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Autore: Lara Ponte    02/10/2013    3 recensioni
Voleva sperare, ma la Speranza in quei momenti sembrava proibita e lontana, troppo lontana...
Un atmosfera un po' lugubre, malinconia, paura e voglia di lottare.
Il mondo è allo sfascio. Norah, una giovane 26 enne vive un presente difficile.
Chi come me adora i videogiochi, non potrà non notare le forti influenze che arrivano dai titoli di una nota S.H. d'oltreoceano. (non metto il nome per evitare pubblicità)
Non mancheranno tuttavia riferimenti ai classici sia del genere S.F. che Fantasy.
2 Ottobre, 2013 : Aggiornamento
Rendendomi conto che probabilmente messa così per intera fosse troppo lunga e faticosa da leggere
ho deciso di ottimizzarla in più capitoli.
Grazie in anticipo e Buona lettura :)
Genere: Fantasy, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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III



'La fine?' La sensazione di cadere era strana. Troppo strana. Percepiva le cose attorno a se come se si muovessero al rallentatore. Non aveva una visione chiara di ciò che le stava attorno e si sentiva come fosse avvolta nell'ovatta. Era quasi certa che di lì a poco tutto sarebbe andato perduto, quando all'improvviso percepì un intenso calore provenire dal suo stesso corpo. Il cuore batteva lento e calmo un ritmo ipnotico che sembrava dirle “Non aver paura”
Chiuse gli occhi che il suolo era ormai prossimo ed invece di schiantarsi, si ritrovò a galleggiare a mezz'aria. Li riaprì stupita, non riuscendo a capire cosa stesse accadendo. Guardò verso l'alto individuando la finestra da cui era caduta e notò che sul tetto della scuola era comparso qualcosa o qualcuno.
Quell'essere che superava i due metri d'altezza, aveva una postura talmente immobile da potersi scambiare per una statua. Allo stesso tempo sembrava sia umano che non. Solo dalla posizione della testa si capiva che la stava guardando, anche se il volto rimaneva celato nell'oscurità di un cappuccio. Dopo attimi che parvero secoli, sollevò lentamente una mano coperta da un guanto e in quell'istante lei cominciò a risalire. Nessuna luce o effetto aveva annunciato quella magia o qualunque cosa fosse. Se prima aveva temuto i delinquenti, ora avrebbe dovuto essere terrorizzata dal nuovo arrivato, invece si sentiva al sicuro. 'Che sia lo Zio?' Si chiese mentre veniva portata su.

“State bene” Ma non era una domanda. Norah, appena atterrata sul tetto accanto allo strano essere , avrebbe voluto chiedere mille spiegazioni, ma egli le fece cenno di tacere e subito prese ad intonare una specie di nenia in un lingua mai sentita. Una voce maschile calda e melodiosa, carica di un qualcosa che incuteva terrore e brividi allo stesso modo. La schiena le divenne subito gelida e pregò con tutto il cuore che quella creatura fosse realmente dalla sua parte.

In poco tempo le nuvole in cielo si moltiplicarono fino a creare l'oscurità più totale. Strane forme si materializzarono nel cortile al di sotto di loro. Non si distinguevano bene, alcune sembravano antropomorfe, altre animalesche, qualcuna volava e altre strisciavano come i serpenti. Non appena il canto terminò, tutte quelle mostruosità si riversarono fameliche all'interno dell'edificio. Per pochi minuti ci furono soltanto grida e atroci lamenti, come se un pezzo dello stesso inferno si fosse scatenato dentro la scuola. Subito dopo quei suoni disumani, calò il silenzio più assoluto, se possibile ancora più terrificante dell'agonia appena sentita.

Norah crollata sulle proprie ginocchia cominciò a piangere senza più fermarsi. La sua pelle ancora accapponata era scossa da brividi. Singhiozzava come una bambina. Era come se in quel momento stesse lasciando finalmente andar via le lacrime trattenute per troppo tempo. Anche tutta la rabbia accumulata si era dissolta lasciando posto al vuoto ed alla disperazione.
Avvertì una mano calda poggiarsi sulla sua spalla sinistra. “Torniamo dentro” Disse piano la persona che l'aveva appena salvata. Adesso non sembrava più tanto alto e il cappuccio abbassato aveva messo in luce il volto di un uomo di circa quarant'anni dal fisico magro e asciutto. Portava i capelli corti, quasi del tutto bianchi, appena pettinati all'indietro e i suoi occhi di colore blu scuro, avevano un ché di familiare.

La luna era tornata a splendere come se nulla fosse accaduto e i due camminarono piano sul tetto fino a raggiungere una delle botole di accesso per la manutenzione. Appena scesa la scaletta, si trovarono in un ambiente confortevole illuminato da diverse luci alogene, pulito ed ordinato. Il bambino di prima, li aspettava accomodato su una sedia accanto ad un tavolo di alluminio rotondo.
“Tutto bene Sam?” Chiese lo strano 'Padrone di casa'
Il suo sorriso innocente bastò come risposta e subito dopo si allontanò in una parte remota del sottotetto dove erano sistemate alcune brande di fortuna.
Il piccolo, in apparenza completamente immune a ciò che si era scatenato poco prima, si addormentò in pochi istanti, mentre Norah ancora sconvolta ed incredula, su invito di quell'uomo si sedette su un divanetto logoro.
Il suo ospite si avviò ad un frigorifero e tornando le offrì una bevanda al gusto di limone. Rimasto un istante ad osservala, si sedette nel posto libero accanto.
“Da dove sarebbe più facile per te?” Chiese ben sapendo che le domande sarebbero piovute a quantità industriali.
“Chi siete, che... cos'erano quelle COSE ?!”
“Naturale che tu lo chieda.” Osservò lui, soppesando i termini che avrebbe dovuto utilizzare. “Non scenderò in dettagli per te incomprensibili. Quella cui hai assistito è un arte arcaica. Praticata dagli sciamani fin dall'alba dei tempi, se così si può dire... Alcuni la chiamano magia, altri potere psichico.” Sospirò facendo una pausa. “Ho evocato dal piano dello spirito i loro stessi incubi.” Spiegò facendo riferimento ai criminali “Cos'è ne è stato di loro, puoi benissimo immaginarlo.” Concluse mostrando pietà per quei disgraziati.
“Perché mi avete salvato?”
“Non sono stato io a salvarti...” La colse di sorpresa lui, facendole sgranare gli occhi dallo stupore. “La tua bambina: è stato il suo potere. Io ti ho soltanto riportato su, ma è stata lei a fermare la caduta, un istante prima che arrivassi...”
B-Bambina ?! Come fai a saperlo? " Istintivamente si portò una mano sulla pancia. 'Che cavolo sta dicendo, non ho mai fatto un ecografia!' Pensò senza avere il coraggio di fiatare.
“Si Norah. In te sta crescendo una potente Strega o Maga se preferisci il termine...” A quelle parole lei lasciò cadere il bicchiere. “Come conosco il tuo nome?” Scherzò lui per sdrammatizzare, notando la sua faccia ancora più sconvolta. “Potrei dirti che certe cose le so e basta, perché fa parte delle mie capacità da negromante... ma in questo caso non sarebbe del tutto vero. Mi chiamo Nathaniel. Nat Mitchell. Ora dovresti aver capito chi sono.”
“Non è possibile. Stai mentendo: Nat è morto più di dieci anni fa!” L'accusa era partita ancora prima di ogni pensiero, ma quello strano uomo si limitava a sorridere, rimanendo calmo.
“Quando scegli Questa strada...” Disse mostrando la mano destra, che da normale divenne scheletrica “...devi morire agli occhi di tutti. Soprattutto a quelli dei tuoi cari.” Confessò parlando piano, senza nascondere un velo di nostalgia, mentre la pelle ricopriva le ossa con la stessa rapidità cui era scomparsa.
Lei che ancora non riusciva a credere di trovarsi davanti il fratello di Robb, ora non sapeva più se rimettersi a piangere, o fuggire via da tutte le mostruosità appena vissute. 'Dice la verità?' Si rispose che in ogni caso se avesse voluto farle del male, probabilmente lo avrebbe già fatto.

“A questo punto, credo ti ci voglia qualcosa di più forte..” Propose Nathaniel andando a prendere altro dal frigo.
“Solo un goccio, però.”
Assieme al rhum, portò anche da mangiare: dei toast e qualche spiedino di iguana. “A pancia piena, dovrebbe essere più semplice parlare...” Ma non fece a tempo a finire che Norah si era già avventata sul cibo. Erano passate circa ventiquattro ore dal suo ultimo pasto caldo e nelle sue condizioni, il digiuno era difficile e pericoloso da sopportare.
Finirono col mangiare in silenzio, mentre lei cercava inutilmente di schiarirsi le idee. Lui preferì attendere con pazienza che fosse la giovane a riprendere il discorso.
“Chi è quel bambino?” Domandò all'improvviso indicando con uno spiedino il punto dove il piccolo dormiva beatamente.
“Samuel è il figlio di una cara amica. E' l'unico sopravvissuto della sua famiglia. Non ti dirò il cognome, ma come i suoi è nato con un intelligenza fuori dal comune, ha tutte le carte in regola per diventare un ottimo scienziato.”
“Lui è un amico e noi due siamo praticamente parenti... è per questo che ci aiuti?”
“Anche” Rispose facendo capire che si riferiva a lei in particolare. “Avrai bisogno di aiuto per crescere la tua bambina. Un aiuto 'competente' se così lo vuoi chiamare. Ti avrei cercata in ogni caso...
No. Non è un mostro.” Aggiunse poi vedendo il modo in cui lei aveva appena mandato giù la sua stessa saliva. “Semplicemente ha dei doni che dovrà imparare a controllare. Il suo potere è forte e come me lo possono percepire molti altri. E' una fortuna che io sia riuscito, anche se per un pelo a raggiungervi per primo.”
“L'hai chiamata 'Strega' ...sarà cattiva?” Sospirò lei.
“Non dire fesserie! Ho usato anche la parola 'Maga'. La magia non è un male di per se. Tutto dipende dall'uso che se ne fa. Io ho acquisito la capacità di trasformarmi in Lich, ma non permetto alle creature che evoco di controllare la mia mente.”
“Quindi ammetti che c'è pericolo in tutto ciò?” Lo sfidò lei.
“Se è per quello, nessuna cosa a questo mondo è priva di pericoli. Prendi l'energia: possiamo scaldarci le case o costruire armi molto più letali delle pistole tradizionali.”
“E' un colpo basso, ma hai ragione.” Pronunciò quelle parole spostandosi una ciocca di capelli dal viso. “Ci sono troppe cose che però non tornano. Chi erano quegli uomini. Che ci faceva il cadavere sulla via d'accesso a questa mansarda? L'hai ucciso tu?”
“Tutte legittime domande. Cercherò di andare con ordine. Quei banditi erano mercenari pagati dalla GoM&T. So che non hai mai sentito quel nome, ma è gente che crede di avere il diritto di controllare tutto il potere di questo mondo. 'M&T' sta per Magic & Tecnology . Per quanto mi riguarda: una confraternita di pazzi esaltati. Da evitare come la peste” Disse in una smorfia.
“Quindi oltre te, mi aveva già notato qualcun altro?”
“Devo rispondere?”
“Rispondimi sul cadavere, sono quasi morta di spavento!”
“Giusto, ma questa risposta ti piacerà un po' meno. Tieniti stretta: è una specie di ghoul o un non morto appunto. Ralph si gentile per favore: fatti vedere!” Mentre terminava quella frase, da un ombra accanto al frigo fece la sua comparsa il corpo visto prima. Il suo aspetto era ancora ripugnante, ma non si sentiva più il tanfo della morte e la pelle per quanto lacerata e deturpata in modo orrendo era perfettamente asciutta. Quell'essere non si muoveva strascicando i talloni a terra come nei film di zombies, ma aveva un passo disinvolto e tranquillo, tuttavia era evidente che non si trovava a proprio agio.
“Scusami per averti spaventato...” Disse impacciato e con voce roca. “Ancora non sapevo se il maestro ti avesse dato il permesso per essere qua” Concluse grattandosi un po' la testa. “Ora posso andare?” Chiese poi al negromante e sparì non appena questi gli fece un cenno positivo del capo.
“E' stato un mio errore. Ho dimenticato di avvisarlo, ma non è un cattivo ragazzo...”
“Cosa mi hai fatto bere?!” Interruppe lei, chiedendosi invece se non fosse impazzita del tutto.
“So che adesso ti sembra tutto strano ed assurdo, ma avremmo tutto il tempo per le spiegazioni. Domani mattina dovremmo sparire da questo posto. E' chiaro che non è più sicuro. Sarà meglio andare tutti a riposare, ne avremmo bisogno...” Propose il mago.
“Riposare un cavolo!” Esclamò lei. “Adesso si che ho capito chi sei!”
“Prego”
“Tu eri o sei... il Signore del cimitero di SweetSpring. Il gigante scheletrico che si nutre delle anime dei vivi e dei morti. Perfino i cani evitano quel posto. Facendo bene i conti sei comparso circa otto anni fa... Il tuo nome è sinonimo di guai, come posso fidarmi di te?”
“Si direbbe che abbia fatto proprio un ottimo lavoro...” Cominciò a ridere lui, mentre Norah invece lo osservava con diffidenza. “Non fare quella faccia. Se non mi fossi creato una brutta fama, non avrei mai potuto lavorare e studiare in pace per tutto questo tempo. Fu un suggerimento del mio maestro: 'Spaventa un po' di ragazzini e comari ed il gioco è fatto!'”

“Che tu sia dannato Blackbones... sai, è così che ti hanno sempre chiamato. Ciò che dici è logico ed io non sono certo in condizioni di scegliere. In questo momento ho bisogno di tutto l'aiuto possibile. Per ora resterò con voi” Si arrese finalmente lei.
“Non te ne pentirai. Giuro su quanto mi resta di più caro, che farò tutto quanto sarà in mio potere per tenervi al sicuro.” 'Non posso certo dirle fin d'ora che sua figlia avrà un ruolo fondamentale per il futuro di questo povero pianeta...'




Pensieri a mezz'aria

Se siete giunti fino alla fine, non posso fare altro che ringraziarvi :)

Non ho voluto dirlo nella presentazione, ma come avrete notato ho condito il tutto aggiungendoci alcune delle sensazioni ed esperienze che ho vissuto in prima persona come “mamma” :P (ok, non molto: giusto qualche accenno LOL)

Spero di non aver creato con Norah un personaggio troppo piatto o scontato...
In realtà il mio favorito è Nathaniel.

Come spesso mi capita in questi casi, dopo averci messo una vita a finire questa storia che doveva essere auto-conclusiva...
...adesso mi ritrovo a pensare che forse ne verrebbe fuori un “qualcosa di più” ! O_O
Si vedrà !?
Magari non subito, ma in futuro probabilmente finirò col rimetterci mano...

Ricordo che come sempre, sarà gradito e apprezzato ogni genere di commento!

Ciao ! A presto XD

p.s. Purtroppo, non ho avuto abbastanza tempo per una revisione decente, mi auguro di non aver fatto troppo casino tra eventuali errori e grammatica...

Grazie per la pazienza. -_-

  
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