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Autore: A q u i l e g i a    30/09/2013    6 recensioni
Satoshi è un giovane ragazzo, non molto brillante, che decide di intraprendere l'azzardata e rovinosa scelta della convivenza. Tra i mille problemi quotidiani, tra i quali il lavoro, la famiglia, il traffico della domenica e i soldi che sembrano non bastare mai, troverà rifugio tra le braccia di Kasumi, giovane studentessa universitaria, con la quale deciderà di condividere il suo destino.
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«Piccola!» sussurrò, vezzeggiandole la testa «Kasumi!» continuò, appressandosi al suo orecchio. Ottenne una debole reazione dalla ragazza, la quale mugugnò a bassa voce. Strabuzzò gli occhi, mentre un sonoro sbadiglio risuonò nel silenzio: «Bentornato, stupido!»
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[AU] - [OOC] - [Ash x Misty]
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Misty, Un po' tutti | Coppie: Ash/Misty
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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一日千秋

 

「One Day Seems Like A Thousand Years」

 

 

 

Chapter

 

 


«Tutto chiaro?»
Satoshi ripiombò dai suoi pensieri, osservando una voluminosa figura davanti ai suoi occhi. Dai capelli brizzolati e dalla pancia non poco evidente, l'uomo fissava il ragazzo con leggero disprezzo.
Questi ricambiò con un sorriso forzato, palesemente artefatto; ma al capocuoco bastò e, con un sospiro, si allontanò dal ragazzino.
«Chissà che avrà detto?» pensò Satoshi fra sé e sé, mentre scrostava le pentole nell'acqua oramai torbida. Indossava degli sgradevoli guanti in gomma, rosa, molto rovinati.
«Era tutto più facile, un tempo» sibilò nel silenzio della cucina.
Era stato appena assunto in una modesta tavola calda nel centro, spesso affollata e chiassosa. Inoltre, era lontana da casa e il salario ridotto a pochi spiccioli.
Trovare lavoro in una nuova città, così grande e rumorosa, diventava di giorno in giorno più difficile e ogni offerta, dunque, non poteva non essere presa in considerazione; anche se lavorare come sguattero in un locale tanto squallido non lo entusiasmava. Era solo a caccia di una buona proposta, magari prima o poi sarebbe arrivata.
Diede un'occhiata all'orologio, il quale segnava le otto meno cinque. Si tolse, dunque, il grembiule e lo ripose sull'appendino e, con esso, anche i guanti. Con passo svelto, lasciò la tavola calda, dirigendosi verso la fermata dell'autobus più vicina. Era l'ultimo bus per quella sera e, se lo avesse perso, di certo avrebbe dovuto chiamare un taxi, il cui costo era pari a ciò che aveva guadagnato quel giorno stesso. Oggi, però, era in tempo. Cosa alquanto strana, quindi non poteva non sentirsi realizzato.
«Almeno per una volta!» sghignazzò nelle sua mente.
Era patetico, eppure non se ne rendeva conto. L'enorme mezzo era ricoperto dai più disperati annunci pubblicitari, mentre la vernice s'era sbiadita, con gli anni, assumendo una debole colorazione bluastra. Salì e si sedette vicino ad un'anziana signora, la cui puzza lo stordiva. Era un miscuglio di sake e fumo, avercela a due centimetri dal suo corpo non lo rendeva particolarmente entusiasta. Però, ad un evento di fortuna, si alterna un evento di sfortuna; si sa.
Appena imboccata la strada di casa, ne approfittò per dare una nuova occhiata al quartiere. Era sera e il cielo era in procinto di macchiarsi di nero, mentre i lampioni iniziavano ad illuminarsi, se pur leggermente. Doveva essere un'atmosfera magica da respirare; peccato per la signora che glielo impediva.
La visione di tutti quei blocchi di cemento, l'uno accanto all'altro, non dava un'aria felice, ma le varie aiuole e le piccole zone verdi che facevano capolino tra una fila di appartamenti e quella successiva attutivano il colpo e regalavano un tocco di simpatia.
Arrivato a destinazione, Satoshi si affrettò a raggiungere la compagna, ma sapeva bene di non poterle stare troppo accanto, per via degli studi universitari che conduceva. Ogni volta che faceva dei rumori troppo bruschi, la ragazza si colmava d'odio puro e lo minacciava di tirargli addosso un qualche oggetto contundente.
«Meglio non rischiare» si ripeté.
Dolcemente, la grande corriera si arrestò. Scansandosi di dosso la vecchietta, assopita, Satoshi scese a terra stiracchiandosi e respirando finalmente aria pulita. Per modo di dire, visto lo smog e i fumi della zona industriale, la quale distava pochi chilometri da lì ma comunque di qualità superiore a quella condensata e maleodorante del bus.
Casa sua era esattamente all'ultimo piano e la si poteva ammirare in tutto il suo grigiore, triste e squallido, fatta accezione per il balconcino, adornato da alcuni splendidi e vivaci fiorellini rossi: era ciò che si distingueva; diverso dagli altri. Le rampe di scale che lo separavano dall'uscio del suo appartamento erano infinite: Satoshi non riusciva nemmeno a tenerne conto, visto che non si potevano contare su di una mano.
Però, finalmente era a casa. La porta che si mostrava di fronte a lui era completamente anonima, vecchia, rovinata e graffiata, ma ciò che celava dietro di sé era tutto ciò di cui Satoshi aveva bisogno: Kasumi. Infilò la chiave nella toppa, facendo attenzione a non fare il minimo rumore, nemmeno il più impercettibile. Il leggero cigolio della porta nel momento in cui essa si apriva era come una dolorosa morsa al cuore, che lo dilaniava e lo faceva pulsare e stridere di dolore. Eppure: il silenzio.
«Sono salvo!» pensò con allegria.
Se nulla si muoveva, allora Kasumi non lo aveva sentito, oppure s'era addormentata.
«Meglio dare un'occhiata, non si sa mai» rifletté.
Si tolse le scarpe e le appoggiò con cautela sotto il rialzo in legno, dirigendosi a passo lento e pacato verso la camera da letto. Era aperta, con la luce accesa.
Kasumi s'era appisolata sulla scrivania, con i capelli, rossi, tutti spettinati e arruffati, mentre il capo era bonariamente coricato sul libro di testo. «Si prenderà un raffreddore» dopotutto, la casa era sprovvista di riscaldamento e quell'inverno sembrava preannunciare nottate molto fredde. Si avvicinò alla ragazza, spegnendo la luce della lampada, fioca e debole, prossima alla fulminazione. A discapito delle conseguenze, decise di svegliarla.
«Piccola!» sussurrò, vezzeggiandole la testa «Kasumi!» continuò, appressandosi al suo orecchio. Ottenne una debole reazione dalla ragazza, la quale mugugnò a bassa voce. Strabuzzò gli occhi, mentre un sonoro sbadiglio risuonò nel silenzio: «Bentornato, stupido!»

 

 

 


Angolo autrice


Per chi non se ne fosse accorto, io sono A q u i l e g i a. Ho solo cambiato nick :)
Questo è il primo capitolo di una long dai venti capitoli e oltre. Sarà pure masochista da parte mia, ma ho sempre voluto pubblicare una storia del genere, che narra le vicissitudini di Ash (Satoshi) e Misty (Kasumi) come coppia. Ovviamente, trattandosi di me, non sarà una relazione esente da screzi di ogni tipo e ho già in mente tante belle cosuzze, allegre e non. Non sarà una storia “commerciale”, ossia narrante avventure allegre e felici, assolutamente irreali, di una coppia allegra e felice, ma qualcosa di più serio.
Il titolo è in giapponese e si legge “Ichijitsusenshū”, la cui traduzione risiede nella scritta inglese (che mi rifiuto di tradurre: l'inglese va saputo //parlalei). È intraducibile, in verità, ma il concetto è quello!


Per il resto, c'è da segnalare l'OOC. È anche abbastanza voluto, trattandosi di un Ash e di una Misty futuri nel tempo, quindi più adulti e più maturi; spero solo non si riveli pesante ;A;
Questo capitolo è solo una breve introduzione, i prossimi capitoli saranno più lunghi.
Aggiornerò ogni lunedì, cascasse il mondo.


Concludo qui; ci vediamo!


-Saku

 

  
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