Fanfic su artisti musicali > Emblem3
Segui la storia  |       
Autore: maelle    03/10/2013    1 recensioni
[STORIA SOSPESA MOMENTANEAMENTE]
"So che in questo momento starai sorridendo tristemente, forse hai voglia di piangere. Ma non farlo, sorridi, sorridi con me. Sii felice, perchè io lo sono."
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 1

Morning Breeze





 

Quante nottate insonni ho passato intenta a terminare questo diario, è forse la cosa più cara che ho. Ma ora dovrai custodirlo tu per me. Me lo hai promesso.

Mostralo ai miei, a mia sorella e al mio piccolo nipotino, quando saprà leggere. Voglio che sappiano quanto li ami.
Voglio che sappiano esattamente come sono andate le cose.
Voglio che si sappia come io sono riuscita ad esaudire tutti i miei desideri, in un modo o in un altro.
Grazie a te, sì tu che stai leggendo. Voglio che tu ti ricordi di tutto il bene che mi hai fatto, nonostante io non sia mai stata del tutto sincera con te. Ma io ti amo, come tu ben sai.
So che in questo momento starai sorridendo tristemente, forse hai voglia di piangere. Ma non farlo, sorridi, sorridi con me. Sii felice, perchè io lo sono. 

Drew, grazie.

la tua piccola , Erin






- Tesoro, sei preoccupata? - si rivolse dolcemente a me mia madre, una nota di preoccupazione nella voce.

Ci pensai sù. 

Io e i miei genitori stavamo aspettando da più di mezz'ora su delle sedie, a mio parere scomodissime, il responso che avrebbe condizionato la mia vita.
Non ero preoccupata, di più. Volevo sparire dalla faccia della terra e dimenticarmi di tutta questa storia, ma non potevo.

- No, ho una sensazione positiva. - le sorrisi incoraggiandola, mentendo a me stessa.

In realtà stavo mentendo, ad entrambe: io non mi aspettavo nulla di buono, ma non volevo far preoccupare mia madre più di quanto non lo fosse già. E mentre cercavo di convincerla che tutto sarebbe andato bene, una parte di me ci sperava. Mi convincevo, o almeno, ci provavo.

- Signorina Erin Collins? - domandò un dottore sulla cinquantina nella mia direzione. Annuii - Prego, entri. -

- Piacere, dottor Trylle. - gli strinsi la mano, accennando ad un sorriso. 

Una volta entrata mi sedetti su una sedia, molto più comoda dell'altra, sperando che la faccia barbuta del medico portasse buone notizie. Si sedette di fronte a me, infilandosi un paio di occhiali.

- Ecco, voglio essere sincero con lei. E diretto; non sono buone notizie. Guardi, - tirò fuori da una pila di carte delle lastre, riguardanti le mie ovaie, per mostrarmele - vede queste specie di" macchie"? Questo è il tumore e come può notare, è molto esteso. Troppo. - aggiunse con tono grave. - Credo che non sia possibile rimuoverlo, sarebbe inutile. - si tolse gli occhiali come per guardarmi meglio, per vedere la mia reazione.

Io boccheggiai un po', senza riuscire ad emettere neanche un misero suono. Cosa potevo dire, in fin dei conti.
In un attimo sentii qualcosa strapparsi. Il mio cuore? No. Le mie ali, non sarei potuta sbocciare e volare via, verso ciò che il futuro aveva in serbo per me.
Non ero operabile. Ciò significa che mi mancava poco da vivere. Non è giusto. Tutto ciò che riuscivo a pensare era che tutto ciò era così ingiusto.
Non avevo ancora compiuto diciannove anni, mancavano circa due mesi. Avrei almeno voluto festeggiare il mio compleanno.

- Qu-quanto mi..mi resta da vivere? - balbettai. Non avrei mai pensato di dire queste parole, non tutte insieme.

Con quale coraggio sarei uscita di lì e avrei detto ai miei che a breve sarei morta?I miei cari genitori avrebbero seppellito la loro dolce bambina. 
Solo al pensiero mi si accapponò la pelle.

- Circa un anno. Mese in più, mese in meno. - 

Annuii flebilmente, in un secondo la mia vista si offuscò. 
Mi morsi il labbro cercando di trattenere le lacrime, senza successo. Una lacrima, seguita da un'altra e un'altra ancora. In men che non si dica, stavo piangendo.

- Mi dispiace. - mi disse il medico mostrando compassione. 

- Ma non si può fare nulla? Nessuna cura? Non ho nemmeno provato con la chemioterapia o non so, c'è qualche cura in via di sperimentazione? Potete testare su di me nuovi medicinali..Sono, sono pronta a tutto! - strillai in preda ad una crisi di nervi.

Il Dottor Trylle scosse la testa con fare dispiaciuto - E' troppo tardi, Erin. E' troppo tardi per cercare di combatterlo. -

- Quindi è così? Ho già perso la battaglia, non è nemmeno cominciata. - dissi a me stessa, ma ad alta voce. Mi alzai e me ne andai.
Avevo bisogno di aria, dovevo respirare.
Una volta uscita dallo studio mi catapultai fuori dall'ospedale, non degnando attenzione ai miei che mi correvano dietro.
Era una mattina abbastanza fredda per essere inizio giugno. Una brezza primaverile mi scompigliò i capelli.

- Erin..- iniziò mio padre.

Bastò uno sguardo e capirono tutto.
I miei occhi parlarono per me, le parole diventarono improvvisamente inutili.
Quattro braccia calde, e spaventate, mi avvolsero come mai prima d'ora e sentendomi protetta, scoppiai a piangere - Ho paura. - dissi tra un singhiozzo e l'altro.


Erano passati tre giorni da quella mattina, da quella fatidica mattina. E le cose non erano migliorate, ma stavo imparando ad accettarlo.
Dirlo ai miei parenti fu la cosa più difficile che avessi mai fatto.
Mia sorella l'aveva presa malissimo.
Si era accasciata a terra in un pianto disperato. - Non voglio perdere la mia sorellina. - mi aveva sussurrato all'orecchio quando si fu calmata.
Come se volessi morire.
Mi si spezzò il cuore a vederla così fragile, lei che era la mia roccia, lei più grande di me di cinque anni. Che aveva sposato un uomo andando contro al volere dei nostri, sfidandoli. Io l'ammiravo.
In realtà so perchè era così spaventata, non era un fatto del tutto nuovo che qualcuno nella famiglia avesse un tumore.
Aveva visto mia zia morire per il mio stesso tumore, a quanto pare era ereditario.

Ma io non volevo stare in casa ad aspettare che la morte venisse a bussarmi alla porta. Io volevo vivere quel poco che mi rimaneva. Dovevo reagire, non potevo vincere la battaglia, ma potevo cercare di farla arretrare.
Forse tutti i sogni che avevo fatto da piccola non si sarebbero mai realizzati: non sarei mai diventata giornalista, non mi sarei sposata e non avrei avuto dei bambini, che avrei amato più di me stessa e più di quanto potessi immaginare. 
Io desideravo crearmi una famiglia, ma a quanto pare il fato era contro il mio volere.
Niente abito bianco per me, niente viaggio di nozze . Niente maternità, niente primo giorno di scuola di mio figlio. Niente di niente.
Ma un sogno lo potevo ancora realizzare, una cosa soltanto era possibile. 

- Hey Erin, sei pronta? Le ragazze ti aspettano in macchina. - mi annunciò Rose, mia madre. Non era molto felice della mia scelta, credeva che stessi scappando.

Scappando da cosa subito non lo capii, ma col tempo tutto mi fu chiaro. Aveva paura che stessi scappando da me stessa,da loro, dalla mia vita. Aveva paura che mi dimenticassi di lei. In realtà solo quel giorno la vera Erin era sbocciata e non c'era più spazio per lei in quel posto.
Sono pronta a volare.
Dovevo solo cambiare aria. Portland iniziava a soffocarmi, a tapparmi le ali, come una farfalla intrappolata in un vasetto di vetro; senza ossigeno muore.

- Sicura che trasferirti sia una buona idea? - mi chiese Sarah, mia sorella.

- Certo, e tu lo sai. E' il mio sogno da quando sono piccola. Tu sognavi di andare a vivere ad Orlando, io in California. Devo solo cogliere la palla al balzo, non credo di avere molto tempo a mia disposizione. - l'abbracciai, lasciandole un lungo bacio sulla guancia.
Salutai anche mio padre, con le lacrime agli occhi, e mia madre che nonostante non fosse del tutto d'accordo, mi disse che sarebbe presto venuta a trovarmi.

Saltai nell'auto di Lyn, sedendomi sul sedile posteriore, trovando poi Paige su quello anteriore, stravaccata come al solito. Sorrisi, loro si erano offerte di starmi accanto in questo viaggio, sapendo che sarebbe stato forse l'ultimo.
Con loro avevo fatto le peggio cazzate, le consideravo come sorelle, dopotutto ci conoscevamo da più di dieci anni.
Eravamo una diversa dall'altra, io castana chiara e occhi verdi, Lyn con i capelli tinti di viola e occhi talmente scuri e profondi da sembrare neri, infine Paige, capelli color cioccolato e occhi color miele. A volte mi chiedevo se Paige fosse commestibile. Naturalmente non l'avrei mai azzannata.
Il mio umorismo fa veramente pena, lo so, ma questo è il meglio che so fare. Abituatevi.

- Erin, togliti quel muso lungo. Stiamo cambiando aria, lì nessuno saprà nulla sul tuo conto. - mi annunciò Lyn con un grosso sorriso.

- Già, si ricomincia da zero. - concordò Paige. 

- Sono pronta a vivere. - risposi dopo qualche attimo di silenzio, interrotto solo dal rumore delle ruote a contatto con l'asfalto.




Heylà gente!

Premetto col dire che questa storia può sembrare di cattivo gusto per il tema, ma non sarà così tanto deprimente (almeno credo) ahah
solo che non sono una ragazza da lieto fine, spero vi piaccia questa specie di primo capitolo :)
Voglio anche specificare che ad ogni capitolo metterò qualche riga del diario che la protagonista, Erin, scrive mentre si trova ad Huntington Beach e che Drew legge quando lo troverà, a fine di tutta la storia.

bacioni, martina
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Emblem3 / Vai alla pagina dell'autore: maelle