Libri > Il diario del vampiro
Segui la storia  |       
Autore: Non ti scordar di me    04/10/2013    8 recensioni
Siamo nel 1938... all'epoca della persecuzioni ebree. La storia è ambientata in Italia.
Bonnie è un'ebrea, viene deportata nei campi di concentramento. Damon è un generale con un segreto che non riuscirà a mantenere a lungo... Cosa succederà tra i due?
Aggiungiamo Meredith ed Elena come ebree, Stefan un generale, Sage il vice capo, Tyler uno spasimante di Bonnie... E' la storia è fatta!
PS. I Salvatore non sono umani
Come finirà questa storia? E' un po' drammatica, ma ha un bel lieto fine...
Bacini :-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa
Genere: Drammatico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Tyler Smallwood | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un amore impossibile…nel 1938

Capitolo 1: Presi e deportati!
Bonnie Pov’s
 
Era il 17 Novembre del 1939. L’anno in cui c’erano le persecuzioni naziste.
Io mi chiamo Bonnie. Figlia di genitori ebrei. Sono minuta, non molto alta, capelli rosso fuoco e ricci.
Non vedevo mamma e papà da circa un anno. Chissà se erano, ancora, vivi? Ogni volta che penso a loro mi venivano le lacrime agli occhi. Loro potevano salvarsi, ma preferirono mettere in salvo me e le mie amiche, Elena e Meredith.
Elena, non sembra un ebrea. Bionda, occhi azzurri e alta. La nostra cittadina era tappezzata dalle sue foto segnaletiche. La mia amica, molto intelligentemente, ha sputato in faccia ad un generale tedesco e da allora era ricercata.
Meredith era alta, slanciata e bruna. Eravamo amiche da sempre. Quando io e la bruna perdemmo i genitori, Elena ci accolse con lei.
Eravamo sole, un giorno trovammo un nascondiglio stabile e ci stabilimmo là, insieme a Matt e Tyler, due nostre vecchie conoscenze.
 
Stavamo davanti al camino. Avevo indosso una lungo vestito verdone e rossiccio, oramai sbiadito, per tutte le volte che l’ho usato.
Fuori faceva un freddo cane. Tutti quanti erano tesi e nervosi, poiché girava voce che i tedeschi stessero ispezionando ogni casa nei minimi particolari.
Spero che non ci trovano, anche se vivere tutta la vita in quella lugubre stanzetta, non era il massimo… però sempre meglio di niente.
Qualcuno mi ridestò dai miei pensieri.
 
“Bonnie c’è la cena.” Mi chiamò Elena sorridente. Come faceva quella ragazza?
Come faceva ad essere così calma? I tedeschi potevano deportarci in un qualsiasi momento e lei era calma!
“Vengo…” dissi con un cenno del capo. Mi alzai da terra e mi sedetti al tavolo. La mia cena? Pane e un po’ d’acqua. Meglio di niente…
Iniziai silenziosa a mangiucchiare il mio pane a sguardo basso.
“Bonnie, piccola come va?” chiese Tyler. Alzai lo sguardo truce. Era impossibile! Perché mi doveva corteggiare, anche, in un momento come questo? Se avessi un coltello, non risponderei delle mie azioni!
“Smettila! Smettila di infastidirmi!” urlai io, alzandomi dalla tavola. Poggiai il tovagliolo sul tavolo e mi rifugia vicino al camino.
 
Mi ricordo quando da piccola con mia sorella andavamo a scuola e ogni giorno, puntualmente, noi ci giravamo e vedevamo nostra madre che ci salutava… Ogni giorno la vedevo… e da più di un anno che non sentivo la voce di mia sorella Mary, è da più di un anno che non mi abbracciava.
“Bonnie…Non volevo farti arrabbiare:” si scusò una voce alle mie spalle. Mi girai e vidi il mio amico con una faccia dispiaciuta. Forse avevo esagerato a trattarlo in quel modo… dopotutto lui non ha detto niente di compromettente. Il problema è che ho i nervi a fior di pelle .
“Tyler, scusami tu. Sono nervosa…” lue si sedette vicino a me e mi cinse le spalle. Sapeva diventare da irritante a dolce in pochi minuti. Restammo abbracciati davanti al caminetto per pochi minuti.
Tyler mi prese il viso fra le mani. Ci scambiammo uno sguardo. I nostri visi si stavano avvicinando… eravamo ad un millimetro, ma un colpo di pistola ci fece riscuotere.
“Cos’era?” chiesi io, impaurita. Non potevano averci trovato. Non potevano … io non volevo andare nei campi di concentramento. Voglio sposarmi, avere figli e un giorno mi piacerebbe avere dei nipotini… I miei sogni si erano infranti prima di averli realizzati.
“I tedeschi!” gridò quasi Meredith abbracciata a Matt. Elena stava preparando una borsa qualsiasi, mettendoci le cose a noi più care.
Io mi alzai di scatto, stavo per lanciare un urlo, quando qualcuno mi zittì.
“NON. FATE. RUMORE.” Ci ordinò Tyler.
Un altro sparo! Seguito da molti, molti altri.
“Stanno entrando!” disse Elena. “Nascondetevi!”
 
In un batter d’occhio persi tutti di vista. Matt e Meredith si rifugiarono in cucina. Elena era sotto il tavolo e Tyler…Tyler non lo vedevo… Dov’era finito? Mi guardai a torno. Qualcuno mi strattonò il braccio.
Mi ritrovai sulle ginocchia di Tyler. Oddio!
“Dio Santo!Mi hai spaventato!” dissi abbassando il tono di voce. Eravamo nascosti nel piccolo armadio. Mi toccai il collo… cercando quella collana. Non potevo averla persa! Mi salirono le lacrime agli occhi e una di loro mi rigò la guancia.
“Bonnie..Non ci prenderanno, tranquilla!” mi consolò abbracciandomi. Non aveva capito niente! Dovevo andare a prendere la collana di mia madre…
Mi liberai dalla sua presa e uscii dall’armadio. Nessun segno di tedeschi in casa. Un sospiro di sollievo.
Entrai in camera- se si può definire camera- e frugai nei pochi cassetti. Dov’era? Dove l’avevo messa?
Continuai a frugare dappertutto. Sotto il letto, nel piccolo armadio…
Non lo trovavo! Eppure io l’avevo visto! Sentii uno sparo e dei brusii. Erano entrati in casa!Mi devo calmare! Stai calma! Non ti innervosire!
Finalmente trovai quella collanina! Cosa ho fatto per trovarti!
Cercai di agganciarlo al mio collo… ma niente! Non riesco ad agganciarlo sarà il nervosismo? Per mia solita sfortuna questa mi sfuggì di mano e rotolò a terra.
Mi girai e vidi il ragazzo più sublime che avesse mai visto. Occhi azzurro ghiaccio, capelli corvini, aveva su per giù vent’anni. Aveva indosso una divisa bianca e blu, in mano aveva un fucile in mano. Era un generale!
Io ero seduta a terra. Il mio respiro si fermò a mezz’aria. Era venuto a prenderci? Giravo un po’ lo sguardo e cercavo il medaglione…
“Cerchi questo?” domandò il generale. Girai lo sguardo. Il ragazzo- non si poteva chiamare ‘signore’, poiché troppo giovane- stava per calpestare il MIO medaglione.
“Per favore, non calpestarlo!” gridai io. Attirando la sua attenzione. Mi fissò un secondo… cercava di leggermi dentro con il suo sguardo.
“Perché non dovrei?” chiese con un ghigno in volto. Abbassai lo sguardo e delle lacrime silenziose mi rigarono il volto.
“E’ l’ultima cosa che mi sia rimasta di mia madre.” Sussurrai malinconicamente. Nei suoi occhi vidi un lampo di freddezza.
Riuscii ad intenerirlo. Mi guardò. Nei suoi occhi c’era un alone di tristezza mista a delusione. Cosa poteva succedere ad un figlio di papà, come lui? Mah! Ha avuto tutto dalla vita.. che vuole più?
Si accovacciò a terra e strinse in mano la collana. Io mi alzai e il generale si avvicinò a me, porgendomi la collana.
“E’ tua!” disse freddo. Gli rivolsi un sorriso. Cercai di agganciarla, mentre lui batteva a terra il piede in segno di nervosismo.
S’incamminò verso di me, mi scostò i capelli e agganciò il medaglione.
Il generale riuscì a sentire il mio profumo… almeno io ebbi quella sensazione. Mi afferrò il polso e mi trascinò via di lì.
Vidi altri tre generali che tenevano ferme le mie amiche. Elena scalpitava arrabbiata, inveendo maleducatamente verso di loro.
“Fate schifo!Mi fate pena! Ammazzate gente senza motivo! Siete degli aguzzini!” urlava lei, dimenandosi tra le braccia di uno di loro.
Il volto del ragazzo, che teneva stretto a sé Elena, era teso. Mi sembrava un tipo dolce, mi rivolse un sorriso di compassione che ricambiai dolcemente.
L’altro generale mi faceva paura. Era uno biondo, alto e muscoloso. Incuteva timore e mi fissava in modo… strano, quasi malizioso.
“Ai campi!” ordinò il biondo. Sentii quel nome e mi dimenai tra le braccia del corvino… Sfuggi alla sua presa.
“Non ci voglio andare! Per favore! Abbiate pietà!” Quello con gli occhi verde smeraldo se ne era già andato con Elena che sembrava un cavallo imbizzarrito.
Il biondo sbuffò e fece un cenno al corvino.
“Sei proprio fastidiosa!” disse lui. Io era accasciata a terra e fissavo il pavimento. Tyler e Matt dov’erano? Li avevano uccisi? Dovevo trovare almeno Tyler.
“Pettirosso, se non ti alzi ti porto di peso.” Gli rivolsi uno sguardo freddo. Ma… come mi aveva chiamato? Pettirosso?! Che bel sopranome… mi piaceva.
“Come mi hai chiamato?”
“Pettirosso, sei dolce e fastidiosa come loro.”
“Io no mi muovo di qui!” dissi io. Stavamo facendo una botta e risposta. Mi guardò, mi prese per i fianchi e mi portò via di peso, mentre urlavo e scalpitavo.
Dove mi avrebbero portata? Che fine avrei fatto? Sarei morta?
La mia vita era nella mani di uno sconosciuto… di un magnifico sconosciuto.

 

ANGOLO AUTRICE: Se piace questa storia la continuerò. Spero vi piaccia, perchè a me mi ha coinvolto molto.
E poi, io mi immagino Damon con una bella divisa!!!! *sbava su una sua foto*
Continuo ad una recensione... Mi serve un po' d'incoraggiamento. Fatemi sapere le vostre idee, come dovrebbe continuare la storia e anche se avete dei consigli.
Mi scuso per coloro che già mi conoscono, mi spiace ma non ho ispirazione per "L'INVESTIGATORE VS IL VAMPIRO" . Prometto che tra poco agiornerò.
Aspetto una sola recensione. Vi voglio bene.
Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il diario del vampiro / Vai alla pagina dell'autore: Non ti scordar di me