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Autore: ToraStrife    30/09/2013    1 recensioni
Una ragazza non vedente. Un fratello pazzo di gelosia.
- David.... Com'è il colore rosso?
- Il rosso? Beh... è sicuramente un colore caldo. Come il fuoco in inverno che ti riscalda, allontanando il freddo e il buio.
(Vagamente ispirata a "Il fantasma dell'Opera"
Genere: Horror, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il calore del sangue.
IL CALORE DEL SANGUE



La ragazza aprì gli occhi, se così si può dire.
Dopotutto, in una vita passata nelle tenebre della sua cecità, non vi era poi questa gran differenza, che le palpebre fossero aperte o chiuse.
Doveva essersi addormentata, distrutta dalla tensione e dal terrore. Ciò le fece ricordare dov'era: rinchiusa in uno stretto e vecchio armadio per abiti di scena.
Sentì che le stava per venire un piccolo attacco di panico.
Claustrofobia. Doveva essere stata pazza a rinchiudersi di sua spontanea volontà dentro quello spazio angusto.
Cominciò a sudare freddo e a sentirsi soffocare.
Il suo primo impulso fu quello di spalancare quelle opprimenti ante con uno spintone per precipitarsi all'esterno, in cerca di spazio vitale e di una lunga boccata d'aria.
Riuscì a soffocarlo, appena in tempo, solamente quando ricordò il motivo per cui si era rinchiusa, e le sue implicazioni: c'era un assassino, là fuori, che si aggirava per il teatro, e se avesse assecondato la sua paura, sarebbe stata scoperta, e probabilmente uccisa.
Per farsi coraggio, strinse ancora una volta con le mani la seta della sua gonna.
Era il suo vestito preferito, a cui era legata da un ricordo dolcissimo. 

- Questo regalo è per te, Kate.
- David, grazie! Non dovevi...
- Perché no? E' il tuo compleanno, dopotutto.

Passò ripetutamente i polpastrelli sulla stoffa. L'attrito produsse un lieve ma percettibile calore. Ripeté il gesto, con più energia.
Il calore si fece più marcato. Si rilassò.


-   David, posso chiederti di che colore è?
-  Certamente. E'  rosso, un rosso particolarmente acceso che si intona bene ai tuoi capelli corvini.
- Sembra bello, peccato non poterlo vedere.
- Te lo posso assicurare, su di te sta che è una meraviglia.
- David.... Com'è il colore rosso?
- Il rosso? Beh... è sicuramente un colore caldo. Come il fuoco in inverno che ti riscalda, allontanando
il freddo e il buio.

Il buio della solitudine, o il buio dello sconforto.
Forse era da quel giorno che aveva preso l'abitudine
di stropicciare il tessuto con le dita, soprattutto quando le capitava di indossare quell'abito.
Trovava che fosse un ottimo rimedio per quegli attacchi di panico.
Era solo un effetto psicologico, ma le dava l'illusione di una fiaccola nelle tenebre, quando queste si associavano alla sensazione uno spazio angusto così opprimente da toglierle il fiato: come se l'immaginario calore della fiamma allontanasse le pareti di una nera e stretta prigione.
Sbatté istintivamente le palpebre, rammentando ancora una volta della sua situazione.
Tese l'orecchio cercando di captare ogni minimo rumore. Sapeva che il pericolo non era lontano.
L'assenza di segnali che ne indicassero l'immediata vicinanza la tranquillizzarono, e una parte di lei fu fortemente tentata di aprire lentamente quelle ante, per un momento di sollievo.
L'altra parte di lei, quella razionale, le impose prudenza, e così prese con maggior vigore a strusciare le dita sul vestito.
Ripensò a quel vestito, e a chi glielo aveva regalato.

- David! Sono stata scelta come soprano per il Don Giovanni Trionfante!
- Ne sono felice. Ma non ne avevo dubbi: la tua splendida voce è un dono del cielo, lo stesso che ti ha strappato la vista fin dalla nascita.
- Grazie, David. Grazie per essere stato sempre al mio fianco. Questo è il più bel giorno della mia vita.
- Potrebbe essere anche il giorno più bello della mia vita, se...

Fu ridestata da uno scricchiolio. Il mostro si stava avvicinando. Il cuore cominciò a battere all'impazzata. I passi incerti si fecero sempre più definiti.
Il cigolio di una porta.
Il mostro era nella stanza.

- David, non credo di aver sentito bene.
- Sei cieca, non sorda, Kate. Ho appena detto che ti amo.
- Io non... io non so che dire, David. Sono lusingata, ma allo stesso tempo imbarazzata. Lo sai che noi siamo...
- Non mi importa. Sono sentimenti che non posso più nascondere.
- Però... David, ti ho sempre considerato come uno splendido fratello, e così, all'improvviso...


Alcuni passi indicarono che il mostro si stava avvicinando. Il rumore di qualcosa che fendeva l'aria, e poi qualcosa che andò in pezzi. Legno.
Il mostro doveva aver fatto a pezzi il comodino lì vicino.
Finalmente Kate poté sentire la voce del mostro.
La cosa la terrorizzò due volte, una perché la voce la conosceva bene, l'altra perché stava chiamando a gran voce il suo nome.

- Mi spiace David, io... non posso....
- Perché mi rifiuti, Kate? Perché mi fai questo? Dopo tutto quello che ho fatto per te... Ho capito! E' perché ami quell'attorucolo da quattro soldi, vero?
- Albert? No, lui è solo un caro amico...
- Credi che non vi abbia visti, mentre ti stringeva appassionatamente, all'uscita dalle prove?
- No! Lui... lui si preoccupa per me. Esattamente come fai te!
- Menzogna! Lui ti vuole portare via da me, e ci sta riuscendo!
- No, David, io...

- Kate!

Stavolta la voce non era un suo ricordo.

- Dove sei, Kate? - Incalzò il mostro.

Kate trattenne ancora di più il respiro. Non sapeva se l'avrebbe prima uccisa il mostro, la claustrofobia o il frenetico batticuore.
Un attimo di silenzio lungo quanto un'eternità, poi un fragore diede letteralmente un taglio alla situazione.
Kate, nel buio dei suoi occhi, non poteva vedere lo spiraglio di luce che si
era creato quando la lama dell'accetta aveva aperto un varco nel battente.
Il rumore però la fece sussultare, facendosi sfuggire un gemito rilevatore per il mostro.
Quest'ultimo assunse nella voce un tono compiaciuto.

- Ti ho trovata!

Un altro schianto, un altro ancora.
Le ante cedettero, e le porte si aprirono con un sinistro cigolare.
Il mostro era lì, davanti a lei. Poteva sentirne il respiro e i battiti.
Due mani la ghermirono e la scaraventarono all'esterno.
Lo spazio vitale aumentò e la claustrofobia scomparve, ma non era una grande consolazione, rispetto al mostro di cui era balia.

- Perché ti nascondi, Kate? - Chiese ridacchiando l'assassino. - Perché sei scappata quando ho calato la mia piccola scure sulla testa di Albert.

Ma lei quel momento lo ricordava bene. Il rumore del cranio trapassato dal pesante pezzo di metallo. Gli schizzi, presumibilmente di sangue e di cervello, che si dipanavano in tutte le direzioni.
Un gemito sommesso, l'accasciarsi del corpo.
Probabilmente Albert non aveva neanche fatto in tempo a realizzare cosa stava succedendo.
E lei era sicuramente la prossima, di fronte a quel selvaggio e malefico attacco di insana gelosia.
Prese a stropicciare disperatamente il suo vestito. L'attrito rendeva i polpastrelli terribilmente doloranti, ma non smise.
Lei, nel buio perenne, colei che si era sempre appoggiata a qualcuno per proseguire nella vita, non poteva fare altro.

- Perché hai paura, Kate? - Chiese il maniaco. - Sei tu che mi hai reso così, dopotutto.

- E cos'altro potevo fare, fratello mio? - Piagnucolò Kate. - Ciò che mi hai chiesto è così... così sbagliato!

- Sbagliato come rendermi pazzo di gelosia?

- Sbagliato... come.. - Tentò di trovare una risposta la donna, ma riuscì solo a sconfinare in una serie di singhiozzi, mentre calde lacrime le irrigavano le guance.

Stropicciò con tutte le sue forze il vestito, in cerca di calore.
Nonostante tutto, il suo corpo cominciò ad essere pervaso da brividi.

- Hai freddo? Presto il freddo ferro di questa ascia ti penetrerà, così capirai di come mi sono sentito quando mi hai negato il tuo amore. E poi la morte. Buio, freddo, solitudine...

Freddo, solitudine? Come quegli abbracci di passione che aveva deciso di negargli? Ma egli era, e non poteva essere altrimenti, il suo caro fratello...
Fratello che adesso non era più. Davanti a lui c'era solo un freddo e pazzo assassino.
Kate cominciò a tremare sempre più forte. Una forte sensazione di freddo si impossessò di lei.
Forse era la sensazione di non sentire più il calore fraterno di David, o chissà...
Ma stropicciare il vestito non le donava più alcun sollievo.
Nell'attesa che David calasse il sipario sulla sua vita, insieme a quell'oscura accetta di morte che aveva portato via Albert, Kate lasciò stare il vestito rosso e si portò le braccia al corpo.
Un colpo, un gemito.
Poi una piccola sensazione di caldo si riversò su di lei.
Come una doccia calda. Un'improvvisa sensazione di bagnato.
Uno strano liquido, caldo, appiccicoso, stava colando su di lei.
Ne riconobbe l'odore: sangue.
Però non aveva sentito nessun dolore. Il sangue non era il suo.

- Lo senti questo calore, Kate?

Era il mostro. La voce però, era più soffocata e pacata rispetto a prima.
Era di nuovo il suo caro fratello.

- David, ma cosa...?

- Questo è il vero calore del rosso, Kate.

Istintivamente Kate allungò una mano. Toccò quello che riconobbe come il torace di David, chino su di lei.
Tuttavia, questo era completamente zuppo di quel liquido. Passando la mano, Kate incontrò il freddo metallo della lama.
David si era conficcato l'accetta nel torace!

- David, ma perché...?

- Quanto è labile il confine tra amore e follia, Kate? A volte vorrei farti così male, altre uccidermi per il solo pensiero di avertene fatto. Quindi ho deciso...

David interruppe la frase perché un conato gli fece tossire un fiotto di sangue.

- Questo è il mio calore del mio sangue, Kate. Il calore del mio cuore che ha battuto per te fino ad ora, e lo farà fino alla fine. Questo è insieme il mio amore e la mia vendetta.

David tossì altro sangue, e cominciò a barcollare.

- Il freddo lo sperimenterai con la solitudine...dal momento che ti ho strappato via Albert, e tra poco resterai anche senza di me. Resterai sola, al buio, al freddo...

David si afflosciò tra le braccia tremanti di Kate.

- David! - Riuscì solo ad esclamare la sorella, in mezzo ai singhiozzi.

- Ma fino ad allora... riscaldati con il rosso... il mio sangue... il mio amore che non hai voluto accettare...

Kate strinse forte il corpo morente del fratello, cercando di carpirne ogni singola parte di calore, prima che questo si fosse affievolito e andato perso per sempre.

L'ultimo calore del sangue, prima del buio eterno.


  
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