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Autore: SeelLith    29/09/2013    4 recensioni
La storia è ambientata nel 2012, mentre i BMTH stanno scrivendo e registrando Sempiternal. Anche se Jona ha lasciato la band all'inizio del 2013, nella fanfiction Jordan ha già preso il suo posto.
Oliver Sykes, Oli, si reca una mattina in ospedale perchè Lee ha fatto un incidente.
Una ragazza con la maglietta dei Bring me the Horizon e una flebo attaccata al braccio lo colpirà profondamente. Grazie a lei Oliver diventerà una persona migliore, ma alla fine la vita sarà clemente con il loro amore?
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11. Do I disappear?

 

10 Novembre.

Ospedale di Sheffield.

Di nuovo.

-Buongiorno tesoro!- dissi ad Iris, entrando nella sua stanza e cercando di sembrare il meno distrutto possibile.

-Ciao Oli.- rispose sorridendomi debolmente. Mi aveva sempre chiamato Oli. Non mi aveva mai dato nomignoli bizzarri o teneri. Oli. Solo Oli. Non mi era mai piaciuto quel soprannome, preferivo Oliver, ma da quando lo 

diceva lei avevo iniziato ad adorarlo.

-Come stai oggi?- chiesi sdraiandomi vicino a lei sul letto, parve piacevolmente sorpresa.

-Come, tradisci così la tua sedia? Ti siedi lì da quando mi conosci.- esclamò ridacchiando.

Sorrisi: -Vedo che stai meglio... Comunque le cose cambiano, oggi avevo voglia di abbracciarti.- risposi.

Mi ero svegliato con l'irrefrenabile voglia di averla vicino a me e di stringerla forte per proteggerla da tutto.

Era esattamente quello che intendevo fare.

Le cinsi le spalle con le braccia, avvicinandola a me.

Restammo accoccolati, poi mi accorsi che le sue palpebre diventavano sempre più pesanti.

-Hai sonno?- chiesi piano.

-Un po'.- rispose lei.

Il cellulare mi vibrò nella tasca dei pantaloni.

-Rispondi, io riposo.- disse chiudendo gli occhi.

La baciai prima di rispondere al telefono. -Ti amo.- Le dissi. 

-Anch'io ti amo.- rispose lei con la voce ridotta ad un sussurro.

Mi alzai e lei si appoggiò meglio al cuscino, sorridendo impercettibilmente.

-Pronto?- dissi rispondendo al telefono.

-Ciao Oli, come sta Iris? Ti volevo avvisare che oggi ci sono le prove, se te la senti vieni, se no non fa niente.- disse la voce di Nicholls dall'altra parte del telefono.

Mi passai una mano sul viso e sospirai.

-Non so se posso...Preferirei rimanere qui oggi, comunque Iris sta..Sta meglio.- dissi al mio migliore amico.

-Bene Oli, allora...- Smisi di ascoltare quello che mi diceva perchè il bip d'allarme della macchina che segnava il battito cardiaco di Iris ruppe la calma della stanza.

Mi voltai di scatto, lasciando cadere il telefono sul pavimento.

Un'infermiera accorse subito, mentre una luce rossa appariva sullo schermo della macchina e la linea che indicava il battito cardiaco di Iris si appiattiva sempre di più.

Non capii molto di quello che successe, ero troppo sconvolto. Arrivarono tanti dottori che provarono a rianimarla, mentre Magda, l'infermiera, provava a portarmi via.

Ormai mi aveva preso in simpatia, quindi si era abituata a me. Entrando aveva lanciato solo uno sguardo veloce ad Iris per poi venirmi incontro e provare a trascinarmi per un braccio. Nel frattempo mi parlava, ma non riuscivo a sentire nulla. Mi sentivo come in un altro mondo. Era come se stessi dormendo e non riuscissi a fare nulla per fermare o cambiare quello che succedeva intorno a me, riuscendo solo ad assistere.

Fissavo il letto con il bel viso di Iris che si spegneva sempre di più.

Bip. Bip. Bip...

E quella piccola linea si appiattì del tutto.

Dopo vari tentativi di rianimazione i medici persero le speranze.

Tutto mi si fece più chiaro, mi accorsi che era la realtà, che la persona che amavo di più al mondo era morta e che non avevo fatto nulla per provare a impedirlo.

Stavo piangendo. Le lacrime colavano sulle mie guance, tracciando percorsi caldi e salati che scendevano poi sulla maglietta che indossavo.

-Iris...- sussurrai con la voce strozzata e intervallata dai singhiozzi.

-Oli...- era Magda che mi posò una mano sulla spalla. -E' morta. E' in un posto migliore, lasciala andare, Oli.- continuò lei con un tono triste.

Oli.

Quel soprannome ricominciò a farmi schifo. Non c'era più lei che lo diceva. Non avrebbe più potuto pronunciare il mio nome.

Non avrebbe mai più potuto stare con me, non avrei potuto abbracciarla o vederla, o baciarla. 

Se n'era semplicemente andata, mi era scivolata via come acqua dalle mani di un bambino.

-C'è una telefonata per lei, signor Sykes.- disse timidamente un'infermiera appena entrata, porgendomi il cordless della reception dell'ospedale.

-Oliver?! Oliver che è successo? Mi hai buttato giù il telefono!- chiese la voce preoccupata di Nicholls.

Per un po' non dissi nulla, solo dopo poco capii di avere il mio migliore amico dall'altra parte della linea e di dovergli dire che la mia fidanzata era appena morta. Iniziai a piangere più forte.

-Matt...E'...E' morta...- dissi in un sussurro. Lui si zittì subito.

-Arrivo.- fu la sua unica risposta, poi la comunicazione si interruppe.

-Oliver, devi andare. La devono portare via.- disse piano Magda.

Mi avvicinai al letto di Iris, come uno zombie.

Le posai una mano sui capelli, mi chinai e le baciai la fronte. -Ti amo...- sussurrai poco prima di staccarmi.

Magda e l'altra infermiera riuscirono a farmi uscire dalla stanza e a farmi sedere su una poltrona.

-Scusi, sa dirmi dov'è....?- iniziò a chiedere Nicholls frettoloso alla prima infermiera che gli capitò a tiro.

Sapevo che era arrivato, ma non lo guardai nemmeno.

Comunque si interruppe a metà frase, vedendomi. Ringraziò l'infermiera e si avvicinò a me.

Si accucciò per terra davanti alla mia sedia. Avevo lo sguardo fisso sulle mie mani, aperte sulle ginocchia.

Alzai di poco il viso e guardai Nicholls negli occhi.

-Se n'è andata...- dissi piano, con la voce ancora scossa dai singhiozzi.

Matt mi abbracciò. Non ci abbracciavamo quasi mai, ma mi resi conto che ne avevo maledettamente bisogno. 

Era il mio migliore amico, e avevo la necessità di sentire che c'era ancora qualcuno per me al mondo.

Anche se la cosa non aiutò molto.

Mi aggrappai alla giacca di Matt, bagnandola un po' con le lacrime.

Era come se solo aggrappandomi a lui riuscissi a non cadere nel vuoto più assoluto.

-Dai, Oli, andiamo.- mi disse piano Matt, staccandomi da lui.

Alzai lo sguardo, e vidi degli infermieri portare via dalla stanza 182 il corpo coperto di Iris.

Mi pietrificai, smettendo di piangere. Pensai per un attimo che avrei anche smesso di respirare.

-Oliver, andiamocene.- esclamò Matt, prendendomi il braccio e facendomi alzare.

Sentivo le gambe molli, e avevo paura che da un momento all'altro sarei caduto per terra.

Matt dovette trascinarmi fino alla macchina.

Ci allontanammo dall'ospedale, mentre riuscivo solo a guardare le cose scorrere davanti a me, senza però vederle davvero. Tenni lo sguardo fisso su un punto del parabrezza, mentre Matt qualche volta si girava a guardarmi.

-Oli...Non preoccuparti, è successo perchè doveva succedere, ora è in un posto migliore. Almeno ha smesso di soffrire...Dio, era ancora così giovane, non avrebbe sopportato tutto a lungo, Oli...- disse Matt con calma, aggiungendo poi cose del genere.

Non ressi più.

-CAZZO MATT! PIANTALA. STAI ZITTO E PIANTALA DI CHIAMARMI OLI. NON ME NE FREGA UN CAZZO SE E' IN UN POSTO MIGLIORE, L'AVETE GIA' DETTO IN DUE. PER ME IL POSTO MIGLIORE IN CUI PUO' ESSERE E' QUI. E' CON ME. PERCHE' IO DA SOLO NON CE LA FACCIO....Non ce la faccio...-Sbottai cominciando a piangere, di nuovo.

Matt abbassò lo sguardo per qualche secondo.

-Scusami... Non dovevo prendermela con te.- dissi dopo qualche minuto di silenzio.

Lui scosse la testa. -Non fa niente Oliver.- rispose calmo.

Rimanemmo zitti finchè non mi accorsi di dove stavamo andando.

-No Matt, portami a casa.- dissi.

-Stiamo andando a casa, Oliver.- disse lui, a quanto pare preoccupato da quella affermazione.

-No. A casa mia. A casa sua, Matt.- dissi per spiegarmi meglio.

Lui sospirò e cambiò strada, portandomi a quella che ormai era casa mia.

Scesi dalla macchina e mi diressi lentamente alla porta, con le chiavi in mano.

Ci misi un tempo che sembrò infinito per aprire la porta ed entrare in casa.

-Oliver, vuoi che resto?- chiese Matt affacciandosi dalla porta.

Mi fermai davanti all'ingresso, dandogli le spalle, non mi girai nemmeno. Scossi la testa.

Lui se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.

Andai lentamente in camera, mi sedetti contro il letto e piansi finchè le lacrime non finirono, stringendomi le gambe al petto con le mani.

Tutto diventò confuso. Non capivo cosa succedeva, mi aspettavo che lei entrasse in camera, che mi consolasse, che mi stringesse la mano.

Mi aspettavo di vederla uscire dal bagno sorridente, o di sentirla canticchiare mentre preparava qualcosa in cucina.

Non ci vedevo quasi più perchè i miei occhi erano offuscati dalle lacrime, nel mio cervello giravano immagini di lei, del suo sorriso. 

Non poteva essere morta, lei non era morta. Era andata da qualche parte, a fare la spesa forse. Era dappertutto, ma non era morta. Lei era ancora con me, non poteva avermi lasciato.

-I've said it once, I've said it twice, I've said it a thousand fucking times, that I'm okay, that I'm fine, that it's all just in my mind... That it's all just in my mind...- sussurrai, in preda ai ricordi.

 

 I've said it once, I've said it twice, I've said it a thousand fucking times, that I'm okay, that I'm fine, that it's all just in my mind... It's all just in my mind.

 

Mi alzai di scatto, entrando in ogni stanza e gridando il suo nome, cercandola.

Il suo nome rimbombava nella casa vuota, si intrappolava fra le pareti, ed era tutto ciò che riuscivo a sentire.

Almeno finchè lo squillare insistente del telefono non ruppe tutto.

  
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