING?

 

Maybe someday you'll look up

and barely concious you'll say to no-one:

"Isn't something missing?"

Isn't someone missing me?

 

Sherlock entra dalla porta del 221B di Baker Street dopo 3 anni. Il cuore gli batte così forte che a mala pena riesce a sentire qualsiasi altro rumore.

Quando vede John, tutto si ferma. Oh, questo momento lo ha aspettato a lungo. John lo guarda e-

C'è qualcosa che non cambia. Sbatte gli occhi un paio di volte e non compare nessuna realizzazione nel suo sguardo, anche se sembra consapevole di cosa stia vedendo.

John ritorna a guardare le pagine del giornale come se niente fosse.

Sherlock rimane interdetto.

Si aspettava più qualcosa di sentimentale. Sul serio. Lacrime? Non proprio, no. Forse un pugno. Quello era abbastanza sentimentale per loro due.

Ma tutto quello che riceve è un sospiro da parte di John. Come se volesse dire questa è l'ennesima tua trovata per esasperarmi, e io sono abituato ormai.

 

 

All'inizio, è come se John cercasse di ignorarlo. Non incontra mai il suo sguardo e non gli prepara il te.

A volte prepara due tazze, e Sherlock pensa di essere silenziosamente perdonato. Poi il giorno dopo torna a trovare solo una tazza e  John scuote la testa sussurrando "Non devo dimenticarmene".

 

 

John continua ad andare a lavoro. A prepararsi la cena. A rifarsi il letto la mattina.

È sempre molto assente mentre lo fa, ma è ok. Almeno non è caduto in stato catatonico.

Anche Sherlock pian piano ritorna alle vecchie abitudini, anche se non esce mai di casa. Le sue cose sono rimaste lì, come le ha lasciate. Cerca solo di non mettere troppo disordine.

È il suo modo personale di avere del rispetto verso John.

John continua a non parlargli.

 

 

Sherlock davvero ci sta provando con tutto se stesso, ma non può contenere alcuni sguardi di disapprovazione o qualche sbuffo. È passata una settimana - una settimana senza combinare nulla di produttivo, senza uscire e senza casi.

Quando non c'è John è più difficile mantenere il cervello occupato.

John esce spesso la notte, perché non riesce a dormire. Quando ritorna, lo guarda stringendo le labbra. Non sembra rimproverarlo, ma concentrarsi.

Poi il suo sguardo si perde nel vuoto, e gli sembra che non sia più in questo posto.

 

 

John è dimagrito. Molto. Ogni suo maglione gli calza male, ogni giorno mangia sempre di meno.

Lo vede nudo quando esce dalla doccia, perché quella sera non si è dato nemmeno la briga di coprirsi. Perché? È un affronto? È un altro tentativo di dimostrare che lo sta ignorando?

Lo guarda come se non gli importasse essere visto così. Sherlock gli conta le costole.

Sta per dirgli quante ne ha contate, però John si volta ed entra nella sua camera da letto.

Sherlock è spaventato da quello che potrebbe significare questo gesto. Rimane a fissare la porta chiusa della propria camera per ore.

Immobile.

 

 

John sta urlando. Il che è bene, perché sta urlando nel sonno, e ciò vuol dire che ha provato a dormire.

Il lato negativo, beh... è che sta urlando.

Incubo?

Entra in camera da letto - quella di John, il suo gesto singolare non si è ripetuto - e lo guarda fare un gesto brusco fra le lenzuola.

"John." Lo chiama.

John apre gli occhi e rimane fermo per un po'. Sembra incredulo. Ma potrebbe esserlo per così tante cose.

"John." Sherlock ci riprova.

Ecco che si volta. Dio. Il suo sguardo è spiritato. "Sher-"

"John."

John allarga gli occhi. Oh, John. Non ha mai visto quell'espressione sul suo volto.

Sherlock fa un passo avanti e lui chiude gli occhi con forza e tira un respiro affannato. "Oh, mio Dio. Vai via." Gli dice con chiarezza.

Sherlock non se lo fa ripetere una seconda volta.

 

Sembra che più cerchi di rispettare una persona, più quella lo cacci via.

Oh, ma a che serve comportarsi bene.

Ma: lo sguardo di John. Quello è diverso.

Non sta reagendo come vuoi tu, dice una voce nella sua testa. Hai rotto il tuo giocattolo.

"Non è un giocattolo." Risponde Sherlock ai muri.

 

 

Ma è distrutto, lo vedi.

 

 

Mrs. Hudson bussa alla porta con calma, ed entra facendo un sorriso. John è ancora di sopra, in camera da letto.

"Come sta John?"

Quanto ti costa dire non lo so?

Sherlock rimane in silenzio. Lei sembra capire la situazione ed evita di fare altre domande scomode.

 

 

John è spaventato da me, è deluso, non crede che parlarmi sia una buona idea. Non vuole guardarmi, e non mi prende a pugni. John, John, John, forse ha un problema. Ha la faccia di qualcuno che ha un problema. È difficile capire che problema abbia,  perché anche io ne ho uno. Quelli che hanno problemi non capiscono quelli degli altri.

John non crede, ecco cosa.

John ha bisogno di aiuto.

John è-

"Vaffanculo." John gli parla. L'ha insultato. Finalmente. "Ti ho detto di andartene. Dicevo sul serio, sai, e resta il fatto che io abbia... bisogno di te. Ti ho detto di andartene e sei ancora qui, quindi credo che questo vorrà dire qualcosa per... per la mia testa."

Non è molto chiaro quello che ha detto. Sherlock ha ancora il suo sorso di caffè in bocca, non è capace di ingoiarlo.

"Ho ancora... bisogno di te." Si spiega John. Sherlock ingoia. Respira. "Ma devi andartene."

Aspetta.

E questo che vuol dire?

Non lo sai.

 

 

"Io non voglio andarmene." È la prima frase che dice Sherlock a John. Lui sta guardando la tv e alza piano lo sguardo su di lui, attento, come se potesse scomparire da un momento all'altro.

"Allora sono fottuto." Gli risponde, rassegnato.

 

 

Sherlock non è soddisfatto.

 

 

Sono le 3 del mattino, e Sherlock sa che John non sta dormendo, anche se è andato in camera da letto. È voltato con la faccia verso la porta aperta, come se si aspettasse di veder comparire Sherlock da un momento all'altro.

Ha gli occhi aperti, ma persi in qualche immagine nella sua testa.

"Non prenderlo come un insulto verso la tua virilità." Gli dice. "Ma ultimamente sei confusionario quanto una donna."

John mette a fuoco la sua figura. "Continuo a pentirmi per le cose che ti ho detto. E che non ho detto."

"Suppongo che questo sia il momento per dirle, allora."

"Lo è." Un'espressione amara si forma sul volto di John. Fa un sorriso accartocciato. "Non sei un robot. Non intendevo dire quello. So che provavi dei sentimenti."

Sherlock annuisce, assimilando le parole. Provavo? "Sapevo che non lo intendevi davvero."

"E sono così stupido da capire solo adesso che desidero tantissimo infilarti le mani nei pantaloni."

Sherlock fa un mezzo sorriso, perché questo è così assurdo, così estremo, che per loro sembra normale.

"Sono stato così stupido e distratto, Sherlock." John è serio, un misto di bisogno e amarezza. "E tu non sei stato da meno."

 

 

C'è qualcosa che non va. Sherlock ne è sicuro. Qualcosa nelle parole di John, qualcosa.

Qualcosa nel suo tono.

Come se qualcuno di loro due se ne dovesse andare da un momento all'altro.

 

 

Sherlock ci prova ancora, quindi. "Non te ne andare."

La stanza è buia, e John sta uscendo. Si volta a guardarlo, verso la finestra, dove filtra un po' della luce dei lampioni.

"Perché?"

"John."

Sembra una motivazione sufficiente.

"È difficile dirti di no anche ora."

 

 

John sembra più a suo agio, dopo la notte in cui hanno parlato. Del tipo di agio in cui si sente Sherlock con la sua testa, con i suoi pensieri.

Come se fosse arrivato a patti con se stesso.

 

 

 

Una settimana chiuso in casa era passabile, ma due erano troppe. Mycroft non poteva impedirgli di uscire ancora per molto.

 

Fra quanto potrò ritornare un essere umano e civile?

SH

 

Da quando vuoi esserlo?

MH

 

"Da piccolo, quando non ero affamato, davo la mia porzione a Mycroft. Per questo lui è più in carne di me." Dice a John, mettendosi in tasca il cellulare. "So che non dovrei prenderlo in giro."

John sembra valutare la situazione.

"Questo dovrebbe farmi credere che tu sia più umano?" ma sembra chiederlo più a se stesso.

Oh, per l'amor di Dio.

 

 

Ci vuole un po' di tempo per riportare in vita una persona.

MH

 

 

Sherlock è nel suo letto, e non vuole aprire gli occhi. Perché non vuole che un'altra stupida giornata chiuso in casa cominci.

Il suo corpo inizia a fremere, dominato da un istinto familiare che si traduce in ho bisogno di andarmi a mettere nei guai.

Sente bussare alla porta, è Mrs. Hudson. Il rumore delle sue ciabatte è inconfondibile. I passi si dirigono verso la cucina: vuole fare un te. È il suo rituale mattutino, ma perché stamattina vuole coinvolgere anche loro?

Oh, vuole assicurarsi che tutto vada bene. Che nessuno abbia preso a pugni nessuno.

Magari fosse successo questo, oh Dio, magari. Sarebbe stato meno straziante.

Sherlock si sta arrabbiando. Tanto vale alzarsi e prendersela con gli altri.

Quando esce dalla sua stanza, il te è pronto e John lo sta già bevendo. Tanto per cambiare, non lo guarda.

Mrs. Hudson gli sorride più dolcemente del solito, presumibilmente perché è la prima volta che li vede assieme in una stanza dopo tre anni.

"Buongiorno Sherlock." Dice gentilmente, mentre lui si dirige verso il divano con l'intenzione di rimanerci per tutta la giornata. "Che ne dici di-"

Mrs. Hudson però non finisce la frase, perché John fa cadere la sua tazza a terra.

Si frantuma e nessuno ci fa caso.

"Mrs. Hudson."

John è pallido, così pallido. Non sta parlando con Sherlock, ma lo sta guardando, guardando davvero per la prima volta. C'è qualcosa che si spezza nella sua voce, e qualcos'altro che si illumina improvvisamente, intensamente nei suoi occhi.

"Puoi vedere Sherlock anche tu?"

 

 

 

 

 

 


NOTE: ok, sì, uccidetemi. Tutto questo è perchè ho trovato QUESTO su Tumblr e seriamente non ho potuto fare a meno di scriverci qualcosa, anche se... così stupido, e angst, e senza senso. Avevo bisogno di scriverlo.

E vabbeh. Penso si sia capito che alla fine John ha creduto per tutto il tempo che Sherlock fosse un fantasma, una sua allucinazione. So che di solito a Mrs. Hudson danno del lei, ma ho scelto di far parlare così John un po' per lo shock, un po' perchè suonava meglio così. /o

Il titolo viene da una canzone degli Evanescence, che ho linkato nelle lyrics. La frase "Quanto ti costa dire non lo so?" è una citazione di Moriarty (AH ;_;). E l'episodio di vita vissuta che racconta Sherlock su Mycroft l'ho presa dal Casebook di Sherlock, di cui qualche post è in giro su Tumblr. Non ho potuto fare a meno di mettercelo.

La fanfiction non è stata betata, quindi per qualsiasi errore e stupidaggine, non esitate a farmelo notare!

Mi piacerebbe tantissimissimo avere qualche vostro parere, grazie :D

Saluti,

Wolf!


 

  
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