Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |       
Autore: Eleonora_86    01/10/2013    2 recensioni
Storia di violenza, tra le mura di casa. Jessica racconta, in prima persona, una breve parte della sua vita. Una parte però così importante che cambierà tutto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sbam! È il rumore della porta di casa che sbatte con forza, fa tremare i muri. Ferma, davanti al lavello della cucina il mio cuore si blocca, perde un colpo, forse due. A volte sembra proprio fermarsi e non sembra ripartire più. In quei pochi istanti, che dividono quel rumore dal suono ritmico dei suoi passi sul parquet, tutto il mio corpo s’irrigidisce. Un brivido gelido mi percorre la spina dorsale salendo fino alla nuca. Chiudo gli occhi mentre sento che si avvicina sempre di più. Un passo dopo l’altro arriva dietro di me. Faccio un profondo respiro continuando ad affettare le zucchine. La sua mano sinistra mi scosta i lunghi capelli neri scoprendo il collo. Le sue labbra si posano per un istante sulla mia spalla nuda. La mano scende sul mio petto sfiorandomi un seno. Abbasso leggermente lo sguardo e fisso le sue dita muoversi in cerca del mio capezzolo. Noto la fede sul suo anulare e il mio cuore perde un altro colpo ricordando il giorno del nostro matrimonio. Le sue labbra risalgono lentamente il mio collo arrivando all’orecchio. Il suo alito caldo mi solletica il timpano facendomi nuovamente rabbrividire.
“Ciao piccola” sussurra con la sua voce profonda e sensuale.

“Ciao” mormoro tesa “com’è andata oggi a lavoro?” mi sforzo di sorridere voltandomi verso di lui. Era sempre difficile capire di che umore fosse. Lui mugola qualcosa staccandosi da me. Si toglie la giacca posandola sullo schienale del divano. Passano minuti interminabili, di ostinato silenzio, mentre io cerco in tutti i modi di continuare a cucinare mostrandomi indifferente.
“La solita giornata di merda!” risponde dopo quasi cinque minuti. Mi giro a guardarlo, vorrei chiedergli il motivo ma, in sei anni, ho imparato che è una pessima idea.

“Tra poco è pronto, amore” mi limito a rispondere tornando davanti al lavandino. Lo sento girare per il soggiorno e poi entrare nella nostra camera da letto. Scolo la pasta a dodici minuti esatti di cottura. Lui odia la pasta scotta. Finisco di saltare le verdure e le verso nella pentola.

“Luca? E’ pronto” gli dico facendomi sentire dalla cucina. Impiatto e gli riempio il bicchiere con un poco di vino e lo aspetto. Quando arriva si è cambiato. Ora indossa una semplice maglia intima con un paio di pantaloncini. Si siede al suo posto a capotavola senza parlare. I suoi movimenti sono calmi e calcolati. Fin troppo. Capisco che è molto nervoso. Mi siedo al mio posto, di fronte a lui, e inizio a mangiare.

“Oggi ha chiamato tua madre” comincio per rompere il ghiaccio. Questo silenzio mi uccide. Lui alza lo sguardo su di me e mi fissa aspettando il seguito. “Chiede se domenica pranziamo da lei” continuo. Lui annuisce continuando a mangiare in silenzio. Ricomincio pure io inforcando un pezzo di carota e una zucchina.

“Ha chiamato anche Monica” dico. Lui alza lo sguardo freddo su di me. “mi ha chiesto se domani pomeriggio la accompagno al cinema” la mia voce è sempre meno udibile man mano che la frase prosegue. Tanto che ho il sospetto che lui non abbia nemmeno sentito la parola cinema. Non lo guardo continuando a mangiare. Mi limito ad aspettare una sua qualsiasi reazione. L’attesa forse è peggio del silenzio.
“Sai come la penso, Jessica” risponde infine, con tono piatto, posando la forchetta. Privo di una qualsiasi emozione mi fissa. “Quella non mi piace. E’ una troia!”

“E’ mia amica, Luca” mi azzardo a dire. “Non la vedo da quasi due mesi e tu lavorerai tutto il giorno. Andremo allo spettacolo pomeridiano… alle diciotto sarò già a casa… troverai la cena pronta, come sempre” Lo guardo con un filo di speranza. Lo vedo spostare il peso sulla sedia e sistemarsi meglio.
“Manca il sale in questa pasta di merda!” Tuona all’improvviso. Stringo la forchetta nella mano destra fino a farmi venire le nocche bianche.

“Scusa amore” mi scuso subito guardando il piatto di pasta di fronte a me. “la prossima volta…” mi blocco quando la sua mano picchia con forza sul tavolo producendo un rumore sordo che mi fa sussultare. “Ti preparo subito qualcos’altro?” chiedo alzandomi e portandogli via il piatto di pasta. “ho comprato del prosciutto crudo…” Non ottengo risposta ma quando mi giro me lo ritrovo dietro. L’occhio sinistro si chiude un istante prima di venire colpito dal suo manrovescio. Barcollo cercando di mantenere l’equilibrio, mi aggrappo al piano della cucina e, miracolosamente, resto in piedi. Mi porto una mano sulla guancia sinistra alzando lentamente lo sguardo su di lui. Devo cercare di salvare il salvabile quindi mi ricompongo il più in fretta possibile. “C’è anche la mozzarella” sussurro prendendola come scusa per allontanarmi da lui e arrivare al frigorifero.

“Monica è una puttana” dice “Le puttane stanno con le puttane…” si avvicina “sei una puttana tu, Jessica? Ho sposato una puttana io?” Sibila davanti al mio viso. Devo rispondere. Lui odia quando non rispondo alle sue domande. Eppure non ci riesco. Le mie corde vocali sembrano come annodate e non mi permettono di emettere alcun suono. “Sei sorda? Ti ho fatto una domanda facile. O sei tanto stupida da non riuscire a capire una semplice domanda, Jessica?”
Balbetto un “n-no” striminzito. È tutto ciò che riesco a dire mentre lui, ancora più furioso, mi afferra per la spalla e mi spinge fuori dalla cucina. “Sei una puttana allora, Jessica?” scuoto la testa.

“Luca, basta. Smettila mi fai male” sussurro finalmente. Mi trascina fino alla camera da letto e mi butta in malo modo sul letto. Mi giro verso di lui con l’orecchio che ancora fischia per lo schiaffo di poco prima.
“Se ho sposato una puttana devo saperlo, Jessica” Odio quando dice il mio nome continuamente. Mi mette ansia. Resta nudo e io osservo l’erezione tra le gambe, inconsciamente chiudo le mie. Si avvicina prendendomi per i capelli. Mi sfila i vestiti e l’intimo lasciandomi nuda. Non mi guarda nemmeno mentre mi apre le gambe con le ginocchia e mi penetra all’improvviso. Cerco inutilmente di fermarlo ma rimedio soltanto altri schiaffi e tirate di capelli. Alla fine rinuncio e aspetto solo che finisca. La mia fortuna è che non dura molto. Non dura mai molto.

Una volta finito si alza infilandosi i boxer. “Chiama la troia e dille che hai l’influenza o quello che ti pare” Si gira e se ne va richiudendo la porta. Lo sento andare in soggiorno e iniziare a fare zapping. Lentamente mi alzo e, tutta indolenzita, entro in bagno. Strofino la mia pelle fino a farla quasi sanguinare per non sentirmi più così sporca come solo lui riesce a farmi sentire. Dopo parecchio tempo esco e m’infilo nel letto, mi volto sul fianco destro e mi addormento quasi subito.

Mi sveglio poco dopo sentendolo entrare in camera. Non mi giro mentre lui si sdraia accanto a me, mi prende e mi avvicina a lui schiacciando il suo petto sulla mia schiena. Mi abbraccia e mi bacia una spalla. “Ti amo piccola, buonanotte” Fingo di dormire.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Eleonora_86