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Autore: Cass_Pepper    04/10/2013    7 recensioni
-Kadar!- il suo urlo era straziante –Kadar! Perché? Kadar! KADAR!-.
Si aggrappava spasmodicamente alle mie spalle, come se cercasse di non scivolare in un burrone.
Infilò la testa all'incavo del mio collo, con la faccia rivolta verso l’esterno, le ciocche rosse mi solleticavano la pelle del collo e le sue lacrime, scivolavano dalla spalliera per finire poi a bagnarmi la tunica.
-Perché, Altaïr? Perché lui...?- Non riuscì a finire la frase. Pianse ancora, singhiozzando, strinse più forte la presa, come se avesse bisogno di una prova che fossi lì, che non fosse sola.
Nella mia mente, la frase poteva avere un solo esito:
"Perché lui... e non tu?"
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad, Desmond Miles, Kadar Al-Sayf, Malik Al-Sayf, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Assassin's Creed: I'm With You'
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Prologo.


RE: Stelle.

Mi ha stupito molto il suo messaggio, Signore.
Il soggetto 17 ha completato le ricerche con il suo più antico antenato già in tempi minori di chiunque altro, riportandoci le informazioni che speravano sui frutti dell’Eden. Eravamo sicuri di poterlo eliminare, dato che il lavoro sembrava compiuto. Sono stati tre giorni molto produttivi!
La versione del primo antenato era assicurata, anche L’Animus aveva classificato il processo genetico attendibile.
Siamo, per quanto scettici, pronti ad accogliere la sua richiesta e potrà inviarci quanto concordato anche nella giornata di domani.
Per quel che riguarda il soggetto 17/bis, le faremo sapere quando il secondo Animus sarà pronto.


Cordialmente
.

Warren Vidic

Qualche giorno prima.
Italia.

Il rumore dei passi svelti nelle pozzanghere rimbombava nelle strette stradine di pietra, l’unico altro rumore udibile era un respiro affannoso.
Forse erano più respiri affannosi.
La fuga era l’ultima speranza. Avrebbe lasciato il suo paese. Tutta la sua vita.
Doveva farcela, nonostante i vestiti si fossero appiccicati sulla sua pelle, impedendo grandi movimenti. Doveva farcela.
Saltò sul cofano di una macchina, per poi arrampicarsi, con fatica, data la pioggia, su un tubo e arrivare sul tetto di un palazzo.
Pensava di averli seminati, non tutti sanno fare queste cose, non tutti le fanno ogni giorno.
Però sembrava che chiunque volesse porre fine alla sua vita, avesse ingaggiato dei veri professionisti, che forse conoscevano le sue abilità. A chi aveva fatto un torto così grande?
 Arrivò al bordo del palazzo, ma purtroppo dopo quello c’era solo uno strapiombo sul mare, un mare che, lo sapeva bene, aveva un fondale troppo basso per lasciare qualche speranza.
Sì guardò indietro, gli occhi verdi sgranati e il petto che si alzava e si abbassava velocemente, per il fiatone, per la paura. I quattro uomini in nero erano riusciti a salire e si avvicinavano sempre di più.
Si rivolse nuovamente al mare e chiuse gli occhi, per fare quel gesto sembrava fossero passati minuti, ore, invece era successo tutto in un battito di ciglia.
Non restava che scegliere di quale morte morire.
-Eccola!-
-Prendiamola-
Si gettò.

  
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