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Autore: Alchimista93    05/10/2013    5 recensioni
" [...] Improvvisamente, una fitta le trapassò la testa e cadde in ginocchio, nel bel mezzo del corridoio, gemendo di dolore. Respirava con affanno e un velo di sudore le imperlò la fronte mentre portava le mani alla testa, il cuore che batteva irregolare. Il dolore era lancinante, sembrava come se qualcuno le stesse pugnalando il cranio più e più volte. "
"«Ahia!»
«La smetta di muoversi, signorina Heartilly!», replicò per l’ennesima volta la dottoressa con cipiglio severo. «Voi SeeD siete davvero strani! Quando siete feriti gravemente vi limitate a dire che “è solo un graffio», quando è davvero un graffio sembrate in punto di morte!»"
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Artemisia, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Voci dalle ombre
 
 
Rinoa cadde prona sul pavimento, ansimando pesantemente.
«Ancora!», sbraitò il suo allenatore, agitando il Gunblade per dare maggiore enfasi alle sue parole.
La ragazza emise un mugolio di profondo sconforto, ricadendo sulla schiena.
«Aspetta, lasciami prendere fiato…» fece, quando con la coda dell’occhio vide la lama del Gunblade cercare di abbattersi minacciosamente su di lei. Subito rotolò di lato e l’arma si abbatté con una pioggia di scintille laddove si trovava un attimo prima.
«Seifer, ma sei impazzito?!», esclamò Rinoa sgranando gli occhi e alzandosi repentinamente. Con un ghigno, il giovane si rimise in posizione dinanzi a lei.
«Quante storie, hai visto che ti sei alzata?», replicò con sufficienza. «E ora…DIFENDITI!»
Con uno slancio fulmineo si scagliò contro di lei. Con una capriola Rinoa si portò fuori portata dalla sua arma, le gambe che le tremavano leggermente. Erano mesi che allenava il suo corpo nel Centro di Addestramento del Garden di Balamb. Dopo il divieto di fare Junction con i GF imposto da tutti i Garden, i SeeD si erano dati parecchio da fare per cercare , se non di raggiungere, almeno di assicurare quasi  le stesse prestazioni di prima. Allenamenti doppi per tutti erano state le nuove disposizioni e Rinoa, sebbene fosse solo una civile, aveva deciso che imparare a difendersi sarebbe stato il suo obiettivo nell’immediato futuro. Temendo che Squall potesse in qualche modo inficiare gli allenamenti della giovane, Cid aveva pensato bene di assegnarle come allenatore niente poco di meno che Seifer. “Grandioso», aveva pensato in un primo momento la ragazza, ma si era dovuta ricredere molto rapidamente. Seifer poteva anche essere decisamente duro con lei e non ammetteva pause, ma ci sapeva fare e nell’arco di pochi mesi era riuscita a fare progressi inimmaginabili. Persa nei suoi pensieri, non vide giungere la lama del ragazzo. Un sottilissimo graffio le si disegnò sulla guancia, imperlandosi immediatamente di minuscole goccioline di sangue. Scioccata, la ragazza si portò la mano al viso, ritirandola sporca di sangue.
Tum tum. Tum tum.
Alzò lo sguardo, incrociando gli occhi di Seifer nei quali aleggiava ancora l’alone di divertimento, adombrato, tuttavia, da una leggera preoccupazione nei suoi confronti. Digrignando i denti per il fastidio, Rinoa si lanciò contro Seifer, usando il suo Boomerfritz come se fosse una lama, sferrando ripetuti attacchi in rapida successione. Lui li parò con facilità tutti, giocando di polso, senza quasi muoversi dalla sua posizione. Per quanto potesse essere migliorata, di certo non poteva raggiungere i suoi livelli.
Squall comparve sulla soglia della stanza nella quale si stavano allenando, restando in silenzio ad osservarli. Gli piaceva guardare la sua ragazza – si, suonava strano anche a lui pronunciare quelle parole – allenarsi anche se non poteva impedirsi un certo grado di apprensione. Per un momento Rinoa percepì di essere osservata e quell’attimo le risultò fatale: Seifer vide una breccia nella sua guardia e si apprestò a sferrarle un colpo di piatto sul fianco. Non ce l’avrebbe mai fatta a pararlo in tempo, quindi agì d’istinto: chiuse gli occhi e distese il braccio dinanzi a sé, aspettando di sentire il colpo giungerle sul fianco.
«Ma che diavolo…?», esclamò Seifer sconcertato. Rinoa aprì gli occhi, inorridendo. Dalla punta delle sue dita, una barriera argentea la avvolgeva e per quanto Seifer cercasse di penetrarla, non ci riusciva. Sembrava intessuta di luce, incorporea e tangibile allo stesso tempo. Era bellissima. All’improvviso un vago senso di oppressione al petto la assalì e la barriera svanì così com’era arrivata. Cadde a terra, il cuore che le batteva impazzito, come un cardellino in gabbia, la mano sul suo petto mentre un velo di sudore freddo le bagnò il viso.
Cosa mi sta succedendo?
 «Rinoa!», esclamò Squall correndo verso di lei e inginocchiandosi, scostando Seifer con un gesto brusco. Egli si ritirò in disparte, lo sguardo preoccupato, ma non disse nulla.
«Sto bene, non ti preoccupare…», ribatté lei, cercando di alzarsi.
«Ferma, non ti muovere, vado a chiamare la dottoressa.», disse e fece per alzarsi quando Rinoa gli afferrò la mano con forza, tirandolo nuovamente giù.
«Sto bene, ho avuto solo un capogiro. Tutto qua.»
«Sicura?»
«Sicurissima.», rispose con una risatina leggera, cercando di mostrarsi il più tranquilla possibile. L’ultima cosa che voleva fare era farlo preoccupare inutilmente. Lentamente il cuore prese a battere regolarmente. Scosse il capo, spazzando via gli ultimi residui dell’inquietudine che la avvolgeva.
«Riprendiamo a combattere!», esclamò rimettendosi in posizione con decisione, ma Seifer non si mosse, un’espressione indecifrabile dipinta sul volto.
«Per oggi può bastare, riprenderemo gli allenamento domani», disse e si voltò senza aspettare una risposta da parte dell’allieva che, con profondo fastidio si trattenne dal lanciargli tutta una serie di epiteti davvero poco indicati ad una ragazza. Solo in quel momento Squall si accorse del sottilissimo graffio che le percorreva la guancia.
«Che cos’è successo? Come ti sei ferita?», le domandò apprensivo sfiorandole la ferita delicatamente.
«Ci stavamo allenando e mi sono distratta…», disse con noncuranza la ragazza per poi posare lo sguardo sul viso del suo ragazzo. Era una maschera di rabbia.
«Seifer ti ha fatto questo?», chiese, sforzandosi visibilmente di mantenere il controllo.
Rinoa non rispose, rendendosi conto che Squall avrebbe ammazzato il suo allenatore.
«Squall, aspetta…»
«Seifer!!!»

 
Rinoa si gettò sul letto, esausta. Dopo essere riuscita con estrema fatica a far desistere il giovane dallo sfidare a duello Seifer, era tornata nella sua stanza al Garden, assegnatale dopo la battaglia con Artemisia per permetterle di allenarsi adeguatamente. Che cosa strana che le era successo oggi! Una barriera, non un Protect, ma una vera e propria Barriera nata dalle sue dita. L’effetto sembrava essere lo stesso ottenuto dopo l’assunzione di una Med dell’Eroe, per questo se n’era stupita così tanto.
«Ricordati che non è cosa da tutti riuscire a contenere nel proprio corpo l’anima di una Strega. Lascia sempre degli effetti, ma al momento è impossibile definire quali. Solo il tempo ce lo saprà dire.»
Edea era stata molto chiara in merito. Dopo aver dismesso i panni di “Strega-malvagia-dominatrice-del-mondo» era tornata ad essere la Madre che tutti conoscevano e si era dimostrata molto disponibile nel rispondere alle sue domande in merito al suo status di Strega.
Rinoa si mise a sedere, guardandosi le mani. Era stato stupefacente.
Magari se mi concentrassi un po’…
Stese le mani dinanzi a sé, chiudendo gli occhi, cercando di rievocare le stesse sensazioni che aveva provato in quel momento. Ricordò la rabbia, il sentirsi messa con le spalle al muro, l’ineluttabilità del colpo che l’avrebbe raggiunta e l’istinto che l’aveva guidata. Rinoa sentì un lieve pizzicorino alla punta delle dita ed esultò dentro di sé, sentendo qualcosa fluire dentro di sé, una forza simile al Richiamo dei GF. Tentò di concentrarsi, ma quasi subito sentì il proprio potere sfuggirle di mano, disperso del tutto. Sbuffò, scocciata, mandando mentalmente al diavolo tutta la faccenda della barriera, stendendosi sul letto con un breve slancio e iniziando a dondolarsi, pensierosa.
Improvvisamente una mensola sopra la sua testa cedette di colpo. Rinoa ebbe a stento il tempo di sentire il rumore del legno che si sfibrava che, un istante dopo, la mensola galleggiava nell’aria sopra il suo viso. La ragazza lo guardò, meravigliata, spostandosi appena per guardarla da tutte le angolazioni: era sospesa a mezz’aria a poca distanza dal suo viso, quasi si trovasse nell’acqua.
Wow… E’ belliss–…
Uno schianto terribile si udì per tutto il corridoio, seguito da un lamento di dolore.
 
 
«Ahia!»
«La smetta di muoversi, signorina Heartilly!», replicò per l’ennesima volta la dottoressa con cipiglio severo. «Voi SeeD siete davvero strani! Quando siete feriti gravemente vi limitate a dire che “è solo un graffio», quando è davvero un graffio sembrate in punto di morte!»
Se per lei è un graffio questo…! Una ferita slabbrata, non particolarmente profonda fortunatamente , ma parecchio estesa, le attraversava la parte alta della fronte.
«Ora, mi faccia capire bene, le è caduta una mensola in testa?», chiese la dottoressa Kadowaki aggrottando le sopracciglia, mentre cercava di ripulirle il sangue dalla fronte.
«Si, quante volte gli e lo devo dire, è stato un incidente...», si lagnò la ragazza sussultando a contatto con il batuffolo di cotone che stava usando la dottoressa.
«La smette di muoversi?». Era visibilmente irritata e sembrava che la volesse strozzare da un momento all’altro.
«Ma fa male!»
«Sicura che non ci sia Seifer di mezzo?», le chiese ancora, fissandola intensamente.
Rinoa sbuffò. Perché tutti quanti pensavano che Seifer c’entrasse qualcosa con ogni guaio che le potesse capitare? D’accordo, l’aveva spinta tra le braccia di Artemisia e aveva cercato di farla ammazzare, inoltre  aveva tentato in tutti i modi di mettere i bastoni tra le ruote a lei e ai suoi amici ogni momento che gli era risultato possibile… Ok, avevano ottime ragioni per dubitare di lui. Ma lei lo conosceva e sapeva che non avrebbe mai potuto farle ancora del male, non più.
«No, questa volta è solo colpa della mia goffaggine, non si preoccupi.»
La dottoressa sembrò sollevata e finì di fasciarle la fronte, nascondendole sotto strati di garza una brutta ferita slabbrata. A quanto pare non era una brava telecineta e i suoi poteri avevano sostenuto quel dannato ripiano solo per mezzo minuto, dopodiché l’angolo della mensola si era abbattuto sulla sua fronte violentemente.
Se mi vedesse Squall…
«Rinoa? Ma che ti è successo?», esclamò una voce che conosceva particolarmente bene.
Ecco, appunto…
Squall, che l’aveva vista di sfuggita dalla soglia della porta, entrò velocemente, guardandola con fare apprensivo. Era visibilmente agitato e come potergli dare torto: due incidenti nello stesso giorno erano un po’ troppi anche per lui.
«Niente, disastri casalinghi, solite cose.», si affrettò a spiegare, enfatizzando il discorso con un gesto noncurante della mano. Cercò di alzare le sopracciglia per darsi un tono, ma desistette subito con una smorfia di dolore. La ferita le tirava e le faceva molto male.
«Non è stato Seifer, vero?».
Rinoa alzò gli occhi, scocciata, lampi di rabbia che dardeggiavano assassini negli occhi del suo ragazzo.
«Ma perché se succede qualcosa di brutto pensate subito a Seifer?!», replicò innervosita, le guance imporporate di collera. Non che ci tenesse a quello stupido con il cervello delle dimensioni di una noce, ma era una questione di principio.
«Ecco, appunto, perché date sempre la colpa a me?», fece l’interessato, sentendosi chiamato in causa, dando distrattamente un’occhiata agli astanti. Per un momento, a Rinoa sembrò di scorgere un’espressione di sincera preoccupazione passare negli occhi del ragazzo. Ma durò così poco che si convinse di esserselo immaginato. Dopotutto era Seifer Almasy.
Fortunatamente non entrò nella stanza, ma si limitò solamente a commentare al suo passaggio dinanzi all’infermeria con la sua solita espressione beffarda in viso, lasciandola con i suoi dubbi.

Rinoa e Squall erano distesi sul letto della camera del Comandante, abbracciati l’uno all’altro. Dopo un iniziale periodo di reciproco imbarazzo, durante il quale anche solo farsi vedere mano nella mano li metteva a disagio, i due si erano presto abituati agli sguardi che venivano loro lanciati e alle risatine soffocate per godere in tutta tranquillità della reciproca presenza.
«Com’è andata la tua giornata?», chiese distrattamente la ragazza, giocherellando con gli anelli gemelli che portava al collo. Era diventato un vizio ormai, quando aveva dei pensieri che la turbavano.
«Bene, nulla di nuovo. Ho supervisionato gli allenamenti nel Centro. Stiamo procedendo più spediti di quanto pensassi ed entro breve potremo riprendere le missioni quasi con la stessa efficienza di prima. Ovviamente non potrà sostituire il contributo dato dai Gf, ma…», iniziò il giovane, descrivendo nei minimi particolari tutti gli aspetti positivi dello Junction con i GF e mettendoli a confronto con quelli negativi. Rinoa si perse già dopo il primo elenco, rimuginando sugli accadimenti della giornata. Erano mesi che i poteri di Strega non rispondevano al suo richiamo, da quando erano riusciti a sconfiggere Artemisia. Perché, allora, si erano riattivati, per di più senza avere alcuna magia assimilata? 
«Rinoa, mi stai ascoltando?», chiese Squall, alzando un sopracciglio, lievemente irritato.
«Eh?», fece la ragazza, cadendo dalle nuvole.
Ah, cavolo e ora che ha detto?
«Tutto bene?», le domandò aggrottando la fronte. Era raro che la ragazza non lo ascoltasse, anzi, era sempre molto disponibile.
«Si, si, tutto bene. Sono solo un po’ stanca», rispose con uno sbuffo. Non che non si fidasse di Squall, tutt’altro, dopotutto era il suo Cavaliere, ma non voleva farlo impensierire più di quanto già non facesse. “Forse è meglio che vada a riposare.»
«Forse è meglio che interrompa i tuoi allenamenti…», riprese lui, piccatamente.

Rinoa.


«Smettila!!»
L’urlo della ragazza lo lasciò senza parole. Non era mai successo che lei alzasse la voce.
«Smettila di dirmi cosa devo o non devo fare, ho diciott’anni, so benissimo cosa è meglio per me!», continuò, furiosa. Sentiva un fuoco arderle dentro e ottenebrarle la mente. Sapeva che si sarebbe pentita di quelle parole, che Squall lo diceva solo perché si preoccupava per lei, ma non le importava. “Non sono un SeeD, non sono un tuo sottoposto e, soprattutto, non ho bisogno di essere difesa da te!»
Squall non disse nulla, guardandola ammutolito. Ma cosa diavolo le era preso? E che era quello sproloquio al quale aveva appena assistito?
«Rinoa, calmati…» iniziò, ma le parole gli morirono in gola quando vide i suoi occhi dardeggiare furiosi. Mai e poi mai dire ad una donna di calmarsi.
«Non dirmi di calmarmi! Da quando è finita la guerra mi hai sempre trattata come se fossi fatta di porcellana, ORA BASTA.» Non riusciva a fermarsi. Assisteva sgomenta alla scena, quasi spettatrice della vicenda e non attrice.
«Ora stai esagerando», replicò il ragazzo con una nota di durezza nella voce. Era pur sempre il Comandante, nonché il suo fidanzato e Rinoa stava davvero superando il limite.
«No, tu stai esagerando». Gli piantò un dito sul petto per poi girarsi e andare via a grandi passi da quella stanza.
«Dove stai andando?»
«Non sei il mio guardiano!», gli urlò dietro senza voltarsi, correndo verso le sue stanze. Una parte di lei avrebbe voluto che lui la inseguisse, come in un assurdo film romantico, ma subito scacciò via il pensiero: Squall non era certo il tipo che pregava le persone a parlare. Per un attimo fu quasi vinta dall’impulso di tornare da lui e chiedergli perdono per tutte le parole che gli aveva rivolto, ma ancora una volta allontanò da sé quell’idea. Era troppo orgogliosa per fare tutto questo. Ora che iniziava a pensare più lucidamente ricordava alcuni strani pensieri che le erano sopraggiunti, ma aveva appena iniziato a cercare di darci un senso, quando, improvvisamente, una fitta le trapassò la testa e cadde in ginocchio, nel bel mezzo del corridoio, gemendo di dolore. Respirava con affanno e un velo di sudore le imperlò la fronte mentre portava le mani alla testa, il cuore che batteva irregolare. Il dolore era lancinante, sembrava come se qualcuno le stesse pugnalando il cranio più e più volte. Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso: pochi secondi, minuti, ore, aveva perso totalmente la cognizione del tempo.
«Rinoa!»
Il dolore svanì così come era arrivato. La ragazza voltò piano il capo in direzione della voce, stordita. Seifer si chinò affianco a lei.
«Cosa è successo?», le chiese guardandosi attorno, il Gunblade stretto nella mano, pronto a rivolgerlo verso chi le aveva fatto del male.
«Niente, ho avuto un mancamento, sto bene…», rispose la ragazza scuotendo il capo, nel tentativo di scrollarsi di dosso gli ultimi accenni dell’esperienza appena vissuta. Non aveva idea di quante volte avesse dovuto ripetere quel giorno che stava bene. Cercò di alzarsi, ma le gambe rifiutarono di risponderle. Dopo qualche tentativo, riuscì a rimettersi in piedi, ma non appena tentò di fare un passo le gambe le cedettero, tremanti. Seifer lasciò immediatamente il Gunblade che cadde al suolo con un forte fragore metallico, cingendole il fianco prontamente.
«Ma che ti sta succedendo?», le chiese sgomento, trattenendola quasi completamente di peso  con le braccia. Non l'aveva mai vista così debole, neppure dopo lo scontro con Artemisia.
Stavolta Rinoa non rispose. Aveva paura. Non lo aveva ammesso fino a quel momento, ma dinanzi all’evidenza delle cose era stata costretta ad ammetterlo almeno con se stessa. A parte sporadici episodi di febbre passeggera e di qualche raffreddore di troppo non aveva mai avuto problemi di salute.
E se avessi qualcosa di serio?
«Devi farti vedere dalla dottoressa», disse guardandola intensamente negli occhi, una vena di inquietudine che gli attraversava la voce. Si era sempre sentita a disagio quando lui la osservava, anche quando erano fidanzati. Quello sguardo, così penetrante, sembrava attraversarle l’anima, facendola sentire a disagio, come in quel momento.
La ragazza annuì rapidamente, cercando di liquidare la cosa con una smorfia tentando di sciogliersi dalla sua presa, ma il ragazzo non la lasciò muovere neppure di un millimetro.
«Cosa vuoi, Seifer?», replicò irritata, gli occhi ridotti a due fessure.
«Dico sul serio. Devi farti fare una visita, non ti ho mai vista in questo stato.» Nelle sue parole non c’era traccia della solita vena beffarda o di sufficienza.
«E’ stata solo una giornata impegnativa, non preoccuparti», replicò deglutendo, nervosa per la vicinanza tra i loro corpi.
Lui non disse nulla, limitandosi a guardarla per lunghi momenti, cercando di scorgere dentro di lei tracce della debolezza che l’aveva assalita poco prima, ma, non trovandone, si tranquillizzò e la lasciò andare.
«Riguardati», disse soltanto, riprendendo i soliti atteggiamenti freddi e distaccati, gettandosi in spalla il Gunblade. Poi si voltò, avviandosi verso i suoi appartamenti con passo svelto, quasi nervoso, lasciandola in piedi in mezzo al corridoio, confusa.
Ma che gli è preso?
Rinoa decise che un buon sonno ristoratore sarebbe stato l’ideale e, pertanto, si diresse verso la sua stanza il più velocemente possibile. Era una stanza abbastanza ampia, con un letto singolo accostato al muro e un comodino affianco. Di fronte, quella che un tempo era una scrivania era ingombra di vestiti e di carte sparse. Devo ricordarmi di riordinare questa stanza…, si appuntò mentalmente, svestendosi e gettando la divisa sul cumulo di altri vestiti. Si mise rapidamente il pigiama e si infilò nel letto con uno sbadiglio. Non si era resa davvero conto di quanto fosse stanca prima di essersi distesa e doveva ammettere di essere distrutta. Forse aveva ragione Squall quando diceva che aveva bisogno di una pausa. Già, Squall… Lo aveva trattato davvero malissimo. Un profondo senso di colpa le strinse il cuore, promettendosi che il giorno dopo sarebbe andata a scusarsi con lui. Nei pochi attimi di lucidità prima di addormentarsi, si accorse di una cosa a cui fino a quel momento non aveva badato molto. Un particolare insignificante, forse, ma che la turbò per un momento prima di perdersi nella grazia dell’incoscienza.
Per un attimo le era parso di sentire un’altra voce sovrapporsi alla sua.
 
 
 
Ciao a tutti, questa è la mia prima storia a capitoli J Vorrei davvero sapere la vostra opinione, anche solo un “Mi piace» o un “Non mi piace», in modo da poter migliorare :D Detto questo, spero di non avervi annoiato, vi assicuro che ci saranno “sorprese» moooolto interessanti! A presto!
 
 
 
  
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