Anticipo
dicendo
che
chi
legge
non
deve
prendere
quello
che
è
scritto
alla
lettera.
Diciamo
che
preso
alla
lettera
potrebbe
essere
un
frammento
del
back
ground
di
un
certo
personaggio,
appunto
la
Tessitrice
di
Sogni,
ma
quando
lo
scrissi
questo
personaggio
non
era
nato
come
chiave
per
una
storia
(nella
quale
tra
l'altro
è
una
comparsa
che
ribadisce
comunque
il
concetto
che
avevo
in
mente
alla
stesura)
Personalmente
mi
hanno
sempre
detto
che
dimostro
un
certo
disprezzo
verso
la
specie
umana
pur
facendone,
ovviamente,
parte.
Effettivamente
posso
dire
che
per
quante
cose
buona
la
specie
umana
abbia
fatto
ne
ha
anche
una
buona
parte
di
cattive.
Con
ciò
non
voglio
criticare,
perchè
l'umano,
appunto,
non
è
perfetto.
Da
questo
concetto
sono
partita.
E'
difficile
spiegare
bene
cosa
volevo
scrivendo
questo...racconto?
In
pochi
l'han
capito
e
gli
altri
mi
han
detto
che
son
strana
XD
In
questo
racconto
volevo
esaltare
l'invidia
dell'uomo,
il
suo
credere
nella
materialità
più
che
nello
spirito,
al
punto
di
creare
la
perfezione
divina
in
esseri
a
cui
non
riesce,
però,
a
dare
vita.
Questi
esseri
hanno
una
coscienza
artificiale
costituita
da
ricordi
e
conoscenze
insite
dall'uomo,
più
un
solo
loro
pensiero
o
credenza.
Di
film
in
cui
i
robot
si
ribellano
all'uomo
ne
è
pieno,
ma
diciamo
che
qui
non
c'è
la
ribellione
quanto
più
un
incosciente
sadismo
verso
il
proprio
creatore.
Questo
punto
ha
spinto
molti
a
chiedermi
"ma
te
odi
gli
uomini?"
Io
non
li
odio,
essendo
umana
io
stessa,
non
posso
odiare
il
tutto
senza
includere
me
stessa.
Diciamo
che,
semplicemente,
spesso
compatisco
gli
umani
come
compatisco
me
stessa.
A
volte
li
apprezzo
e
apprezzo
me
stessa.
Forse
è
per
questo
che
in
ogni
gdr
io
evito
gli
umani
e
se
prendo
gli
umani
vado
verso
la
magia
per
distaccarmi
dalla
realtà
materialista
e
priva
di
sogni
a
cui
andiamo
incontro.
"Desideravo
solo
sognare…Gli
occhi
erano
sbarrati,
fissavano
un
bianco
eterno,
la
luce
candida
di
un
inferno
senza
forma
e
senza
tempo.
Mi
era
precluso
il
vivere
reale.
Desideravo
vivere
per
lo
meno
nei
sogni,
ma
io
non
potevo
dormire…così
il
regno
dei
sogni
profondi
mi
era
negato
e
i
miei
occhi
senza
sonno
non
erano
capaci
di
sognare.
Intorno
a
me
sentivo
voci
che
non
avevano
origine
conosciuta
ai
miei
orecchi,
voci
che
venivano
e
si
perdevano
in
quel
bianco,
il
bianco
di
una
profonda
agonia
che
non
poteva
conoscere
lacrime.
Catene
mi
tenevano
sospesa
nell'inferno
puro,
catene
candide
e
morbide,
nastri
di
seta
che
mi
sorreggevano
come
una
fragile
libellula
tra
cielo
e
terra.
Non
sapevo
cosa
fossero
gli
odori
e
i
colori,
non
sapevo
cosa
significasse
camminare
o
volare,
non
sapevo
se
il
mio
corpo
era
atto
a
uno
dei
due.
La
forma
mi
vedeva
come
donna,
ma
il
mio
grembo
era
sterile,
la
mia
gola
non
conosceva
voce,
il
mio
cuore
non
batteva
e
il
mio
corpo
era
gelido.
Ero
vestita
di
seta
e
trine
bianche,
guanti
di
pizzo
avvolgevano
dita
e
braccia
perfette,
capelli
d'argento
incorniciavano
un
volto
senza
pecca
dove
si
aprivano
inespressivi
occhi
di
vetro.
Ero
un
angelo
sospeso
nel
nulla,
nel
silenzio
eterno
di
un
corpo
morto
e
un'anima
incatenata
dolcemente.
Ero
una
di
coloro
che
venivano
chiamati
Razze
Alchemiche
Ero
la
bambola
di
qualcuno
che
non
conoscevo
ma
che
mi
trattava
con
ogni
riguardo.
Non
mi
toccava,
forse
mi
guardava
solamente,
ma
non
mi
parlava
eppure
ero
certa
che
avrei
potuto
ascoltarlo,
forse
una
di
quelle
voci
era
la
sua.
Chissà
se
era
uomo
o
donna...chissà
se
era
giovane
o
anziano...concetti
che
conoscevo,
ma
che
i
miei
occhi
non
avevano
mai
visto,
ombre
di
una
coscienza
non
mia.
Il
tempo
scorreva
e
non
lo
sentivo,
non
potevo
sentirlo
e
così
piangevo
lacrime
inesistenti,
sentore
di
un
dolore
inespressivo.
Poi
tutto
volse
stranamente,
come
il
mare
che
da
liscio
si
increspa
di
onde
gigantesche
che
sommergono
le
navi
e
inondano
le
città
distruggendo
e
uccidendo,
mostrando
una
forza
che
appare
e
scompare
nell'arco
di
poche
ore
lasciando
dietro
di
sé
arcobaleni
e
sole.
Quel
giorno
non
ha
nome,
non
ha
data,
è
un
quando
qualunque
immerso
nel
quando
assoluto
di
vita
di
questo
mondo
bianco.
Forse
da
poco
ero
stata
creata,
forse
erano
mesi,
anni,
secoli,
non
potevo
saperlo.
Fissavo
quel
bianco
senza
aspettare
nulla,
senza
pensare
nulla,
Poi,
senza
preavviso,
un'ombra
grigia
affiorò
e
si
avvicinò
sempre
più
a
me.
Potrei
dire
che
percepii
un'aura
di
terrore,
devastazione,
morte
e
disgrazia,
ma
non
posso
esserne
certa.
I
miei
occhi
gridarono
di
dolore
piangendo
sangue,
quasi
quella
nuova
percezione,
quei
nuovi
colori
li
uccidessero
nelle
loro
sfumature,
urla
senza
voce
da
quelle
labbra
scarlatte
della
mia
stessa
linfa.
Era
un
bambino
dai
capelli
candidi
e
gli
occhi
di
vetro,
vestito
di
velluto
e
seta
grigia
e
bianca,
apatico,
serio,
come
fosse
una
perfetta
bambola,
eppure
era
diverso
da
me,
lui
poteva...I
suoi
occhi
si
tinsero
di
nero
quando
allungò
la
mano
verso
di
me,
quasi
rispecchiassero
qualcosa
che
non
potevo
vedere
di
me
stessa.
Le
voci
erano
un
turbinio
senza
fine,
non
capivo,
non
riuscivo
più
a
capire
nulla,
so
solo
che
ad
un
certo
punto
ogni
suono
si
ruppe
scomparendo
e
dalle
mie
labbra
un
urlo
scaturì
infrangendo
ogni
legge.
Urlai
solo
Syan
Un
nome
senza
un
senso
e
senza
una
logica,
un
urlo
che
fece
tremare
la
terra
ed
i
cieli
disperdendo
grida
di
terrore,
risvegliando
in
me
un
fuoco
bianco
che
inondò
tutto
avvolgendo
quel
bambino,
divorandolo
senza
che
lui
tentasse
di
capire
e
prima
che
tutto
si
palesasse
agli
occhi
doloranti
io
vidi
oltre
la
realtà.
Vidi
il
bambino
morto,
vidi
le
rovine
di
una
città
bianca
e
vidi
me
stessa
all'interno
di
un
tempio
nero
e
perfetto.
Poco
dopo
tutto
ciò
sarebbe
stato
realtà.
In
quell'istante
vidi
il
tempo
correre
e
le
rovine
divenire
un
paradiso
di
marmo
bianco
dove
cresceva
l'edera
e
dove
pozze
d'acqua
cristallina
rispecchiavano
un
cielo
puro
e
immacolato.
Vidi
che
tale
luogo
sarebbe
divenuto
sacro
e
che
intorno
a
me
si
sarebbero
raccolte
ancelle
da
ogni
dove.
Ma
per
il
momento
tutto
era
distruzione,
l'odore
del
sangue
e
di
quel
fuoco
profumato
si
spargeva
sentenziando
morte.
La
realtà
riaffiorò
di
colpo
e
compresi
che
per
la
prima
volta
avevo
sognato.
Terrorizzata
dal
mondo
dei
sogni
cercai
di
fuggirne
e
sgombrare
la
mente
da
quelle
immagini.
Il
bianco
tornò
alla
sua
monotona
quiete
animata
solo
dalle
voci
di
volti
sconosciuti.
Riprese
a
scorrere
il
tempo
senza
che
lo
potessi
sentire,
senza
percepire
il
cadere
dei
granellini
dell'immensa
clessidra
che
regolava
il
tempo
di
questo
mondo.
Un
quando
si
ripeté,
un
quando
che
non
fu
immaginario.
Quel
bambino
venne
da
me,
identico
a
come
lo
avevo
visto.
Le
mie
labbra
si
schiusero
per
intimargli
di
andarsene,
ma
non
avevo
voce.
Vidi
nei
suoi
occhi
di
vetro
specchiarsi
un'immensità
nera
e
mi
sentii
prendere
da
quelle
emozioni
che
avevo
sognato
e
che
ora
mi
portavano
alla
confusione.
Provai
ancora
a
farlo
allontanare,
ma
non
avevo
quella
voce
che
avevo
sognato...Allungò
la
mano
verso
di
me...mi
sentii
libera
dalle
catene
di
seta
bianca
e
presi
la
sua
piccola
mano
con
la
mia
e
per
la
prima
volta
fui
capace
di
sorridere.
Syan
mormorai
e
lui
annuì.
La terra
e
il cielo
tremarono,
il
fuoco
purificatore
si
spanse
distruggendo
tutto
e
tutti
come
un'onda
senza
confini
che
potessero
contenerla.
La
città
divenne
un
ammasso
di
rovine
di
marmo
bianco,
ma
non
c'era
odore
di
sangue,
solo
il
profumo
dell'erba
fresca
e
dei
fiori
che
ricoprirono
tutto.
Dolce
tintinnare
annunciò
due
file
di
candide
ancelle,
giovani
e
serene
che
si
inchinarono
dietro
Syan
guardandomi.
Vidi
il
tempio,
bianco
e
immacolato
e
i
miei
occhi
piansero
cristallo
dolce
che
ammorbidì
quelle
labbra
da
troppo
private
del
piacere
della
parola.
L'illusione
della
libertà
si
concluse
e
tornai
alle
catene
di
seta
morbide
e
a
vedere
il
paradiso
intorno
a
me
senza
nessuno.
Era
un
sogno
ad
occhi
aperti,
sapevo
che
ormai
avrei
rivisto
solo
il
bianco...
"Vedrai
il
Futuro
sognando,
potrai
sognare
i
dove,
i
quando
e
i
perchè
che
desideri.
Ciò
porterà
molti
visitatori
e
le
tue
ancelle
si
prenderanno
cura
di
te.
Chi
vedi
come
un'ombra
affacciarsi
nel
tuo
mondo
non
merita
la
verità,
chi
affiorerà
come
pallida
luce
sì.
Hai
un
potere
deciso
dall'alchimia,
io
ti
dono
un
paradiso
dove
coltivare
il
tuo
destino.
Io
sono
Syan,
uno
dei
cento
custodi
del
Fato
e
in
nome
del
consiglio
Onnisciente,
ti
dono
nuova
vita,
Tessitrice
di
Sogni"
Questo
è
il
principio
della
vita.
Ogni
Creatura
come
me
nasce
bambola
nella
perfezione
di
un
corpo
desiderato.
Ostenta
la
grazia
di
un
Dio
in
terra
perché
l’uomo
vuole
credersi
superiore
agli
Dei
e
al
Fato.
L’Alchimia
ci
crea
ma
è
solo
ciò
in
cui
gli
uomini
non
credono
che
può
farci
svegliare.
Siamo
perfetti.
Siamo
potenti.
Siamo
farfalle
in
gabbie
di
cristallo.
Siamo
i
compagni
ideali
di
chiunque,
ma
non
siamo
padroni
di
noi
stessi.
Piangiamo
lacrime
invisibile
e
spesso
viviamo
solo
di
sofferenza.
Ma
una
volta
su
cento
un
Ambasciatore
del
Fato
scende
tra
i
mortali
portando
con
sé
la
Chiave
che
ci
sveglia.
Se
sia
un
bene
o
un
male
nessuno
può
dirlo.
Distruggiamo,
uccidiamo,
prevediamo
eventi,
curiamo
le
malattie
o
le
causiamo.
In
fondo
per
noi
nulla
ha
senso,
nulla
esiste,
nulla
è
reale.
Noi
viviamo
tra
verità
e
menzogna,
tra
realtà
e
visioni.
Per
noi
non
esiste
la
morte
perché
non
siamo
realmente
vivi
in
questo
piano.
Non
esiste
dolore,
comprensione,
compassione.
Noi
nasciamo
dalle
mani
dell’uomo
e
raffiguriamo
la
perfezione
che
non
ha.
Siamo
Dei
scesi
in
terra,
ma
siamo
Dei
privi
di
clemenza
e
amore.
Dei
senza
figli
e
senza
padri.
Noi
agiamo
secondo
una
legge
scritta
nel
nostro
cuore
immoto.
Tesserò
sogni
per
i
mortali
descrivendone
le
gioie
e
le
disgrazie,
senza
gioire
o
piangere.
Vivrò
senza
una
realtà
stabile
nel
mio
candore
al
quale
si
affacceranno
gli
imperfetti
con
le
loro
domande.
Pochi
ascolteranno
la
verità
e
sugli
altri
vomiterò
le
menzogne
più
crudeli
nascoste
dalla
mia
bellezza
imperturbabile.
Desidero
sognare,
non
mi
importa
cosa
sognerò
e
quanto
dolore
seminerò
nel
mondo.
Io
voglio
solo
sognare
e
finalmente
posso
farlo
*°*°*°*°*