Autore: Tenebrae
Aeterna; (marguerite_murcielago su EFP)
Titolo: lungo
il filo della
notte sulle pietre del giorno
Citazione: Barca
Genere: Storico,
Introspettivo,
Drammatico (forse)
Rating: Giallo
Coppia: (facoltativa) Het
Avvertimenti: (facoltativi)
Note: (facoltative) Il
titolo è il verso di una canzone di de André.
Introduzione: Olivia
era Airone, quella con le gambe lunghe e gli occhi grigi come piume, ma
avrebbe
potuto chiamarsi come un vento, Scirocco o Libeccio o Grecale, o come
il lampo.
Anche nei sogni, quando è difficilissimo correre, lei la
lasciava indietro:
lasciava indietro tutti, a dire il vero.
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al “Spoon
River contest” indetto da ZKaoru69 sul forum di EFP.
lungo
il filo della notte sulle pietre del giorno
- Dare
un senso alla
vita può condurre a follia... ma una vita senza
senso è la tortura
dell'inquietudine e del vago desiderio; è una barca
che anela al mare
eppure lo teme.
***
Olivia
fuggì la notte
della Liberazione, con il fucile ancora caldo; si stagliò
sulla linea giallo
pallido dell’orizzonte come un uccello in procinto di
svernare, seduta su uno
steccato, il viso che era tutto un’ombra.
- Possiamo parlarne. Puoi spiegarti.
- Non c’è nulla da spiegare - disse lei,
voltandosi
di scatto: la chioma rossa si scaraventò nel cielo come il
getto di una
fontana. Nessuno la fermò più: se c’era
un motivo per cui Olivia era stata
soprannominata Airone, ce ne sarebbero stati altri
mille per darle il
nome di un vento: le gambe lunghe la portarono lontano prima ancora che
potessero sollevare i fucili.
Lei
accompagnò la sua fuga con il pensiero: il suo
miraggio era così limpido che poteva udire i suoi respiri
affannati, sentire i
suoi piedi che calpestavano la ghiaia. Rimase seduta sulla porta di
casa,
desiderando una sigaretta, finché il sole non sorse e spense
le poche stelle in
cielo.
A conti fatti, con l’occhio freddamente rivolto al
mondo delle cose razionali, Olivia era colpevole:
aveva alzato il
fucile, aveva sparato, aveva lasciato una compagna a morire in una
pozza di
sangue contorto e denso, con i capelli chiarissimi a imbrattarsi di
rosso.
Possiamo
parlarne. Puoi spiegarti.
Non
c’è nulla da spiegare.
Cristina
passò lì davanti un’ora dopo.
- Cosa ci fai lì? - le chiese, appoggiandosi al
cancello.
- Aspetto - rispose, senza pensarci a lungo.
- Sei sicura di star bene?
Piegò un angolo della bocca e guardò il cielo. -
Sicurissima.
Cristina si strofinò le mani come per scaldarle,
scoprendo i denti: - Ascoltami, Madda, quello che ha fatto Olivia
è stato...
imperdonabile. Non dovresti sentirti triste per lei.
Lei si alzò, le gambe intorpidite, e raggiunse la
donna con un’andatura dinoccolata.
- Sono molto stanca, credo che andrò a dormire.
Buona giornata - le disse.
Olivia
era Airone, quella con le gambe lunghe e gli occhi grigi come piume, ma
avrebbe
potuto chiamarsi come un vento, Scirocco o Libeccio o Grecale, o come
il lampo.
Anche nei sogni, quando è difficilissimo correre, lei la
lasciava indietro:
lasciava indietro tutti, a dire il vero.
Ricordava
una mattinata bianca e bollente, la mano di Olivia sulla sua testa.
-
Sei ferita? Mi senti, ehi? Mi senti?
-
Sto bene - mentì, afferrandole il polso. Vederla agitarsi le
metteva addosso
un’ansia irragionevole: di solito aveva il sangue freddo per
resistere ai
morti, per soccorrere i feriti, e di quella calma lei si riempiva, la
faceva
sua.
-
Adesso verrai con me - le ingiunse.
Aveva
la nuca sudata, le labbra tremanti, il riflesso del sole sulla canna
del fucile
le entrava negli occhi come un ago, ma aveva bisogno che Olivia fosse
più forte
e la rassicurasse.
L’unica
persona a cui Olivia sembrasse tenere era Edoardo.
Erano
vicini in maniera
così affilata e
palese, appiccicati come i lembi di un taglio...
Nelle
sere di fine settembre, quando l’aria si rinfrescava e si
faceva color lavanda,
e dal lago nascevano i temporali notturni, lei usciva e passava fuori
tutta la
notte, perché i bombardieri non sfidavano i fulmini e la
pioggia.
Una
sera, però, si fermò sulla veranda.
-
Fammi compagnia, Madda - disse.
-
Edoardo?
-
Stasera ha da fare. Aspettano un camion di munizioni -
replicò lei con un
sorriso da lupo. All’improvviso sentì il desiderio
ribelle di infastidirla: -
Be’, non vai con loro?
-
No.
- Come mai?
Olivia
si batté il pugno contro la coscia. - Smettila.
Negli
occhi aveva un misto di invidia e ansia.
Quella stessa
mattina, più tardi, uscì in giardino
per raccogliere i fiori e le foglie cadute.
Nel resto del mondo, lo sentiva, le campane
suonavano a distesa e si sparava a salve, la guerra
è finita, mentre lei
agiva come una piccola giardiniera, inginocchiata al sole.
Era una crudeltà, pensò ad un certo punto,
lasciando cadere il secchio che aveva tra le mani e stringendo le
palpebre per
sputar fuori le lacrime. Edoardo non poteva sentire il suono delle
campane,
perché lo avevano preso e portato al Nord, in un campo di
lavoro.
Olivia lo sapeva, così come lui doveva aver saputo
che lei avrebbe ucciso una loro amica.
La sera prima, l’aveva trovata sotto il melo, a
passare le mani tra i suoi fiorellini bianchi.
-
Olivia.
-
Voglio che tu lo sappia - disse lei, in tono tranquillo, senza voltarsi
-
stanotte ucciderò Nives.
Lei
sussultò. - Cosa? Perché? - forse aveva perso il
senno, era orribile da
pensare, ma forse la lontananza da Edoardo le stava giocando brutti
scherzi.
Fece un passo sull’erba, mentre un ronzio lontano riempiva
l’aria dolce.
-
Stamattina ho chiamato dal bar di Cristina - continuò Olivia
- per parlare con
Edoardo. Mi hanno detto che è stato catturato: una retata, a
quanto pare. Ha
dato un nome falso ed è stato portato via, in un campo di
lavoro.
Si
coprì la bocca con una mano, sconcertata.
-
Mi dispiace... - mormorò; Olivia allungò la mano,
strappò un ramo e lo torse
tra le mani, finché non gli ebbe strappato tutti i petali.
Lo gettò a terra,
passandosi le dita fra i capelli.
-
Non dire che ti dispiace! - gridò, piegando la testa in
avanti - Non ce n’è
bisogno - aggiunse in tono più controllato - lo so. Mi
dispiace... anche a
me... tantissimo. Edoardo!
Come potrebbe non...
Abbassò
la testa. Un bagliore rossastro scivolò sul suo profilo, sui
suoi occhi limpidi.
-
Olivia, ti prego, ti supplico, ti scongiuro: non fare niente di
avventato!
Perché a me non pensi mai? - disse, le labbra e i piedi
gelati, come se il
sangue le fosse fuggito dalle vene. In quella luce strana, si
sentì
abbracciare; Olivia le premette le labbra sui capelli.
-
Capiscimi, Madda! Lo sai perché hanno preso Edoardo?
Non
lo sapeva. La stretta sulle sue spalle si acuì.
-
È stata Nives; per un posto da soprano ha tradito tutti noi,
Arturo, Edoardo...
Si
rialzò con stanchezza, per gettare il tutto
oltre il suo giardino.
La capiva, davvero: non faceva finta, sapeva che
Olivia non sarebbe potuta rimanere con lei, la sera prima; lo sapevano
tutti,
che la guerra le era entrata dentro: non che fosse impazzita, ma quella
donnina
bianca e rossa, esangue come una statuina di porcellana, sembrava nata
per
sparare, correre e non avere mai paura. Airone.
Airone
in fuga, avevano detto,
ma lei
rimaneva indietro, per Edoardo.
Ora che Edoardo non c’era più, come se fosse stato
spazzato via da un vortice di vento, e la guerra stava per finire,
Olivia si
sarebbe trovata sola: riusciva a immaginarsela con le mani tese nel
nulla, ad
annaspare senza speranza.
Aveva solo dovuto recidere l’ultima corda, per non
lasciarsi dietro una persona che odiava. Bang, e
Nives era crollata nel
suo stesso sangue. Dov’è la tua
arroganza?
Ricordava cosa le avesse detto, poi, nel baciarle
la fronte: - Devo farlo.
Le aveva chiesto perché, con il cuore che si
spezzava, si sgretolava nella sua mano, si disperdeva nel vento. Era un
suo
diritto, pensava con le lacrime che le premevano agli angoli degli
occhi,
doveva saperlo.
- Dare un senso alla
vita può condurre a follia... ma una vita senza
senso è la tortura
dell'inquietudine e del vago desiderio; è una barca
che anela al mare
eppure lo teme. Non
voglio
passare il resto della mia vita ad aspettare che Edoardo apra la porta,
o a
nascondere questo stupido fucile sempre più a fondo, per non
doverlo vedere.
Sono una persona orribile, credo, se non riesco a vivere senza... senza
guerra,
ecco.
Olivia era
Airone, ma lei sapeva che era
il vento: non
uno solo, ma tutti.
Mentre
rientrava in casa, strofinandosi le mani, sorrise: aveva la
netta impressione che il vento sarebbe soffiato verso Nord, quella
volta.