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Autore: Angie Mars Halen    03/10/2013    4 recensioni
Uno dei migliori regali che Tommy Lee abbia mai ricevuto in tutta la sua vita non è uno di quelli che si accantonano dopo un paio di giorni, né uno di quelli di cui ci si stanca in fretta. È molto, molto meglio. E non ha prezzo.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nikki Sixx, Tommy Lee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All That You’ve Been Giving Me




3 ottobre 1970

L’anziana signora prese il viso candido del bambino tra le sue dita tremanti e nodose e lo guardò con dolcezza. “Di’ un po’, Thomas: che cosa vorresti che ti regalasse la nonna per il compleanno?”

Il piccolo Tommy spalancò i grandi occhi vispi e scuri, osservando quelli grigi e freddi della donna che sorrideva, malgrado le mancassero i denti.

“Non lo so...” disse, ma in realtà si vergognava molto a darle quella risposta perché suo padre aveva insegnato a lui e ad Athena, sua sorella, che non si doveva mai chiedere troppo alla nonna perché era anziana e la sua pensione era decisamente scarsa.

“Avanti, Thomas, non aver paura. Le vuoi un paio di bacchette nuove? Così torni a suonare le pentole, eh?” fece allegra la nonna, accarezzandogli i capelli castani tagliati a scodella.

Il bambino scoppiò a ridere, ma se ne pentì subito. “Io suono la batteria. Però, se a te va bene, le bacchette nuove le prendo volentieri visto che Athena me le ha nascoste per dispetto e non si ricorda più dove le ha messe.”


3 ottobre 1986

Il ragazzo salì in piedi sul tavolino barcollando, diede un’occhiata veloce alla stanza dal soffitto tremendamente basso in cui si trovavano e cacciò un urlo acuto, brandendo in aria una bottiglia che teneva avidamente stretta nella sua mano avvolta in un guanto di velluto bianco. Buttò indietro la testa facendo oscillare la sua massa vaporosa di capelli biondo platino e gracchiò ancora, visibilmente ubriaco. “Adesso, gente, voglio che alziate tutti le vostre fottute mani perché oggi è un grande giorno!”

“Ah, davvero?” domandò cinguettando una ragazza accanto a lui, vestita succinta e con gli occhi lucidi. “E che cos’è successo di così importante?”

Il biondo ingoiò un sorso copioso di whisky e porse la bottiglia alla tipa. “È il compleanno di quel bastardo laggiù. Su le mani per Tommyyyaaah!”

Il tonfo del cantante che cadeva di culo sul pavimento scatenò ilarità in tutti i presenti e rimbombò nella testa del festeggiato risultando un rumore ovattato in lontananza.

Tommy si portò le mani sulle orecchie poi le spostò sopra gli occhi, facendole scivolare sulla pelle e senza rendersi conto che si stava sbavando tutto il trucco. Era il giorno del suo ventiquattresimo compleanno e, anziché essere felice di trovarsi in un’area privata di uno dei night club più rinomati di tutta Los Angeles per le bellezze che vi circolavano, era seccato. Non ne poteva più di vedere Vince che saltellava da tutte le parti, ubriaco e sbraitando con quella sua voce stridula che quando era ciucco era ancora più fastidiosa di quando parlava da sobrio. Intorno a lui c’era una densa nebbia di fumo sul quale le luci del locale si riflettevano, colorandolo prima di rosso per poi diventare blu cambiando lentamente gradazione; inoltre faceva molto caldo, così tanto che sentiva il peso delle goccioline di sudore che colavano lungo il volto e il collo, senza contare che c’era troppa confusione persino per un amante della baldoria come lui. Sospirò e si stravaccò sulla poltroncina di pelle nera con le rifiniture leopardate, molto in stile Vince – infatti era stato proprio il cantante a scegliere quella sala tra le tre disponibili.

Come se gliene fregasse qualcosa del mio compleanno... per lui l’importante è trovare neve, Jack e ragazze, e per averne in abbondanza non c’è modo migliore che organizzare una festa a qualcuno, indipendentemente da chi sia, aveva pensato Tommy, riferendosi al rapporto non proprio felice che aveva con il vocalist del suo gruppo. A volte arrivava persino a dire di detestarlo.

Intanto il biondo era riemerso da dietro il tavolino, con ancora la bottiglia stretta nella mano e lo sguardo stralunato. Era strafatto e circondato da ragazze strafatte, in una sala piena di gente strafatta che però sembrava completamente deserta perché mancava l’unica persona che il festeggiato avrebbe desiderato vedere al suo party.

Tommy sbuffò sonoramente e si alzò in piedi per allontanarsi momentaneamente. Aveva bisogno di un po’ di pace per le sue orecchie, e stare seduto sul coperchio della tazza sotto la finestra aperta era certamente meglio che stare spaparanzato sulla poltrona in mezzo al caldo e all’umidità. Entrò nella toilette e sbatté la porta prima di appoggiare la schiena alle mattonelle piccole, quadrate e crepate che ricoprivano il muro, ma fu costretto a staccarsi subito dopo a causa della nausea che lo aveva colto.

Quella festa sarebbe stata mille volte più divertente se ci fosse stato Nikki... ma lui era rimasto a casa nonostante fosse stato avvertito innumerevoli volte perché aveva bisogno del suo buco di mezzanotte. Se solo fosse venuto anche lui avrebbero potuto fare bagordi fino alla mattina presto in compagnia di qualche ragazza, saltando, urlando e bevendo come spugne, invece si era dimenticato persino del suo compleanno. Quella mattina non lo aveva neanche chiamato per fargli gli auguri...

Si lasciò scivolare contro la parete di mattonelle bianche e cominciò a ripetersi mentalmente che avrebbe fatto meglio ad alzarsi da lì e a tornare nella sala della festa, in mezzo al fumo e al casino. All’improvviso il rumore della porta che veniva aperta lo fece sobbalzare e lui, convinto che si trattasse di qualcuno che era entrato certo che non ci fosse nessuno, si affrettò a dire che il bagno era occupato.

“La prossima volta chiuditi dentro a chiave, idiota,” borbottò una voce seccata e familiare.

Tommy alzò lo sguardo e si ritrovò davanti proprio lui, il suo migliore amico: stava in piedi sulla soglia stretto in un paio di pantaloni di pelle sgualcita e con solo un chiodo addosso, guardandolo con le palpebre abbassate da dietro i suoi capelli corvini e arruffati. Abbozzò un sorriso che, a giudicare dalla smorfia che lo seguì, doveva aver faticato molto a fare.

“Nikki!” esclamò l’altro, stupito di esserselo ritrovato davanti. “Nikki, bello, che cosa ci fai qui?”

“Sei scemo?” borbottò il bassista, prendendo posto accanto a lui, contro il muro. “È il tuo compleanno e mi sono ricordato della festa. Di là c’è Vince che si è messo ad ululare come un cazzo di lupo mannaro e gattona per la sala, infilando la testa sotto tutte le gonnelle che gli passano davanti. Dovresti vedere.”

Tommy incrociò le braccia e mise il broncio. “Per stasera ho già visto troppo.”

“Perché?” domandò Nikki, sollevando le sopracciglia e spalancando gli occhi contornati da profonde occhiaie violacee. “Non ti piace il party?”

“Sai che cosa vuol dire che è una palla al piede?” si lagnò, poi sembrò calmarsi e abbassò il tono della voce. “Senza contare che non c’eri tu.”

Nikki spostò lo sguardo dal viso dell’amico al pavimento lurido. “Non è stato meglio così?”

“No, razza di stupido,” ringhiò l’altro.

All’improvviso calò un silenzio che fu interrotto dal bassista pochi secondi dopo. “Sei arrabbiato con me perché mi sono dimenticato del tuo compleanno?”

Il batterista sbuffò ma non riuscì a restare imbronciato per ancora molto tempo. “Non ti preoccupare. Ora sei qui e tutto si è sistemato.”

Nikki si strinse nel chiodo, infreddolito a causa del venticello più fresco del solito che entrava dalla finestra aperta, e appoggiò la testa sulla spalla dell’amico. Tommy, a sua differenza, non sentiva per niente freddo, anzi, era in canottiera e stava ancora sudando; inoltre tutti sanno che in California il clima non è mai come lo percepiva il bassista in quel momento.

“Stai tremando oppure è una mia impressione?” domandò Lee, fissando distrattamente una chiazza di muffa sul soffitto.

“Fa freddo,” rispose l’altro, massaggiandosi le braccia per riscaldarsi.

“Tu sei tutto matto... fa un caldo infernale e tu tremi come una cazzo di foglia!” esclamò quasi stizzito, poi si calmò all’improvviso e gli passò un braccio intorno alle spalle. “Su, bello, là fuori non c’è la neve.”

“Non parlarmi di neve,” bofonchiò Nikki mentre godeva di quel tepore che l’abbraccio dell’amico riusciva a trasmettergli. “Oggi sono stato molto male, lo sai?”

“Visioni, allucinazioni, nani e tutto il resto?” azzardò, parlando veloce come una macchinetta.

Sixx annuì contro la sua spalla. “È stato bruttissimo. Stavolta non se ne andavano più. Ho cominciato stamattina presto e mi sono ripreso solo un’ora e mezza fa.”

Tommy sospirò e passò una mano tra i capelli sfibrati e arruffati dell’altro, poi appoggiò la sua testa contro quel groviglio corvino sotto al quale, senza che se ne fosse accorto, il suo amico stava nascondendo qualche odiosa lacrima. Sixx tirò su con il naso e si asciugò il viso con il dorso di una mano piena di segni neri e forellini sospetti. “Bro, ti devo dire una cosa.”

“Facciamo che me la dici fuori da qui? Non è il massimo parlare seduti davanti ad un gabinetto incrostato.”

“Io sto bene qui. C’è silenzio e non ci sono rompipalle in giro,” ribatté l’altro.

Roteò gli occhi incorniciati da un sottile filo di eye-liner nero. “E va bene, vada per lo scenario del cesso sporco... spara.”

“Sono stato un cretino perché non ti ho portato niente per il compleanno,” cominciò, parlando con i denti stretti per la rabbia. “Non ti ho neanche telefonato.”

“Stavi male,” gli ricordò il batterista.

Nikki si fissò le mani sporche e deboli. “Lo so, però avrei dovuto fare in modo di farti avere gli auguri. Avrei potuto scrivere qualcosa in fretta e fartelo recapitare da qualcuno. Sai, con tutto quello che tu hai fatto e stai facendo ancora per me, mi sento uno stronzo per essermi dimenticato di questo giorno.”

Tommy strabuzzò gli occhi e lo strinse a sé come se fosse stato un bambino che aveva paura del buio. “Non dirlo neanche per scherzo. Se proprio ti senti obbligato a darmi qualcosa in cambio sappi che considero il conto già saldato.”

Il bassista lo guardò senza aver capito nulla e si grattò una guancia, confuso. “In che senso?”

“Nel senso che devi stare zitto,” tagliò corto, aumentando la forza dell’abbraccio. Non gli piaceva dilungarsi su argomenti che potevano essere ritenuti roba da rammolliti, però nel suo profondo sapeva che Nikki stava ricambiando tutto l’affetto che provava per lui.

“T-Bone, lo sai che sei l’unico che mi capisce?” saltò su Sixx nel silenzio della stanza.

Tommy non rispose, si limitò ad abbozzare un sorriso e a scompigliare i capelli del bassista, che se ne stava fermo con la testa sotto la sua, stanco e distrutto dagli ultimi avvenimenti della giornata.

Fu proprio in quel momento che la voce incrinata ma allo stesso tempo dolce e calda di sua nonna tornò alla mente del batterista a distanza di sedici anni. Lo assalì in una frazione di secondo e rimbombò nella sua testa.

Di’ un po’, Thomas, che cosa vorresti che ti regalasse la nonna per il compleanno?

Tommy osservò di nascosto il suo amico che si crogiolava nel calore affettuoso suo abbraccio, forse uno dei pochi veri abbracci che avesse mai ricevuto in tutta la sua vita.

Se puoi, ma solo se puoi, pensò, mordendosi il labbro inferiore e rivolgendo lo sguardo verso l’alto, potresti farmi riavere il mio migliore amico?


3 ottobre 2013

Una mano bianca e piena di tatuaggi si appoggiò sulla sua spalla, esercitando una leggera e affettuosa pressione.

“Tanti auguri di buon compleanno, cinquantunenne!” cantilenò Nikki Sixx celando gli occhi ridenti dietro le lenti scure degli occhiali da sole.

Tommy fece un sorriso sornione. “Perché metti così tanta enfasi quando pronunci la mia età? Cosa dovrei fare io con te che sei ancora più vecchio? Dovrei cominciare a fare il giro di telefonate agli ospizi per trovare un posto in cui sistemarti?”

“Vaffanculo,” ribatté l’altro ghignando e dandogli una spallata mentre si sedeva sul muretto accanto a lui. “Ti ricordo che io e te all’ospizio ci finiremo insieme tra... facciamo una trentina d’anni?”

“Oh, bro, ci vedi noi due in un ospizio?” sghignazzò Tommy soffocando la risata contro il palmo di entrambe le mani.

“No, però vedo le tue zampacce che si insinuano sotto le gonne delle infermiere.”

“Se ci sono delle belle infermiere allora ci vado all’istante!”

Nikki gli rifilò uno scappellotto dritto sulla nuca. “Taci, ché sei ancora giovane e dobbiamo fare ancora tante cose, noi due.”

“Giusto!” esclamò Tommy, poi gli passò un braccio intorno alle spalle e di diresse a grandi passi verso la sua automobile, facendolo sbandare appositamente da una parte all’altra.

“Che cazzo fai?” gridò il bassista divertito, poi scoppiò a ridere quando sentì le nocche dell’altro grattare sopra il suo capo. T-Bone si degnò di lasciarlo andare solo quando fu il momento di salire in macchina; lo osservò mentre prendeva posto sul sedile del passeggero e si lasciò sfuggire un sorriso amaro ricordandosi di quando, ventisette anni prima – un’eternità da una parte, e dall’altra un attimo – si erano ritrovai in un bagno di un night club di Los Angeles, uno furioso perché la sua festa di compleanno si era trasformata in un patetico cabaret in cui il protagonista era un Vince ubriaco e arrapato, l’altro reduce di una tremenda giornata trascorsa in compagnia delle sue allucinazioni e dei suoi brutti ricordi. Per fortuna ora erano saltati fuori da tutti i loro guai – o quasi, ma ad ogni modo erano a buon punto – ed erano ancora insieme proprio come una volta.

Tommy rivolse lo sguardo verso il cielo terso di ottobre, fissando l’unica nuvola candida presente in quell’infinità azzurra. Si ritrovò a sorridere senza rendersene conto.

Di’ un po’, Thomas, che cosa vorresti che ti regalasse la nonna per il compleanno?

Nella sua vita aveva ricevuto tanti regali, dalle bacchette per la batteria, agli orologi costosi, alle automobili, ma solo uno di quelli, insieme ai suoi due adorati figli, aveva un valore inestimabile e, soprattutto, non era stato dimenticato due giorni dopo la consegna. Lo aveva ricevuto tanto tempo prima, in un appartamento decadente e infestato dai parassiti, e se lo era ritrovato davanti con lo sguardo incazzato e una zazzera corvina che la diceva lunga sul suo conto. Si chiamava Nikki Sixx, ed era il regalo più bello che avesse mai ricevuto.




N.d’A.: Buonasera, Crüeheads! =D
Innanzitutto ci tengo a precisare che nessuno dei personaggi citati nella storia mi appartiene... ma passiamo a cose più importanti.
Oggi, come ben sapete, è il compleanno del fuckin’ drummer, e la sottoscritta ha elaborato questa One-shot ispirata da ciò e dalla forte amicizia tra Nikki e Tommy. L’ho scritta in tre giorni e probabilmente avrete trovato qualche errore (se me li segnalaste mi fareste un immenso piacere!). Spero che sia di vostro gradimento! Fatemi sapere, se vi va. =)
Grazie di cuore a tutti e auguri a quel vecchio di T-Bone!
Angie Mars :)

   
 
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