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Autore: hart_kinsella    04/10/2013    4 recensioni
[Ambientata tra la 1x05 e la 1x06]
"Non è divertente, Wade!" - "Tu dici? Perché la dottoressa di New York terrorizzata da un temporale a me sembra molto divertente!" | Un temporale si abbatte su Bluebell e Wade corre in soccorso di una Zoe a dir poco spaventata.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Wade Kinsella, Zoe Hart
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il tuono squarciò il cielo notturno dell'Alabama, facendo sobbalzare Zoe, la quale chiuse gli occhi per lo spavento improvviso, cominciando ad elencare a bassa voce le ossa del corpo umano, cosa che, inspiegabilmente, aveva scoperto essere capace di calmarla durante le sue (non insolite) crisi di panico.

Un paio di minuti dopo un tuono più forte, che sembrava in procinto di spazzare via la rimessa in cui la dottoressa abitava, fece saltare la corrente e lanciare un urlo alla ragazza.

Wade aveva appena parcheggiato l'auto di fronte alla portineria, quando sentì un grido provenire da casa di Zoe.

“Che diavolo...?” Borbottò tra sé e sé, correndo verso la rimessa. Bussò con insistenza alla porta, un orecchio teso a carpire cosa potesse stare accadendo lì dentro. “Doc, stai bene?”

La ragazza, completamente al buio, imprecò sbattendo il ginocchio contro un tavolino, cercando di dirigersi alla porta d'ingresso con lo scarso senso d'orientamento dato dal fatto che viveva nella rimessa solo da poche settimane.

“È tutto a posto lì dentro?” Wade bussò di nuovo, interrotto dalla porta che si spalancò, rivelando una Zoe armata di un candelabro. Lui aggrottò la fronte, alzando le mani automaticamente in segno di difesa “Uh, ferma lì, sono io!”

Zoe abbassò la sua arma di fortuna e riprese a respirare normalmente.

“Wade, che ci fai qui a quest'ora?”

“Sono appena tornato dal lavoro e ti ho sentito gridare...stai bene?” Lei abbassò lo sguardo, un po' imbarazzata per la sua irrazionale paura per temporali e affini, cosa che comunque non era intenzionata a confessare al suo irritante e smorfioso vicino di casa.

“Sì, è solo...è solo saltata l'energia elettrica. Di nuovo!” Lui sorrise di fronte alla sua aria imbronciata.

“Beh, questa volta non puoi accusare me, visto che non ero nemmeno a casa! Darò un'occhiata al fusibile domani mattina, adesso sono troppo stanco e si sta avvicinando un temporale” Alzò lo sguardo verso il cielo, non cogliendo così il terrore che si dipinse sul volto della sua vicina "Buonanotte, Doc" Le lanciò uno dei suoi sorrisi smaglianti e si voltò, diretto verso la portineria.

L'ennesimo tuono illuminò a giorno il cielo, facendo gridare a perdifiato Zoe e correre Wade in suo soccorso.

"Che c'è?!?"

"Questi stupidi tuoni, ecco che c'è!!!" Lui sorrise tra sè e sè, notando il suo sguardo spaventato. "Non è divertente, Wade!"

"Tu dici? Perché la dottoressa di New York terrorizzata da un temporale a me sembra molto divertente!"

"Ok, beh, allora vai a ridere della sottoscritta da un'altra parte!" Zoe gli sbattè la porta in faccia, lasciandolo sbigottito da tanto astio. Passarono soltanto pochi secondi, quando la porta si riaprì, rivelandone di nuovo la padrona di casa. "Cosa fai lì impalato?" Il suo tono flebile e il modo in cui strascicò le parole fecero intuire a Wade che quella richiesta di aiuto doveva esserle costata tanto, e la cosa non potè che strappargli un sorriso divertito e trionfante.

 

"Se volevi un po' di coccole, non c'era bisogno di tanto disturbo: bastava chiederlo!" Zoe lo colpì sul braccio, dandogli dell'idiota "Ouch!"

Per qualche istante Wade la osservò in silenzio accendere tutte le candele che aveva in casa: seduto sul suo divano, si scoprì a sorridere vedendola così concentrata. Da quando Zoe Hart era (letteralmente) piombata nella sua vita solo un paio di mesi prima, si era ritrovato più volte a guardarla da lontano, a sorridere tra sè e sè di fronte alle sue imbarazzanti imprese quotidiane a Bluebell, e soprattutto ad avvertire una stretta allo stomaco quando lei non era nei paraggi. Nessun'altra ragazza l'aveva mai fatto sentire così, e la cosa, doveva ammetterlo, lo spaventava da morire.

"Wade? Tutto bene?" La mano della dottoressa che sventolava di fronte al suo volto lo riportò alla realtà.

"Uh...sì, scusami: ero un po' sovrappensiero" Le regalò un sorriso stanco.

"Mi dispiace averti rovinato la serata" Disse lei con quella che sembrava una punta di sincero rammarico, sedendosi accanto a lui sul divano.

Wade scrollò le spalle, sfiorandosi un sopracciglio con la mano "Non avevo comunque programmi particolari" Avrebbe aggiunto "se non dormire", ma non voleva farla sentire in colpa più di quanto già lei non si sentisse. E poi nessuno l'aveva obbligato ad entrare nella rimessa di Zoe (anche se, per quanto la sua vicina di casa fosse minuta, il suo sguardo tagliente e determinato sapeva essere alquanto minaccioso)...la verità era che non poteva resistere all'istinto naturale di aiutarla e proteggerla ogni qual volta lei ne aveva bisogno.

"Ah sì, stasera il tuo boudoir è chiuso?" Gli chiese lei in tono divertito, le braccia incrociate di fronte al petto, voltandosi verso la sua sinistra.

"Non necessariamente..." Wade sorrise ammiccante, avvicinando il viso a quello di Zoe che si allontanò prontamente, sferrandogli un altro colpo sul braccio, mentre lui rise divertito.

"Nei tuoi sogni!"

"Però devi ammettere che hai bisogno del mio aiuto, Doc. E non è la prima volta...o sbaglio?" Zoe avrebbe voluto togliergli quel sorriso trionfante dal volto, ma doveva anche ammettere che Wade era venuto più volte in suo soccorso durante quelle prime settimane a Bluebell. E la cosa, per quanto non l'avrebbe confessato neanche sotto tortura, non le dispiaceva così tanto.

"Forse una volta o due potrei aver beneficiato del tuo aiuto..." Wade le lanciò un'occhiata eloquente e allo stesso tempo divertita dalla sua testardaggine a non volerlo ammettere "...ma ciò non ti autorizza ad andare in giro per la piazza principale a vantartene"

"Tu dici? Perché è esattamente quello che avevo in mente di fare, per prima cosa domattina" Le lanciò un sorriso, al quale lei rispose con un'occhiataccia.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, solo le loro braccia a sfiorarsi nella luce fioca delle candele, mentre un leggero torpore cominciava ad impadronirsi di entrambi.

La testa di Zoe scivolò lentamente, ma inesorabilmente, sulla spalla di Wade che, sorpreso da quel contatto, riaprì gli occhi, per poi sorridere, quando scorse l'aria rilassata e pacifica che la dottoressa aveva mentre dormiva: se solo fosse stata così anche da sveglia! Invece era sempre preda di una strana agitazione e soprattutto sempre pronta a lanciargli qualche frecciatina e a guardarlo come se fosse la persona più irritante che avesse mai messo piede sulla Terra. Dopo queste considerazioni, lo sguardo di Wade si spostò sulle labbra di Zoe: ne aveva assaporato il morbido sapore di fragola un paio di volte quando lei era appena arrivata a Bluebell, ma ogni giorno di più il ricordo dei loro baci fugaci andava sbiadendosi nella sua mente, e d'improvviso sentì il forte desiderio di rinfrescarsi la memoria.

Il suo viso era ormai a soli pochi millimetri da quello di Zoe, quando lei si svegliò e rimase stranita da quella vicinanza, senza però scostarsi da lui.

"Hey"

"Hey" Gli occhi di Wade, sfumata la stanchezza, erano scuri di desiderio e per un attimo Zoe considerò l'ipotesi di cedere alla tentazione di sfiorare quelle labbra perfette al sapore di birra scadente con le sue...ma, proprio quando la minima distanza tra le loro bocche stava per essere annullata completamente, lo squillo del telefonino della dottoressa li riportò alla realtà facendoli sobbalzare.

Zoe, un lieve rossore sulle guance in seguito al quasi bacio con il suo vicino di casa, si sporse verso il tavolino di fronte al divano per controllare chi la stesse chiamando e, scoperta l'identità del mittente di quella telefonata, si rabbuiò.

"Stai ancora evitando tua madre?" Wade, deluso per l'interruzione del breve momento di intimità che avevano appena condiviso, si sfiorò un sopracciglio con il dito, il braccio appoggiato stancamente al bracciolo del divano. Lei non rispose alla sua domanda, mentre si mise a fare ordine nella zona salotto della rimessa sotto il suono insistente del cellulare. "Sai che prima o poi dovrai risponderle, vero?"

"Non necessariamente. Vuoi qualcosa da bere?" Senza nemmeno aspettare che lui le desse una risposta, si diresse verso una dispensa che, come Wade immaginava, doveva rappresentare la sua riserva di alcolici "Ci vuole da bere"

"Hai una riserva personale di alcol?" Wade le chiese divertito.

"Certo, intelligentone: una ragazza ha bisogno dei suoi drink" Per un attimo nell'abitazione si udì solo il rumore di Zoe che frugava nella dispensa alla ricerca dell'alcolico giusto "Whisky va bene?"

"È perfetto" Fuori solo il rumore della pioggia che scrosciava impietosa sulla piantagione del sindaco, mentre lei fece il suo ritorno armata di due bicchieri e di una bottiglia di whisky d'annata, che lui prontamente le afferrò dalle mani e aprì.

"Senti, non so tutti i dettagli della tua saga familiare, ma forse una possibilità a tua madre dovresti darla"

"Stiamo davvero parlando di questo?" Chiese lei con aria scocciata, mentre Wade le porse un bicchiere ormai pieno.

Lui scrollò le spalle, sorseggiando il liquido ambrato "Sembra che stia facendo di tutto per farsi perdonare"

Zoe, dopo un sorso di whisky, chiuse gli occhi e fece una smorfia che l'aiutò a mandarlo giù "Non c'è niente che possa fare per rimediare a una bugia lunga 28 anni. E poi non accetto consigli da una persona che ogni mese deve far scendere suo padre dal tetto del negozio di ferramenta cantando "Moon River"" Rimpianse di averlo detto non appena le parole le uscirono di bocca: il sorriso di Wade si era spento e i suoi occhi erano fissi sul bicchiere ormai quasi vuoto di whisky. "Mi dispiace, non intendevo...mi dispiace, Wade" Lui alzò lo sguardo verso di lei e notò il suo sincero rammarico, che gli strappò un sorriso tirato.

"Beh, almeno una cosa in comune ce l'abbiamo: una situazione familiare disastrosa" Zoe annuì convinta, alzando il proprio bicchiere.

"Propongo di brindare a questo" Wade annuì, un sorriso mesto dipinto sul volto, e avvicinò il proprio bicchiere a quello della dottoressa.

"Da quanto tempo lo tiri giù dal tetto della ferramenta ogni primo del mese?" Non era solito parlare della sua famiglia, ma l'espressione sinceramente interessata di Zoe non lo rese strano.

"Da quando sono stato abbastanza grande per farlo" Scrollò le spalle, prima di riprendere a parlare "Avevo sei anni quando mio padre è diventato Earl il pazzo"

"Wow, dev'essere...non dev'essere stato facile" Wade la osservò nella penombra della stanza mentre fuori continuava ad imperversare la tempesta: era compassione quell'emozione dipinta nei suoi occhi? L'ultima cosa che voleva era che Zoe provasse pena per lui.

"Era Harley a tirarlo giù dal tetto ogni mese, prima che iniziassi a farlo io" Lo sguardo della ragazza si accese di curiosità alle sue parole: chiunque le desse una minima informazione sulla vita di quel padre mai conosciuto le faceva un regalo.

"Dici sul serio?" Wade annuì "Com'era mio padre? Lo conoscevi bene?"

"Beh, considerato che è stato il mio medico per 28 anni, direi che l'ho conosciuto piuttosto bene, sì" Zoe non lo perdeva di visto un secondo, gustandosi ogni sua parola come un assetato in un'oasi nel deserto "Harley amava aiutare tutti, come medico o semplicemente come amico o vicino di casa. Ti infondeva serenità solo a guardarlo...ti sarebbe piaciuto" Quando notò gli occhi lucidi della ragazza, pensò che alleggerire l'atmosfera fosse l'ideale "Mi sa che l'unico capace di calmare la tua pazzia sarebbe stato lui!" Un ghigno gli si dipinse sul volto, mentre Zoe gli lanciò un'occhiata infastidita, prima che la sua espressione si addolcisse ripensando a quel padre con il quale aveva scambiato solo qualche parola il giorno della sua laurea.

"Mi chiedo come sarebbe la mia vita se avessi fatto in tempo a conoscerlo...è per quello che sono così furiosa con mia madre: non mi ha lasciato scelta, capisci? Se avessi saputo dell'esistenza di Harley anche soltanto un anno prima, avrei qualche ricordo di lui..." Alcune lacrime che riuscirono a sfuggire al suo controllo cominciarono a solcarle il viso "Se l'avessi conosciuto, lui non sarebbe morto con un peso sul cuore" Fu dopo aver pronunciato queste parole che scoppiò definitivamente a piangere e Wade si sentì quasi morire di fronte a quell'immagine.

"Hey" Si inginnocchiò vicino a lei, seduta per terra di fronte al divano, e le strinse delicatamente il polso per toglierle le mani dagli occhi e spingerla a guardarlo "Zoe, non è colpa tua, ok? Tu non potevi sapere e non puoi rimproverarti niente, hai capito?" Zoe smise per un attimo di piangere e tirò su col naso (un'immagine che, nonostante tutto, non avrebbe mai desiderato che il suo - doveva ammetterlo - sexy vicino di casa dovesse vedere), guardandolo negli occhi: Wade sembrava sinceramente preoccupato per lei e, con molta sorpresa, scoprì che anche Wade Kinsella (e non solo l'elenco minuzioso delle ossa del corpo umano) era capace di calmarla durante una tempesta, sia interiore che non.

Wade le mise una mano su una spalla, mentre con l'altra tracciava dei cerchi sulla sua schiena, nel tentativo di calmarla. Vederla in quello stato gli spezzava il cuore e fu in quel momento che si rese conto che di Zoe gli piaceva non solo il corpo, ma il pacchetto completo, isteria compresa.

"Harley aveva dei parenti, alcuni vivono non molto lontano da qui: sono sicuro che saprebbero parlarti di lui molto meglio e molto di più di quanto possa fare io" Zoe sorrise tra le lacrime, ancora stretta tra le sue braccia.

"Grazie" Wade le sorrise e le asciugò le lacrime che le rigavano pigramente il viso: non sapeva se anche solo sfiorarla fosse nei patti o se l'avrebbe fatta infuriare, ma lei non si ritrasse nè gli lanciò un insulto e la cosa lo rese ancora più felice di quanto volesse ammettere anche a se stesso.

"Dovresti parlare con tua madre, finchè ne hai ancora la possibilità"

"E tu con tuo padre" Sorrise, notando il ghigno di Zoe.

"È un patto, Doc?" Lei scrollò le spalle, sorridendo timidamente.

"Diciamo" Wade annuì, convinto.

"Ok, allora. Domani farò una visita al mio vecchio, ma adesso è ora di metterti a letto" L'occhiataccia che lei gli lanciò gli fece rettificare le sue parole "Non intendevo in quel senso, cavolo, Doc! Sono quasi le tre di mattina e stai crollando dal sonno, non credere che non l'abbia notato"

"Ma non riuscirei comunque a dormire con questo temporale, sembra l'apocalisse!" Proprio in quel momento un tuono violento sferzò il cielo, come a rimarcare le sue parole, facendole uscire un grido di paura e strappando un sorriso divertito a Wade, che si alzò da terra e le porse una mano per aiutarla a fare lo stesso. Con uno sguardo spaventato e dopo qualche secondo di esitazione, Zoe l'afferrò e si mise in piedi.

Il suo letto l'aspettava e, Zoe doveva ammetterlo, aveva un'aria invitante dopo una giornata come quella che aveva affrontato allo studio, sconvolto da un'epidemia di insolita influenza fuori stagione, ma il terrore che la rimessa si scoperchiasse e un albero le crollasse addosso senza lasciarle scampo era più forte della stanchezza.

"Posso restare qui, se ti fa stare più tranquilla" Persa nei suoi pensieri catastrofici, aveva quasi dimenticato che Wade era lì.

"No, io...insomma, non..." Aveva cominciato a straparlare: da una parte sapeva che soltanto la presenza di Wade in casa sua l'avrebbe fatta cedere al sonno, dall'altra non voleva passare per una damigella in pericolo, nè che lui si facesse strane idee.

"Starò sul divano, se è questo che ti preoccupa" Vederla andare nel panico lo divertiva come poche altre cose. Zoe chiuse subito la bocca e il suo sguardo si perse nel vuoto, mentre considerava la sua proposta.

"Ok, ma..." Avrebbe voluto dire qualcosa di sarcastico e cattivo, come sempre quando le sue difese sembravano cedere di fronte a Wade, avrebbe dovuto, ma quella sera qualcosa era cambiato, anche se ancora non riusciva a capire cosa. Il suo sguardo si posò arrendevole su quello del suo vicino di casa. "Grazie"

Wade la osservò trascinarsi stancamente al suo letto e sorrise, chiedendosi come mai avesse opposto così poca resistenza e soprattutto non avesse fatto qualche battuta sarcastica a suo indirizzo. La raggiunse vicino al letto per rimboccarle le coperte.

"Ti sveglierò in caso di fine del mondo, tranquilla" Si voltò diretto verso il divano e un po' di riposo, quando la sua voce flebile lo trattenne.

"Wade" La testa sul cuscino, Zoe aveva già gli occhi chiusi, ma un braccio era teso verso di lui, che si riavvicinò prontamente, finchè lei non riuscì a posare stancamente una mano nella sua, facendolo sobbalzare per quel contatto inatteso. "Sei un bravo amico" La sua voce era impastata dal sonno, che subito si impadronì di lei. Wade sorrise, spostandole una ciocca di capelli ribelle dalla fronte, indugiando brevemente nel tocco. Il sorriso dato da quella dichiarazione, che Zoe quasi sicuramente il mattino dopo, tornata lucida e riposata, si sarebbe rimangiata, non lo abbandonò neanche quando, sdraiato sul suo divano, finalmente cedette il passo al sonno, pensando che avrebbe potuto prendersi di cura di lei, come aveva fatto quella notte, per tutti i giorni della sua vita.

  
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