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Autore: TheOnlyWay    04/10/2013    8 recensioni
Quando si appartiene ad una famiglia numerosa come la mia, è difficile trovare una propria identità. Si vive circondati da personalità differenti, con milioni di sfaccettature spesso contrastanti tra loro. I miei genitori, ad esempio, sono completamente diversi l’uno dall’altro: mamma è una donna razionale, intelligente e del tutto riflessiva; papà, invece, è più il tipo che tiene il broncio, parte in quarta senza riflettere troppo e rende ogni sgarbo un fatto personale e meritevole di vendetta. E poi ci sono io, che sono cresciuta tra questi due fuochi nemici e che sono il risultato di quasi diciassette anni di elaborazione di personalità non compatibili.
Perciò, quando mi fanno notare di avere certi atteggiamenti che a volte rasentano il bipolarismo, la mia risposta è sempre la stessa: “Grazie tante.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Per Agata, nella speranza che questa stupidaggine soddisfi almeno un po’ la sua voglia di Rose/Scorpius.
 
 
 
 
“QUESTIONE DI EQUILIBRIO”
 
 
 
 
«E così quello è il piccolo Scorpius» commentò Ron sottovoce. «Cerca di batterlo in tutti gli esami, Rosie. Per fortuna hai il cervello di tua madre».
«Ron, per l'amor del cielo» ribatté Hermione, un po' seria un po' divertita. «Non cercare di metterli contro ancora prima che la scuola sia cominciata!»
«Hai ragione, scusa» concesse Ron, ma non riuscì a trattenersi e aggiunse: «Non dargli troppa confidenza, Rosie. Nonno Arthur non ti perdonerebbe mai se sposassi un Purosangue».
 
 
 
***
 
 
 
13 Settembre 2023,
Hogwarts,
Cucine.
 
 
 
Quando si appartiene ad una famiglia numerosa come la mia, è difficile trovare una propria identità. Si vive circondati da personalità differenti, con milioni di sfaccettature spesso contrastanti tra loro. I miei genitori, ad esempio, sono completamente diversi l’uno dall’altro: mamma è una donna razionale, intelligente e del tutto riflessiva; papà, invece, è più il tipo che tiene il broncio, parte in quarta senza riflettere troppo e rende ogni sgarbo un fatto personale e meritevole di vendetta. E poi ci sono io, che sono cresciuta tra questi due fuochi nemici e che sono il risultato di quasi diciassette anni di elaborazione di personalità non compatibili.
Perciò, quando mi fanno notare di avere certi atteggiamenti che a volte rasentano il bipolarismo, la mia risposta è sempre la stessa: “Grazie tante.”
Ad Hogwarts le cose vanno un po’ meglio; lontana da mamma e papà, riesco ad attenuare alcuni lati del mio carattere che non sono poi così positivi.
Quali? Be’, il sarcasmo, la leggera vendicatività (okay, non è tanto leggera) e quel silenzio innaturale che ogni tanto colpisce le mie corde vocali. Non ho nessun problema, sia chiaro, ma sono così stanca di parlare che a volte passo intere ore senza proferire verbo alcuno.
Hugo l’ha detto a mamma, prima che partissimo per Hogwarts e lei mi ha consigliato di trovarmi qualcuno su cui fare affidamento e su cui poter contare. È bello avere tanti cugini da non sapere quanti sono, ma ci vogliono anche amicizie esterne alla famiglia.
Così ho deciso di seguire il suo consiglio e mi sono recata nelle cucine. Chi meglio di un Elfo Domestico? Ascoltano, ti danno sempre ragione e ti portano qualsiasi cosa desideri. Finché c’è Lola, che senso ha cercare una povera anima disposta a sopportarmi?
«Mi tingerò i capelli di verde, così a papà verrà un colpo. Non ti sembra una bella idea?»
Lola annuisce, squittisce un “Sì, signorina Weasley, è un’ottima idea” che mi fa sghignazzare per dieci minuti e mi porge una tavoletta di cioccolata. Di Dissennatori non se ne vedono più da un bel pezzo, ma qui ad Hogwarts sono diventati tutti molto previdenti, da quando lo zio Harry, papà, mamma e il resto dell’allegra combriccola hanno praticamente raso al suolo la scuola.
Oggi è uno di quei giorni in cui avrei davvero voglia di parlare con qualcuno. Di confidare i miei segreti più torbidi, le fantasie più sfrenate e i quesiti mai risolti che mi assillano. Ma ovviamente non c’è nessuno in grado di comprendermi. James ha finito la scuola l’anno scorso e con lui se n’è andata anche l’unica persona che considero realmente al mio pari. Tranne quando mi chiama Rosie bella, in quel caso vorrei tanto ucciderlo. Solo perché papà mi ha chiamata in questo modo una volta, il clan Weasley-Potter pensa di poterlo utilizzare a suo piacimento. Andiamo, nessuno sano di mente mi chiamerebbe sul serio Rosie bella. Non se vuole vivere.
«Potrei farli verdi-argento, anzi. Meglio ancora. Papà ci resterebbe davvero secco.» commento, anche se ormai l’unica che mi ascolta è la tavoletta di cioccolato. La addento con uno scatto nervoso, perché tutto questo silenzio è molto frustrante, se posso essere sincera.
«Stai progettando il tuo prossimo omicidio, Weasley?»
La voce di Scorpius Malfoy ha sempre un che di mellifluo, di strascicato, come se parlare gli costasse davvero una gran fatica e lo costringesse ad allungare qualche lettera in maniera così sibilante. Come un serpente. Cosa che, in effetti, è.
Una volta, a casa, mi sono esibita in una sua fantastica imitazione e per poco a papà non è preso un infarto. “Parla proprio come quella biscia malefica di Malfoy”, ha detto. Di fronte al suo commento brillante, mamma ha alzato gli occhi al cielo, si è sistemata gli occhiali sulla punta del naso ed ha esordito con un sibillino ed assolutamente divertente: “Sarà perché è suo figlio, Ronald.”
Inutile dire che papà ha sbuffato, prima di cominciare la sua ennesima filippica su quanto nonno Arthur soffrirebbe se la sua adorata nipotina (una delle tante) si trovasse a stretto contatto con la progenie del demonio.
Ora: noi Weasley non siamo troppo fortunati, ammettiamolo. Zia Ginny è stata posseduta da Voldemort, zio Bill è mezzo lupo mannaro, zio Charlie ha tante di quelle cicatrici per colpa dei draghi, che ormai è inutile contarle, poi c’è zio Percy, che sfigato lo è per natura. L’unico che si salva è lo zio George, lui sì che è intelligente. Papà, invece… lasciamo stare.
Tutto questo per dire che non mi sorprende affatto che tra tutte le persone che potrebbero decidere di addentrarsi nelle cucine in questo giorno nefasto, Scorpius Malfoy sia il Prescelto.
«Ti offri come volontario, per caso?»
Scorpius storce il suo aristocratico naso – ha un profilo perfetto, dannato Malfoy – e si accomoda su una delle sedie libere che, guarda caso, è proprio di fronte alla mia.
«No, grazie. La prossima volta.»
«Lo terrò presente.»
Restiamo in silenzio per qualche istante, a scrutarci come fanno due avversari prima di darsi battaglia. E, per citare la cara, vecchia Sibilla Cooman: “nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive.”
In sette anni di scuola, da che ho memoria, Scorpius Malfoy mi ha rivolto la parola lo stretto necessario, senza mai sconfinare in offese, insulti, provocazioni o atteggiamenti che l’avrebbero condotto a morte certa. È sempre molto pacato, silenzioso e quieto, tanto che a volte mi trovo a chiedermi se sia davvero così malfoyesco come lo dipingono.
James, ad esempio, è molto più molesto di lui. Ma James, in effetti, non fa testo: è nato per dare fastidio.
Tornando a Malfoy, proprio non capisco cosa ci faccia qui. Ma la cosa ancora più strana, è che io, Rose Weasley, non so come comportarmi. In genere cambio atteggiamento a seconda di chi mi trovo davanti e decido se dare spazio al mio lato Weasley o a quello Granger (per la quale opto la maggior parte delle volte) e agisco di conseguenza. Ma Scorpius Malfoy è un’incognita, ed io mi sento più confusa che mai. Il che non mi capita molto spesso, se proprio devo essere sincera.
«Mi daresti un pezzo di cioccolata, per piacere?»
Per piacere. Un Malfoy che chiede per piacere ad una Weasley. Segnerò questa data sul mio diario segreto, o sul calendario che ho appeso accanto al letto: sono sicura che non sia mai successo niente del genere prima d’ora. D’altra parte, chi sono io per andare contro la volontà dal destino? Se il fato ha voluto che due nemici giurati come noi dividessero della cioccolata (ottima qualità, oltretutto), così sia. Spero solo di non dovermene pentire.
«Ecco, tieni.»
«Grazie, Weasley.»
 
 
 
***
 
 
 
2 Ottobre 2023,
Hogwarts,
Cucine.
 
 
 
A volte ho come l’impressione di essere un completo fallimento, qualunque cosa io decida di fare. Non importa quale sia la materia in questione: il risultato è pessimo. Oggi, per esempio, mi stavo esercitando nella Trasfigurazione Avanzata, in compagnia di Rachel Wood, la mia compagna di banco. Ad un certo punto devo essermi distratta e, non so come, ho sbagliato incantesimo. La sua bocca si è trasformata in un becco e ci è voluto l’intervento della professoressa Smith, per riportarla ad uno stato normale. Ora Rachel non mi rivolge nemmeno la parola e tutto per un piccolo, minuscolo errore di calcolo.
Di nuovo, ho deciso di rifugiarmi nelle cucine, alla ricerca di qualcosa da mangiare che mi sia in qualche modo di consolazione. Ma, quando sono entrata, mi sono resa conto di non essere sola.
«Anche tu qui?»
«Già.»
Mi trascino accanto a Malfoy con l’aria di una condannata al patibolo e mi approprio di metà della sua fetta di crostata. Anzi, sarebbe più corretto dire che gliela tolgo dal piatto, ma lui ha già ottenuto la sua razione di cibo antidepressivo e adesso tocca a me. In ogni caso, non fa una piega, si limita a lanciarmi un’occhiata perplessa e continua a masticare in tutta calma.
«Non ti sembra strano, che continuiamo ad incontrarci qui?» domando, dopo un po’, giusto per spezzare il silenzio. Ci siamo visti altre due volte e, da allora, la mia idea su Scorpius Malfoy non è cambiata poi tanto. E il motivo è piuttosto semplice: non parliamo. Ci limitiamo a dividerci pezzi di qualsiasi dolce sia disponibile e ci salutiamo con un semplice cenno del capo. Non posso dire che siamo amici, né conoscenti, perché in effetti non ci conosciamo, ma Malfoy potrebbe essere esattamente la persona di cui ho bisogno: qualcuno in grado di stare zitto quando la situazione lo richiede. Non come Lily, che non ha fatto altro se non prendermi per il culo tutto il giorno, come se l’incidente con Rachel fosse l’evento dell’anno e non, invece, l’ennesima dimostrazione di quanto chiunque possieda sangue Weasley (seppur miscelato con una buona dose di Granger) sia sfigato.
«Non particolarmente. In fondo, io e te siamo uguali.»
Giuro che, in tutta la mia vita, non ho mai pensato che le parole “io” (Scorpius Malfoy), “te” (Rose Weasley) e “uguali”, potessero entrare nella stessa frase senza scatenare una reazione a catena che avrebbe portato il mondo all’autodistruzione.
Andiamo, nessuno ci avrebbe creduto! Se poi mi avessero detto che sarebbero uscite dalla bocca di Malfoy, avrei consigliato una perizia psichiatrica completa al San Mungo. Perché certe cose non bisognerebbe dirle nemmeno per scherzo, se non si è sicuri di poter affrontare le conseguenze.
Nel mio caso, il soffocamento.
Quando ho finito di strozzarmi con le briciole della crostata, mi asciugo una lacrima (che ovviamente non è dovuta alla commozione) e mi volto verso Malfoy, con tutta l’intenzione di dirgliene quattro, ma il suo sorriso – appena accennato, ma pur sempre presente – mi fa desistere dal farlo. E, prima ancora di potermene rendere conto, sto sorridendo anche io.
«Tu mi hai sorriso! Malfoy, era davvero un sorriso, quello che ho visto sulla tua faccia?»
Probabilmente dovrei smetterla di esultare come se fossi la presidentessa del club “Scorpius Malfoy, il nome di una stella, per la nostra stella più bella.” Primo, perché Scorpius è davvero un nome terribile e secondo, perché, be’, è una cosa da disagiati ed io ho già abbastanza problemi così come sono, senza aggiungerne altri.
«Non ti ci abituare, Weasley. È stato solo un caso.» eppure sorride ancora, perciò o gli si sono paralizzati i muscoli facciali, oppure Scorpius Malfoy non è la statua di ghiaccio che tutti credono sia.
«Certo, certo.»
Rimaniamo ancora un po’ in silenzio, sorridendo ognuno per conto proprio e finendo la crostata (quella sono solo io, lo ammetto). E okay, sembriamo davvero due idioti, ve lo concedo, ma la nostra è un’alleanza, se così si può chiamare, che non si è mai vista prima.
È un po’ come se Voldemort bussasse alla porta di zio Harry e lo invitasse a mangiare un gelato. Non sarebbe un po’ strano?
«Perciò io e te saremmo uguali?»
«Già.»
«In che senso?»
«Siamo due reietti, Weasley. Te ne sarai accorta anche tu.»
Reietti. È una definizione che ci calza a pennello, in effetti. Non siamo come chiunque si aspetta. A parte le case di appartenenza (Grifondoro per me, Serpeverde per lui) tutto ciò che ci riguarda va oltre le aspettative delle famiglie, oltre i pensieri di tutti.
Scorpius Malfoy non è l’algido Serpeverde figlio di Mangiamorte, ed io non sono la rossa Weasley figlia di un eroe del Mondo Magico. Non abbiamo una definizione, non abbiamo confini. Siamo diversi, ed è giusto così.
«Hai ragione.» confermo, soddisfatta.
Questa cosa dell’essere una reietta, in fondo, mi piace. Mi lascia la piacevole sensazione di aver trovato un equilibrio tra le due parti contrastanti che formano la Rose Weasley che tutti conoscono, quella che sembra uno strano miscuglio dei suoi genitori. Quella che ancora non è né carne né pesce, ma che vorrebbe finalmente sentirsi parte di un qualcosa, di un insieme in cui il suo essere strana non sia sinonimo di sbagliato, ma di speciale.
E che Scorpius l’abbia capito prima ancora della mia famiglia, lo rende sì un reietto, ma allo stesso tempo molto più speciale di tutti loro.
«Perciò, ecco… potremmo anche essere amici, secondo te?» propongo, sulla base delle mie riflessioni. Scorpius stringe lo sguardo e mi osserva, soppesando le mie parole. Forse teme che stia scherzando, ma non sono mai stata più seria di così, nonostante la proposta che gli ho appena fatto sembri quella di una bambina dell’asilo.
«A mio padre verrà un infarto.» commenta, con un sorriso diabolico.
«Anche al mio! Magari è la volta buona che ce li togliamo dalle scatole, no?»
«D’accordo, Weasley. Affare fatto.»
Sigliamo la nostra alleanza con una stretta di mano e con un’altra fetta di crostata, dopodiché ci accordiamo per vederci domani sera. Una volta rimasta sola, mi sorprendo di sentirmi così leggera, come se finalmente ogni pezzo stesse andando al suo posto. Come se avessi trovato quell’equilibrio che mi è sempre mancato.
 
 
 
***
 
 
 
15 Novembre 2023,
Hogwarts,
Lago Nero.
 
 
 
«Scusa tanto se te lo chiedo, ma mi spieghi perché siamo qui a congelarci come due idioti?»
La domanda di Scorpius è più che legittima, ovviamente. Lui non fa mai domande stupide, va sempre dritto al punto, fregandosene del fatto che c’è gente che, come me, ha bisogno di girare intorno alle cose per trovare il coraggio di affrontarle.
«Hai fretta, per caso?»
«No, ma ho freddo.»
In tutta risposta, gli lancio un’occhiata in tralice. Scorpius la devia con incredibile indifferenza, poi alza gli occhi verso il cielo plumbeo, sospira e si siede a terra, con le gambe incrociate e le mani nascoste sotto il mantello.
Mi accomodo accanto a lui e rimango in silenzio per un po’. In realtà non so bene come affrontare il discorso, perché mi sento talmente stupida e infantile che non so se riuscirò a sopportare la compassione di Scorpius. Perché di sicuro gli farò pena, non c’è dubbio.
«Harry Montgomery mi ha chiesto di uscire.»
«Harry Montgomery.»
Non c’è bisogno di ripeterlo. È già abbastanza una volta sola, a mio modesto parere. Scorpius rimane in completo silenzio per un tempo che mi sembra infinito, dopodiché scoppia a ridere come il perfetto esaurito che è. La cosa fastidiosa, è che non sembra avere intenzione di smettere.
«Quando hai finito…»
«Tu mi stai dicendo che Harry Montgomery, quello fissato con tuo padre e con l’intera combriccola dei tuoi fastidiosi parenti, ti ha chiesto di uscire? Proprio lui?»
«Sì.»
«E tu naturalmente gli hai detto di no.»
«No.»
«Hai fatto bene, Rose, perché se avessi accettato saresti stata davvero… aspetta, no
Sento le guance andare a fuoco a causa del tono vagamente indignato di Scorpius: sapevo già che sarebbe stato imbarazzante, ma non so perché sentivo la necessità di dirglielo, e questo è il risultato. Se non fosse pallido come il marmo, giurerei di aver visto una sfumatura di rosa sulle sue guance bianche. Ma è impossibile, perché Scorpius non arrossirebbe mai come una fanciulla. Dai, non ci potrei credere nemmeno se lo vedessi. Ha sempre quest’aria distaccata, gelida e rigida come se avesse qualcosa di particolarmente fastidioso perennemente infilato su per il… comunque. Scorpius è così imperturbabile che l’ultima volta che si è scontrato con mio cugino Louis (che è davvero un idiota, per essere a Corvonero), l’ha schiantato giù per le scale senza il minimo ripensamento. Davvero, è stato come vedere una formica calpestata da un piede. Senza che il piede si sia nemmeno accorto di averlo fatto. Scorpius è un po’ come un piede. E le mie metafore fanno decisamente schifo. In ogni caso, la verità è che vederlo alterato – si, be’, più o meno – per colpa di Harry Montgomery, mi lascia decisamente di stucco.
«Sembra che tu abbia appena ingoiato una Caccabomba.» commento, con una disinvoltura che ovviamente non mi appartiene. Nell’ultimo periodo, ogni volta che sto con Scorpius, mi sento un po’ troppo in agitazione. Come se stessi seduta sui chiodi e non potessi muovermi di lì. Ed è decisamente strano. Quando ne ho parlato con Alice Paciock II, lei ha tirato fuori un’idea assurda, e assolutamente insensata.
Si è sistemata gli occhiali sul naso, ha stretto la base della coda di cavallo e si è grattata un maledetto sopracciglio scuro, dopodiché “Ti piace Malfoy, Rose. E’ una cosa fuori dal mondo, va contro ogni regola della natura e lo statuto internazionale dovrebbe vietare simili abomini, ma ti piace Malfoy. Te lo concedo, è carino, ma è un Malfoy. Il suo è sangue di serpente e… chi se ne frega, comunque. È un gran bel pezzo di agnello (scusa, ma il manzo proprio non mi piace), che aspetti a baciarlo?”
Tolta la triste parentesi sulle sue abitudini alimentri, ho rimuginato un bel po’ sull’affermazione di Alice e ancora non ho capito se sono d’accordo o no. Voglio dire, se mi piacesse Scorpius lo saprei, no? Avrei le farfalle nello stomaco e non vedrei l’ora di rivederlo e penserei a lui ventiquattro ore su ventiquattro; arrossirei come un’imbranata e probabilmente gli direi che Harry Montgomery mi ha chiesto di uscire nella speranza che sia geloso e… oh. Questo sì, che è un bel problema.
E ora che faccio? Per fortuna, Scorpius sceglie proprio questo momento per comportarsi come un idiota e mi salva dall’imbarazzo momentaneo.
«Tu non ci andrai, Rose.»
Prego?
«Scusa?»
«Non uscirai con Montgomery, non voglio.»
La cosa simpatica di questo momento, è che se lui l’avesse detto in una maniera un po’ più carina, probabilmente avrei esultato come papà quando racconta delle sue storiche parate e dei suoi gloriosi giorni da “Re del Quidditch”, ma il tono perentorio e lo sguardo truce non mi sono piaciuti affatto. E si sa, noi Weasley abbiamo il sangue caldo.
«Scusa, Lord Voldemort, ma non sei tu che decidi, qui.»
«Dico sul serio, Rose. Non voglio che esci con lui.»
Sento le guance andare in fiamme e anche quelle di Scorpius hanno assunto un delizioso colorito rosa, ma ormai sono infuriata, perciò il fatto che mi piaccia non conta più. O, forse, ha ancora più importanza.
«Sai cosa? Non me ne frega un cavolo, stupido idiota presuntuoso e senza cervello! Ma sentilo, il signorino! “Tu con lui non ci esci” gnegnegne, ma chi ti credi di essere? Per Godric, non posso crederci che hai detto una cosa del genere! Non una, non due, ma tre volte. Morgana, che idiota. Scorpius Malfoy, futuro signore e padrone della razza umana. Ma che accidenti ti dice quel microscopico cervello?»
Ed è dopo questo discorso idiota e insensato, che Scorpius ha perso del tutto la sua sanità mentale ed ha deciso di ridursi al mio stesso livello. Si alza in piedi, si staglia davanti a me in tutta la sua stazza (è davvero alto, sapete?) e mi costringe ad indietreggiare, fino a che la mia schiena non è bloccata da un maledetto albero. I suoi occhi, di Scorpius, non dell’albero, sono così assottigliati per la rabbia che mi riscopro a tremare per l’aspettativa e... vorrei tanto che mi baciasse, ma ora è il suo turno di sbraitare e non penso che qualcosa lo fermerà.
Una cosa che dovete sapere di Scorpius è che lui non grida, non urla, non sbraita, non fa niente di tutto quello che le persone come me fanno. Lui sibila, mellifluo, un sussurro dopo l’altro, e ti annienta.
«Chi ha un cervello microscopico, Rose Weasley? Io? Perché, se non mi sbaglio, sei tu che hai accettato di uscire con quell’ameba, pur sapendo che l’unico motivo per cui ti ha cercata è la speranza che uno dei tuoi genitori, o zii o parenti, si trovi nei paraggi il giorno dell’uscita a Hogsmeade. Sei così ingenua, Rosie. Proprio non ci arrivi, vero? Te ne vai in giro, con quel tuo maledetto atteggiamento insopportabile e spezzi i cuori alla gente senza nemmeno rendertene conto. Sei venuta a dirmi di Montgomery nella speranza che ti dicessi di non andare, poi io te lo dico e tu che fai? Cominci a delirare come una pazza furiosa. Vuoi che te lo dica apertamente, Weasley? Tu non andrai a Hogsmeade con Montgomery, perché ci verrai con me. Sabato otto dicembre, tu uscirai con me. E fino ad allora vedi di tenerti alla larga da quel vegetale.» sibila, prima di voltarmi le spalle e dirigersi di nuovo verso la scuola. Non si volta a guardarmi nemmeno una volta, non ha nessun cedimento, un ripensamento, né niente.
E sapete una cosa? È meglio così. Perché se osasse dire un’altra parola, lo schianterei.
 
 
 
***
 
 
 
8 Dicembre 2023.
 
 
 
«Mi sembri un po’ agitata, Rosiebella
«Non chiamarmi Rosiebella, Alice Paciock Seconda
«Non chiamarmi Alice Paciock Seconda, Rosiebella, o potrei dire a mio padre che esci con la progenie del demonio e lui correrebbe a riferirlo al tuo, di padre. E lì sì che mi divertirei un mondo.»
«Sei proprio stronza.»
«E tu sei bellissima, quando hai comprato quel maglione?»
Lo sguardo di Alice vaga indisturbato sulla mia figura, facendomi sentire piuttosto a disagio. Oggi è una di quelle giornate in cui il mio equilibrio mentale è pressoché inesistente. Spero solo che la parte intelligente di me prenda il sopravvento ed io non finisca per comportarmi come una stupida. E poi, cielo, sono così agitata che non so nemmeno cosa dire. Insomma, conosco Scorpius abbastanza bene, in questi mesi abbiamo avuto modo di scoprire diversi lati del nostro carattere, parecchi difetti e, parliamoci chiaro, continuiamo ad essere due reietti, perciò non è così strano che lui mi piaccia.
Però, un conto è ammettere che mi piace e passare le notti a fantasticare sul nostro futuro insieme, su quanti bambini avremo e su quanto suo padre mi odierà, un altro è uscirci per davvero e magari scoprire che i nostri bambini saranno peggio di una schiera di Mangiamorte. Perché, andiamo, un’unione Weasley-Malfoy è assolutamente da suicidio. Come se una Manticora potesse innamorarsi di un Ungaro Spinato o Bellatrix Lestrange decidesse di aprire un centro di prima accoglienza per babbani. Strano, no? E inquietante.
Perciò l’idea di uscire con Scorpius mi terrorizza, e mi sorprende che non spaventi anche lui. È un disastro annunciato.
«Me l’ha regalato mamma l’anno scorso, per Natale. Dice che il verde mi dona.»
«Il verde, come il colore preferito del tuo Scorpiuccio.»
«Seconda, la vuoi smettere? O pensi che a tuo padre piacerebbe sapere che stai per uscire con il figlio di Nott?»
«Eric è a Corvonero, ed è un ragazzo fantastico. Papà approverebbe.»
«Cosa ti fa pensare che Ronald non approverebbe Scorpius?»
Alice non mi guarda nemmeno, com’è giusto che sia: certe affermazioni non bisognerebbe nemmeno farle. È che sono così agitata che non so nemmeno quello che dico. Perciò prendo la decisione di incamminarmi, prima di arrivare in ritardo. Scorpius odia i ritardatari.
 
«Sono le dieci e mezza, Rose. Sei in ritardo.»
Ecco, appunto. Come iniziare nella maniera migliore un primo appuntamento. Mi perdo qualche secondo per osservare Scorpius e il maglione grigio che indossa. Gli sta così bene che per un attimo contemplo l’idea di sdraiarmi per terra e adorarlo, ma non credo che gli farebbe piacere.
«Perché hai quella faccia?»
«Bel maglione, Scorpius.» commento, con apparente tranquillità. Cielo, non ce la posso proprio fare. Questa sarà la giornata più lunga della storia dell’umanità. Non credo che sopravvivrò a lungo, se Scorpius continua a guardarmi in questo modo.
Ma lasciate che vi spieghi: non mi osserva come si guarderebbe una ragazza avvenente, di quelle con le curve al posto giusto, i fianchi non eccessivamente grossi e un culo ristretto. No, lui mi guarda come se mi fosse spuntato un terzo occhio in mezzo alla fronte, e non è piacevole. L’imbarazzo è così fitto che si potrebbe tagliare a fette.
«Anche tu stai bene.»
«Ma io non ho detto che stai bene, ho solo detto che mi piace il tuo maglione e-»
«Chiudi il becco.»
«Sei un idiota.»
Ci incamminiamo dopo qualche secondo di silenzio, anche se ho come l’impressione di avere qualche paia di occhi puntati addosso. “Weasley/Malfoy a ore 12! Weasley/Malfoy a ore 12! Prepararsi all’esplosione tra 3, 2, 1…”
Odio gli studenti di Hogwarts. Davvero. E odio anche che i tre quarti siano miei parenti, o parenti alla lontana, o amici di parenti e… capito, no?
«Ci guardano tutti.» borbotto, a disagio. Scorpius si stringe nelle spalle e, tanto per fare spettacolo, mi prende per mano. So che lo fa apposta, perché gli piace spiazzare la gente con gesti che nessuno si aspetta, ma così si rischia uno sterminio di massa. Avete idea di quante persone abbiano appena subito uno shock.
Qualcuno ridacchia ed è ovvio che si tratti di Alice Seconda: nessuno sano di mente riderebbe mai di fronte ad una scena così. È un campo di battaglia, ed Hogsmeade sarà la mia tomba.
«È sorprendente che tu sia tanto ottusa, Rose. Cioè, non così tanto, perché tuo padre non è proprio un genio, ma…»
«Sei carino, a offendere l’uomo che ha messo al mondo la ragazza con cui esci. Davvero, molto romantico.»
Scorpius mi ignora e affonda uno stivale nel fango che ricopre il sentiero. Mi ignora, capito? Prima mi invita a uscire (sempre che di invito si possa parlare), poi non mi considera. Mi prende per mano di fronte a tutti, poi non mi risponde. Come si fa a sopportare un individuo del genere?
«Che poi non capisco perché devi essere così criptico, certe volte. È una cosa di voi Malfoy, oppure sei solo tu, che sei incomprensibile? E pure antipatico. Non eri così antipatico, prima.» a volte farfuglio a velocità supersonica, ne sono consapevole, e metà delle cose che dico non hanno senso, ma non penso riusciate a capire come mi sento in questo momento.
Ho la sensazione che qualcosa stia per cambiare, che ci sia qualcuno appostato dietro l’angolo, pronto a farmi prendere un infarto. Come se il vento stesse cominciando a soffiare in una direzione diversa e il precario castello di carte che ho faticosamente costruito, stesse per cadere, spazzato via dall’inevitabilità di qualcosa di più forte. Oscillo, senza riuscire a fermarmi.
«Perché non mi dici quello che davvero ti passa per la testa, Rosie
«Che intendi dire?»
Fai la finta tonta, Rose. Ti riesce perfettamente bene. Continua a fingere di non sapere di cosa stia parlando. Comportati normalmente (più o meno) e ignora la vocina nel tuo cervello che ti consiglia di fare ciò che dice.
Un’altra cosa che non sapete di Scorpius, è che non è propriamente un tipo paziente. Lui è più il tipo che finge di essere paziente, ma in realtà dentro esplode. In genere gli succede quando è con me, ma solo perché riesco a tirare fuori il suo lato peggiore: con il resto del genere umano, si limita a comportarsi come prevede il Protocollo Malfoy. Squadra dall’alto in basso, ignora e, se ti considera, lo fa solo per sotterrare la tua autostima e quel poco di intelligenza che eri convinto di avere.
«Devo fare tutto io, non è così?»
«In che senso?»
Ennesima domanda idiota, ennesimo silenzio. La situazione comincia a diventare pericolosa. Scorpius si ferma in mezzo al sentiero, alza gli occhi verso il cielo plumbeo – hanno quasi lo stesso colore, i suoi occhi e il cielo – poi sospira. Le sue labbra si piegano in un sorriso appena accennato e la sua mano sfiora una mia guancia con un tocco così delicato che mi sento come se fossi fatta di cristallo. Socchiudo gli occhi, perché non so cosa sta per succedere, ma l’attesa è così struggente che il mio cuore potrebbe prendere il volo.
Poi, finalmente, dopo secondi che durano secoli, Scorpius si abbassa e mi bacia.
E l’equilibrio si rompe.
Perché in fondo si tratta di questo, no? Si tratta di scegliere, di prendere una decisione e affrontarne le conseguenze. Si tratta di dimenticare le proprie origini, le proprie convinzioni. I pregiudizi, le occhiate malevole, i commenti che ti accompagneranno sempre.
L’equilibrio non è nella stabilità, nell’immobilità e nel grigio. L’equilibrio sta nel rischiare, nel bilanciare gli aspetti più contrastanti, nel trovare mille colori tra il bianco e il nero, nell’innamorarsi di qualcuno che dovrebbe esserti nemico, ma che invece ti capisce più di chiunque altro.
Sta nell’essere una Weasley, sta nell’essere un Malfoy.
 
 
 
 
 
 





 
 
C’è nessuno? Be’, sappiate che se siete arrivate fino alla fine, meritate tutti i miei complimenti, perché questa One Shot è da suicidio. Non è il massimo, probabilmente è anche piena di cliché, ma l’ho scritta con l’intento di divertirmi e di distrarmi da progetti un po’ più seri. Ho cercato di immaginare Rose e Scorpius in un modo un po’ diverso da quello in cui ho sempre letto di loro e, niente, spero che un po’ vi siate divertite e che non sia un completo fallimento.
Se vi va, fatemi sapere che ne pensate, anche le critiche sono ben accette.
Con affetto,
Fede.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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